venerdì 4 marzo 2011

Different Gear, Still Speeding, recensione di Rolling Stone

Beady Eye

Different Gear, Still Speeding

Rolling Stone Italia

3 stelle su 5

Il fratricidio è uno dei delitti più interessanti. Non a caso la Bibbia se lo gioca subito; non a caso dà impulso all’Impero Romano. Il fratricidio è la sola via di uscita sensata alla situazione creatasi tra i due fratelli coltelli di Manchester. Perché questo album è un deliberato affronto a Noel, l’eresia di un disco degli Oasis (quattro quinti dell’ultima line-up) senza di lui. Con canzoni che hanno il suo stile, il suo odore, persino le sue sopracciglia. E le sue pentatoniche minori, il grimaldello che apriva anche le resistenze degli ascoltatori snob ed erano parte della sua personalità quanto l’inimitabile abrasività vocale è il marchio di fabbrica di Liam. Sì, può darsi che Andy Bell e Gem Archer, che risultano coautori con Liam di tutte e 13 le canzoni, abbiano assorbito così bene la lezione del Fratello Grande da saperne replicare gli stilemi compositivi (e a dirla tutta, per quanto possiamo voler bene a Noel, non stiamo parlando di Frank Zappa: i suoi giri di chitarra sono prevedibili come il Kinder Pinguì). La cosa già sarebbe imbarazzante, perché entrambi hanno una propria personalità, dimostrata negli ultimi Oasis e a sprazzi anche in questo debutto dei Beady Eye (vedi Millionaire e Wind up Dream, meno Noeliane). Ma non scarteremmo l’appropriazione indebita. Lo stesso Liam ha ventilato un furto, ma – con contrattacco da mangusta – a suo dire lo avrebbe perpetrato Noel, rubando dalle ultime session per il proprio album solista.

Spiace sminuire con queste premesse un disco dal piglio gagliardo, fiero di una banalità ben eseguita, che consegue un classic rock atemporale (nemmeno la produzione di Steve Lillywhite ci dice che siamo nel 2011: i brani potrebbero essere indifferentemente del 1991 o del 2001). E non riconoscere le mire da grande live band, con brani che cercano la presa rapida e la riconoscibilità (Three Ring Circus, Standing on the Edge of the Noise o il piano boogie Bring the Light, tra Jerry Lee Lewis e Marc Bolan). Però all’imitatio Beatlium eravamo abituati (la ripetizione ipnotica del crescendo finale di Wigwam che richiama Hey Jude, così come The Roller è una Instant Karma piaciona intrecciata con All You Need is Love. Viceversa il brano intitolatob Beatles and Stones ha la base di My Generation degli Who). Ma tra l’apertura con Four Letter Word e la chiusura con la supernova all'acqua minerale di The Morning Son, si è aperta anche l’era dell’imitatio Noeli.

Paolo Madeddu

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