Pochi giorni fa ha ricevuto il premio Godlike Genius dalla rivista inglese NME e Liam Gallagher, alla seconda tappa italiana del suo tour, viene accolto effettivamente "come un Dio". Il pubblico di Padova esplode in un boato appena sale sul palco e sarà calorosissimo per tutto il concerto, al punto che lo stesso Liam si complimenta paragonandolo alla serata precedente: "Ieri Milano era un po' addormentata, sapete?".
Il design del palco è piuttosto minimale, con giochi di luci efficaci ma molto semplici ed una gigantesca scritta "rock 'n' roll" che campeggia di fianco alla batteria. Proprio sulle note di «Rock 'n' Roll Star» si apre il concerto, infiammando i vecchi fan degli Oasis che non vedono l'ora di poter cantare il ritornello, così come per la successiva «Morning Glory».
Liam sa come fare per accattivare il proprio pubblico; utilizza la stessa musica che usavano gli Oasis come introduzione, sceglie di suonare solo canzoni dei primi tre album (i migliori) e spesso brani che il fratello Noel non fa nei propri concerti solisti. E poi si presenta con il suo classico atteggiamento, a metà tra lo sfrontato e l'annoiato, con una carica ritrovata che sembrava scomparsa ai tempi della sua band Beady Eye.
La nuova band si adatta molto bene sia ai brani più rock sia ai momenti acustici, come la sezione in cui Gallagher propone diverse ballate tratte dal suo primo album solista «As You Were». «Paper Crown» è dolce e delicata, «Bold» ha un ritornello molto riconoscibile cantato subito dal pubblico e «For What It's Worth» è un inno in cui Liam chiede scusa per gli errori passati, marcando una nuova fase per la sua carriera. Non possono mancare anche il primo singolo trascinante «Wall Of Glass» e il quasi gospel di «Universal Gleam», anche se chiaramente i momenti migliori accadono quando rispolvera i vecchi brani degli Oasis.
Quando intona gli inni «Some Might Say» e «Slide Away», con le mani dietro la schiena e il busto rivolto in avanti (come da tipica postura Gallagher), sembra ritornare la magia degli anni '90. E ancora di più quando lascia che sia il pubblico di Padova a cantare «Live Forever» e «Wonderwall» a squarciagola. I brani sono del fratello Noel, ma è innegabile che interpretati da lui prendano tutti altri significati. "I got the Midas touch" canta in uno dei nuovi brani ed è vero, Liam Gallagher è come Re Mida.
Source: Sorrisi e Canzoni TV
Manca un solo anno al decennale dello scioglimento di una delle più grandi pop band mai esistite, gli Oasis. Dal 2009 ad oggi se ne sono viste di tutti i colori, dalle sfide a suon di tweet dei fratelli Gallagher al tentativo di entrambi di passare oltre e cancellarsi dalla fronte il nome del gruppo per sostituirlo invece con quello di un nuovo progetto o di un nuovo album. Noel ha creato i suoi High Flying Birds, con i quali ha effettivamente provato a volare alto, mentre Liam è sembrato più incerto sul da farsi, tanto che il progetto iniziale dei Beady Eye, nonostante due album da non sottovalutare, ha poi chiuso i battenti. Il successo od il fallimento del suo album solista "As You Were", testuali parole, avrebbe addirittura sancito il destino della carriera di Liam. Il tempo trascorso in cima alla classifica delle vendite inglesi e la candidatura ai Brit Awards 2018 hanno tranquillizzato sia lui che i fan, entusiasti di canzoni che pur ricalcando lo stile Oasis, che sia un bene o che sia un male, lasciano spazio al suo tocco personale sugli arrangiamenti.
Lo "As You Were Tour" è stato quindi accolto con entusiasmo ovunque, anche in Italia, tanto da sancire il sold out nella data di ieri sera al Gran Teatro Geox di Padova. Nella setlist c'è un po' di tutto, ma quello che importa davvero è che sul palco c'è sempre quel ragazzotto di Manchester con l'impermeabile, con una nuova barba incolta ed il solito atteggiamento strafottente, la cui voce accusa il passare del tempo ma nemmeno troppo. Puntualissimo alle 21 comincia l'intro, affidato a "Fucking In The Bushes": "Rock 'n' Roll Star" e "What's The Story, Morning Glory?" accendono la serata nel giro di 6 minuti, ovviamente accolti da un boato maggiore rispetto ai successivi nuovi brani, ma non può essere altrimenti. Una cosa che senza dubbio è "made in Oasis" è il tipo di suono: estremamente saturo, fino all'esagerazione, ma c'è poco da fare, ai Gallagher è sempre piaciuto così. L'audio ne risente, ma è estremamente fedele alle registrazioni in studio che tutti conoscono.
Il carisma di Liam è sempre stato uno dei motivi per cui valeva (e vale) la pena ascoltare gli Oasis, non solo per come interpreta i testi, ma anche e soprattutto per la melodia e la prepotenza con cui li scolpisce nella mente dell'ascoltatore. Ecco che anche le canzoni di "As You Were" vengono cantate parola per parola: prima "Greedy Soul", subito dopo l' orecchiabile "Wall Of Glass", primo singolo estratto dall' album. La scaletta alterna una prima parte potente, un intervallo centrale semi-acustico, un ritorno alla piena distorsione e due brani acustici finali, per una durata totale di un' ora e un quarto, unica critica che si potrebbe fare allo show. Si nota subito la ricercatezza di un equilibrio fra il nuovo materiale e i classici nati nei magici nineties, e questo giustificherebbe la brevità della setlist, ma per quanto la carne al fuoco sia della migliore, non guasterebbe poter ascoltare qualcosa in più, pescando magari dal repertorio Beady Eye. Ciò non toglie che quello che Liam canta è cantato bene, e lo sforzo di raggiungere le note più alte spesso (non sempre) viene ripagato.
"Some Might Say" e "Slide Away", rispettivamente dal secondo e primo album degli Oasis, riaprono temporaneamente la parentesi nostalgia, chiusa solamente nel finale, non prima di aver dimostrato che nel nuovo lavoro in studio di canzoni gradevoli ce ne sono tante. "Universal Gleam", passo cadenzato e melodie in pieno stile Beatles, ne è l'ultimo esempio. "Be Here Now" tributa il giusto valore al terzo disco della band mancuniana e salta sulla schiena a chi, se c'è, è lì soltanto per ascoltare il ritornello di "Wonderwall". Potrà farlo tre minuti dopo, per quello che è inevitabilmente uno dei momenti più intensi della serata, data soprattutto la versione acustica del brano, così spoglia e diretta da permettere al pubblico di farla da padrone.
Un bis soltanto, ma che bis: la festaiola "Cigarettes and Alcohol" e infine l'eterna "Live Forever", da sempre uno dei brani preferiti dal frontman, anch'essa in chiave acustica. Sebbene già a Milano il pubblico avesse protestato per l'assenza di "Supersonic", inserita invece in altre date del tour tra cui quella nella natale Manchester, l'approccio al brano che chiude lo show riassume perfettamente sia la musica che la personalità di Liam Gallagher: diretto, senza grandi pretese, liberatorio. La sfida più importante per lui era dimostrare tutta la propria grandezza anche senza il fratello, e forse per la prima volta c'è riuscito in maniera concreta, facendo quello che sa fare meglio (dopo le critiche taglienti): cantare, con una voce che è sua e sua soltanto, le gioie e le amarezze di noi tutti.
Source: SpazioRock
SETLIST
Fuckin' in the Bushes (Oasis)
Rock ‘n' Roll Star (Oasis)
Morning Glory (Oasis)
Greedy Soul
Wall of Glass
Paper Crown
Bold
For What It's Worth
Some Might Say
Slide Away
Come Back to Me
You Better Run
Universal Gleam
Be Here Now
Wonderwall
*Encore*
Cigarettes & Alcohol
Live Forever
PHOTOGALLERY COMPLETA QUI
Il design del palco è piuttosto minimale, con giochi di luci efficaci ma molto semplici ed una gigantesca scritta "rock 'n' roll" che campeggia di fianco alla batteria. Proprio sulle note di «Rock 'n' Roll Star» si apre il concerto, infiammando i vecchi fan degli Oasis che non vedono l'ora di poter cantare il ritornello, così come per la successiva «Morning Glory».
Liam sa come fare per accattivare il proprio pubblico; utilizza la stessa musica che usavano gli Oasis come introduzione, sceglie di suonare solo canzoni dei primi tre album (i migliori) e spesso brani che il fratello Noel non fa nei propri concerti solisti. E poi si presenta con il suo classico atteggiamento, a metà tra lo sfrontato e l'annoiato, con una carica ritrovata che sembrava scomparsa ai tempi della sua band Beady Eye.
La nuova band si adatta molto bene sia ai brani più rock sia ai momenti acustici, come la sezione in cui Gallagher propone diverse ballate tratte dal suo primo album solista «As You Were». «Paper Crown» è dolce e delicata, «Bold» ha un ritornello molto riconoscibile cantato subito dal pubblico e «For What It's Worth» è un inno in cui Liam chiede scusa per gli errori passati, marcando una nuova fase per la sua carriera. Non possono mancare anche il primo singolo trascinante «Wall Of Glass» e il quasi gospel di «Universal Gleam», anche se chiaramente i momenti migliori accadono quando rispolvera i vecchi brani degli Oasis.
Quando intona gli inni «Some Might Say» e «Slide Away», con le mani dietro la schiena e il busto rivolto in avanti (come da tipica postura Gallagher), sembra ritornare la magia degli anni '90. E ancora di più quando lascia che sia il pubblico di Padova a cantare «Live Forever» e «Wonderwall» a squarciagola. I brani sono del fratello Noel, ma è innegabile che interpretati da lui prendano tutti altri significati. "I got the Midas touch" canta in uno dei nuovi brani ed è vero, Liam Gallagher è come Re Mida.
Source: Sorrisi e Canzoni TV
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Lo "As You Were Tour" è stato quindi accolto con entusiasmo ovunque, anche in Italia, tanto da sancire il sold out nella data di ieri sera al Gran Teatro Geox di Padova. Nella setlist c'è un po' di tutto, ma quello che importa davvero è che sul palco c'è sempre quel ragazzotto di Manchester con l'impermeabile, con una nuova barba incolta ed il solito atteggiamento strafottente, la cui voce accusa il passare del tempo ma nemmeno troppo. Puntualissimo alle 21 comincia l'intro, affidato a "Fucking In The Bushes": "Rock 'n' Roll Star" e "What's The Story, Morning Glory?" accendono la serata nel giro di 6 minuti, ovviamente accolti da un boato maggiore rispetto ai successivi nuovi brani, ma non può essere altrimenti. Una cosa che senza dubbio è "made in Oasis" è il tipo di suono: estremamente saturo, fino all'esagerazione, ma c'è poco da fare, ai Gallagher è sempre piaciuto così. L'audio ne risente, ma è estremamente fedele alle registrazioni in studio che tutti conoscono.
Il carisma di Liam è sempre stato uno dei motivi per cui valeva (e vale) la pena ascoltare gli Oasis, non solo per come interpreta i testi, ma anche e soprattutto per la melodia e la prepotenza con cui li scolpisce nella mente dell'ascoltatore. Ecco che anche le canzoni di "As You Were" vengono cantate parola per parola: prima "Greedy Soul", subito dopo l' orecchiabile "Wall Of Glass", primo singolo estratto dall' album. La scaletta alterna una prima parte potente, un intervallo centrale semi-acustico, un ritorno alla piena distorsione e due brani acustici finali, per una durata totale di un' ora e un quarto, unica critica che si potrebbe fare allo show. Si nota subito la ricercatezza di un equilibrio fra il nuovo materiale e i classici nati nei magici nineties, e questo giustificherebbe la brevità della setlist, ma per quanto la carne al fuoco sia della migliore, non guasterebbe poter ascoltare qualcosa in più, pescando magari dal repertorio Beady Eye. Ciò non toglie che quello che Liam canta è cantato bene, e lo sforzo di raggiungere le note più alte spesso (non sempre) viene ripagato.
"Some Might Say" e "Slide Away", rispettivamente dal secondo e primo album degli Oasis, riaprono temporaneamente la parentesi nostalgia, chiusa solamente nel finale, non prima di aver dimostrato che nel nuovo lavoro in studio di canzoni gradevoli ce ne sono tante. "Universal Gleam", passo cadenzato e melodie in pieno stile Beatles, ne è l'ultimo esempio. "Be Here Now" tributa il giusto valore al terzo disco della band mancuniana e salta sulla schiena a chi, se c'è, è lì soltanto per ascoltare il ritornello di "Wonderwall". Potrà farlo tre minuti dopo, per quello che è inevitabilmente uno dei momenti più intensi della serata, data soprattutto la versione acustica del brano, così spoglia e diretta da permettere al pubblico di farla da padrone.
Un bis soltanto, ma che bis: la festaiola "Cigarettes and Alcohol" e infine l'eterna "Live Forever", da sempre uno dei brani preferiti dal frontman, anch'essa in chiave acustica. Sebbene già a Milano il pubblico avesse protestato per l'assenza di "Supersonic", inserita invece in altre date del tour tra cui quella nella natale Manchester, l'approccio al brano che chiude lo show riassume perfettamente sia la musica che la personalità di Liam Gallagher: diretto, senza grandi pretese, liberatorio. La sfida più importante per lui era dimostrare tutta la propria grandezza anche senza il fratello, e forse per la prima volta c'è riuscito in maniera concreta, facendo quello che sa fare meglio (dopo le critiche taglienti): cantare, con una voce che è sua e sua soltanto, le gioie e le amarezze di noi tutti.
Source: SpazioRock
SETLIST
Fuckin' in the Bushes (Oasis)
Rock ‘n' Roll Star (Oasis)
Morning Glory (Oasis)
Greedy Soul
Wall of Glass
Paper Crown
Bold
For What It's Worth
Some Might Say
Slide Away
Come Back to Me
You Better Run
Universal Gleam
Be Here Now
Wonderwall
*Encore*
Cigarettes & Alcohol
Live Forever
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