venerdì 27 aprile 2018

Le misure antibagarini creano caos ai concerti di Noel Gallagher: fan respinti all'ingresso per mancata corrispondenza foto-nominativo sul biglietto

Noel Gallagher ha diramato un avviso dopo che ad alcuni suoi fan in possesso di biglietto acquistato di seconda mano è stato impedito di accedere ai suoi concerti nel Regno Unito.

Lo scrive la rivista NME, che riferisce come ai fan che avevano acquistato biglietti nominali è stato chiesto di esibire un documento di identità comprensivo di foto per accedere agli eventi dal vivo dell'ex Oasis, al fine di verificare la corrispondenza tra nome stampato sul biglietto e titolare dello stesso.

Avendo acquistato i biglietti dai bagarini, molti dei fan sono stati colti di sorpresa, come avvenne a settembre alla O2 di Londra, quando a centinaia di fan in possesso di biglietto acquistato dai bagarini fu impedito di accedere al concerto dei Foo Fighters per il medesimo motivo.

"Per me e la mia amica sarebbe dovuta essere una bella serata, invece è stato quasi un disastro", dice Lisa Stars, che aveva acquistato su Viagogo un biglietto per assistere al concerto che Noel aveva in programma ad Aberdeen il 25 aprile. "È stato piuttosto imbarazzante, visto che la gente ci guardava".

Dopo aver speso 186 sterline per due biglietti (a prezzo quasi doppio rispetto al valore nominale, pari a 49,5 sterline l'uno), la signora Stars ha ricevuto comunque un parziale risarcimento dalla compagnia di secondary ticketing, che tramite lo staff presente sul posto le ha consigliato di acquistare due nuovi biglietti dal botteghino.

"Viagogo ci ha erogato un rimborso completo e ci ha mandato un risarcimento, che però consisteva in buoni per l'acquisto di un altro biglietto dal loro sito", ha detto la signora Stars. "Non consentiremo mai più che loro si riempino le tasche".

Noel al soundcheck di Aberdeen il 25/4 (foto: @snappershaz)
A seguito della notizia, lo staff dei Noel Gallagher's High Flying Birds ha voluto sottolineare in un comunicato come all'ingresso di ogni concerto nel Regno Unito ci sarà un ferreo controllo della corrispondenza tra biglietti nominali e foto identificative. "Al fine di assicurare che i fan siano messi nelle migliori condizioni per acquistare biglietti per questo concerto e per impedire la rivendita a prezzi gonfiati da parte di bagarini", si legge, "su ogni biglietto è stampato il nome dell'acquirente. Se sul biglietto è stampato il vostro nome, dovrete esibire una foto corrispondente al vostro documento di identità ed assicurarvi che ogni 'ospite' (accompagnatore del titolare del biglietto) venga con voi allo stesso orario. Questi ultimi non saranno ammessi senza di voi. Inoltre assicuratevi di essere al corrente dei limiti di età per l'accesso al concerto e se necessario portate dei documenti che attestino la vostra età. Se per qualsiasi ragione siete impossibilitati a presenziare al concerto, i biglietti possono essere tramutati in biglietti per un altro concerto attraverso Twickets. A parte questa piattaforma, i biglietti non sono convertibili".

La misura antibagarinaggio consistente nell'esibizione della foto identificativa corrispondente al nominativo presente sul biglietto sarà adoperata anche per l'imminente tour degli Arctic Monkeys in UK e in Irlanda.

La piaga del secondary ticketing non regolamentato è molto diffusa anche nel Regno Unito. Di recente l'Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM) ha comminato a Viagogo, azienda leader mondiale nel settore, una multa pari a un milione di euro per aver violato le leggi di tutela dei consumatori, omettendo l'indicazione del valore nominale del biglietto (il prezzo imposto dagli organizzatori al tagliando sul mercato primario) sul proprio sito, requisito tra l'altro già richiesto da Google come condicio sine qua non per l'indicizzazione delle piattaforme operanti sul mercato secondario nei risultati del proprio motore di ricerca.

Source: NME

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lunedì 23 aprile 2018

Liam Gallagher apre ai Rolling Stones il 22 maggio a Londra

Otto date, location strepitose e gruppi di supporto davvero notevoli. Come d’altra parte si addice a una band che ha fatto (e continua a fare) la storia della musica da cinquant’anni. Per il loro tour nel Regno Unito i Rolling Stones avranno compagni illustri ad aprire i loro concerti: tra loro Liam Gallagher (ex membro degli Oasis), la band Florence + The Machine, e Richard Ashcroft (ex frontman dei Verve).

Degni di nota anche i luoghi in cui la band di Mick Jagger si esibirà: dal London Stadium all’Old Trafford di Manchester, per arrivare al Murrayfield Stadium di Edimburgo.

Di seguito la lista dei concerti e relativi gruppi di supporto:

22 maggio, London Stadium – Liam Gallagher
25 maggio, London Stadium – Florence & The Machine
29 maggio, St Mary’s Stadium, Southampton – The Vaccines
02 giugno, Ricoh Arena, Coventry – The Specials
05 giugno, Old Trafford, Manchester – Richard Ashcroft
09 giugno, BT Murrayfield Stadium, Edinburgh – Richard Ashcroft
15 giugno, Principality Stadium, Cardiff – Elbow
19 giugno, Twickenham Stadium, London – James Bay

"È un sogno che si avvera che mi venga chiesto di aprire ai Grandi Rolling Stones, la migliore rock 'n' roll band di SEMPRE", ha scritto Liam oggi sui suoi profili social, annunciando il concerto.

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sabato 21 aprile 2018

Liam Gallagher: "Vorrei che mio figlio portasse il grime nel rock 'n' roll"

Liam, mamma Peggy e Gene a Gogglebox (video qui)
Liam Gallagher ha le idee piuttosto chiare in merito al futuro di suo figlio Gene. Sebbene il diciassettenne si diletti a suonare la chitarra, l'ex Oasis guarda con interesse alle inclinazioni del ragazzo per un genere, il grime, che di chitarristico ha ben poco. 

Non solo. Nel corso di un’intervista con Mike Skinner e Murkage Dave, Liam ha espresso la speranza che Gene, nel caso dovesse decide di metter su una sua band, possa portare il genere musicale nato intorno ai primi anni duemila nel rock 'n' roll.

"Sarebbe interessante sentire il suo mix e come porterebbe tutta questa roba grime nella sua versione di rock 'n' roll, o musica da chitarra, o qualunque cosa sia. In un certo senso lanci tutto nella pentola e vedi cosa viene fuori", ha dichiarato Gallagher padre. Che ha anche un suo artista del cuore nell’universo grime, il rapper britannico Skepta, che definisce una "rockstar": "Qualsiasi genere di musica tu faccia ci sono persone che vanno oltre il loro genere musicale". E ribadisce: "Penso che siano star, o no?".

Source: Rockol

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venerdì 20 aprile 2018

Video: Minidocumentario su Who Built the Moon? sottotitolato in italiano

Minidocumentario sul terzo album di Noel Gallagher come solista, uscito nel novembre 2017. Documentario diffuso ad aprile 2018 da Discogs. Con interviste a Noel Gallagher, David Holmes, Johnny Marr ed Emre Ramanzanoglu.

Sottotitoli ITA by oasisnotizie.



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martedì 17 aprile 2018

Noel Gallagher: "Non me ne fotte un cazzo di quelli col parka che vogliono che io faccia la musica che si sono persi"

A Noel Gallagher non importa nulla di cosa pensino i fan degli Oasis della sua musica da solista. Lo ha dichiarato il cantautore in una recente intervista concessa a Discogs, che ha prodotto un minidocumentario sulla realizzazione dell'album Who Built the Moon?. L'intervista è visibile qui.

"Ci sono un sacco di tizi che portano il parka che vogliono che tu continui a fare quello che loro si sono persi. Ed è incredibile quando vedi la futura generazione di fan degli Oasis e tutto quello. E quello lo rispetto. Quando sono in giro in tour suono tutta la roba - sai, quello che i fan vorrebbero sentire - ma quando sono in studio a me non fotte un cazzo di quello che vogliono. Non me n'è mai fottuto un cazzo".

Di recente Liam aveva ironizzato ancora sul "pop cosmico" del fratello (definizione autoattribuitasi da Noel), replicando con un tweet ad un'intervista in cui Noel affermava di voler realizzare a breve un album dal sound più "tradizionale" rispetto a Who Built the Moon?, uscito a novembre.

"Tradizionale? Pensavo non ne facessi più di tradizionali. Cosa è successo al tuo viaggio pop cosmico? È una cagata, vero? Sic". Questo il tweet di Liam, che di recente ha anche scritto: "Il mio prossimo album sarà un disco rock 'n' roll classico, non ci saranno né cosmic pop né teste di cazzo che suonano le forbici (il riferimento è alla francese Charlotte Marionneau, la suonatrice di forbici di Noel).

Le punzecchiature di Liam, che per Noel ha coniato tempo fa il soprannome "patata", fanno il paio con il pelapatate che è stato avvistato mesi fa tra la folla accorsa per un suo concerto in Inghilterra. Il Parklife Festival, sul cui palco il 9 o 10 giugno ci sarà anche Liam, ha perfino bandito i pelatatate tra il pubblico.

Il documentario di Discogs si avvale dei contributi di Noel, David Holmes, Johnny Marr ed Emre Ramazanoglu, che un paio di mesi fa ha concesso una lunga intervista in cui ha spiegato i segreti del mixaggio dell'ultimo album di Noel (LEGGILA QUI).

Source: List


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Liam Gallagher: "Lavoro al secondo album da solista. Abbiate paura, fan del pop cosmico!"

Sono trascorsi appena sei mesi dall'uscita del nuovo album di Liam Gallagher, As You Were, il primo da solista dell'ex Oasis, ma il più piccolo dei fratelli Gallagher si sente già pronto per registrare nuova musica.

Per mezzo di un tweet Liam Gallagher ha annunciato ai suoi fan di essere diretto a Los Angeles per incidere le canzoni che andranno a comporre l'ideale seguito di As You Were, che sarà nuovamente prodotto da Greg Kurstin.

Liam non ha mancato di lanciare una frecciatina al fratello e ai suoi fan: "Abbiate paura, raccoglitori del pop cosmico" (così Noel ha definito il suono del suo ultimo album, Who Built the Moon?, uscito appena due mesi dopo il disco di Liam).

Source: Rockol

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Noel Gallagher: "I miei concerti sembrano un'orgia senza sesso, proprio come volevo"

Noel Gallagher, attualmente in tour con i suoi High Flying Birds, ha avuto modo di scambiare quattro parole con la rivista Q. Ha parlato della tensione che lui crea durante i suoi concerti, rivelando che desidera i suoi spettacoli siano "come un'orgia senza sesso".

Del suo tour l'ex Oasis infatti dice:
 
Noel dal vivo a Berlino il 16 aprile. Foto: Annett Bonkowski
"Sembra un'orgia senza sesso, proprio come l’ho progettato. I musicisti hanno solo qualche lettera che li differenzia dai maghi (musicians – magicians). A volte pensano che quell'atmosfera possa continuare nel backstage, dopo lo spettacolo. Non è così ed è chiaramente specificato nei loro contratti. 'Questo è un lavoro ragazzi, non sono i dannati anni '60' ".

Riguardo le poche parole che spende sul palco, Noel dice:
 
"Il mio obiettivo è far sì che quei gatti mi implorino di parlare, questo è lo stato perfetto per coinvolgerli. Allora tutto quello che devo fare è biascicare un 'buonasera' nel microfono e quei bastardi sconvolti gridano e gridano come se fossi Martin Luther King che parla del suo sogno. Ci sono voluti molti anni, innumerevoli diagrammi, strani rituali e la sospetta morte di un socio in affari per bilanciare l'equilibrio tra musica e conversazione. Ora mi sento perfetto, ma il mondo cambia velocemente, mi sento come un gattino per qualche giorno in un'asciugatrice".

Noel Gallagher si è esibito in Italia lo scorso 11 aprile al Fabrique di Milano e tornerà nel nostro paese a giugno per ulteriori quattro concerti: il 19 al Teatro Antico di Taormina, il 21 all’Arena Flegrea di Napoli, il 22 alla Cavea dell’Auditorium Parco della Musica di Roma e, infine, il 23 giugno all’Area Expo di Rho (Mi).

Source: Rockol

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domenica 15 aprile 2018

Lily Allen: "Ho fatto sesso con Liam Gallagher su un volo". E Nicole Appleton: "Lily, un giorno le nostre strade si incroceranno"

Nicole, Liam e Lily ai Brit Awards (14.02.2007)
Al campionario di flirt dell'ex frontman degli Oasis Liam Gallagher, noto rubacuori, potrebbe presto aggiungersene un altro. La cantante Lilly Allen, 32 anni, dovrebbe rivelare a breve in un libro i dettagli di un focoso incontro con Liam su un volo verso il Giappone, direzione Fuji Rock Festival, risalente al 2009.

La coppia avrebbe sorseggiato champagne prima di salire a bordo nella sala d'attesa della prima classe dell'aeroporto di Heathrow. Durante il volo della Virgin Atlantic, della durata di 11 ore, avrebbe poi continuato a tracannare e non si sarebbe fatta mancare effusioni e momenti molto piccanti.

A rivelarlo è stato qualche ora fa il noto tabloid The Sun, che anticipa il libro My Thoughts Exactly, in uscita tra qualche mese.

A stretto giro di posta è arrivato un commento su Twitter dell'ex moglie di Liam, Nicole Appleton, da cui il cantante ha divorziato nel 2014 proprio a causa di un'avventura extraconiugale (con la giornalista statunitense Liza Ghiorbani, da cui Liam ha avuto Gemma, che oggi ha 5 anni). "Un giorno le nostre strade si incroceranno", ha detto sibillina (ma neanche troppo) l'ex cantante delle All Saints.

oasisnotizie - Source: The Sun

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venerdì 13 aprile 2018

Noel Gallagher scalda il Fabrique: "C'è qualcuno che era fan degli Oasis?". Le recensioni e le foto del concerto dell'11 aprile a Milano

La prima delle tappe italiane dello Stranded on the Earth World Tour è stata l'esatto contrario di quello che ci si aspetta da un evento di tale portata, con l'inevitabile codazzo - già in platea, ad amplificatori ancora accesi - di chiose grondanti lirismo. In senso positivo, si intende. Ed è stato difficile non pensare da quanto detto dallo stesso Noel Gallagher lo scorso novembre, quando passò dalle nostre parti per presentare alla stampa la sua ultima fatica da solista. Se il rock - specie quello corporate: noi di nomi non ne facciamo, ma lui sì - è diventato urla, tatuaggi, birra e giacche di pelle, meglio prendere altre strade. O, meglio, tornare al rock quando il rock era solo - sono sempre parole sue - "fare quel che cazzo che ti va". E così ha fatto, Noel, presentando dal vivo al pubblico italiano il suo ultimo disco - e ovviamente non solo.

Inutile soffermarsi su quanto la band sia rodata, su quanto il suono sia solido e ben calibrato – anche se un po' impastato, a tratti, nella porzione di parterre meno vicina al palco: con The Chief al timone certe cose si danno per scontate. Il maggiore dei Gallagher è tanto roboante in termini di esternazioni quanto concreto e diretto quando a parlare è la musica: lo show offerto questa sera al Fabrique è stato l'esempio di come un concerto possa ancora intrattenere senza ricorrere al doping degli effetti speciali. E' un bene, quindi, che in scaletta a fare la parte del leone sia "Who Built the Moon?", disco che per certi versi ha spiazzato i fedelissimi. Il poker d'apertura - "Fort Knox", "Holy Mountain", "Keep on Reaching" e "It's a Beautiful World" - dà subito l'indicazione di quella che sarà la cifra della serata: Gallagher non vuole né celebrarsi né celebrare la sua scrittura, ma solo prendersi quelle libertà che probabilmente negli anni addietro gli sono mancate.

Se la misura della grandezza si calcola da come si gestisce un passato importante, non ci si può che complimentare con Noel per come l'inevitabile parentesi dedicata agli Oasis si stata incastonata nella setlist: sei canzoni in tutto - "Little by Little", "The Importance of Being Idle", "Half the World Away", "Wonderwall", "Go Let It Out" e "Don't Look Back in Anger", che dopo Manchester, piaccia o meno la retorica della musica riflessa sull'attualità, la si ascolta con tutt'altre orecchie, specie se a cantartela davanti è lui - spalmate ovviamente in punti strategici del set, tra metà serata e gran finale, fanno la felicità dei nostalgici – e sono tanti: li si riconosceva dallo smartphone sguainato in modalità videocamera sui classici, e sintonizzato su Juventus / Real Madrid durante le altre canzoni - ma Noel non era qua per loro.

Lui, rude mancuniano, a tenere la nostalgia a distanza di sicurezza è bravo, forse anche troppo per una buona fetta di pubblico, ma tant'è: non avrebbe potuto fare altrimenti. Perché al di là del retaggio, dell'inevitabile affetto di chi i gloriosi anni del britpop li ha vissuti in diretta, la raison d'être di uno spettacolo di Noel Gallagher nell'anno domini 2018 è solamente una: tentare di rendere ancora interessante e piacevole una canzone, suonata senza fronzoli o patetici ammiccamenti alla moda del momento. Lui, che ormai ha cinquant'anni e - per fortuna sua e nostra - nessuna voglia di seconde o terze giovinezze, lo chiama pop, ma l'etichetta ha poca importanza: finché continuerà a fare il cazzo che gli pare, noi continueremo a divertirci. Senza pretese di chissà che epifanie o esperienze totalizzanti, perché come dicevano dei buoni amici dei suoi idoli – questi ultimi citati nel finale con una rispettosa rilettura di “All You Need Is Love” - "it's only rock'n'roll". E tanto basta.

(dp)

SCALETTA:

Fort Knox
Holy Mountain
Keep on Reaching
It's a Beautiful World
In the Heat of the Moment
Riverman
Ballad of the Mighty I
If I Had a Gun...
Dream On
Little by Little (Oasis)
The Importance of Being Idle (Oasis)
Dead in the Water
Be Careful What You Wish For
She Taught Me How to Fly
Half the World Away (Oasis)
Wonderwall (Oasis)
AKA... What a Life!

BIS:

The Right Stuff
Go Let It Out (Oasis)
Don't Look Back in Anger (Oasis)
All You Need Is Love (Beatles)

(Rockol.it)

Ieri cadeva un anniversario particolare, una ricorrenza che di certo non sarà sfuggita alla frangia più ‘radicale’ presente al Fabrique, tutti quei “Med for it” che attendevano con ansia quasi religiosa l’arrivo sul palco di ‘The Chief’ Noel Gallagher. Era l’11 aprile, ma del 1994, una band di underdog rubati al cantiere si presentava sulle scene con un singolo improvvisato, un biglietto da visita che già in quel suo titolo ‘supersonico’ racchiudeva l’attitudine hooligana che, negli anni successivi, avrebbe gonfiato le tasche dei quotidiani britannici, tra risse con ultras rivali e sbottate cui il miglior titolista del Daily Mail non avrebbe saputo aggiungere nulla di meglio. Un quo nihil maius cogitari possit del cafone da pub, preso per il bavero della tuta adidas e gettato su un palco, ancora ubriaco, se non peggio.

Sono passati più di vent’anni da quei due adorabili cazzoni raccontati dal docu-film Supersonic, Noel è ormai un sobrio padre di famiglia, Liam – in teoria – pure, lo stesso vale per il pubblico che, dell’anthem “I’m feeling Supersonic, give me a gin and tonic“, aveva fatto uno stile di vita; ormai l’età avanza e andare in ufficio in hangover è sempre più eroico. Sarà per questo, forse, che ieri la fila di gente per entrare al Fabrique era estremamente composta, forse troppo, nonostante il diluvio universale che si stava abbattendo su Milano. Pochi tagli di capelli mods, pochissimi cori dei soliti “Soooo Sally can’t wait….” e via dicendo. Tuttavia, bastano i primi accenni di Fort Knox, lo strumentale con cui Noel apre il concerto, per cambiare immediatamente le carte in tavola, perché l’atmosfera è la stessa con cui Fuckin’ In the Bushes introduceva sul palco gli Oasis. Tolte le giacche a vento, iniziano a spuntare come funghi le casacche azzurre del Manchester City e il nome sulle spalle non è quello di Kun Agüero, ma Gallagher.

Gli High Flying Birds sul palco sono otto, compresa la ormai nota suonatrice di forbici e gli ex compagni di scuderia Chris Sharrock e Gem Archer, quasi irriconoscibile dietro gli occhiali scuri e i capelli ormai brizzolati. Le tre coriste danno alla voce di Noel l’impatto giusto e il pubblico è caldissimo quando parte il riff di Holy Mountain: anche se il singolo è tratto dall’ultimo album solista uscito lo scorso novembre, già si intravede il varco temporale che dal 2018 porterà dritti al ’96, accompagnati dal vecchio amico gin tonic con buona pace per l’ufficio il giorno dopo. La festa regale del britpop parte verso la Madchester dei primi 90’s, tra la cassa dritta di Keep On Reaching e il loop di basso di It’s a Beautiful World, per poi infiammarsi con In The Heat Of The Moment, una fra le hit più trascinanti del Noel solista. Dalla platea cominciano a intonare l’immancabile ‘Who the fuck are Man United’, inno dei tifosi blues del City, mentre sul palco, alle spalle di Noel, campeggia ben in vista lo stendardo della squadra del cuore.

Tuttavia, la prima parte del concerto, completata con la ballad Riverman e dalla danzereccia Ballad Of The Mighty I, è un sunto della nuova vita di Noel, lontano dalle sonorità che hanno conquistato schiere di adepti in tutto il mondo. I religiosi sing along iniziano solo qualche istante più tardi, con If I Had The Gun e Dream on, brani scritti da Gallagher nei giorni in cui gli Oasis iniziavano a tramontare e per questo dritti come una freccia al cuore dei nostalgici. Un esercito di telefonini si solleva, Noel sembra divertito dal pubblico 2.0, che al posto della pinta innalza il cellulare, ma il duetto tra l’artista sul palco e le voci all’unisono in platea è lo stesso di sempre.

Basta una sola frase e il cuore dei presenti si ferma: «Ciao Milano, is there any Oasis fan here?», il boato è quello dei tempi d’oro. Il Fabrique non sarà Knebworth, ma le dimensioni del locale sono perfette per l’occhiolino con cui Noel ammicca ai fedeli, ancora in apnea e sull’orlo di una crisi di pianto non appena risuonano le prime note di Little By Little. Fra il delirio collettivo non sembra passato un solo secondo dallo scioglimento della band e, neanche il tempo di immolare le corde vocali sull’ultimo ‘Why am I really here?’, che il coro “Oa-si-s-Oa-si-s” arriva come uno tsunami, seguito a ruota da The Importance Of Being Idle e dal secondo gin tonic. La festa del britpop si sta trasformando in un baccanale.

E sarà per l’alcol che inizia a farsi sentire, o per il fianco scoperto del pubblico alla nostalgia canaglia, che le prime lacrime si iniziano a intravedere su qualche viso tra quelli in platea non appena Noel, da solo sul palco con la sua Gibson J200, attacca Dead In The Water, bonus track di Who Built The Moon? ma che più Oasis non si può. Il silenzio è lo stesso che accompagnava The Chief nei primi tour solisti ai tempi della band, perché quando Noel va in acustico non ce n’è per nessuno.

La ‘beatlesiana’ Be Careful What You Wish For e l’ultimo singolo She Taught Me How To Fly – “This is for the ladies“, introduce il vecchio marpione sul palco – riportano la folla nel caleidoscopico cosmic pop sfoggiato da Noel sull’ultimo lavoro in studio, magistralmente realizzato dalla band sul palco – «ricrearlo con una cazzo di chitarra sarà fottutamente difficile», ci aveva raccontato Noel a Londra, nei giorni in cui iniziava le prove del tour. Infatti, se gli Oasis, soprattuto nei primi anni, suonavano sempre più distorti del necessario, la parola chiave per comprendere la nuova direzione High Flying Birds è “ordine”. Ogni assolo, ogni sustain, ogni effetto sugli organi è perfettamente studiato, ogni brano composto su misura per la voce di Noel, senza più preoccuparsi se la sgolata del fratello non riesce a raggiungere gli acuti. Il progetto High Flying Birds, infatti, non rappresenta solo la pace personale del maggiore dei due Gallagher dopo che la Ferrari fuori controllo degli Oasis si è andata a schiantare, ma la nuova band è anzitutto una squadra agli ordini del capo, in cui tutto suona come deve e non c’è bisogno di smezzarsi i riflettori.

«Ormai sembra una versione psichedelica degli U2», commenta una ragazza parlando del nuovo suono abbracciato da Noel per l’ultimo disco. Un’affermazione che, se Liam fosse stato presente, probabilmente le sarebbe valsa una stretta di mano da parte di Our Kid. Affermazione, tuttavia, subito ingoiata: Noel torna a imbracciare la chitarra acustica e colpisce implacabile allo stomaco con la doppietta Half The World Away/ Wonderwall. Si salvi chi può: la malinconia ormai è impossibile da arginare, i gin tonic pure. A suggellare il brindisi generale arriva AKA… What A Life!, e ora sembra davvero di stare in pista all’Haçienda nel ’95.

Nonostante lo struggimento per i tempi andati, però, è la suite The Right Stuff a regalare uno dei momenti più alti della serata. La perfezione degli High Flying Birds è spiazzante, la corista YSEÉ si prende la scena mentre Noel si defila, quasi la canzone fosse la sua Unfinished Sympathy e la cantante quello che Shara Nelson è per i Massive Attack. Da qui fino alla fine, il concerto diventa la glorificazione della nostalgia. Parte Go Let It Out, per l’unico momento in cui si avverte l’assenza del rasoio che Liam aveva al posto della voce negli anni di Standing On The Shoulder Of Giants. Poco male, alcuni tra il pubblico mettono le mani dietro la schiena e innalzano il mento al cielo: il gioco è fatto. «Milano non vi sento», incita Noel.

Chiusura consegnata all’immancabile trionfo di Don’t Look Back in Anger, affidata alla voce unisona del pubblico sui primi ritornelli, com’è sempre stato e sempre sarà, perché non puoi dire di aver amato gli Oasis se non sei pronto a sacrificare le corde vocali per Sally, e per Noel. C’è spazio anche per un omaggio, All You Need Is Love, e Noel esce di scena come è entrato, con la faccia di un musicista consapevole dei suoi mezzi, che non ha più niente da dimostrare a nessuno.

La sobrietà d’inizio concerto è decisamente sbiadita, e in ogni angolo del Fabrique risuonano i ritornelli di Live Forever da una parte o di Supersonic dall’altra: la canzone ieri sera compiva gli anni, in molti ci speravano. A concerto terminato ci sono alcuni tifosi interisti (ma veneti) che brindano alle gufate andate a buon fine mentre i bianconeri bevono per dimenticare la beffa di Madrid, seguita tra una canzone e l’altra. Nessuno vuole andare via, con gli steward del locale costretti ad accompagnare fuori gli ultimi nostalgici, fino all’ultimo sorso avvinghiati al passato come fosse l’ultima boa cui aggrapparsi in un oceano in cui gli Oasis non torneranno mai più. Un brindisi all’infinita sbornia del britpop, perché quella sì, non morirà mai.

(RollingStone.it)

Ieri cadeva un anniversario particolare, una ricorrenza che di certo non sarà sfuggita alla frangia più ‘radicale’ presente al Fabrique, tutti quei “Med for it” che attendevano con ansia quasi religiosa l’arrivo sul palco di ‘The Chief’ Noel Gallagher. Era l’11 aprile, ma del 1994, una band di underdog rubati al cantiere si presentava sulle scene con un singolo improvvisato, un biglietto da visita che già in quel suo titolo ‘supersonico’ racchiudeva l’attitudine hooligana che, negli anni successivi, avrebbe gonfiato le tasche dei quotidiani britannici, tra risse con ultras rivali e sbottate cui il miglior titolista del Daily Mail non avrebbe saputo aggiungere nulla di meglio. Un quo nihil maius cogitari possit del cafone da pub, preso per il bavero della tuta adidas e gettato su un palco, ancora ubriaco, se non peggio.


Sono passati più di vent’anni da quei due adorabili cazzoni raccontati dal docu-film Supersonic, Noel è ormai un sobrio padre di famiglia, Liam – in teoria – pure, lo stesso vale per il pubblico che, dell’anthem “I’m feeling Supersonic, give me a gin and tonic“, aveva fatto uno stile di vita; ormai l’età avanza e andare in ufficio in hangover è sempre più eroico. Sarà per questo, forse, che ieri la fila di gente per entrare al Fabrique era estremamente composta, forse troppo, nonostante il diluvio universale che si stava abbattendo su Milano. Pochi tagli di capelli mods, pochissimi cori dei soliti “Soooo Sally can’t wait….” e via dicendo. Tuttavia, bastano i primi accenni di Fort Knox, lo strumentale con cui Noel apre il concerto, per cambiare immediatamente le carte in tavola, perché l’atmosfera è la stessa con cui Fuckin’ In the Bushes introduceva sul palco gli Oasis. Tolte le giacche a vento, iniziano a spuntare come funghi le casacche azzurre del Manchester City e il nome sulle spalle non è quello di Kun Agüero, ma Gallagher.

Gli High Flying Birds sul palco sono otto, compresa la ormai nota suonatrice di forbici e gli ex compagni di scuderia Chris Sharrock e Gem Archer, quasi irriconoscibile dietro gli occhiali scuri e i capelli ormai brizzolati. Le tre coriste danno alla voce di Noel l’impatto giusto e il pubblico è caldissimo quando parte il riff di Holy Mountain: anche se il singolo è tratto dall’ultimo album solista uscito lo scorso novembre, già si intravede il varco temporale che dal 2018 porterà dritti al ’96, accompagnati dal vecchio amico gin tonic con buona pace per l’ufficio il giorno dopo. La festa regale del britpop parte verso la Madchester dei primi 90’s, tra la cassa dritta di Keep On Reaching e il loop di basso di It’s a Beautiful World, per poi infiammarsi con In The Heat Of The Moment, una fra le hit più trascinanti del Noel solista. Dalla platea cominciano a intonare l’immancabile ‘Who the fuck are Man United’, inno dei tifosi blues del City, mentre sul palco, alle spalle di Noel, campeggia ben in vista lo stendardo della squadra del cuore.

Tuttavia, la prima parte del concerto, completata con la ballad Riverman e dalla danzereccia Ballad Of The Mighty I, è un sunto della nuova vita di Noel, lontano dalle sonorità che hanno conquistato schiere di adepti in tutto il mondo. I religiosi sing along iniziano solo qualche istante più tardi, con If I Had The Gun e Dream on, brani scritti da Gallagher nei giorni in cui gli Oasis iniziavano a tramontare e per questo dritti come una freccia al cuore dei nostalgici. Un esercito di telefonini si solleva, Noel sembra divertito dal pubblico 2.0, che al posto della pinta innalza il cellulare, ma il duetto tra l’artista sul palco e le voci all’unisono in platea è lo stesso di sempre.

Basta una sola frase e il cuore dei presenti si ferma: «Ciao Milano, is there any Oasis fan here?», il boato è quello dei tempi d’oro. Il Fabrique non sarà Knebworth, ma le dimensioni del locale sono perfette per l’occhiolino con cui Noel ammicca ai fedeli, ancora in apnea e sull’orlo di una crisi di pianto non appena risuonano le prime note di Little By Little. Fra il delirio collettivo non sembra passato un solo secondo dallo scioglimento della band e, neanche il tempo di immolare le corde vocali sull’ultimo ‘Why am I really here?’, che il coro “Oa-si-s-Oa-si-s” arriva come uno tsunami, seguito a ruota da The Importance Of Being Idle e dal secondo gin tonic. La festa del britpop si sta trasformando in un baccanale.

E sarà per l’alcol che inizia a farsi sentire, o per il fianco scoperto del pubblico alla nostalgia canaglia, che le prime lacrime si iniziano a intravedere su qualche viso tra quelli in platea non appena Noel, da solo sul palco con la sua Gibson J200, attacca Dead In The Water, bonus track di Who Built The Moon? ma che più Oasis non si può. Il silenzio è lo stesso che accompagnava The Chief nei primi tour solisti ai tempi della band, perché quando Noel va in acustico non ce n’è per nessuno.

La ‘beatlesiana’ Be Careful What You Wish For e l’ultimo singolo She Taught Me How To Fly – “This is for the ladies“, introduce il vecchio marpione sul palco – riportano la folla nel caleidoscopico cosmic pop sfoggiato da Noel sull’ultimo lavoro in studio, magistralmente realizzato dalla band sul palco – «ricrearlo con una cazzo di chitarra sarà fottutamente difficile», ci aveva raccontato Noel a Londra, nei giorni in cui iniziava le prove del tour. Infatti, se gli Oasis, soprattuto nei primi anni, suonavano sempre più distorti del necessario, la parola chiave per comprendere la nuova direzione High Flying Birds è “ordine”. Ogni assolo, ogni sustain, ogni effetto sugli organi è perfettamente studiato, ogni brano composto su misura per la voce di Noel, senza più preoccuparsi se la sgolata del fratello non riesce a raggiungere gli acuti. Il progetto High Flying Birds, infatti, non rappresenta solo la pace personale del maggiore dei due Gallagher dopo che la Ferrari fuori controllo degli Oasis si è andata a schiantare, ma la nuova band è anzitutto una squadra agli ordini del capo, in cui tutto suona come deve e non c’è bisogno di smezzarsi i riflettori.

«Ormai sembra una versione psichedelica degli U2», commenta una ragazza parlando del nuovo suono abbracciato da Noel per l’ultimo disco. Un’affermazione che, se Liam fosse stato presente, probabilmente le sarebbe valsa una stretta di mano da parte di Our Kid. Affermazione, tuttavia, subito ingoiata: Noel torna a imbracciare la chitarra acustica e colpisce implacabile allo stomaco con la doppietta Half The World Away/ Wonderwall. Si salvi chi può: la malinconia ormai è impossibile da arginare, i gin tonic pure. A suggellare il brindisi generale arriva AKA… What A Life!, e ora sembra davvero di stare in pista all’Haçienda nel ’95.

Nonostante lo struggimento per i tempi andati, però, è la suite The Right Stuff a regalare uno dei momenti più alti della serata. La perfezione degli High Flying Birds è spiazzante, la corista YSEÉ si prende la scena mentre Noel si defila, quasi la canzone fosse la sua Unfinished Sympathy e la cantante quello che Shara Nelson è per i Massive Attack. Da qui fino alla fine, il concerto diventa la glorificazione della nostalgia. Parte Go Let It Out, per l’unico momento in cui si avverte l’assenza del rasoio che Liam aveva al posto della voce negli anni di Standing On The Shoulder Of Giants. Poco male, alcuni tra il pubblico mettono le mani dietro la schiena e innalzano il mento al cielo: il gioco è fatto. «Milano non vi sento», incita Noel.

Chiusura consegnata all’immancabile trionfo di Don’t Look Back in Anger, affidata alla voce unisona del pubblico sui primi ritornelli, com’è sempre stato e sempre sarà, perché non puoi dire di aver amato gli Oasis se non sei pronto a sacrificare le corde vocali per Sally, e per Noel. C’è spazio anche per un omaggio, All You Need Is Love, e Noel esce di scena come è entrato, con la faccia di un musicista consapevole dei suoi mezzi, che non ha più niente da dimostrare a nessuno.

La sobrietà d’inizio concerto è decisamente sbiadita, e in ogni angolo del Fabrique risuonano i ritornelli di Live Forever da una parte o di Supersonic dall’altra: la canzone ieri sera compiva gli anni, in molti ci speravano. A concerto terminato ci sono alcuni tifosi interisti (ma veneti) che brindano alle gufate andate a buon fine mentre i bianconeri bevono per dimenticare la beffa di Madrid, seguita tra una canzone e l’altra. Nessuno vuole andare via, con gli steward del locale costretti ad accompagnare fuori gli ultimi nostalgici, fino all’ultimo sorso avvinghiati al passato come fosse l’ultima boa cui aggrapparsi in un oceano in cui gli Oasis non torneranno mai più. Un brindisi all’infinita sbornia del britpop, perché quella sì, non morirà mai.

(HeyJude.it)

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A BREVE ONLINE l'audio integrale della diretta radio del concerto su Virgin Radio (satellite rip)

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martedì 10 aprile 2018

Liam Gallagher: "Vaffanculo Guardiola! Aguero e Kompany in panchina?"

Lo sanno anche i muri che Liam Gallagher raramente è stato d’accordo con il fratello Noel, il quale di recente ha esaltato Pep Guardiola definendolo "un cazzo di messia", e anche stavolta la storia si ripete.

L'ex cantante degli Oasis, noto tifoso del Manchester City, su Twitter ha espresso, a modo suo, tutto il suo disappunto nei confronti delle scelte prese dal tecnico catalano che stasera si gioca il tutto per tutto all’Etihad Stadium nel derby di ritorno dei quarti di finale della Champions League contro il Liverpool (l’andata ad Anfield Road è terminata 3-0 per i Reds).

"Niente Sergio e niente Vincent Kompany. Vattene proprio a fanculo, Pep", ha scritto Liam.

Pronta la replica dei Citizens, che sempre attraverso il noto social network hanno risposto così al cantautore inglese: "Abbi fede".

Source: itasportpress.it

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sabato 7 aprile 2018

Noel Gallagher: "Ho pronti due album. Spronando gli altri a comporre ho lanciato la carriera da solista di Liam"

Noel Gallagher ha in programma due nuovi album da solista, uno dei quali sotto la guida del produttorem David Holmes, artefice insieme a Noel di Who Built the Moon?, disco uscito a novembre.

Lo ha detto l'ex Oasis nell'intervista concessa a Lars Ulrich dei Metallica, intervista che sarà diffusa in due parti domenica 8 e domenica 15 aprile su Beats 1, una radio di Apple Music. 

Noel dice di avere a disposizione materiale per due album, da realizzare in modo diverso.

"Ho un catalogo intero di canzoni. Compongo di continuo, per cui ho abbastanza materiale", ha detto Noel. "Farò un altro disco con David (Holmes, ndr) in questo modo, ma per l'ultimo ci sono voluti quattro anni, quindi parallelamente dovrò forse farne un altro nel senso più tradizionale".

Noel si intesta poi il merito di aver dato il la alla carriera da solista del fratello Liam, essendo uscito "consunto" dalla fine degli Oasis.

"Se ci ripenso adesso credo che mi fossi leggermente disamorato dalla scrittura e incoraggiavo tutti a contribuire perché dopo tutto eravamo una band", dice Noel.

"Continuare a comporre 16-18 canzoni per conto proprio ogni 18 mesi/due anni mi aveva esaurito. Ne è uscita della roba buona, ha lanciato Liam come compositore e tutte quelle cose, il che è un bene per lui ... E ha allungato il tempo di permanenza della band sugli scaffali".

Source: Manchester Evening News

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venerdì 6 aprile 2018

Noel Gallagher: "Mai le forbici su un brano degli Oasis. Oggi non posso evitare di suonarne almeno 5 o 6"

Intervistato da Lars Ulrich, batterista dei Metallica e grande fan degli Oasis, Noel Gallagher ha parlato del motivo per cui la scaletta dei suoi concerti da solista prevede alcune canzoni degli Oasis.

Parlando delle sue prime esperienze da solista in cui ha suonato canzoni degli Oasis, Noel ha detto: "Quando ho iniziato, suonavo 20 canzoni e 12 di queste erano canzoni degli Oasis, ed è pura necessità. Ora siamo scesi a cinque".

"L'unica cosa che faccio consapevolmente è, dato che queste canzoni fanno parte della vita delle persone in particolare in Inghilterra, evitare che Charlotte (Marionneau, sua suonatrice di forbici, ndr) suoni le forbici sulle canzoni degli Oasis ... sono consapevole di cosa significhino queste canzoni per la gente".

Cosa significano ora per Noel le canzoni classiche degli Oasis? "Quelle canzoni mi hanno portato dove sono ora e non sarei così arrogante da uscire e non esibirmi suonandone almeno cinque o sei. Vorrei poter fare Rock' n 'Roll Star e Slide Away e forse alcune delle cose precedenti, ma non si adattano alla mia voce".

La prima parte dell'intervista andrà in onda su Beats 1 domenica 8 aprile alle 23. La seconda parte domenica 15 aprile alle 23.

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Ecco il video di She Taught Me How To Fly, terzo singolo di Who Built the Moon?

Come reso noto oggi, è She Taught Me How To Fly il terzo singolo estratto da Who Built the Moon?, il terzo album da solista di Noel Gallagher.

Il video promozionale del brano, pubblicato qualche ora fa sui canali del musicista, vede Noel suonare da solo, avvolto da una luce futuristica e sgranata e da silhouette surreali.

Il singolo è pubblicato in vinile 45 giri, disponibile per il pre-ordine e comprendente un disco con su una foto stampata in edizione limitata (clicca qui per ordinarlo).

La versione vinile del singolo comprende la versione disco del brano, con una versione strumentale e un remix della canzone ad opera del DJ Justin Robertson.



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martedì 3 aprile 2018

Liam Gallagher in Italia a novembre: si esibirà a Conegliano Veneto e a Roma

Liam Gallagher ha annunciato due nuovi concerti in Italia, dopo quelli di febbraio a Milano e Padova e dopo quello del prossimo 21 giugno all'I-Days Festival, a Milano.

L'ex Oasis tornerà in Italia a novembre, per due date nei palazzetti: il 15 novembre suonerà alla Zoppas Arena di Conegliano Veneto (Treviso), il 16 si esibirà al PalaLottomatica di Roma. 

I biglietti saranno disponibili dalle ore 10 di mercoledì  4 aprile, in prevendita su MyLiveNation: per accedere è necessario registrarsi su livenation.it. Dalle ore 10 di venerdì 6 aprile, invece, sarà possibile acquistare i biglietti anche su Ticketmaster, Ticketone e in tutti i punti vendita autorizzati.

Per altre info e link clicca qui

Le nuove date italiane di Liam rientrano nel tour europeo di As You Were del novembre 2018. Nella seconda foto qui sotto tutto il programma completo.

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lunedì 2 aprile 2018

L'11 aprile il live di Noel Gallagher a Milano sarà in diretta su Virgin Radio

Una bella notizia per quanti non potranno assistere dal vivo al concerto di Noel Gallagher al Fabrique di Milano l'11 aprile. Virgin Radio trasmetterà in diretta radiofonica l'evento, con la conduzione di Paola Maugeri. L'appuntamento è dunque per le 20.45, anche in streaming su virginradio.it e sul satellite su Sky Radio. La notizia è emersa durante la programmazione della radio, tramite vari spot.

Ricordiamo che Noel tornerà in Italia a giugno per tre concerti, a Taormina, Napoli e Roma.
 



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