mercoledì 24 febbraio 2010

Un anno fa gli Oasis a Firenze

Il 24 febbraio 2009 al Mandela Forum di Firenze calava in modo roboante il sipario sul tour italiano degli Oasis.
Una notte indimenticabile per chi, come il sottoscritto, vedeva per la prima volta dal vivo la band più grande del mondo.
Del resto non può essere un caso che il concerto sia stato seguito in diretta da RTL 102.5 ...
Date un'occhiata a questi bellissimi istanti catturati dai potenti mezzi (tsk!) di chi scrive e della sua 'troupe', anche se siamo arrivati a destinazione con un piccolo ritardo! (qualcuno, leggendo, saprà di cosa parlo ...)
Segue, dopo i video, un articolo di Paolo Ceragioli pubblicato su loschermo.it




FIRENZE — Il ciclone Oasis si è finalmente materializzato ieri sera (24 febbraio) in un Mandela Forum esaurito da mesi e che ha conosciuto una grande serata di rock, come forse da tempo non accadeva. Si vedono in giro quindicenni accompagnati da genitori a loro volta fans e cinquantenni, fans degli inizi. Ma l’atmosfera è rilassata, anche se piena di aspettative.
L’ultima volta che avevo visto gli Oasis era stata la performance del luglio 2002 al Summer Festival di Lucca: ottanta minuti scarsi che scatenarono l’ira dei fans “traditi”. Ma oggi gli Oasis hanno abbandonato gli atteggiamenti da “divetti”, preoccupandosi esclusivamente della musica: l’ultimo ottimo disco, “Dig out your soul”, e questo tour lo testimoniano pienamente.

Intanto, si comincia puntualissimi alle 21: il palco è ricchissimo di luci e sul fondo quattro schermi verticali diffondono immagini a commento dei brani o i primi piani dei membri della band. Liam si presenta con una giacca nera, con doppia fila di grossi bottoni luccicanti, capello corto e basettona d’ordinanza: “stasera sono una rock’n’roll star”, attacca l’ex-fratello terribile della famiglia Gallagher, ed è immediatamente grande rock con il pezzo tratto da “Definitely Maybe”. “Lyla” e “The shock of lightning” fanno definitivamente decollare lo spettacolo.

La scaletta è rispettata al 100%, ma lo show sembra tutto fuorché il compitino da svolgere. Ecco “Cigarettes & alcohol”, “The meaning of soul” e la nuova, bellissima, “To be where there’s life”, dall’attacco orientaleggiante. Il microfono passa a Noel (Liam si ritira) e arriva “Waiting for the rapture”, altro brano nuovo che i fans salutano con entusiasmo, che diventa molto di più per “The masterplan”, uno dei classici della band. Con la suggestiva “Songbird” finisce la parentesi semiacusitica e riappare Liam: “Slide away”, “Morning glory” e “Ain’t got nothin’” riportano il clima del concerto a temperature elevatissime. Poche parole dalla band, ma grinta e talento da vendere: il primo “grazie” in italiano lo dà Noel, dopo “The importance of being Idle” e prima di una struggente versione di “I’m outta time”, dove appaiono (pochi) accendini e (soprattutto) cellulari accesi. Il set è chiuso da altri due pezzi da novanta, “Wonderwall” e “Supersonic” e l’uscita della band, dopo un’ora e un quarto, rievoca in qualcuno i capricci del passato.

Ma stavolta il bis c’è, eccome: dopo tre minuti di odioso effetto elettronico tritaudito, la dolcezza e la poesia di "Don’t look back in anger” suona come sinfonia. Noel lascia cantare il ritornello ai fans davvero senza gigioneria e il risultato è da brividi. E ancora, “Falling down” e “Champagne supernova”, prima che una straordinaria, torrenziale e devastante cover della onirica e beatlesiana “I am the walrus” metta fine allo show, chiudendo idealmente il cerchio tra il brit (si fa per dire...) d’antan e quello di oggi. Grande musica, quella, ma anche questa.

Paolo Ceragioli
Lo Schermo di Lucca

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