Ecco la traduzione della chiacchierata con la band.
“Musica, si tratta solo di musica”, assicura Andy Bell. “Avremmo potuto starcene seduti a casa dopo la divisione degli Oasis, ma che senso avrebbe avuto? Avevamo un paio di settimane libere e poi siamo tornati in studio a fare i demo. Siamo musicisti, facciamo questo, è così che definiamo noi stessi”.
“Amiamo la musica”, conferma Liam Gallagher, il leader della band. “Avevamo queste canzoni, siamo entrati in studio e le abbiamo fatte. Siamo elettrizzati, non perchè vogliamo mostrare che ce la possiamo fare anche senza sapete chi [Noel, ndr], ma siamo elettrizzati perché facciamo musica”.
Con questo spirito i Beady Eye sono entrati a giugno ai RAK Studios e in 12 settimane hanno realizzato quella che Gem Archer, chitarrista, dieci anni di Oasis alle spalle, definisce “la cosa migliore in cui potessi mai essere coinvolto”.
“L'importante era non sedersi a rimuginare sul passato”, dice Liam. “Eravamo reduci da un tour con gli Oasis ed eravamo in fiamme. Se avessimo detto: 'Facciamo qualcosa tra pochi mesi o entro l'anno' la fiamma si sarebbe spenta e avremmo avuto paura”.
A sentirlo Different Gear, Still Speeding suona come un album di debutto di una band desiderosa di fare musica per la prima volta, malgrado tutti i componenti abbiano alle spalle due decenni o più di esperienze musicali. “È proprio così”, assicura il batterista Chris Sharrock, negli Oasis durante l'ultimo tour del 2008-2009.
“Alcune canzoni risalgono ad alcuni anni fa e altre sono nuove di zecca”, continua Andy. “Siamo entrati ai RAK e tutto è stato emozionante e nuovo. Non eravamo mai stati lì prima e registrare nello Studio 1 è stato incredibile. Ci sono sempre cose nuove da scoprire. Non ho mai imparato tanto quanto ho imparato in questo periodo”.
“Poi avevamo le canzoni quasi nell'ordine in cui volevamo che fossero sull'album”, aggiunge Gem. “È stata una cosa programmata piuttosto bene. Ce l'eravamo fissato come obiettivo”.
“E non stavamo nella pelle, eravamo fiduciosi, entravamo in studio per spassarcela e divertirci”, precisa Liam.
Quanto alle influenze musicali i Beady Eye non ne fanno mistero, tanto da esibirle disinvoltamente financo nei titoli delle canzoni: un pezzo si chiama Beatles And Stones.
“Sì, gli Stones sono stati un grande riferimento per questo disco”, dice Liam. “Li abbiamo ascoltati molto. Non andiamo in giro per la strada a dire: 'Facciamo un disco alla Captain Beefheart', facciamo questo, invece”.
“Anche i La's sono stati un grande riferimento”, dice Andy riferendosi alla band di Lee Mavers, di cui fece parte anche un giovane Chris Sharrock. “Sono una delle band migliori, una pietra di paragone musicale”.
Gem spiega come la band si è servita di questi riferimenti: “E a volte piuttosto che provare a descrivere come vuoi che qualcosa suoni è più facile dire: conosco il verso che c'è in quel disco, voglio che suoni così. Child Of The Moon degli Stones è venuto fuori una volta o due, anche Little Richard”.
Una canzone si chiama The Beat Goes On, è scritta da Andy Bell ed evoca i primi Hollies. una canzone bellissima e melodiosa.
“Le canzoni inizialmente sono state scritte individualmente”, dice Andy, “ma dopo ci abbiamo lavorato tutti, aggiungendovi qualche pezzetto qui e là. È stato Gem a perfezionare questa”.
Gem parla del team spirit che ha contraddistinto la produzione del disco: “Il fatto è che possiamo dire quale canzone ognuno di noi ha scritto, ma in realtà tutte sono canzoni di tutti noi, noi facciamo le cose così, sono tutti pezzi nostri”.
Le canzoni sono state buttate giù subito, per catturare il momento, la spontaneità e l'energia che porta con sé.
“Steve Lillywhite è stato bravo ad andare subito al sodo facendoci suonare, a sistemare le cose in tre o quattro prove”, dice Andy.
Gem parla delle modalità di registrazione: “Abbiamo fatto molte sessioni di canto continuo, il che è fantastico quando suoni. Non si tratta di mettere un puntino qua e là e riempire i vuoti, stai proprio suonando la canzone”.
“Se registri sempre allo stesso modo”, continua Liam, “sistemi la batteria, poi il basso, etc. ottieni sempre lo stesso disco, va sempre al tempo giusto e con la tonalità giusta, ma è senz'anima, ogni cosa è la stessa, è come se uno uscisse da una stanza con il pilota automatico: non ci sono movimenti e hai bisogno di quello per mantenere la consapevolezza. Ora sono diretto. Negli Oasis facevo 20 prove, ora con quattro prove sei lì e hai già concluso. Ma potevamo fare il disco con il produttore Bob The Builder, sarebbe andato bene. Perché in fin dei conti sapevamo il fatto nostro, sapevamo quello che stavamo facendo, tutto ciò che il produttore ha dovuto fare è stato premere i bottoni che noi non sapevamo come premere”.
Se tutti i membri della band fossero stati chitarristi, cantanti, bassisti, produttori e batteristi ne sarebbe potuto conseguire il caos, con i componenti a lottare per il predominio, ma non si è sentita mai l'esigenza di un capo.
“La cosa fondamentale è non temere di dire qualcosa quando deve essere detta”, spiega Liam. “Sia che riguardi la musica o qualunque altra cosa abbia a che fare con la vita, la porti a bordo, la fai sentire. Non c'è nulla di peggio che stare in una band in cui non puoi dire niente”.
Andy continua: “Il fatto è che tutti noi abbiamo cose diverse per le quali siamo bravi, ma nessuno sa tutto. Chris è stato molto bravo a parlare apertamente, tipo 'Questo non mi va a genio'. Ci sono state un po' di occasioni in cui lui ci ha fatto cambiare completamente direzione, diceva esattamente la cosa giusta al momento giusto. Tipo è stato lui a darci il passo alla Eddie Cochran in Bring the Light. Ma Gem è quello che ha la visione più ampia in studio, si impegna per ore e ore”.
“Ma si tratta anche di avere orecchio”, ricorda Gem. “Siamo proprio innamorati della musica, anche quando finiamo il lavoro con la nostra musica, è l'ora di mettere su un po' di pezzi e trascorrere una bella serata, è una cosa a ciclo continuo”.
Le canzoni sono state fatte velocemente.
“Per i demo ci è voluta una sola prova, una prova per registrarle, una prova per fare il mix ed eccole qua”, dice Andy.
“Siamo stati fortunati”, dice Liam. “Non c'è stata una cosa che sia andata a rotoli, tutte hanno suonato meravigliose istantaneamente. Non c'è stato nulla per cui ci siamo dovuti rimboccare le maniche. È stato: 'Questa è fottutamente grandiosa, andiamo con la prossima”.
E il loro entusiasmo per le nuove canzoni non è quantificabile.
“Sentire l’album dei Beady Eye esplodere fuori dallo stereo mi fa sentire Divino!”, esclama Andy. “Mi viene voglia di sfasciare le cose!”.
“È veramente stupido, ma è fottutamente divertente ascoltarlo”, conferma Gem, “è una sensazione così incredibilmente grandiosa. Tira fuori il bambino che è in te. Non vedo l’ora che pubblichiamo qualcos’altro, così abbiamo qualcosa di nuovo da ascoltare”.
Ed ecco una grande frase di Liam: “Ho già trascorso alcune delle serate migliori della mia vita sentendo questo disco. Se filmassimo alcune serate a casa di gente che sente questo disco, sarebbe tipo Quadrophenia, cazzo!”.
Ovviamente la gente accosterà il disco dei Beady Eye al canone Oasis e lo metterà a confronto. Per molti una pressione simile sarebbe stata troppo difficile da sostenere.
“Non è stata una cosa paurosa”, dice Andy, “perché ce la siamo tenuta veramente stretta al petto, nessuno ancora sa cosa stia succedendo. La cosa più folle adesso è pensare che in un mese o due andrà fuori in tutto il mondo e che le persone si sbronzeranno a sentire tutte queste nuove canzoni che prima non avevano mai sentito, sarà come: ‘Cos’è stato? Aiuto!’. Venendoci a sentire dal vivo riconosceranno le nostre facce, ma saranno canzoni tutte nuove.
“Ed è questo il bello, avere l’ignoto. È una gioia”, continua Gem.
Il programma è semplice: avere un’impatto pubblicando tre singoli e poi l’album, poi andare a suonarlo senza soste.
Nel tour la formazione della band vedrà i quattro del nucleo originario, accompagnati da Jeff Wootton al basso e Matt Jones alle tastiere.
“Non c’è stata mai paura con gli Oasis”, dice Liam. “Sapevi che alla gente sarebbe piaciuto perché erano gli Oasis. Ma sarò onesto: quando si avvicineranno i concerti dei Beady Eye ce la faremo sotto, perché è una cosa nuova. Però abbiamo provato il live set nelle ultime due settimane e suona meravigliosamente. Il modello per i Beady Eye è sempre lo stesso che avevamo per i primi Oasis. Far uscire un sacco di grandi singoli tenendoli fuori dall’album e con grandi b-side, lasciare che fluiscano. Con gli Oasis capitava che finivi per fare un tour mondiale di 18 mesi e non avevi tempo per far uscire nuova musica. Quando diventi famoso la cosa ti rallenta. Quando cominci, fresco, si tratta solo delle canzoni. E ricorda: noi siamo una nuova band, non ci monteremo la testa cominciando a pensare che possiamo suonare in stadi e arene, non vogliamo partire prima del via, vogliamo andare fuori a fare concerti piccoli, ricalarci in quell'atmosfera e poi fare un altro album, fare le cose per gradi, vivere il momento in cui si è una nuova band”.
“Se gli Oasis fossero Muhammad Ali allora i Beady Eye sarebbero Sugar Ray Leonard,” dice Gem. “Vogliamo soltanto piacere alla gente, che i Beady Eye abbiano energia, abbiano vento nelle vele, che continuino a rockeggiare. Non c’entrano i grandi numeri, i mesi di tour, la dimensione delle folle. È una cosa molto più immediata e chissà cosa succederà”.
“Non ci interessa il successo nelle chart, ma questa cosa merita di essere enorme”, spiega ancora Liam. “Ed è emozionante non sapere cosa accadrà, ma sappiamo che sarà buono abbastanza per cambiare la vita delle persone, speriamo che riesca a farlo”.
“La missione non cambia mai”, conclude Gem, “Se non te la senti lascia perdere. E quel giorno non è mai arrivato e non penso che arriverà per molto tempo ancora”.
(Traduzione in italiano di oasisnotizie.blogspot.com - da www.dangerbirdrecords.com)
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