Era il 1995 quando gli Oasis suonarono per la prima volta a Milano, al 'fu' Rolling Stone di corso XXII Marzo. Ad aprire un gruppo italiano che avrebbe fatto strada, i Bluvertigo. Chi vi scrive era presente, seduto sulle gradinate per timore dell'eccessivo affollamento sotto il palco. I Gallaghers avevano appena cominciato a simulare qualche rissa mediatica, ma on stage non si poteva non notare la coesione e la voglia di emergere della coppia di fratelli, esemplificate da un'indimenticabile esecuzione di 'Acquiesce'.
Certamente, dal 1995 al 2011 di acqua sotto i ponti ne è passata, sia per il sottoscritto che per Liam Gallagher, che allora aveva 23 anni e ora ne ha 38, e che oggi esordisce nuovamente in Italia con la sua nuova band, che è anche un po' ciò che degli Oasis è rimasto: i Beady Eye. In verità, degli Oasis continuano a rimanere anche i fan che imperterriti affollano l'Alcatraz fino al sold out, coerenti nelle loro frangette e nelle loro magliette "Liam & Noel & Andy & Gem". Tre di loro sono anche stasera sul palco, uno non più, e sappiamo tutti chi è. In realtà non sembra rimpiangerlo più di tanto la folla presente, che comincia a intonare cori da stadio per il più giovane dei Gallagher ben prima che lo show inizi, aspetto di per sé indicativo di una evidente scelta di campo.
Liam sale sul palco avvolto nel tricolore, in omaggio al compleanno dell'Italia unita che cade proprio domani. "150 years? Well done!", afferma nel suo linguaggio al solito essenziale ma indubitabilmente efficace. Accanto a lui i fidi Gem Archer, alla sua sinistra, e Andy Bell, alla sua destra, tornato a suonare una chitarra. Dietro di loro un instancabile Chris Sharock alla batteria. Completano la line-up il tastierista Matt Jones, ex-Ultrasound, e il bassista Jeff Wootton. Una band nel complesso estremamente capace, che nel vocalist il proprio punto di forza e nel muro di chitarre la continuità con l'ingombrante passato. Gem e Andy sono impeccabili per stile e professionalità, e costituiscono una sorta di 'tutor' sonori per un Liam che canta molto bene e appare da subito estremamente concentrato quanto attento ai particolari, tanto da concordare spessissimo i livelli del suono con i fonici di palco. Ha i capelli lunghi tagliati a scodella come quando era ragazzino, una giubbotto firmato che deve tenere molto caldo ma che non toglie (come del resto la nostra bandiera legata sulle spalle) per tutta la durata dello show.
Due cose saltano subito all'occhio e all'orecchio: le canzoni dei Beady Eye sono buone, e riescono a reggere autonomamente il peso di un concerto. Questo grazie alla succitata bravura dei musicisti, che le rendono pressoché identiche alle loro versioni di studio, ma anche perché, bisogna dirlo, non hanno nulla da invidiare alle ultime cose prodotte dagli Oasis. Anzi, risultano più fresche, meno melense e ridondanti della più recente fase di scrittura di Noel, e hanno un piglio decisamente più rock, che dal vivo sicuramente aiuta. E vi è anche da dire che i fan, almeno quelli presenti qui stasera, sembrano aver già fatto proprio questo nuovo repertorio, tanto che il ritornello di 'For Anyone' viene persino intonato sopra la parte strumentale della stessa.
'Different Gear, Still Speeding' è eseguito quasi per intero, fatta eccezione che per 'Wigwam' (forse il pezzo meno riuscito del disco), sostituita da una buona B-side quale 'Man Of Misery' e dalla cover dei World Of Twist 'Sons Of The Stage', che rappresenta la totalità dei bis. Viene anche da notare come i singoli ('Four Letter Word', 'The Roller' e 'Bring The Light') vengano tutti spesi nella prima parte di concerto, segnale di discreta fiducia sulla totalità del loro attuale catalogo, che anche dal vivo offre i momenti migliori quando ad essere suonati sono i pezzi più rock.
E se l'unica nota negativa a fine serata è l'esiguità (un'oretta scarsa) della durata totale dell'esibizione, significa che i Beady Eye, da molti attesi al varco con i fucili puntati, sono riusciti nell'intento di dimostrare come abbiano pieno diritto di esistere, nonostante l'evidente legame stilistico con la band dalla quale sono nati. I cori inneggianti Liam, che a fine show continuano ad essere intonati all'unisono dal pubblico, lo testimoniano efficacemente.
Cristiano Gruppi
Fonte: indie-rock.it
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SETLIST: 'Four Letter Word', 'Beatles And Stones', 'Millionaire', 'For Anyone', 'The Roller', 'Wind Up Dream', 'Bring The Light', 'Standing On The Edge Of The Noise', 'Kill For A Dream', 'Three Ring Circus', 'The Beat Goes On', 'Man Of Misery', 'The Morning Son'. ENCORE: 'Sons Of The Stage'.
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