martedì 4 giugno 2019

Esclusivo - Intervista a Liam Gallagher a Q: "Rieccomi. Il mio segreto? Non voglio strafare. Noel? Imbarazzante la sua nuova musica"

Vi proponiamo la nostra traduzione integrale della nuovissima intervista a Liam Gallagher pubblicata sul numero della rivista Q uscito oggi in edicola nel Regno Unito, compreso il pezzo del giornalista.

Era il 1997 e Liam Gallagher era a Monaco, in tour con la sua band Oasis.
Annoiato durante una pausa dai doveri promozionali, il cantante decise di lasciare la propria stanza d’albergo e fare due passi in città. Al suo ritorno, notò che vicino all’albergo c’era una mostra delle copertine di Yoko Ono e John Lennon, così ci fece un salto.
Un ritratto di Lennon in particolare catturò il suo sguardo: era un disegno schematico del Beatle degli anni ’70, barbuto e arruffato, con le braccia spalancate, dal titolo Why Me?.
Essendo il frontman di quella che senza dubbio era la più grande band del mondo in quel momento, il punto focale per un livello di isteria pop nazionale cui non si assisteva in casa nostra dai tempi dei Beatles, era una domanda che Gallagher si era posto spesso. Perché io? “Ha innescato qualcosa in me”, dice.
“Era come se stesse parlando a me”. Comprò il disegno.
Qualche anno dopo, nel giugno 2005, Gallagher si trovò in un altro albergo, stavolta al Trump International Hotel & Tower di Central Park West, a New York, prima del concerto degli Oasis al Madison Square Garden. Era importante che, calcificati da oltre un decennio di tour con il carro armato Oasis, i membri degli Oasis trovassero nuovi e sicuri diversivi in tour quando possibile, per eliminare il senso di Giorno della marmotta, il “ricomincio tutto da capo”. Dopo tutto, la sala catering del dietro le quinte di un grande palazzetto è molto simile a quella successiva, anche con una bandiera del Manchester City appesa al muro del camerino. Stamane a New York l’uomo della security di Liam, Steve Allen, ha avuto un’idea: anche l’appartamento di Yoko Ono al Dakota building è a Central Park West. Perché non farle visita?
Seduto a fare colazione, Liam Gallagher gli ha lanciato un’occhiata: “Piantala, non possiamo presentarci a casa di Yoko Ono”, disse in tono sbrigativo. “Lascia fare a me”, replicò Allen.
Dieci minuti dopo Allen tornò. “Ho sistemato”, disse a Liam. “Ci siamo”. Gallagher era scettico sul fatto che Allen avesse quella sorta di influenza su Yoko Ono, ma finì le sue uova, bevve un abbondante whisky e i due si incamminarono ugualmente verso il palazzo. Durante il percorso Allen spiegò cosa aveva fatto. “Disse semplicemente al tizio che era all’altro capo del telefono che si trovava con Liam Gallagher, il quale era un grande fan di John Lennon e aveva chiamato suo figlio Lennon”, ricorda Gallagher. E quelle, disse la voce al telefono, sono le paroline magiche che ti valgono un invito di Yoko Ono, la vedova di John Lennon.
Arrivati al Dakota, negoziarono con successo con la security prima di entrare in un vecchio ascensore a molla e salire.

“Il suo appartamento è al nono piano”, dice Liam, “nono come il mese in cui sono nato, ed ha il numero 72, il mio anno di nascita. Ho pensato: le cose si mettono bene qui”.
Ad attendere alla porta c’era Yoko Ono. “Benvenuti”, disse loro, “entrate, ma toglietevi le scarpe”. “Cosa, anche questi ragazzacci?”, scherzò Liam, indicando le sue Clarks fresche di scatola. Ma se le tolse comunque. Offrì agli ospiti tè e biscotti e disse a Liam che aveva sentito che aveva chiamato suo figlio Lennon. “Non ti preoccupa il fatto che sarà bullizzato a scuola?”. “Andrà bene”, gli disse Liam.

Si avvicinò al famoso pianoforte bianco di John Lennon che vive in quell’appartamento e guardò alcune delle foto che erano su quel piano. Spiegò che aveva comprato Why Me? qualche anno prima. “Oh”, replicò Yoko, “in realtà c’era un altro disegno che fece nello stesso periodo”. Lo tirò fuori per lui un momento. “Cosa ti era piaciuto di Why Me?”. “È entrato in sintonia con me”, le disse. “Sì”, rispose lei, “posso capirlo”.
Fecero un giro dell’appartamento. Si fermarono in cucina e Liam chiese a Yoko dello stendardo con la scritta in giapponese appeso al cornicione.  La traduzione era: “mentre ero in letargo ho raccolto le mie ali”, le disse lei. John Lennon lo aveva richiesto ai genitori di Yoko durante un viaggio in Giappone quando negli anni ’70 aveva smesso per un periodo di fare musica.
Liam scrisse il motto e promise che un giorno lo avrebbe usato. E lo fece, un decennio dopo, per la canzone I’ve All I Need, inserita nel disco di debutto come solista, As You Were, dopo il suo personale periodo di letargo musicale terminato nel 2017.
“In ogni modo, non volevo abusare della sua ospitalità”, ricorda Liam, “quindi dissi: ‘Bene, Yoko, me ne vado, grazie per il tè e i biscotti”.
Tornato a Londra qualche settimana dopo, Liam Gallagher è spaparanzato sulla sua sedia in giardino con una bottiglia di Stella e i suoi due gatti, Mick e Keith, tra le due braccia, a godersi l’ultimo sole estivo prima di partire di nuovo in tour. Suonò il campanello. Era il corriere DHL con un pacco per lui. Lo portò in giardino per aprirlo, con i gatti sui due braccioli delle sedie a mettere le zampe ovunque sul pacco.
Era da parte di Yoko Ono, un ritratto di John Lennon seduto su una poltrona fra le nuvole, con un gatto sul bracciolo della sedia e sotto le parole Why Not?. Faceva pendant con il disegno Why Me?
“Porca troia”, pensò Liam. “Sto guardando questo disegno che mi ha mandato Yoko Ono, disegno fatto da John Lennon nel 1972, di lui su una sedia fra le nuvole, con un gatto sul braccio, mentre io sono seduto su una sedia con un gatto sul braccio … che sta succedendo?”.
Aveva già Why Me?. E ora aveva anche Why Not?.
Why Me? Why Not? Avrebbe un bell’aspetto su una maglietta, pensò Liam. Suona anche bene come affermazione, pensò con decisione. Perché io? Perché no. Perché io? Perché no!
“Poi pensai che un giorno avrebbe avuto un aspetto ancora migliore su una copertina di un album”.
Gli anni passano. Gli Oasis si sciolgono. I Beady Eye arrivano e vanno via. vecchi rapporti avvizziscono, nuovi legami si formano …
E questo settembre sarà pubblicato il secondo disco da solista di Liam Gallagher. Si chiama Why Me? Why Not, proprio come John Lennon gli ha detto che sarebbe stato.

È un mattino di maggio nebbioso e afoso del 2019 e Liam Gallagher si sveglia nel suo vecchio letto nella sua nuova casa di Highgate, North London, con un nome in testa: Leo Sayer, il minuto e malinconico cantante soft-pop degli anni ’70. Prende il telefono e twitta in lettere maiuscole LEO SAYER. Così va meglio. Si mette le scarpe da corsa e se ne va al parco.
Ma la corsa non va bene. Liam Gallagher soffre di un’artrite ai fianchi che gli provoca particolare dolore ai polpacci. Gli è stato detto di dare un taglio alle corse, ma questo non accadrà e oggi è stata una sofferenza. Ha fatto un fischio alla sua ragazza e manager Debbie Gwyther per vedere se stamane riesce a prendere un appuntamento con il suo agopunturista a St John’s Wood, sulla strada per la sala prove a King’s Cross.
“È fantastico, non cazzeggia”, dice Liam massaggiandosi i fianchi due ore dopo all’Hotel Renaissance di St Pancras, a due passi dalla sala prove della sua band. “Sono andato a vedere un altro (agopunturista, ndr) ed era un po’ vecchio, un po’ incerto. Questo tizio sa il fatto suo, prende gli aghi e te li ficca dentro. Sistema la cosa, ma ovviamente continua a comparire”.
Gallagher non ha preso in considerazione, come terapia supplementare, lo yoga o i Pilates.
“No. Cosa viene dopo?”, chiede retoricamente. “Il veganesimo? Dopo lo yoga è tutto in discesa. Viene lo yoga, poi c’è il veganesimo, poi all’improvviso stai facendo merdosi album da discoteca che suonano come Leo Sayer. L’agopuntura non è male, perché almeno si tratta di aghi. Riesco a convincermi che sia ancora un po’ rock ’n’ roll”.
Oggi Liam Gallagher ha twittato LEO SAYER. Ieri ha twittato VAFFANCULO. Ed entrambi i tweet sono stati suscitati dall’ascolto della stressa cosa: Black Star Dancing, l’atipico singolo del suo fratello maggiore Noel, ancora a lui molto estraneo. Un vivace brano pop-disco orecchiabile che suona un po’ come se gli INXS suonassero Let’s Dance di David Bowie e per niente Oasis, la brutale rock ‘n’ roll band con cui i fratelli hanno dominato commercialmente due decenni.
Liam Gallagher non è un estimatore della nuova direzione di suo fratello.
“Tutti sanno che sono rancoroso e invidioso, ma è una canzone da Eurovision”, dice, con un velo di tristezza. “È il cazzo di Leo Sayer. Non è neanche una bella canzone, siamo onesti. Mi piacerebbe molto sapere cosa abbia da dire in merito la sua amante …”.
I suoi occhi cercano approvazione. Niente. L’amante di Noel? Per favore non dire qualcosa di terribile sulla vita sentimentale di Noel.
“Weller”.
Ah, ok. Paul Weller, che è stato un po’ algido nel lodare As You Were, definendolo “un po’ alla Beady Eye”, la band di Liam di minore successo che ha operato tra la fine degli Oasis e la sua vendetta da solista. Weller, una volta fermamente nel clan degli Oasis ma ora intrappolata nella Fazione Noel, si è imposto di prendere le parti come fanno molti figli di matrimoni finiti con divorzio infelice.
“Weller ha pubblicato della merda discutibile negli anni, ma penso che neanche lui abbia intrapreso la strada di Leo Sayer”, continua Liam, infervorandosi su questo tema. “Non puoi fare musica da discoteca quando sembri una patata. Devi essere sexy per quella roba lì. Ha tra i 50 e i 60 anni. È come se io mi mettessi a fare musica da opera. Sembrerei uno stupido. Sono sicuro che nella sua testona sciocca suoni come una musica incredibile. So che sta provando a fare qualcosa di nuovo, ma è molto lontana da quello che pensa lui. È imbarazzante”.
Liam considera questa di suo fratello una mossa negativa, ma almeno ne vede un risvolto positivo. “Lascia la strada libera per me, perché io venga ribollendo con un sacco di chitarre, quindi dacci dentro fratellone!”.
Liam Gallagher non ha fatto un album di musica da discoteca e neanche un disco da opera. Non è così che suona Why Me? Why Not. Non sta provando a sorprendere qualcuno dei fan, nuovi e vecchi, che hanno reso il suo album di debutto disco di platino nel Regno Unito – fatto quasi senza precedenti per un album rock in questo decennio – né ha aiutato a fare il tutto esaurito nei palazzetti in cui ha suonato.
Fare musica quando sei un artista consolidato e ampiamente amato è, nella visione di Liam, come gestire un ristorante popolare che si specializza in un certo tipo di cibo. Ogni piatto che tiri fuori deve essere perfetto in modo affidabile. Niente sorprese con ingredienti nuovi, niente avventure in territori sconosciuti. Semplicemente dai alla gente quello per cui è venuta sempre. La coerenza, pensa, è molto più difficile della versatilità. Chiunque può fare l’avventuroso, dice, specialmente quando ti puoi permettere turnisti e produttori sofisticati. Fare la stessa cosa di nuovo, ma meglio, quello sì che è difficile. Ti piace la musica rock ’n’ roll con Liam Gallagher che canta? Bene. Lui vi sta servendo quello.

“Vedo la mia musica come un arrosto domenicale”, dice. “Come idea è stata perfezionata, ma io voglio crearne la migliore versione che tu possa avere. Sembra che alla gente As You Were sia piaciuto. Non cura il cancro, ma lo hanno apprezzato. E questo ci ha dato la fiducia per fare un’altra cosa dello stesso tipo, ma migliore. Le canzoni sono migliori”.
Scritto e registrato in larga parte a Los Angeles con gli autori principali di As You Were, Greg Kurstin e Andrew Wyatt, e sempre ai RAK di Londra, e forse altri posti con altre persone di cui Liam stamattina si è dimenticato, Why Me? Why Not è venuto fuori molto rapidamente, ma in un lungo e frustrante periodo di tempo. “Abbiamo fatto sei canzoni in una settimana”, spiega Liam, “ma poi abbiamo dovuto aspettare mesi per registrare l’altra parte. E poi aspettare di nuovo. Erano tutti occupati in periodi diversi, gli stronzi”.
A differenza di As You Were, in cui comparivano sei canzoni scritte solamente da Liam, stavolta tutte le canzoni sono scritte in collaborazione con altri autori. “Non sono male come autore”, dice, “ma voglio salire di un gradino”. Liam è abbastanza realista da rendersi conto che da solo non scriverà un secondo album migliore di questo. 
“So dove mi trovo. C’è molto da dire sulla consapevolezza della propria posizione: alcuni non …”. Solleva le sue enormi sopracciglia. “Vogliono essere tutto, cantante, autore, ballerino, chitarrista o suonatore del flauto che si suona con il naso, e poi finiscono per non essere niente di buono. Io sono un cantante. Io sono il tizio del fronte del palco. Quindi creiamo queste canzoni insieme, con Andrew e Kurstin, o chicchessia. E poi quando le canto sono canzoni mie”.
È questa la chiave. Non importa chi scrive le canzoni, non importa quanto diventino grandi dal punto di vista commerciale, difficilmente saranno coverizzate, perché una volta che le canta Liam con le braccia dietro la schiena, le spalle inclinate in quella che lui scherzosamente definisce “la mia posizione ricurva distintiva”, diventano così intrinsecamente sue che neanche i musicisti di strada possono toccarle.

Sentirete la Don’t Look Back in Anger di Noel cantata a squarciagola nei sottopassaggi da Parigi a Perth, ma nessuno proverà a cantare Live Forever, anche se la sua melodia e il suo suono sono tanto universali quanto quelli della prima canzone.  Perché una volta che Liam Gallagher ha cantato qualcosa, non c’è molto altro da dire. Forse riconoscerete il riff glam rock e lo strascichio Merseybeat del suo imminente singolo Shockwave in altre fonti, ma il veleno nell’esecuzione di un testo che parla di “essere venduto proprio lungo il fiume”, il ghigno addolorato … quello è solo di Liam Gallagher. Neanche le altre quattro canzoni non mixate che si sono snodate nello stream nell’ufficio di Q hanno spaventato i cavalli dal punto di vista dello stile, ma sono tutte concordi con la tesi di Liam secondo cui Why Me? Why Not è più un upgrade più elegante del suo predecessore.
La migliore di queste è Now That I Found You, che ha la ricca guida con la Rickenbacker di un riff di George Harrison di metà degli anni ’60, come i Jam o i R.E.M. nella loro fase più dinamica e pop. È anche una delle migliori parti vocali di Liam dei tempi moderni, una canzone sull’incontro con la sua 21enne figlia Molly Moorish, a lui estranea sino a tempi recenti. Si sono incontrati dopo che le cerchie sociali in cui si muovono i suoi figli Lennon e Gene si sono intersecate con quelle della ragazza.
“Devo anche dare un grande merito a Debbie. Lei mi ha fatto: ‘Dai, amico. Sei in un posto buono ora, fallo. Se lo merita’. Ovviamente sarebbe dovuto accadere anni fa … ma è fantastico. Siamo usciti insieme spesso. Si è subito adattata. I ragazzi la adorano, Debbie la adora. Fa parte della banda. Voglio dire: lei è umorale! Ha un bel caratterino, proprio come me. Ma va tutto bene”.
Molly compare in As It Was, il documentario di Charlie Lightening che tratta il periodo di As You Were in cui Liam è tornato, seguendo l’artista in tour, in vacanza, di ritorno a casa della madre, in studio e in varie suite di palazzi d’albergo in giro per il mondo. Sarebbe dovuto finire con il grande concerto del 2018 a Finsbury Park e uscire quell’anno, ma per varie ragioni è stato posticipato fino a quest’estate. Si percepisce che Liam ora ne sia un po’ stanco.

“Per quanto la gente pensi che il mio ego sia fuori controllo, a me non frega che facciano un film su di me”, scrolla le spalle. “È stato bello documentare il ritorno, penso, ma può davvero fregarmi di avere una videocamera puntata sulla faccia quando sono in vacanza? Ci sono delle parti belle nel documentario e sono sicuro che la gente se le godrà, ma ora pubblicatelo e vaffanculo. Continuo a dire alla gente di non entusiasmarsi troppo. Non è Star Wars!”
In As It Was non ci sono canzoni degli Oasis, neanche nei segmenti in cui suonano gli Oasis, dopo che Noel si è rifiutato di concedere il permesso. Liam incolpa la lite su Twitter tra i figli dei due Gallagher, che è degenerata. “Sì, le ha scritte lui, ma lui faceva parte di una band, e in quella band c’ero io a cantarle. Se stessi cantando le sue canzoni da solista allora OK. Ma queste sono canzoni degli Oasis. Appartengono alla gente. Lui le ha scritte, io le ho cantate, le abbiamo fatte noi”.
Sospira. “Pensi che a me non importi se i suoi figli sono insultati su Twitter? Anche i miei figli vengono insultati. La gente presuntuosa sui social media è insultata, e sua figlia e sua moglie sono molto presuntuose, quindi alcuni fan pazzi replicano. Anche i miei figli subiscono questo. È stato quando ho detto che a me non importa se i suoi figli sono insultati su Twitter che lui ha fatto: ‘Bene, ora è la fine’. Parte 900”.
Finirà mai questa querelle tra voi due? Liam pensa di no. “No, perché ha ancora il broncio. Tutto ciò che gli do è amore, ma lui mi insulta, quindi io mordo. D’altronde senza di noi ci sarebbe il nulla. La musica sarebbe morta perché tutti sono troppo carini. C’è bisogno di noi per scuoterla un po’ ”.
Tutto questo sembra un peccato. Questa disputa tra fratelli può davvero andare avanti ancora? Entrambi i Gallagher stanno facendo bene dal punto di vista professionale e sembrano molto felici sul piano personale, ma immaginate Noel e Liam Gallagher di nuovo insieme. Non necessariamente ancora sul palco, ma seduti a tavola a cena con le loro famiglie. Sono l’atto doppio più grande del rock e il mondo senza di loro è monco, ma anche le loro famiglie lo sono. Quale gioia provocherebbero se facessero ridere i loro nipoti forte come i loro figli? Ciononostante, se Liam può riconciliarsi con sua figlia allora tutto è possibile.
In questo momento, però, Liam deve andare a fare le prove per la performance dal vivo che accompagnerà la prima di As It Was all’Alexandra Palace.
Inizia a marciare lungo il corridoio del primo piano del labirintico Renaissance al grido di “Deborah! Deborah!”, ignaro, ovviamente, del fatto che la Gwyther stia aspettando nella sala del piano di sotto.
Liam si ferma e si gira. Si piega in avanti con fare cospiratorio.
“Ci vediamo a Budapest”, sussurra. Dà un colpetto al naso e se ne va via spavaldo, spalle indietro, punte in fuori, con il suo enorme parka Stone Island che fruscia in modo stravagante mentre cammina a grandi passi.
“DEBORAH!”.
Ci vediamo a Budapest.

È sempre saggio, quando si beve, sistemare lo stomaco. Quindi ci incontriamo al ristorante Nobu, al Kempinski Hotel, proprio lungo il fiume Danubio a Budapest, Ungheria, alle 19.30 per una cena anticipata. Domani sono prenotate 12 ore di riprese per il video del singolo Shockwave e altrettante ore per la giornata successiva, ma fino ad allora non c’è nulla in programma, quindi, cameriere, un giro di vodka e gin per favore, e anche pesce crudo a sufficienza. Liam Gallagher è di buon umore.
“Avanti, prendi l’ultima ostrica”, dice, rivelando che con quelle ha smesso anni fa dopo una serata pesante a Filadelfia, quando gli Oasis alloggiavano in un hotel dove si potevano ordinare ostriche come servizio in camera. “Io, Whitey e Guigs ci siamo proprio sballati e abbiamo continuato a ordinarne vassoi pieni”.
Al mattino è venuto al piano di sotto nella reception e ha scoperto che il tour manager Maggie Mouzakitis si stava azzuffando furiosamente con l’uomo dietro al bancone. “Qualche burlone ha ordinato 150 ostriche nella nostra stanza”, gli diceva, arrabbiata. “ehm, ero io in realtà”, le sussurrò lui in tono di scusa. Il che significa che avevano ricevuto un vomitevole servizio in camera di 50 ostriche ciascuno.
“Era erba veramente buona”, scrolla le spalle Liam. Ti racconta di quanto era buona quell’erba di Filadelfia. “Per tutta la notte abbiamo parlato dell’idea di andare in spiaggia al mattino, penso che sia per quello che abbiamo continuato ad ordinare ostriche. Poi Whitey ha detto (mette su un accento londinese, ndr): ‘Ehm, non c’è nessuna spiaggia a Filadelfia!’ “. Liam non era d’accordo. Ascolta! Si riusciva a sentire il surf dalla loro stanza … “Mi affacciai alla finestra, aprii la tenda per mostrare loro il mare … era un condizionatore su un muro di mattoni”.
Alza la mano. “Non fumo più erba ormai”.  L’ultima volta che l’ha fatto si è ritrovato con il viso pallido mentre ascoltava i Fat White Family.
“Lennon è instillato in lui e lui metteva questa loro canzone in vacanza. Fumai un po’ di erba perché ero in vacanza ed era forte. Sai quando devi svignartela perché ne stai prendendo una folle? Quello ero io. Ho dovuto parlare con me stesso in un armadio e tutto ciò che riuscivo a sentire era questa canzone dei Fat White Family che suonava come Nightclubbing di Iggy Pop in loop, per circa un’ora. Fu eccezionale”.
A cena con Liam oggi ci sono Debbe e Katie Gwyther, le gemelle omozigoti con cui Liam trascorre la maggior parte del proprio tempo. Sono rari i momenti in cui è senza Debbie e Debbie vuole Katie accanto a sé quando possibile, quindi sono un’unità compatta di guai, beffe e sobrio caos che in qualche modo riesce ogni giorno a fare tutto in circostanze piuttosto difficili.
Tre sere prima, il 12 maggio, Debbie di colpo si è resa conto che non aveva tenuto conto della vittoria del titolo da parte del Manchester City nella sua agenda settimanale, mentre Liam celebrava in modo esuberante con Gene a tempo pieno nel loro salotto, prima di aprire urgentemente una bottiglia di vodka. C’erano faccende serie di Liam in agenda tutti i giorni, tanto per cominciare. Lei iniziò velocemente un’operazione segreta di salvataggio.
“Ho preso tre vodka doppie di fila, ero completamente fuori di testa e pronto a fare baldoria”, dice, “ma non c’era nessuno con cui uscire. Persino il nostro Paul tutto d’un tratto era occupato. Un po’ strano, se me lo chiedi. Ma meglio così. Ero a letto alle 8.30”.
Stasera, allora, la sua cravatta è leggermente allentata, anche se sarà con la vacanza in Grecia con l’intero clan Gwyther, i suoi figli e Molly che le celebrazioni inizieranno ufficialmente. È un po’ spaventato. “La famiglia di Debbie è in grado di bere come i russi e non sanno mai quando andare a letto, quindi dovrò essere nella mia forma migliore”.
Chiede il conto e ordina un altro giro di vodka mentre aspettiamo un taxi nero per farci portare a 500 metri dal loro hotel il Four Seasons. Lì, nel maestoso e molto silenzioso bar di marmo, le vodka svaniscono nell’espresso Martini e di nuovo nelle vodka, mentre Liam contempla il suo lontano futuro oltre Why Me? Why Not.
“Mi piacerebbe un sacco fare un disco punk, come gli Stooges”, dice, in piedi sul tavolo e mimando un aggressivo power chord su un’invisibile chitarra. “In caso contrario puoi facilmente cadere nella trappola dell’’ooh, c’è un’altra ballata’. Non voglio fare nessuna ballata la prossima volta. Voglio solo fare qualcosa di dannatamente rumoroso. Forse non venderei, ma sarebbe bello. Mi piacerebbe molto fare un disco incazzato, senza archi, solo aggressività fottuta. Ecco perché mi piace Slowthai. Quel ragazzo ha in sé qualcosa dei Pistols”.
Gene Gallagher ha avvicinato Liam a Slowthai. “Amo quel suo pezzo Doorman. Lo porteremo in tour con noi”.
I predecessori del rap da strada britannico di Slowthai, gli Sleaford Mods, d’altro canto, non superano il test di Liam G. Storce il naso. “Non conosco gli Sleaford Mods, amico”, dice. “So che a molta gente piacciono. Ho amici che parlano di loro, ma mi ricordano sempre il vecchio spot di Cillit Bang, Te lo ricordi?”.
Si alza di nuovo in piedi e inizia a rappare nello stile degli Sleaford Mods, con un evidente riferimento al tizio degli spot di Cillit Bang degli anni ’90. 
“Ho lasciato la mia bustina nel tè 7 e lo stronzo si è stufato, cazzo / porto fuori i miei cazzo di sacchi dell’immondizia / mi mette un cazzo di umore / CILLIT BANG! / CILLIT BANG!”
Si siede di nuovo. “Sapete cosa intendo? Mi piace l’energia del tizio, ma ogni disco è solo drum machine e lui che grida Cillit Bang. Immaginate se aggiungessero un sacco di chitarre”. Liam ondeggia sulla propria sedia. “Quattro altri espresso Martini, per favore, amico!”.
Andiamo fuori per ricalibrarci con l’aria fresca e la nicotina. La brezza è adorabile. D’un tratto stiamo virando da un tema scottante ad un altro tema scottante. Proviamo ad affrontare la Brexit, ma nessuno ormai sa bene cosa sia.
“Non so cosa sia la Brexit”, dice Liam. “Perché, qualcuno lo sa? Tutto ciò che so è che a David Cameron dovrebbero fulminare le palle per aver per primo tirato in ballo questo. A me piace andare in Europa! Mi piace quella libertà. Capisco che tutti stanno soffrendo, specie fuori Londra, ma quello ha a che fare con la Brexit? Non lo so, amico. A me sembra un mucchio di stronzate del cazzo”.
Parliamo di social media e di salute mentale e del numero di nostri conoscenti che negli ultimi anni si sono tolti la vita. “Sembra sicuramente in crescita”, dice. “Potrebbe essere un’illusione perché siamo più vecchi, ma molte persone che conosco ci sono passate”. Si chiede se la gente famosa che si uccide sfata il tabù nella mente degli altri.
“Una cosa che so, però”, dice, “è che i social media fanno veramente male alla testa. So di sembrare severo, ma impedirei ai ragazzini di usarli. Ti distorcono. Comunque in futuro li rifiuteranno tutti e ci rimarremo solo noi vecchi stronzi scemi”.
E, a un certo punto, discutiamo dell’isola caraibica di Mustique e di quanto sia bello come luogo per le vacanze. Se ci sono stato? Non ancora. “Dovresti venirci con noi la prossima volta”, propone Debbie, generosamente, per la chiara sorpresa di Liam. “Dista solo un breve volo su aereo privato da Santa Lucia, dopo tutto”.
Torniamo dentro per un ultimo giro, ma la nave si sta inclinando lievemente e le Gwyther stanno cantando e Liam sta facendo il segno dell’OK al cameriere e io sto salutando Liam Gallagher, poi chiamo un taxi per il mio albergo di viaggiatore per il mondo e cerco disperatamente di non vomitare per i 10 minuti di viaggio, mentre riecheggiano le ultime parole di Liam nell’hotel Mercure Korona, dove mi addormento completamente vestito e con la luce accesa … “Ci rivediamo lì alle 8 domattina!”.

Liam Gallagher è una mattiniero. Anche stamane, quando i suoi tre drink che gli fanno da compagni sono già stati presi, e Katie Gwyther è nella sala a guardare una foto sul telefonino di sua sorella di ieri sera che la ritrae stesa sul tappeto fuori dalla stanza d’ablergo, e nessuno ricorda le circostanze, men che meno di aver scattato una foto della circostanza.
Si alza con il gallo, non importa quanto pesante sia stata la nottata. “Finché non ci sono droghe coinvolte”, dice, “sono felice. Se mi sveglio e non c’è stata sniffata sono supergioioso con i postumi della sbronza. Mi devo ripulire tutta la settimana, altrimenti non riesco a farlo”.
Oggi si è svegliato alle 6.30, ha guardato attraverso la finestra al gelo, un umido mattino di primavera a Budapest, e ha scelto l’opzione contraria alla corsa. Ha attraversato il corridoio e si è tuffato nella vuota spa per uno spruzzo e una bagnata. È stato bellissim.
“Mi sono svegliato con lui che diceva: ‘Piccola, sono come un ranocchietto!’ “, dice Debbie, mentre sale sul nostro taxi enorme. “Io non sono una mattiniera”.
Liam offre gentilmente un caffè e si prepara a quella che si rivela un viaggio in auto di un’ora oltre i sobborghi di Budapest verso un set cinematografico nella zona industriale. Il viaggio consente abbastanza dibattiti interni sul fatto che un giornalista possa vomitare violentemente su Liam Gallagher durante un lungo viaggio in macchina può essere un episodio buono o brutto per una storia.
Arrivati sul posto, siamo salutati da una troupe e un team delle dimensioni enormi rispetto a quelle di una soap televisiva domestica. Sono tutti pronti per Liam Gallagher. Lo sono dalle 7 del mattino, due ore fa. Potete mettere della polvere sulla faccia di Liam prima, per favore? Certo. Un ungherese in jeans troppo corti e una triglia entra nel camerino di Liam, prende un paio di forbici, un pettine e inizia ad arruffare i capelli di Liam …
Woahwoahwoahwoah! woah! 
Gli uomini-triglia sono distribuiti molto rapidamente. Il make-up, non i capelli, amici. “Nessuno con una triglia mi tocchi la zazzera”, dice Liam quando il tizio se n’è andato.
Gira voce che il regista francese del video, François Rousselet, sia insoddisfatto del parka di Liam. Troppo blu. Le dispiacerebbe provare con il suo parka verde? Liam lo fa, ma qualcosa va male, non lo fa cadere bene, e no. Liam non lo indosserà. Si rimette il suo parka blu Stone Island, rimuove l’etichetta sul braccio e dice: “Con questo vado bene, grazie. È all’aeroporto che ti dicono cosa devi indossare. Non è che a casa no abbia un parka verde. Ne ho a centinaia di questi stronzi”.
Non è un’esagerazione. Liam ha talmente tanti parka che lui e Debbie stanno seriamente prendendo in considerazione l’idea di traslocare dalla casa che hanno comprato di recente per una nuova, con maggiore spazio per il guardaroba. “Ho talmente tanti parka che non riesco ad appenderli tutti e preferirei buttare via la casa piuttosto che i parka”, dice.
Un corridore arriva con una corta giacca da cowboy beige da far provare a Liam ed è spedito con un’occhiata molto fissa. Per un cazzo. Liam può avere un abbondante caffè per favore? Certo. Gli consegnano una tazza con dentro due Nespresso. Liam fa una smorfia mentre lo sorseggia. “Ci si dovrà accontentare”, dice, “cosa che sono sicuro che Bono non abbia mai detto”.
Le condizioni sul set sono probanti: la pioggia arriva pesantemente appena arriva Liam ed è praticamente orizzontale nel momento in cui è alla ventesima prova della camminata lungo un convincente paesaggio urbano di New York ricostruito nella campagna ungherese, mimando i ritornelli del suon singolo nuovo di zecca.
Un’altra volta, per favore. Liam ubbidisce senza lamentele, felice come non mai di lavorare, di essere al centro del suo universo, diffondendo gioia nella canzone nei termini quanto più vicini ai suoi possa trovare. Un uomo con il cucchiaio in un mondo di minestra, che si gode ogni ultimo boccone delizioso.

traduzione di frjdoasis - oasisnotizie

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