giovedì 8 settembre 2011

Noel Gallagher: "Liam? Spero che il tempo sani le ferite. Io pensavo alla musica, lui al caos. Non avremmo dovuto fare l'album Standing"

Incontro Noel Gallagher a Manhattan, in un luogo diverso dall'hotel in cui si è tenuto il listening party durante il quale ha presentato il suo album in anteprima esclusiva, esibendosi in un set acustico. È in ritardo di 43 minuti per l'intervista di 45 minuti concordata, così mi siedo e ascolto due giornalisti che parlano. È il venerdì precedente all'arrivo a New York del temuto uragano Irene. Noel ha un problema: il sovrano di Tonga George Tupou V ha prenotato un intero piano al Sunset Tower Hotel, lasciandolo senza stanza.

Quando alla fine arriva sembra stanco. Ha pranzato a lungo con la moglie e ho come l'impressione che abbia trascorso la mattinata a parlare con altre persone come me, a rispondere alle solite domande su Liam o a quelle su altre band che gli vengono poste per attizzare polemiche.

Si mette in poltrona e per 10 minuti parliamo del tempo e di come finalmente ha sposato Sara MacDonald, con cui fa coppia da oltre 10 anni. Al dito porta un anello scintillante di una scuola superiore della Louisiana, comprato in un negozio giapponese 21 anni fa. Noel immagina la storia che porta con sé quell'anello: "Credo che il proprietario precedente fosse un soldato statunitense di stanza a Tokyo che aveva messo in pegno il suo anello per le prostitute". Ho subito la sensazione che questa non diventerà mai una vera intervista, ma comincio a fare delle domande e Gallagher inizia a rispondere. E ogni cosa che dice è buffa. Noel ha un atteggiamento naturalmente comico, un modo di porsi interminabilmente blasfemo che sembra divincolarsi dai parametri della normale conversazione. Non deve neanche provare, è così e basta.

"Non ho mai capito i musicisti che non si divertono nel fare interviste promozionali", attacca Noel. "Non ci posso credere. Penso sempre: 'Si vede che la tua vita è stata eccezionale prima che tu entrassi in una band'. Perché la mia era una merda e questo è fantastico. Nonostante siano trascorsi così tanti anni, a 44 anni ogni volta che la casa discografica mi chiede se voglio andare a New York a fare i promo dico sempre di sì immediatamente. E la casa discografica mi fa sempre: 'Sei sicuro? Richiederà molte interviste'. E io sono dell'idea: 'Non me ne fotte un cazzo. Mi metterete nella cazzo di prima classe sul volo per New York e mi metterete in questo incredibile hotel? E mia moglie potrà andare a fare le cazzo di compere per quattro ore al giorno? Cosa non si apprezza di tutto questo? Cazzo se mi piace fare le conferenze stampa! Non voglio dire che è tutto uno scherzo, ma suvvia, le conferenze stampa le fa il presidente. Perché sono qui? Perché non godermela? Non ho mai avuto la sensazione di avere qualcosa di importante da dire. Posso raccontare un po' di barzellette e posso parlare in modo irriverente della fama e del successo e dello sport e di stronzate e di tutte le persone folli che incontri. Ma non ho nulla da dire".

Quando ti piace una band vuoi sentirti raccontare i bei tempi. Quando ami una band vuoi sentirti raccontare i brutti tempi. Parliamo dell'epoca Be Here Now.

"All'epoca parlavo molto delle droghe del cazzo, per cui non me ne fotteva un cazzo. Prendevamo tutta la cocaina che potessimo trovare. Ma non era una situazione di trasandatezza. Eravamo a lavoro. Non ce ne stavamo svenuti sul pavimento con una bottiglia di Jack Daniel's. Facevamo i party mentre lavoravamo. E quando quel disco fu ultimato lo portai a casa mia e me lo ascoltai senza che ci fosse un party attorno. E la mia reazione fu: 'Questo è fottutamente lungo'. Non mi ero accorto di quanto fosse lungo. È un cazzo di disco lungo. E poi guardai la copertina dove c'erano tutti i titoli delle canzoni con tutti i tempi di ogni canzone e nessuno di questi sembrava essere inferiore ai sei minuti. Così pensai: 'Porca troia. Che sta succedendo?'. Ma sai, erano solo quelle le canzoni che avevo scritto e le avevamo registrate al meglio delle nostre capacità. Quando avevamo registrato (What's the Story) Morning Glory? nessuno della casa discografica ebbe da ridire e covammo l'Uovo Dorato. Perciò la casa discografica ci fece: 'Non le scassate a quei ragazzi. Sono geni. Fate fare loro quello che vogliono'. Il produttore era davvero solo l'ingegnere del suono. Non c'era nessuno attorno che potesse dire: 'Queste canzoni sono troppo lunghe'. È stato un buon campanello d'allarme onestamente. Mi domando davvero cosa sarebbe successo se Be Here Now avesse venduto come Morning Glory. Immagina se quell'album avesse venduto 30 millioni di copie. Forse mi sarei cresciuto il baffo e avrei iniziato a indossare una cazzo di cappa".

L'industria musicale si è evoluta (leggi: è crollata) e non ci sarà mai più una situazione simile a quella in cui ci si trovava nel 1997 con Be Here Now, un album rock atteso in modo spasmodico dalla collettività e impossibile da ascoltare in anteprima. All'epoca gli Oasis erano in una posizione inattaccabile. Interessavano contemporaneamente all'opinione pubblica, alla stampa dei tabloid e alla popolazione nel senso vasto del termine. Erano la prima band post-grunge capace di essere grande in ogni contesto. Ma l'album, anche se vendette 8 milioni di copie in sei mesi, fallì a causa dei suoi 71 minuti. Le prime recensioni furono perlopiù positive, ma il riscontro effettivo fu deludente e le vendite sbilanciate. Spesso Be Here Now è visto come il disco che ha ammazzato il Britpop. Le canzoni furono giudicate da molti come tronfie, prive di basso e l'assenza di un singolo capace di diventare una presenza ubiqua come era stato Wonderwall contribuirono a sradicare gli Oasis dal centro della cultura pop. Per molti da allora gli Oasis non si ripresero mai completamente.

"Alla fine del ciclo di Morning Glory ero salutato come il più grande cantautore dai tempi di Lennon e McCartney", ricorda Noel. "Ora so di non esserlo e allora sapevo di non esserlo. Ma la percezione delle persone da quel periodo in poi è stata: 'Che cazzo è successo a quel tizio? Non doveva essere il prossimo fottuto Beatles?'. Non ho mai detto di essere la cosa più grande dai tempi di Lennon e McCartney ... dunque, in realtà sto mentendo. Forse lo dissi una volta o due in alcune interviste. Ma, a prescindere da questo, guardala così: mettiamo che la mia carriera sia stata percorsa all'indietro. Mettiamo che questo album solista sia stato il mio debutto e che siano stati i miei due ultimi dischi a vendere 20 milioni di copie invece che i primi due. Se fosse andata così tutti gli album precedenti a quegli ultimi due sarebbero stati un fottuto viaggio. Sarebbero stati percepiti come album che rappresentano la strada verso la grandezza. Ma il solo fatto che sia iniziata alla grande non significa che gli altri album siano stati un viaggio di minore importanza. Uso un'analogia con il football americano dal momento che siamo in America. Mettiamo che sei sotto a due minuti dalla fine e riesci a recuperare e pareggiare la partita. Ti senti come se avessi vinto, giusto? Ma mettiamo il caso che tu sia stato in vantaggio per tutta la partita e che concedi all'avversario di recuperare nei due minuti finali. Allora ti senti come se avessi perso. Ma il fatto vero è che è sempre un fottuto pareggio. L'unica differenza è la percezione. E il fatto vero è che gli Oasis hanno venduto 55 milioni di copie. Se la gente pensa che non siamo mai stati bravi dopo gli anni '90 è irrilevante".

L'esperimento "a ritroso" di Noel è interessante, ma trascura un elemento fondamentale: la motivazione. L'album che seguì Be Here Now fu forse il punto artistico più basso nella carriera della band (anche se per i fan che adorano il disco è l'esatto opposto), a causa di tutte le vicende extramusicali che ne precedettero la pubblicazione.

"Non avremmo mai dovuto fare Standing on the Shoulder of Giants", sentenzia Noel. "Ero giunto alla fine. All'epoca non avevo alcuna ragione per cui o desiderio di fare musica. Non avevo la molla. Avevamo venduto tutti questi cazzo di dischi e sembrava inutile. Liam, gliene va dato atto, era quello che diceva: 'Facciamo un disco, andiamo in studio il mese prossimo e faresti meglio ad avere alcune cazzo di canzoni già scritte". Saremmo dovuti andare in quel posto dove sono scomparsi i Rolling Stones, dove cazzo sia non so. Affittare una barca e navigare intorno alle Bahamas o cos'altro. Ma andai avanti e lo feci, anche se non avevo ispirazione e non riuscivo a trovare l'ispirazione da nessuna parte. Scrissi canzoni solo allo scopo di fare un album. Avevamo bisogno di una ragione per andare in tour. Ma all'epoca non la pensavo così. Pensavamo tutti che la canzone Go Let It Out fosse bella. Ero fuori dalla droga, ma per liberarmene dovetti ricorrere ai farmaci vendibili solo dietro presentazione di ricetta medica, il che è fottutamente peggio perché vengono da un dottore. Sono alti e bassi che rimpiazzano la cocaina e le sbronze. Ma dopo quella cosa si unirono alla band Gem [Archer] e Andy [Bell] e iniziammo a dividerci la scrittura delle canzoni perché anche loro volevano scrivere canzoni. Avevo rallentato come cantautore e non mi sentivo di poter continuare a scrivere 20 canzoni ogni due anni".

Noel nomina spesso la parola percezione (sua e delle altre persone), così provo a chiedergli di ricordare come lo vedevano gli altri e come lui vedeva se stesso. Lui lo fa, ma non si addentra nei ricordi precedenti al 1991.

"Vivevo nel centro di Manchester, quindi ero sempre nei club e ai concerti e vivevo alla periferia del music business. La gente che era al centro della scena musicale mi vedeva come un outsider, La gente che era molto più ai margini di me, però, mi vedeva come una sorta di insider. Ma io credevo di essere dove ero sempre stato. Non m'era mai successo di stare in una band o di scrivere canzoni, anche se suonavo la chitarra. Pensavo sempre che forse sarei entrato nel music business, perché mi piaceva collezionare dischi e leggere di dischi e tutte cose così. Ma all'idea di far parte di una road crew feci: 'Questo è fottutamente fantastico'. Facevo 700 dollari a settimana attaccando la spina a chitarre di un altro tizio. Mi piaceva un sacco. Non sentii mai l'esigenza di stare sul palco. Mi piaceva stare dietro i fottuti amplificatori. Non avevo ambizioni. Volevo viaggiare per il mondo: droghe, donne. Nessuno sapeva chi fossi dopo che lasciai la città. Non dovevo stare da nessuna parte né fare niente. Ma poi Liam disse: 'Dovresti unirti alla mia band, perché tu sai come scrivere canzoni'. Così andai lì qualche domenica a strimpellare e fu la prima volta che sentii altre persone suonare le mie canzoni. Fu incredibile veder succedere questo. E ci fu un altro momento topico un paio d'anni dopo, prima che facessimo qualcosa o che qualcuno ci conoscesse: quando scrissi la canzone Columbia. E la canzone che scrissi immediatamente dopo fu Up in the Sky. E poi subito dopo quella scrissi Live Forever. Tutto questo successe in successione, molto facilmente. E pensai: 'Queste canzoni sono fottutamente fantastiche'. Specialmente Live Forever. E ricordo che pensai: 'Conosco abbastanza di musica per sapere quando una canzone è bella' Così la portai alla band e la suonammo e io seppi all'istante che avevo scritto un classico valido, anche se nessuno sapeva chi cazzo fossimo. Perciò fu allora che iniziai a prendere le cose abbastanza seriamente".

È dura dire cosa significhi "abbastanza seriamente" in questo contesto. Ora il suo lavoro con gli High Flying Birds è più serio di quello con gli Oasis? Dipende da che opinione di Noel si aveva in precedenza. Le sue ultime canzoni sono in linea con il tipo di musica che ha sempre fatto e non sarebbero affatto fuori posto in un album degli Oasis. Nel 2012 The Chief pubblicherà un secondo disco, che non ha ancora un titolo e che è frutto della collaborazione con il duo elettronico degli Amorphus Androgynus. A detta di Noel è un disco dal sound psichedelico anni '70 che ricorda Dark Side of the Moon. Avrà successo? E cos'è il successo? Noel fa una distinzione tra fama e successo.

"La fama è qualcosa che ti viene conferita in virtù del successo. Il successo è qualcosa che devi inseguire. E, una volta che hai successo, devi continuare ad averlo per non essere un fallito. Negli affati puoi avere un solo enorme successo che ti frutta 50 milioni di dollari dall'oggi al domani e basta. Sei uno di successo. Fine della storia. Nel music business, però, devi continuare ad averlo. Devi inseguire costantemente il successo. La fama la ottieni. Mi piace essere famoso, perché non devo fare niente. Posso limitarmi a presentarmi in ristoranti belli e la gente mi fa: 'Oh, è Noel Fottuto Gallagher. Eccezionale. Siediti'. Il successo, però, può rovinare le persone, perché devi inseguirlo e questo può condurti alla follia. Puoi diventare ossessionato dall'idea di una formula e cominci a chiederti: 'Perché ho venduto 20 cazzo di milionid i albym in meno di due anni negli anni '90 e ora non riesco a vendere 20 milioni di album nell'arco di 10 anni da quando è finito il millennio? E non è che me ne stia seduto a pensare a questo, ma questa cosa è sempre presente. E quando cominci a inseguire davvero il successo cominci a fare errori, ed è allora che le cose vanno fuori dal fottuto controllo".

Sospetto che sia questa la vera ragione per la quale all'indomani della rottura definitiva con il fratello Liam scrisse "non potrei lavorare con lui un giorno di più". Ancora una volta il tema non è la realtà, ma la percezione. I due turbolenti Gallagher sono riusciti a tenere in piedi un sodalizio professionale per quasi vent'anni, passando attraverso periodi di idillio o meglio di tregua (pochi, per la verità) e di aspra contrapposizione, ma la percezione era sempre quella: Noel era quello talentuoso e Liam solo il cantante carismatico. Quando erano più giovani quella percezione era tollerabile, ma ora Liam ha quasi 39 anni e, ora che è chiaro che sarà quella la percezione che definirà gli Oasis per sempre, non riusciva ad accettare le condizioni contrattuali.

"Credo che le cose stessero così", dice Noel. "Lui non lo ammetterà mai, però. All'inizio, quando le canzoni le scrivevo tutte io e lui faceva party che duravano sino all'alba, non gliene fotteva un cazzo. Sai cosa intendo? Gli andava bene. Ma quando ha iniziato a scrivere canzoni ... sai, questa è una domanda più per Liam che per me, sebbene non riceverai mai una risposta diretta da lui. Sulla base della mia esperienza non vedi mai un fratello maggiore invidioso di un fratello minore. Forse è stato investito del ruolo della scimmia del cazzo ammaestrata dalla stampa e forse io sono stato investito del ruolo dell'uomo che si trova dietro le quinte. Forse voleva essere il Mago di Oz invece della scimmia. Forse se fossi stato un po' più tollerante nei riguardi del suo comportamento le cose sarebbero state diverse. Ma ad un certo punto doveva assumersi la responsabilità delle fottute parole che diceva. Ho una cerchia di amici e lui continuava a dire cose che turbavano queste persone. E per anni le ho ignorate, perché pensavo che la band fosse più importante. Ad un certo punto, però, ho solo deciso che ne avevo abbastanza di questo. E quando le cose sono diventate violente ho lasciato. Non c'è ragione di stare in una rock band fottutamente violenta. Non ha senso. Abbiamo sempre avuto un'idea diversa della band: io pensavo che la parte più importante fossero le canzoni e lui pensava che la parte più importante fosse il caos".

Come ci si poteva aspettare, Noel cerca di minimizzare il grado di contrapposizione tra lui e il fratello, anche perché questa è una divisione più complicata rispetto ad un'implosione tipica, tra persone che non hanno legami familiari. A volte Noel sembra divertito nel ricordare i litigi (posso assicurare che è orgoglioso di Wibbling Rivalry, la famosa litigata del 7 aprile 1994 uscita addirittura come singolo), a volte sembra arrabbiato in un modo evidentemente non finto, ma assolutamente spontaneo. Per un periodo la gente si convinse che l'animosità tra i fratelli Gallagher fosse una trovata di marketing e forse per un periodo lo fu, ma ora non più. La loro antipatia è genuina almeno quanto la musica.

"Non uscivamo mai insieme al di fuori della band, mai", racconta Noel. "Ora, ovviamente, ad un certo punto dovrò di nuovo sedermi in una cazzo di stanza con Liam. Si spera che il tempo sani alcune di queste ferite. Ma se mi chiedi se avverrà questo Natale, per un cazzo".

La nostra intervista volge ormai al termine e noto che Gallagher tira su con il naso e tossisce, per cui gli chiedo se si stia prendendo l'influenza. Prima dice di sì, poi si alza a prendere una tazza di caffè e afferma: "A dire il cazzo di vero, ho tipo i postumi della sbronza". Salta fuori che la sera prima si è presentato al party per la pubblicazione dell'album proprio prima che finisse. Salta fuori che lo ha odiato un po' meno di quanto sospettassi.

"In Inghilterra non ci piace questo tipo di roba", dice. "Fai solo uscire il disco e la gente lo compra o non lo compra. Quaggiù le cose si fanno un po' più aziendali. A party del genere devi andarci. Trovo sempre d'aiuto il fatto di ubriacarsi in anticipo. Non molto, solo un po'. Sai cosa intendo? Devi stringere molte mani. Non ho idea di chi fossero quelle persone. Mia moglie mi faceva: 'Come puoi reggere questo?'. Ma non era così male, escluso il fatto che ora ho i postumi della sbronza".

È in questo che forse risiede la differenza tra Noel e Liam. Liam nega le sue sbronze e querela la gente che ci scherza su, Noel le confessa e stringe mani a tutti. E quando sei in una band che si è ubriacata per vent'anni, è questa differenza che dice tutto quello che ti serve sapere.

traduzione by frjd - www.grantland.com

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