mercoledì 31 maggio 2023

Ascolta il nuovo singolo di Noel Gallagher, Open the Door, See What You Find. "È un pezzo ottimistico sull'accettazione di sé"

Noel Gallagher ha diffuso stamane Open the Door, See What You Find (AUDIO ALLA FINE DEL POST), nuovo brano tratto dall'album Council Skies, in uscita il 2 giugno. La canzone vede la collaborazione di Johnny Marr alla chitarra, come avvenuto per il brano Pretty Boy, uscito a ottobre 2022 e inserito nel nuovo disco.

Si tratta del quinto singolo che anticipa l'uscita dell'album, che sarà pubblicato dopodomani dall'etichetta Sour Mash. "È un pezzo dal testo ottimistico, che parla della piacevole sensazione data dall'accettazione del percorso che la vita ha riservato a ognuno. Dal punto di vista del testo la premessa è che a un certo punto della tua vita ti guardi allo specchio e vedi tutto quello che sei stato e tutto quello che sarai", ha spiegato Noel. "Parla dell'essere soddisfatti di questo. Essere felici di dove si è nella vita, di chi si è e di dove si sta andando. La vita è bella!".

Gli altri singoli usciti sinora sono Easy Now, la title track Council Skies e la malinconica Dead to the World. Il disco, il quarto da solista del cantautore, è prodotto da Paul Stacey, già al lavoro con gli Oasis.

A supporto di Council Skies, Noel ha in programma un lungo tour nordamericano di 26 date insieme ai Garbage oltre a una serie di apparizioni ai festival britannici previsti per quest'estate. A dicembre terrà, invece, un tour nei palazzetti del Regno Unito, con concerti a Londra, Birmingham, Cardiff, Leeds, Glasgow e Liverpool.


Source: NME

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Trent'anni fa lo storico concerto che lanciò gli Oasis. Così è nata la band dei pionieri del brit pop

Il 31 maggio 1993 da una rissa mancata in Scozia partì l’avventura del leggendario gruppo dei fratelli Gallagher. Oltre 30 milioni di dischi venduti. I successi che hanno segnato gli anni '90.

Mai fidarsi della primavera scozzese. Alle sei di pomeriggio, a Glasgow, con il sole ormai sparito dietro ai palazzoni della stazione, i 23 gradi di mezzogiorno sono soltanto un ricordo. A notte inoltrata, quando lo sciame di ragazzi e ragazze riemerge dalla cantina del King Tut's Wah Wah Hut, lo storico locale seminterrato del civico 272A, l’aria fredda che li schiaffeggia dice 8 miseri gradi. Sono tanti, eppure solo una dozzina di loro, qualche anno dopo, potrà vantarsi di avere assistito a un evento mitico della storia del rock recente. Trentuno maggio del 1993, 30 anni fa esatti: in quella sera scozzese, da una rissa mancata, sono nati gli Oasis.

Famosi per caso

Oltre 30 milioni di dischi venduti, pionieri del brit-pop che tanti proseliti avrebbe fatto nel mondo, di diventare famosi così, in un lunedì sera di primavera così lontano da casa, non l'avrebbero mai detto probabilmente neppure loro. Di certo non Liam Gallagher, il cantante della band, che a un certo punto qualche mese prima aveva accettato di fare entrare nel gruppo con il grado di leader, suo odiato, amato (ma forse più odiato) fratello maggiore Noel, condannando la band ad anni di litigi, a botte da orbi, concerti lasciati a metà e pranzi di Natale da incubo in famiglia, sotto allo sguardo preoccupato di mamma Peggy ,e al tempo stesso firmando il proprio assegno in bianco per il successo mondiale. Rissosi e genuini, egocentrici e geniali, questo sono stati gli Oasis. E quella sera del 31 maggio 1993 hanno mostrato per intero quel loro carattere, arrivando a un passo dal menarsi con il buttafuori. Sarebbe successo, qualcuno avrebbe chiamato poliziotti, e noi non li avremmo mai conosciuti. E invece eccoci qua.

Genesi di un successo

Perché fare a botte? Sembra di vederli. Metà pomeriggio: dalla duna di St. Vincent street, che dai quartieri alti degrada verso il fiume, si materializza un vecchio furgone scassato preso a noleggio. Parcheggia in divieto sul lato della strada davanti al locale, ne scende un ventiseienne in jeans e camicia bianca. Di fianco a lui un ragazzino in tuta. Si stiracchiano sotto allo sguardo curioso del buttafuori del King tut’s, fanno il giro del furgone, aprono il portellone e, anziché tirar fuori degli strumenti, lasciano spazio a una successione inaudita di gente stipata lì dentro. Due, cinque, sette: alla fine sarà una dozzina di loro coetanei. Si tratta del resto della band e dei loro primi ‘produttori’. Ovvero gli amici del pub che, la sera prima, hanno acconsentito ad autotassarsi per permettere loro di affittare il mezzo che li avrebbe portati a Glasgow a esibirsi... a patto che, ovvio, “veniamo anche noi”.

Tutta colpa di Debbie

Anche il concerto d’altronde era arrivato per caso. Debbie Turner, la cantante delle Sister Lovers, la band che provava nella saletta di fianco a loro, a Manchester, era andata da Noel una sera tutta contenta per dirgli che il lunedì successivo, 31 maggio, avrebbero preso parte a una serata al mitico King Tut's di Glasgow. “Beh, venite anche voi, no?”. Noel lo aveva comunicato agli altri, poi insieme, la sera al pub, si erano inventati la raccolta fondi per il furgone. Debbie, per contro, ne aveva a sua volta parlato con i Boyfriends, l’altra band che si sarebbe esibita quella sera. Lì è nato il malinteso. Qualcuno pensò che qualcun altro avrebbe chiamato gli organizzatori per avvertirli che i gruppi sul palco, quel lunedì 31 maggio, sarebbero stati quattro e non tre. In realtà nessuno lo aveva fatto, ed è il motivo per cui, arrivati da Manchester, nel tardo pomeriggio, dopo un viaggio di quattro ore, i Gallagher e soci si sentirono dire che no, nessuna esibizione era prevista.

Bomba o non bomba

“Noi siamo gli Oasis, dobbiamo suonare”. “In lista non ho nessun Oasis”. “Senti amico, devi lasciarci entrare, siamo venuti da Manchester per questo”. “Per quel che mi riguarda potete tornarci o andarvene a quel paese”. Fino a qui è cronaca. Da questo punto della storia in poi, però, le testimonianze divergono. La tesi imperante è che i manchesteriani, sempre più irrequieti, di fronte al diniego abbiamo dato in escandescenze e - complici del loro numero (almeno una dozzina di supporters più i cinque membri della band) abbiano iniziato a farsi violenti. A quel punto i gestori del locale, pur di evitare una rissa, avrebbero ceduto a farli suonare in apertura. Noel Gallagher ha più volte smentito questa tesi, e così hanno fatto anche i membri dei Boyfriends. Una tesi che non si regge, a parer loro, più per l’anatomia dei fatti in sé che per motivazioni etiche. Come avrebbero potuto dei ragazzini di Manchester menare le mani in trasferta, in un locale di Glasgow, e sperare poi di farla franca? La seconda versione, dunque, è più accomodante. Di sicuro la discussione accesa col buttafuori ci fu. Poi Noel chiese di mandare a chiamare Debbie Turner delle Sister lovers. A lei spiegò il problema e Debbie lo condivise con i Boyfriends, il cui batterista conosceva Noel per aver lavorato con lui come tecnico degli Inspiral Quartet. I due gruppi iniziarono a fare pressioni sugli organizzatori che, però, rimasero irremovibili: lo spazio per un’altra band non c’è. Poi sensi di colpa per aver preso in giro quei ragazzi, arrivati da Manchester con i soldi raccolti grazie a una colletta, ebbero la maggiore. Così le tre band in scaletta a ridosso del concerto si ritirarono sull’Aventino: o c’è spazio anche per gli Oasis, oppure non si esibirà nessuno, e addio incassi per il locale. Un compromesso, alla fine, si trovò: tutti avrebbero rinunciato a un brano così da raggranellare il tempo per far suonare tre pezzi in apertura di serata a quei ragazzi senza arte né parte. Gli Oasis entrarono. Guadagnarono i camerini, il diritto a stappare una birra e a salire sul palco senza aver neppure fatto un sound check. Ma tanto sarebbe bastato per fare la Storia.

Anche l’amore ci mette lo zampino

Sfatti, scombinati, confusionari. A inizio serata gli Oasis sono davvero sul palco. Liam Gallagher se ne sta in tuta, Noel si guarda attorno finto-annoiato, Paul ‘Bonehead’ Arthurs e gli altri accordano gli strumenti nervosi. Hanno tre pezzi in croce, e uno di questi non è neppure loro, ma una cover dei Beatles, “I am the walrus”. Dall’altro lato del palco, nella sala semivuota a inizio serata, ci sono i loro amici che fanno bisboccia ma, al di là di loro, un altro pugno di persone o poco più. Nulla di ciò sembrerebbe, a ben guardare, un appuntamento col destino. Per diventarlo dovrà metterci lo zampino l’amore. Anzi, meglio: il risentimento. Quello di Alan McGee, produttore della Creation Records, etichetta dalle alterne fortune. Dalla sua ha dischi osannati dalla critica, contro di lei il fatto che quegli stessi dischi venivano poi venduti zero, anzi, meno che zero, con grandissimo dispendio di soldi ed energie. L’ultimo tonfo è stato ‘Loveless’ dei My bloody valentine. Un disco-cardine, scintillante ancora ora, che pure stentò nei negozi.

Toccare il fondo per risalire

McGee in quel 1993 ha dovuto cedere metà della proprietà della sua etichetta alla Sony e le fortune, no, non stanno girando dalla parte sua. Neanche quelle d’amore, si diceva. Debbie Turner, proprio la cantante delle Lovers sisters, lo ha appena mollato. Motivo per cui il produttore non ha alcuna intenzione di presentarsi quella sera al King tut’s, dove è di casa. Se alla fine deciderà di andare sarà, per sua stessa ammissione, esclusivamente per farle dispetto. L’idea è quella di piazzarsi sotto al palco, a fissarla negli occhi durante l’esibizione, per metterla in imbarazzo e soggezione. Lo decide all’ultimo, in ogni caso. E quando entra, la serata è appena iniziata. Sul palco c’è una band di personaggi assurdi che sta suonando una canzone dei Beatles facendo una gran confusione tra chitarre distorte e colpi di batteria. McGee osserva il cantante, un 21enne in tuta, così anti-personaggio da risultare perfettamente artistico. Ne vede del buono: ci vuole del fegato a salire su un palco davanti a 20 persone scarse e martoriare la canzone di dei mostri sacri come i Beatles mantenendo l’aplombe di chi si sente ancora in sala prove. Il produttore chiede al fonico. Chi sono? “Dei tizi di Manchester che non erano neppure previsti”. “E chi è il loro manager?” Il fonico scoppia in una risata: “Questi è già tanto se posseggono degli strumenti”. McGee alza le spalle. Per lui, in fondo, è soltanto meglio.

Adesso manca solo uno sbruffone

A fine concerto il produttore si presenterà da loro nei camerini. “Chi è il capo, qui?”. Tutti indicano Noel pensando a qualche rogna. Il chitarrista si avvicina al tizio, birra in mano, e ne ascolta il discorsetto. Siete bravi, vorrei produrvi. Avete dei brani? Un demo? Gallagher lo osserva per tutto il tempo convinto che si tratti di uno scherzo, di un tiro mancino dei suoi amici là fuori. Aspetta il momento in cui il tizio si tradirà, e inizierà a non sapere più cosa dire, oppure si metterà a ridere, e a quel punto si sentirà autorizzato a sferrargli un pugno sul naso. Ma McGee si fa serio. Vuole davvero un demo e Noel, nel dubbio, sta al gioco. Così prenderà i suoi contatti e il giorno dopo gli manderà il nastro delle loro prove in sala. La risposta che arriverà sarà una busta con dentro i biglietti del treno per Londra: “ho ascoltato il demo, parliamone”.

I treni per Londra

Gli Oasis si presenteranno titubanti. “Avete buone carte, ma servono anche delle canzoni, quante ne avete?”. Noel zittisce i suoi colleghi, parla lui. Esagera: “Abbiamo un disco intero, è già pronto”. Bonehead, il chitarrista, riporterà per anni il panico di loro quattro di fronte a quella menzogna di Noel. Ma non può fare tutto il destino. A un certo punto serve qualcuno che ne sappia cogliere gli aiuti e ci metta del suo. Così i cinque lasciano lo studio della Creation Records con un contratto firmato e l’impegno a registrare subito un disco di brani propri. L’unico sereno è Noel, a lui tutto fa paura, nella vita, fuorché scrivere canzoni. Eppure ci vorrà più di un anno. Un taglia e cuci a cui quei ragazzini non erano abituati. Quando il disco sarà pronto, per scherzare sopra a quel senso di precarietà che li aveva accompagnati lungo tutto il percorso, lo chiameranno ‘Definitively Maybe’, ovvero “sicuramente forse”. Dal 29 agosto 1994, giorno della sua uscita, quell’album non avrebbe più smesso di vendere. Lo fa tuttora, con gli Oasis sciolti ormai da quasi quindici anni. A ricordarci di come la creatività, in fondo, sia un fiore spontaneo. Che nasce e cresce per una coincidenza incredibile di fattori casuali. E ad almeno un monito per buttafuori, organizzatori, produttori&Co. Uno tra tutti, che dovrebbe essere ancora oggi l’inno alle possibilità di espressione: non prendere mai sottogamba un gruppo di ragazzini che sembrano sapere il fatto loro, al punto di presentarsi con un furgone in affitto a centinaia di chilometri da casa pur di suonare. Prenditi il lusso di vederli sul palco. Magari non se ne fa nulla. Oppure scopri gli Oasis.

Simone Arminio (Quotidiano.net)

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venerdì 26 maggio 2023

Erling Haaland: "Potrei adoperarmi per riunire gli Oasis". Damon Albarn: "Sul ricongiungimento dei Gallagher ho scommesso soldi"

La reunion degli Oasis, argomento sempre caldo, ha ora due tifosi eccellenti, Erling Haaland e Damon Albarn.

Haaland, l'attaccante del Manchester City che ha battuto il record di gol segnati in una singola stagione di Premier League e ha aiutato il club a vincere un altro titolo, ha puntato gli occhi su un altro incredibile obiettivo.

Durante un'intervista rilasciata a Viaplay, al centravanti è stato chiesto se fosse in grado di convincere i due fratelli Gallagher, storici tifosi del City, a riformare l'iconica band di Manchester: "Magari hanno bisogno di un norvegese, un pacificatore che li faccia tornare insieme. Sì, potrei".

Lo scorso anno il ventitreenne è stato fotografato in compagnia di Noel negli spogliatoi del City, mentre Liam non vede l'ora di portare Haaland sul palco con sé. Il calciatore ha anche un passato da cantante e per questo gli è stato chiesto se volesse unirsi ai fratelli come terza voce. Lui ha risposto: "È una bella domanda. Certo che potrei. Non significa che lo farò, ma certamente potrei".

La notizia arriva dopo la promessa di Liam Gallagher di riunire la band se il Manchester City vincesse la UEFA Champions League. La sua squadra del cuore è arrivata alla finale della competizione internazionale e affronterà l'Inter il 10 giugno a Istanbul.

Sembra proprio che il Manchester City, Haaland e i fratelli Gallagher non siano gli unici a parlare della reunion degli Oasis, dato che anche il loro rivale Damon Albarn è convinto che i due fratelli seppelliranno l'ascia di guerra: "Posso garantire che torneranno insieme", le sue parole riportate dal tabloid The Sun. "Ci ho addirittura scommesso dei soldi. Sono fratelli e sarebbe bellissimo vederli riconciliarsi".

Secondo quanto si riporta, il frontman dei Blur crede che la relazione tra Noel e Liam sia "cambiata drasticamente" dal divorzio di Noel con Sara MacDonald.

Source: The Sun (1) e The Sun (2)

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Scintille tra gli ex Oasis. Noel Gallagher: "Liam è un codardo, parla di reunion e non mi chiama". La replica: "Mettiti seduto, coglione!"

Noel Gallagher ha dato del codardo al fratello Liam, accusandolo di non avere il coraggio di contattarlo per una reunion degli Oasis. Intervistato alla radio da Talksport, Noel Gallagher ha accusato Liam di lamentarsi della mancata reunion degli Oasis senza fare nulla per cercarla davvero.

"Bene, la butto lì", ha detto Noel. "Dovrebbe chiamarmi, perché ne parla sempre. Ad oggi ti aspetteresti che avesse dei piani a riguardo. E se ha un piano dovrebbe farmi chiamare da qualcuno. Non deve neanche parlare con me, so che non lo farà, è un codardo. Dovrebbe dire a qualcuno della sua gente o al suo agente di chiamare la mia gente e dire: 'Guarda, ecco cosa stiamo pensando'. E poi ne converseremmo io e lui. Fino ad allora sta solo facendo il disonesto".

Alla domanda se voglia o no una reunion degli Oasis, il chitarrista ha risposto: "Ho sempre detto che le cose sono migliori se le lasci nel passato, ma il fatto con Liam è che leggi queste cose ogni giorno, di lui che dice 'sta per succedere, sta per succedere', per cui tiene alte le speranze delle persone in tutto il mondo e poi a me viene chiesto di questo. E deve sembrare che io stia sbarrando la strada a questa cosa. Chiamami. Chiamami e vediamo cosa hai da dirmi".

"Sospetto", ha concluso Noel, "che non voglia la reunion, ma che semplicemente gli piaccia dire che vuole farla. Ha la sua cosetta in corso, sta facendo il tutto esaurito a Knebworth e quel tipo di cose. Perché vuole condividerla con me? Io sto bene con quello che faccio, lui sta sfondando. Perché fa il disonesto con le persone? Sai che non sta per accadere e se hai un piano dammi un colpo di telefono".

A stretto giro di posta, il 24 maggio è arrivata, su Twitter, la dura replica di Liam: "Io non auguro alla gente di prendere l'AIDS (il riferimento è al famoso episodio dell'uscita infelice di Noel nei riguardi di Damon Albarn nel 1995, ndr). Io mi presento e suono per la gente di Manchester appena colpita da un attacco terroristico, mentre tu sei seduto a sorseggiare champagne. Poi hai l'ardire di chiamarmi codardo? Mettiti seduto, coglione!".

Rispondendo ai fan, Liam ha poi insistito nel dire che è di Noel la colpa, perché a suo dire odia i fan degli Oasis.


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venerdì 19 maggio 2023

Foto: Relax sul Lago di Como per Liam Gallagher e i familiari

Relax in Italia per Liam Gallagher, che è stato avvistato oggi sul Lago di Como con la sua attuale compagna, Debbie Gwyther, con i figli Molly, Gene e Lennon e con il fratello Paul.

Non è la prima volta che Liam frequenta il lago di Como. Era stato qui anche nel 2005, 2008 (quando aveva celebrato il compleanno a Cernobbio bevendo Veuve Clicquot e mangiando una torta millefoglie) e 2009, con la ex moglie Nicole Appleton. L'ex frontman degli Oasis è un amante del ristorante Gatto nero e dell'hotel Villa d'Este. 

Il cantautore tornerà in Lombardia il 1° luglio per il concerto all'I-Days di Milano.

Ecco una galleria fotografica.

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sabato 13 maggio 2023

Noel Gallagher: "Vi racconto la mia Manchester. Facevo il lavapiatti solo il sabato sera. Qui tutto cambia per poi restare uguale. L'anima è nella terra sotto le unghie"

Quando Noel Gallagher se ne stava seduto e chiuso in casa nel 2020 ha avuto molto tempo, come tutti noi, per riflettere. Il prodotto di questa riflessione è il suo nuovo album, Council Skies. Esplorando l'amore giovanile e il raggiungimento della maggiore età nel "cemento e nella sporcizia" delle case popolari, The Mancunion si è seduto con Noel Gallagher per saperne di più.

"Questo è il primo album su cui suona tutta la mia vera band, perché di solito faccio tutto da solo", dice Noel Gallagher al Mancunion. “Quando alla fine riesci ad ascoltarlo, è molto eclettico. Non è così 'lontano' come Who Built the Moon?, ma c'è una serie, le prime 6 o 7 canzoni, in cui nessuna canzone che segue l'altra è la stessa stilisticamente". Riferendosi alla famigerata aggiunta di Charlotte Marionneau alla band nel suo ultimo album in studio, Gallagher aggiunge che "non ci sono forbici su questo album". Una voce smentita, almeno.

Council Skies ("cieli popolari") deriva dal nome di una collezione di opere d'arte di Pete McKee, che Noel Gallagher possedeva e a cui ha dato un'occhiata sul suo tavolino mentre scriveva la canzone che dà il titolo al disco. "Dipinge persone delle case popolari [...] Ho dato semplicemente un'occhiata a quel libro che era su un tavolino a casa e ho pensato: 'Ah, cazzo, aspetta un attimo!'. Ho chiamato Pete e gli ho detto: 'Faccio bene a usare questo?', e lui ha detto: 'Sì, certo', e poi tutto ha iniziato a prendere forma per davvero".

Anche il confinamento è stato un fattore importante nella scrittura del disco. "Se riesci a ricollocarti in quel periodo, non sapevamo davvero quale sarebbe stato il futuro perché nessuno di noi aveva mai vissuto una pandemia prima. Ce ne stavamo lì in piedi, a guardare i cieli dicendo: 'Che cazzo? Come saranno i prossimi anni?' […] Stavo solo riflettendo su come sono arrivato e dove sono arrivato e ho avuto molto tempo per sedermi e pensarci. È un album riflessivo, più di ogni altra cosa".

L'altro fattore importante, ovviamente, è la stessa Manchester. Le strade di Longsight e Burnage sono il luogo in cui Noel Gallagher è cresciuto e la sua musica è legata per sempre alla città. Council Skies riflette questo, con la fotografia per la copertina dell'album (scattata dal leggendario fotografo mancuniano Kevin Cummins) che ritrae luoghi della vita di Gallagher in città. "Ho scattato fotografie di punti significativi mentre arrivavo in città da Burnage. C'è la Sifter's Records", famosa citazione nella canzone degli Oasis Shakermaker, "c'è il Burnage Community Center dove andavamo a sniffare colla, l'Apollo, i negozi di Levenshulme e Ardwick e la stazione di Piccadilly […] ha un aspetto molto popolare, settentrionale"

La foto in copertina è dell'attrezzatura degli High Flying Birds di Noel Gallagher allestita nel cerchio centrale di Maine Road, lo stadio demolito dell'amato Manchester City di Gallagher a Moss Side, che ora è un complesso residenziale.

Mentre Noel Gallagher ci tiene a sottolineare che l'album non parla di Manchester, è chiaro che il suo amore per la città è qualcosa che ha influenzato Council Skies. "Quando torni a Manchester sei molto consapevole di trovarti in una città con una forte identità, con una storia incredibile e una storia musicale incredibile, e un presente dannatamente figo […] È per questo che le persone come noi non perdono mai veramente il proprio accento, perché è radicato in noi […] Quando torno a Manchester, in superficie, c'è una nuova strada qui, c'è una cosa nuova nel Northern Quarter lì, ma non cambia mai davvero, perché le persone sono le stesse".

Cresciuto a Burnage, a due passi dalle zone studentesche di Manchester, Noel Gallagher conosce bene Fallowfield. "Lavoravo in un ristorante che si chiamava Jabberwock. È un grande vecchio pub all'angolo […] Facevo il lavapiatti, solo il sabato sera. Uno dei ragazzi che lavorava lì era il batterista dei Magazine”. L'edificio che ospitava il Jabberwock è ora occupato dal locale 256 e dallo Studio Bar. "E, naturalmente, uno degli edifici più pazzi di tutti i tempi, il Toast Rack […] Poiché il giro per le foto della copertina dell'album ha richiesto alcuni giri e controgiri, ho ricevuto un sacco di vecchie foto di Manchester degli anni '60 e '70 e c'è un incredibile immagine del Toast Rack. Che cazzo di edificio pazzesco che è!".

Noel Gallagher continua a tornare sullo stesso filone di pensiero su Manchester, cioè che più cambia, più rimane lo stesso. “Quando seguo [il Manchester] City in trasferta, non vado in un box, vado sugli spalti con i tifosi. La cultura, la lingua e l'umorismo sono ancora gli stessi di 30-40 anni fa, solo che le persone indossano abiti diversi. Città come Manchester e Liverpool, Dublino e Glasgow hanno tutte un'anima ed è nella terra sotto le unghie. Deve essere qualcosa nell'acqua ... esteticamente la città cambia, ma rimane sempre la stessa".

I singoli di Council Skies mostrano molti lati diversi della musicalità di Gallagher. C'è Pretty Boy, che ricorda lo stile dei Cure, il noir di Dead to the World e la svettante title track, il cui video è stato girato in un luogo storico recentemente riaperto, la New Century Hall. "Quando è stato deciso che Council Skies sarebbe stato un singolo, è stata una cosa del tipo: 'Dobbiamo girarlo a Manchester'. E poi qualcuno mi ha mostrato le foto della New Century Hall e dell'impianto di illuminazione che si trova sul soffitto. Stavamo per filmarlo all'aperto a Manchester e ho pensato: 'Guarda, pioverà come Dio comanda!'. Piove ad agosto, quindi pioverà a marzo, cazzo!'.

"Sai su ogni lato della stanza, ci sono quelle sbarre imbottite lungo il muro su cui puoi appoggiarti. Avevano dentro i posacenere più lunghi del mondo. Era un grande posacenere ed era proprio come un trogolo […] Tutti i ragazzi stavano in piedi a fumare mentre le loro mogli ballavano tutte sulla pista da ballo per chiunque stesse suonando quella sera. Bevevano tutti amaro e fumavano”. Gallagher nota anche che Jimi Hendrix e i Rolling Stones hanno suonato lì negli anni '60 e '70, come gli ha detto il musicista, giornalista e amico John Robb durante le riprese del video. Nel video Robb fa un cameo come barman.

"Questa è ancora una delle grandi cose di Manchester. Un vecchio edificio come quello non viene mai abbattuto, è stato reinventato e ora è stato riaperto ed è fantastico. A Londra, invece, sarebbero già appartamenti, perché Londra è in continua espansione ed è una cosa tentacolare. Adesso sarebbero appartamenti di lusso. E sarebbe un pezzo di storia locale scomparso per sempre". Più cambia, più rimane uguale.

Noel Gallagher tornerà a Manchester il 26 agosto, come headliner del primo grande spettacolo all'aperto a Wythenshawe Park. "I miei promoter dicevano che stavano pensando di fare una cosa normale a Wythenshawe Park, e questo prima che sapessero qualcosa sull'album. Ironia della sorte, questo sarà il mio primo concerto in Gran Bretagna per promuovere un album intitolato Council Skies, nel mezzo della più grande casa popolare d'Europa. È andato tutto per il verso giusto, il che è dannatamente magico".

Quando si chiede se i concerti mancuniani siano ancora i migliori e i più speciali per lui, non c'è un atomo di dubbio nel tono di Noel Gallagher. "Ovviamente. I concerti a Manchester, a entrambi i lati dello spettacolo stesso, sono piuttosto stressanti perché conosci tutti e tutti ti conoscono, e vogliono entrare, e ci sono i biglietti e la lista degli invitati e poi devi restare e vedere tutti. Ma quanto al pubblico in sé, qualcuno mi stava chiedendo di descrivere una folla mancuniana, e per me sembra sempre piena di fottuti giovani. Più che in qualsiasi altro posto in cui abbia mai suonato. La gente va ai concerti a Londra. E stanno lì, e vogliono sentire questo e questo e questo, e se ne vanno, cazzo, perché la metro chiude dannatamente alle 11. Mentre penso solo che Manchester sia tutto per i ragazzi, che vanno in giro e si divertono molto".

Manchester è così ai giorni nostri. Basta dare un'occhiata agli elenchi e ci sono almeno dieci concerti a notte in città, e il più delle volte registrano il tutto esaurito. Le band senza singoli stanno gomito a gomito con gli autori delle loro speranze e dei loro sogni, e la musica con cui questi musicisti in erba si sono fissati nelle loro camere da letto diventa un pilastro della comunità. "Ed era sempre così", concorda Noel Gallagher. "Persone più articolate di me hanno cercato di riassumerlo nel corso degli anni, credo, ma immagino che l'unica citazione a cui torniamo sempre sia quella di Tony Wilson, che dice: 'Facciamo le cose diversamente quassù'. C'è sempre stata questa cosa della cultura giovanile, e la stessa cultura giovanile non è così mainstream, perché tutto è orientato verso l'economia della fottuta musica pop ridicola. Ma devi andare a cercarla, e sai, non è davvero una brutta cosa. Ma è lì, ed è vibrante, è giovane ed è fottutamente figa".

"Tra la fine degli anni '80 e l'inizio degli anni '90 Manchester era quasi il centro dell'universo. Ma solo perché ora non ci sono delle cazzo di band grandi e famose, una alla settimana che esce da Manchester, non significa che non stia succedendo. Sta succedendo, devi solo andare a cercarle […] Mi dispiace, dispiace non è la parola giusta, per i miei due figli adolescenti adesso. Sono nati e cresciuti a Londra e spesso penso solo a quanto sarebbero diversi se fossero mancuniani. Sono ancora fighi e sono i miei figli e tutto il resto, e sono fantastici, ma penso solo a quanto sarebbero diversi. Perché hanno l'aspetto di mancuniani, ma sembrano provenire dalle contee che circondano Londra".

Ora la vita è diversa per Noel Gallagher e la riflessione di Council Skies non si ferma alla musica. "Racconto ai miei figli storie di come sono cresciuto [a Manchester] e loro letteralmente non mi credono. E io dico loro: 'Amico, questa è una cosa normale, questa è una cosa quotidiana lassù' ". Dico a Noel che nel mio pub locale c'è un uomo che vende formaggio; ricorda che da lui qualcuno vendeva cosce d'agnello. Stranamente la nostra conversazione torna al punto di partenza, poiché le cose a Manchester sembrano essere rimaste straordinariamente intatte tra le generazioni. "Più cambiano, più rimangono le stesse", proclama Gallagher. È molto difficile non essere d'accordo con lui. 

 Source: The Mancunion

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giovedì 11 maggio 2023

Liam Gallagher: "Nel 2024 eseguiremo dal vivo Definitely Maybe dall'inizio alla fine"


"Dato che l'anno prossimo saranno trascorsi trent'anni da quando fu pubblicato Definitely Maybe, suonerò l'album dall'inizio alla fine nel suo ordine originale in alcuni luoghi biblici".

Lo ha annunciato oggi Liam Gallagher su Twitter, suscitando entusiasmo tra i fan.


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domenica 7 maggio 2023

Noel Gallagher avvistato con una seconda fiamma 35enne: è la modella Charlotte Carter-Allen


Giovedì 4 maggio Noel Gallagher si è goduto una serata al Maison Estelle, esclusivo club londinese di Mayfair, con il suo amico James Cook, prima di dirigersi al lussuoso ristorante e hotel Chiltern Firehouse. L'ex chitarrista e seconda voce degli Oasis era accompagnato dall'attrice e modella di lingerie Charlotte Carter-Allen, nota per essere comparsa in video musicali con Kanye West.

Lo riferisce il tabloid Daily Mirror, che ha pubblicato le foto di Noel che arrivava con la comitiva al club in una Range Rover con autista. La presenza di Carter-Allen ha dato adito a speculazioni sulla presunto flirt tra il musicista e la modella, data anche la recente separazione tra Noel, 56 anni, e la moglie Sara MacDonald, 51 anni, ufficializzata quattro mesi fa, al termine di una relazione pluriventennale.

Una fonte citata da un altro tabloid, The Sun, avrebbe detto: "Noel e James sono amici intimi ed entrambi da poco sono single. Ed erano con due donne molto attraenti quando sono arrivati al Chiltern Firehouse. Sembrava proprio un doppio appuntamento e tutti si stavano chiaramente divertendo".

"Non c'è modo di evitarlo, Charlotte è assolutamente sbalorditiva, quindi se i due sono vicini non è difficile vedere l'attrazione istantanea".

La modella è nata nel 1988, proprio come Dorothea Gundtoft, avvistata con Noel ad aprile, anche se pare che i rapporti tra l'ex Oasis e la stilista giornalista danese si siano raffreddati per una decisione comune.

A gennaio Noel ha traslocato, spostandosi dalla casa nell'Hampshire che condivideva con Sara per andare a vivere da solo nel nord di Londra dopo la separazione.

Al momento della separazione un rappresentante della (ex) coppia aveva dichiarato al Daily Mirror: "Noel e Sara continueranno a prendersi cura dei figli, che rimangono la priorità. Chiedono ai media di rispettare la loro privacy e quella della loro famiglia in questo momento".

Un insider raggiunto dal Sun aveva dichiarato: "È un vero peccato, ma stanno cercando di mantenere la cosa la più civile possibile. Noel si è trasferito, ma col tempo Sara potrebbe voler tornare a Londra. Stanno lavorando costantemente per ridurre al minimo i disagi".

La coppia, che era convolata a nozze nel 2011, undici anni dopo l'inizio della relazione, ha due figli, Donovan Rory, nato nel 2007, e Sonny Patrick, nato nel 2010. Noel ha anche una figlia femmina, Anais, nata nel 2000 dalla relazione con l'ex moglie Meg Mathews.

Fonte: Daily Mirror


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martedì 2 maggio 2023

Noel Gallagher si è già separato dalla sua nuova fiamma Dorothea Gundtoft: "Non hanno tempo per vedersi e hanno deciso di lasciarsi"

Noel Gallagher si sarebbe già separato dalla sua presunta nuova fidanzata Dorothea Gundtoft, stilista e giornalista danese (collabora anche con Vogue Italia) cresciuta a Marbella, in Spagna.

L'ex chitarrista degli Oasis, 55 anni, e la scrittrice danese, 35 anni, erano stati fotografati insieme a Londra, fuori dal Chiltern Firehouse (lussuoso hotel e ristorante), ad aprile, tre mesi dopo la conferma ufficiale della separazione di Noel dalla moglie Sara MacDonald, 51 anni, con cui il musicista era legato dal 2000 e che aveva sposato nel 2011.

Una fonte ha raccontato al Sun di come Noel e Dorothea abbiano deciso di lasciarsi dopo aver faticato a trovare il tempo per uscire insieme: "Noel e Dorothea si sono goduti alcuni appuntamenti, ma la cosa non è mai decollata".

"Il suo programma per promuovere il suo nuovo album è estenuante ed è stato difficile per loro vedersi, figuriamoci andare ad un altro appuntamento", ha spiegato la fonte anonima.

A marzo amici vicini al frontman degli High Flying Birds avevano riferito al Sun che Noel era attratto da Dorothea perché la trovava "intelligente e sofisticata".

"Dorothea è molto affascinante, ma anche estremamente intelligente, di successo e colta, esattamente il suo tipo", aveva detto uno degli amici al tabloid.

Qualche giorno fa Noel ha scherzato sul fatto che non vede l'ora di incontrare "perky nanas" nel suo prossimo tour. Intervistato da Zoe Ball su BBC Radio 2, il musicista, 52 anni, ha ricevuto in regalo dalla conduttrice un una perky nana, il suo pasticcino australiano preferito. "Una vivace nanna? Spero di incontrare alcune di queste in tour se devo essere onesto", aveva commentato.

Noel ha avuto da Sara MacDonald i figli Donovan, 15 anni, e Sonny, 12, oltre alla figlia Anaïs, 23 anni, avuta dalla prima moglie Meg Matthews, 57 anni.

L'ex Oasis sta per iniziare il tour promozionale del nuovo disco, Council Skies, in uscita il 2 giugno. 

La scorsa settimana Noel ha riferito che i suoi brani sono stati scritti durante la rottura del suo matrimonio, aggiungendo: "Ho scritto tutte le mie canzoni nei mesi della pandemia di covid, ma non è questo il tema dei testi. La parola che userei per descrivere l'intero album è riflessiva. E per quanto riguarda l'atmosfera cupa, penso che sia stata influenzata anche da cose accadute nella mia vita privata, ma anche nelle canzoni più malinconiche c'è sempre una speranza".

Fonte: Yahoo

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Noel Gallagher a Vanity Fair: "Avrei successo se formassi una band simile agli Oasis, ma non è nella mia natura. Col nuovo disco torno a sognare a occhi aperti"

La copertina del suo nuovo disco Council Skies, firmata da Kevin Cummins, ritrae la sua Manchester.

«Non ci sono persone ritratte perché non mi piace stare sulla copertina dei miei dischi, preferisco scegliere una location».

E Manchester torna sempre.

«Sto tornando alle mie origini. Sognare a occhi aperti, alzare gli occhi al cielo e chiedermi cosa potrebbe essere la vita. Questo vale per me oggi come nei primi anni '90. Quando la musica mi ha salvato. Allora non c'era internet ed eravamo costretti a inventare il nostro mondo. Penso che se si guarda al passato si può imparare dal passato. E oggi torno a Manchester regolarmente, la scena musicale è ancora vibrante e molto eclettica».

Le piace la musica di oggi?

«Regna il pop, in tutte le sue varianti. Nessuno suona più la chitarra, al massimo i ragazzi di oggi la indossano sul palco. Ora le classifiche sono tutte di musica pop commerciale. La musica, come la maggior parte delle cose della vita, è dettata dall'economia. Quindi ciò che vende è ciò che viene dato alla gente. E con l'avvento di Spotify e simili è tutto lì. Hai nove milioni di canzoni a portata di mano e qualcuna è pure buona. Così nessuno la mattina deve più alzarsi dal letto per andare a comprare un disco».

Cosa pensa dei Maneskin?

«Non li conosco …. Oh, sì, sono quei ragazzi che hanno vinto l’Eurovision! E io adoro l'Eurovision. Quella sera che hanno vinto lo stavo guardando e ho visto che uno di loro si è drogato in TV. Sì, sì, so che poi non era vero… non ho un'opinione su di loro, a dire il vero, ma ricordo di averli guardato quella sera e di aver pensato “Wow, sono belli”. Non ricordo la canzone, ma credo racconti la loro storia».

Com’è stata la sua vita fin qui e com’è quella che verrà?

«Dovrei essere ormai a occuparmi di una fattoria, invece sono ancora qui. Fare ancora nuova musica dopo 30 anni è incredibile. E sì, è una cosa che non dò mai per scontata. Sarebbe molto facile per me mettere insieme una band che suoni come gli Oasis e suonare quattro nuove canzoni e 25 fottute canzoni storiche degli Oasis ogni sera. Sono sicuro che avrei molto successo, ma non è così, non è nel mio DNA».

Preferisce musica nuova e rischio?

«Non capisco chi si ritira e non fa più canzoni. Sa, c'è abbastanza merda nel mondo, se sei un artista e puoi creare dovresti condividere cose buone con il mondo, dovresti farlo perché faresti felice qualcuno da qualche parte».

Comporrebbe una colonna sonora?

«Non me l'hanno mai chiesto e non mi dispiacerebbe, ma oggi anche per le colonne sonore si sceglie l'artista più commerciale». 

Suonerebbe all'incoronazione di re Carlo?

«Non credo sia molto popolare Carlo. Non credo che le persone della mia generazione abbiano un interesse per la famiglia reale. Appartiene alle generazioni precedenti, come la religione. Si sta estinguendo. Tutti amavano la regina, è stato un grande punto di riferimento. Certo a Londra per l'inaugurazione ci sarà un gran parlare e sarà pieno di turisti e di americani».

Film preferiti?

«Non quelli horror. Non sono un esperto, ma li odio. Sono fottutamente ridicoli. Il mio preferito di tutti i tempi è Il buono, il brutto e il cattivo, diretto da Sergio Leone e musicato da Ennio Morricone. Per me quello è un film perfetto ed è stato girato nel 1967, l'anno in cui sono nato».

Da dove nasce il titolo dell'album, Council Skies?

«È il titolo della traccia che ho scritto stranamente a Ibiza, quando ero in vacanza. C'era una sezione nel mezzo che aveva bisogno di essere rielaborata così mi è capitato di tornare a Londra e ho visto un libro sul tavolo. Appena ho letto il titolo ho pensato che si adattasse a questa canzone, così ho chiamato il tizio che l'aveva scritto e gli ho chiesto il permesso di usare il titolo. La maggior parte delle cose che faccio sono d'istinto. Se è un qualcosa che mi fa sentire bene in quel momento. Se mi fossi seduto a pensare a quel titolo per una settimana, probabilmente avrei detto "occhi"».

Come vedono la musica le nuove generazioni?

«Penso che l'attuale generazione guardi ancora ai vecchi, al passato, mentre quando siamo arrivati noi era tutto nuovo. I nostri eroi avevano la nostra età, insomma, e credo che questa sia la cosa più importante. Ma credo anche che se gli Oasis non fossero arrivati, qualcun altro sarebbe arrivato, perché ogni generazione ha bisogno di avere una band tutta propria e noi avevamo deciso di essere quella band».

Che ricordi ha delle canzoni degli Oasis?

«Live Forever l'ho scritta in un appartamento di Manchester. Era un martedì pomeriggio e ricordo di averla portata alle prove la sera stessa. Oggi c'è chi registra di nuovo le vecchie canzoni, le arrangia in modo diverso, ma io non ne sono sicuro. Preferisco registrare musica nuova. Il tempo è prezioso quando arrivi a questo punto della vita e sarebbe come tornare indietro e fare cose che hai già fatto anni fa, è un po' come dire: “che cazzo di senso ha?" Non ne capisco il senso».

All'album seguirà un tour che arriverà l'8 novembre in Italia per un'unica data al Forum di Milano.

«Penso che sarà fantastico. Il trucco sta nel capire quante canzoni suoneremo dal nuovo disco, perché potrei suonarle tutte ma non lascerei spazio alle altre. Non voglio entrare nel territorio di Bruce Springsteen suonando per quattro ore».

Nel 2024 ricorreranno i 30 anni dell'album culto Definitely Maybe.

«Ho trovato nel caveau della Sony molti nastri che pensavamo persi dalle session di Definitely Maybe e sono fantastici. C'è un sacco di roba, tutte outtakes». 

Potrebbe essere l'occasione per una reunion con suo fratello Liam?

«Oh sì, ci riuniremo in un grande tour. E faremo anche Morning Glory. E anche i Beatles si riuniranno e John Lennon tornerà dall’aldilà».

Source: Vanity Fair

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