Intervista a tutto campo a Liam Gallagher. L'ex Oasis - intervistato da Alex Lake per il Sunday Times del 2 ottobre 2016 - parla del suo ritorno sulle scene, di com'è cambiato - a suo dire - il fratello Noel, del desolante panorama musicale attuale e dei motivi per il quale accoglierebbe una reunion degli Oasis con entusiasmo. Poi svela: "Nel tour da solista suonerò i brani degli Oasis". Ecco le sue parole nella nostra traduzione.
Cosa facevi prima di entrare in una band?
Cosa facevi prima di entrare in una band?
Conosci il vecchio studio di Granada TV? Questo tizio mi ha sorretto dai
piedi e mi sono sporto penzoloni mezzo fumato per cambiare una lampadina.
Cos'altro? Ho costruito staccionate.
Se non fossi entrato negli Oasis?
Il mondo si sarebbe oscurato se non
fossi entrato in quella band. Prendila come vuoi ... be', non mi sarei mica
suicidato.
Cominciamo.
Se oggi fai una bella intervista la gente ti conoscerà di più (rivolto a me, ndr). Io non salirò mai sul palco per raccontare cosa ho fatto quel giorno. Le
chiacchiere non fanno per me. Quindi nelle interviste davamo tutto. In modo
che chiunque si trovi in quel posto sappia chi siamo. Che ti piaccia o no,
siamo divertenti.
Le più grandi stelle di oggi (ad esempio Beyoncé e Radiohead) neanche
parlano con la stampa.
Triste, no? Ormai
nessuno ha qualcosa da dire. Sono tutti gattini impauriti. Quest’epoca è
semplicemente noiosa. Ogni band che si
rispetti non è solo musica.
Lo pensi davvero?
Senza dubbio. Se tutto è solo musica, allora sono i Coldplay. La cosa più
rock ‘n’ roll che abbia mai fatto Chris Martin è la giacca di pelle. Pensai: “Vai
avanti, ragazzo. È solo l’inizio quello”. A me anche se vendessi fiori
probabilmente arresterebbero per aver colpito in testa qualche stronzo con un
mazzo di gerani.
Oggi le band hanno paura, non c’è modo di nascondersi. Sai, ci si filma con gli
iPhone e roba così.
Sì, ma se fossi un ventenne che fa parte di una band e qualcuno me lo
sbattesse in faccia, sarei io a ficcarglielo su per il culo, o su per il mio.
Non c’è scusa per i giovani che si comportano come adulti. Quando sei adulto e
hai figli la cosa la raffreddi un po’, ma faccio più marachelle io dal mio
macellaio di quante ne facciano loro nei loro cazzo di tour. Forse dipende solo
dal posto da cui provieni. Penso
che risalga alla faccenda della classe operaia. I buzzurri non sfondano
però. Molta musica di oggi è fatta da ragazzini della classe media.
È perché mancano i soldi nelle aree degradate?
(scuote la testa, ndr) Non conosco le risposte. Non me ne importa nulla della
politica.
Però hai twittato dopo il Brexit, no?
Davvero?
Quando ha vinto il Leave hai twittato: “Fermate il mondo, io scendo LG x”.
Stavo ascoltando la canzone
(What the World is Waiting For degli Stone Roses, ndr). Non voto, ma non
sono uno di quelli che si lamentano. La gente fa: “Non voti, non puoi
lamentarti”. Non mi sto lamentando. Pago la retta per la scuola dei miei figli.
Se occorre che io migliori la loro vita, il lavoro duro lo faccio.
Arriva la cameriera e Liam le dice di abbassare il volume della musica di
David Bowie. “È fantastico e via discorrendo”, dice, “ma non è abbastanza bravo
da potermi rompere i coglioni”.
Noel dice che sei più figo, più spassoso e più carino, ma che ogni giorno
rimpiangi di non avere il suo talento di cantautore. È così?
Non penso, amico. Io
ero felice di cantare. Quando sono un cantante rock ‘n’ roll.
Non lo volevo proprio. La
prima volta che è capitato stavo suonando la chitarra quando Noel disse che
quella canzone sarebbe dovuta comparire sul disco. Non è che fossi io a buttar
giù i muri a calci dicendo: “Voglio fare il compositore”. Sarei stato felice di
cantare le sue, perché le sue erano migliori.
Se vi ubriacaste e faceste la pace, i concerti del vostro ritorno
potrebbero essere grandi quanto quello di Knebworth.
A me piacerebbe molto che ci riformassimo. Non per soldi. Sono tutt’altro che al verde,
credimi. Amo quella band. Per rimetterla in pista. Penso che potremmo
ancora fare bei dischi. Mi piacerebbe molto. Dal 2009 c’è un grosso buco nella
mia vita. (si alza in piedi, ndr) Mi sento come se andassi in giro come se
fossi il tizio di una band, ma fossi la sua ombra che gli cammina dietro. La gente fa: “Oasis! Oasis!”, ma ora
non sono quello. Ora sono solo Liam.
Dopo hai fondato i Beady
Eye.
Ma avevo poca voglia di pestare l’acqua nel mortaio, così li ho sciolti.
Sei rimasto sui giornali per il tuo divorzio e per il fatto che tu e Noel
non vi parlate più. Come l’ha
presa tua madre Peggy?
Lei è un angelo. Ovviamente
vorrebbe che ci parlassimo, che ci sedessimo a tavola a Natale, ma è una
stupida impasse e dovremmo mettere giudizio, dato che abbiamo figli. Sarebbe
bello che io e our kid tornassimo insieme come fratelli. Per mia madre, noi e i nostri bambini. Ma è
bella l’impasse. Me la sto godendo. Non cederò. Lui non cederà. Almeno la gente
ne sta ancora parlando. Ne è ossessionata (ride, ndr).
E i battibecchi di cui si scrive sui tabloid?
Sono innocui. Lui dice
cagate su di me. Io dico cagate su di lui. Io gli ho porto il ramoscello
d’ulivo e non c’è stato nulla, quindi eccoci qua. È una patata, amico.
Come fu quando Noel decise di cantare per la prima volta una canzone, Don’t
Look Back in Anger per l’album (What’s the Story) Morning Glory?
Non ricordo.
Disse che ti propose di scegliere se cantare quella o Wonderwall e tu scegliesti Wonderwall.
Sì, anche se tipo non mi piaceva, perché era un po’ groovy. Avrei volentieri
cantato entrambe le canzoni, visto che è il mio mestiere.
Quindi fu nel 1995 che iniziarono i problemi?
Forse. L’ho lasciato
fare, ma quando succeede che ne canta tre o quattro in ogni album pensi: “È
preso da qualcosa”.
Nel documentario Supersonic Noel dice che è la sua band.
Era la band di entrambi: nostra, di Bonehead, Guigsy e Tony McCarroll.
Com'è Noel?
Per quanto voglia bene ad our kid, è sicuramente cambiato. Non mi importa di quello che
dicono gli altri. Non è stato il primo a farsi solleticare il proprio ego, ma è
cambiato, amico. E ovviamente non voglio perdere mio fratello. Ma puoi vendere
un sacco di dischi, essere amato … ma il principale successo è riuscire a
uscirne essendo tutto sommato quello che eri quando sei entrato. Vivi in una casa diversa. Guidi un’automobile
diversa. Ma non devi trasformarti in una testa di cazzo.
Un buon numero di band rimangono insieme per decenni.
Sì, ma non sono fatte da fratelli.
Quindi tu sei rimasto lo stesso?
Senza dubbio.
E Noel no?
Non penso. Lo puoi
vedere dalle compagnie che frequenta. È sul punto di trasformarsi in Sting, ma
io sono troppo cieco alle stronzate. So di essere fantastico. Ero fantastico prima di entrare nella band.
Vedesti gli Stone Roses da adolescente e decidesti che volevi far parte di
una band di quel tipo.
Non volevo far parte degli Smiths. Non mi sarei mai visto con i fiori nel
taschino.
La bolla delle buone sensazioni è scoppiata quando le vendite sono crollate?
Non sto curando il cancro. Sto solo facendo canzoni.
Non mi piace Kanye West e il suo rap da designer. Sull’America, sapevo che
non ci avrebbero capito. Vogliono
l’appariscenza. Cinque tizi che se ne stanno lì in piedi a scrutarti? Sarà
minaccioso per loro, povere anime. Ma in Inghilterra ero il fottuto grande e
penso ancora oggi di esserlo. Al pensiero che qualcun altro fosse il principale
frontman in Inghilterra i miei capelli sarebbero diventati grigi.
E non lo sono diventati.
Non lo sono diventati, amico.
L’anno prossimo pubblichi il tuo primo disco da solista.
Posso solo dire che suona promettente.
Su Twitter circola una tracklist farlocca con
titoli come Carne con le patate, Patate, Mad for It. È solo altezzosità?
C’è scetticismo, senza dubbio.
Questa cosa mi motiva. È come quando la gente insulta qualcuno per l’aspetto
fisico e due minuti dopo hai dei pettorali scultorei. Non sono il tesorino dei
media, quindi la gente fa: “Non sa scrivere canzoni”. E forse non so farlo, ma
quello che ho è buono. È un po’ di tutto. Un po’ sono cose alla Working Class
Hero (eroe della classe operaia, ndr), che si adatta alla mia Rolls Royce. E
psichedelia garage rock, dritta in faccia. C’è una canzone che mi piace che si chiama
Over, acustica, con voci remote. Figa. Penso che ridimensionerà un po’ di gente.
Come suona questo disco?
La cosa principale è che la voce suona deliziosa. Spacca ancora. Poi ci sono belle parti in falsetto.
Un po’ rilassato.
Penso che Songbird, una delle canzoni che hai scritto per gli Oasis, è il
miglior brano non incluso nei primi due album o nella fantastica raccolta di
lati b The Masterplan.
(annuisce, ndr) McCartney sono anni che prova a scrivere una canzone da due
accordi. Non ci riesce. C’è un arte del fare schifo.
Sei sempre sembrato più sicuro di te di quanto fosse Noel, ma forse ora –
specie dopo l’esperienza con i Beady Eye – non è più così?
Non stavo così bene da un po’, ma è tutta colpa mia. Chi di spada ferisce di
spada perisce, ma sì, tutta quella merda risale al passato. Si volta pagina.
Sì. Appartengono a me tanto quanto appartengono a Noel. Lui li ha scritti, ma li
ho portati in alto io.
E i fan più sfegatati spendono 20 sterline per te, quindi vorrai dar loro
ciò che vogliono.
Comincerò con Don’t Look
Back in Anger.
Davvero?
Forse (Definitely? Maybe … ride,
ndr). Resta figo.
traduz. di oasisnotizie - Fonte: Sunday Times, 2 ottobre 2016 - Read the full interview here
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