martedì 14 luglio 2015

Noel Gallagher: "Il futuro della musica è tetro, è sconvolgente che ai festival si esibiscano i DJ. Kasabian bravi, Arctic Monkeys bravi ma se la tirano"

Noel Gallagher ha concesso una bella chiacchierata a Xfm Radio (audio nel primo video qui sotto) dietro le quinte del T in the Park, festival che si tiene ogni anno a Kinross, in Scozia. Nell'intervista ha dapprima ricordato le sue esperienze al T in the Park con gli Oasis (come fece tre anni fa, secondo video qui sotto), e poi ha discusso dello stato attuale del music business, esprimendo la sua disapprovazione per la electronic dance music e per app come Spotify, che hanno contribuito, a suo dire, ad ammazzare i negozi di dischi.

"Ricordo la prima volta che suonammo qui. Erano le due del pomeriggio e suonammo sotto un tendone con la gente che assiepava il posto", racconta. "Arrivammo in treno perché un cretino aveva rifornito con la benzina il nostro furgoncino diesel. Eravamo a Leeds e prendemmo il treno per venire qui in Scozia".

"Era appena uscita Supersonic. Ricordo che il nostro manager venne da me e mi disse: 'Canzone fottutamente grandiosa, ma dovete tagliare i vuoti tra le canzoni, sono troppo lunghi'. E io gli risposi: 'Che cazzo dici? Perché troppo lunghi? Sai dove siamo? Non hanno il concetto di tempo questi, sono fottuti cani drogati. Chi cazzo sa che ore sono?'. Porca troia, è la cosa peggiore che mi abbiano mai detto dopo 'Abbassa gli alti sul secondo verso di Rock 'n' Roll Star', frase che mi disse Alan McGee. Cosa gli risposi? Gli dissi di andare a fanculo. Temo che allora me lo disse tanto per dirmi qualcosa". 

Noel analizza la scena musicale odierna con queste parole: "Trovo sconvolgente per il futuro dei festival di Serie A (e in un certo senso della cultura giovanile) che tutto si riduca ad un tizio con un cappello e un paio di false console per DJ che preme play su un lettore CD. Non lo so, trovo che sia un futuro piuttosto tetro".

Il T in the Park quest'anno vede tra gli headliner anche David Guetta e Avicii.

"Penso sia piuttosto eloquente e direi un po' triste - ma forse è una parola forte - che la maggiore attrazione in ogni festival cui assisti siano ancora band che sono in giro da dieci anni, come i Kasabian per esempio", prosegue Noel. "Radiohead, Coldplay, Prodigy, Chemical Brothers. Sono tutte band che sono in giro da quindici anni, per cui una volta che quella generazione di band degli anni Novanta alla fine avrà deciso che ha guadagnato abbastanza denaro e si ritirerà dalle scene, cosa ci rimarrà?".

"Non c'è più il 'tribalismo'. Quell'aspetto della cultura giovanile è praticamente morto oggi. Non penso che qualcuno ora si alzi la mattina e pensi: 'Sì, cazzo, sono fan dei Catfish & The Bottlemen!'. Capisci? E con questo non intendo stroncarli, mi piacciono quei tizi, ma all'epoca quando ti alzavi al mattino ed eri fan degli Smiths significava qualcosa, capisci?".

"Non penso che quella sia la cosa prevalente oggi. Ora i negozi di dischi hanno chiuso e ci sono i servizi di streaming come Spotify, inventati da e per gente che non apprezza la musica. Lo streaming è per gente che non è presa dalla musica. Non capirei nessuno che amasse la musica e che non comprasse i dischi".

Noel rincara la dose: "E tutta questa idea è stata inventata da tizi con scarpe economiche, odiosi pantaloni chino e una polo che sono da qualche parte in America. È disgustoso. Come dici? La qualità del suono è migliorata? Lascia stare la qualità del suono. E la qualità delle canzoni? Una grande canzone è sempre una grande canzone, anche se la qualità del suono è una merda".

"Viviamo in un mondo dove non ci sono più band. È un periodo buffo e terribile", è l'amara sentenza di Gallagher. "Venti o venticinque anni fa noi venivamo dagli Stone Roses, che provenivano dagli Smiths, che provenivano dai Jam, che provenivano dai Sex Pistols. C'era una discendenza. Anche le band venute fuori con l'effetto a cascata, come i Primal Scream, i Verve, erano band fottutamente incredibili. Surclasserebbero qualunque band di oggi".

Noel Gallagher con Sergio Pizzorno dei Kasabian
"Qual è stata l'ultima grande canzone prodotta da una band?", si chiede Noel. "Non me ne viene in mente neanche una, una che sia divenuta parte del tessuto sociale, capisci? I Kasabian scrivono grandi canzoni, ma le parole cosa significano? Qualcuno lo sa? Penso non lo sappia neanche Sergio. Gli Arctic Monkeys scrivono grandi brani, ma sono too cool for school, se la tirano. Non riesco a pensare a nulla in cui perdersi per molto tempo. I Libertines? Sì, forse ... o forse no".

 Come mai Noel ha dedicato Riverman, suo nuovo brano, a Morrissey?

Noel in azione al T in the Park domenica 12 luglio
"Quella canzone deve la sua esistenza a Morrissey", ha spiegato l'ex Oasis. "È una lunga e buffa storia fatta di bevute. Per farla breve una sera ero in giro a Los Angeles e lui mi fece ascoltare una canzone di un tizio di nome Brian Protheroe, Pinball. Quella canzone mi diede l'ispirazione per scrivere Riverman. Fu una serata fantastica, non se eri Russell Brand però, perché lui lo bullizzammo ... Anche Kevin Bridges (comico scozzese, ndr) si è meritato una citazione da parte mia sul palco perché è un gran fottuto tipo".

Sui programmi futuri: "Mi prenderò una pausa il 29 luglio. A novembre ho in programma delle esibizioni acustiche, non sono concerti veri e propri. Non tornerò on the road prima dell'anno prossimo. Poi andrò in Sudamerica, in Australia, poi tornerò negli States e poi tornerò a fare altri concerti in Inghilterra. E poi forse a settembre avrò un mini-infarto e morirò di morte improvvisa in bagno. Potrei fondare una band di nome Ministrokes ...".

"Sì, mia moglie è qui. Ieri era il cinquantesimo anniversario dei miei suoceri, per cui ieri mi sono sentito con loro. Praticamente ormai sono fottutamente scozzese", ha detto Noel in chiusura.

oasisnotizie




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