Ecco un altro estratto dell'intervista di Noel Gallagher a Esquire UK,
che gli ha dedicato la copertina del numero di dicembre.
Tra aneddoti e curiosità, Noel racconta gli esordi con gli Oasis, da quando portò Live Forever in sala prove al primo concerto, quando suonò la chitarra rimanendo in piedi per la prima volta, e parla del rapporto con la fama e le droghe. "Bisognava sparire dopo Knebworth 1996", dice. Non manca una frecciatina al fratello Liam.
Tra aneddoti e curiosità, Noel racconta gli esordi con gli Oasis, da quando portò Live Forever in sala prove al primo concerto, quando suonò la chitarra rimanendo in piedi per la prima volta, e parla del rapporto con la fama e le droghe. "Bisognava sparire dopo Knebworth 1996", dice. Non manca una frecciatina al fratello Liam.
Allora non avevo piani, non facevo programmi. Forse ora esiste un canale sulle carriere su Sky, Sky School Leavers. Ma io da qualche parte nella mia testa ho sempre sentito questa cosa: la musica. Ero solito andare ai concerti e lo amo. Lì incontrai uno dei tizi degli Inspiral Carpets, che mi offrì un lavoro come roadie e io pensai: "Bene, eccoci! I miei istinti avevano ragione". E la cosa mi eccitava fottutamente. E poi per un qualche motivo mi licenziarono, forse perché facevo il coglione o prendevo droga.
Sai quale è stata la cosa più bizzarra del mio primo concerto? Non avevo mai suonato la chitarra in piedi in vita mia. L'avevo suonata sempre seduto ai piedi del letto. Quindi dovetti prendermi una tracolla. Ricordo che la settimana prima del concerto pensavo: "Che cazzo faccio?". Rimasi semplicemente immobile, still. E fu da lì che nacque l'arte dello Stillismo, che gli Oasis hanno perfezionato.
Per i primi due anni in cui ero negli Oasis pensavo: "È solo una barzelletta". Poi una sera ero nel mio appartamento di India House in Whitworth Street a Manchester e scrissi Live Forever. Sapevo abbastanza di musica abbastanza da rendermi conto che era una gran fottuta canzone. Lo sapevo! Ricordo che la portai in sala prove, la suonai con la chitarra e Bonehead disse: "Non hai potuto scrivere tu questa canzone. No, cazzo!". Si era ostinato. Faceva: "No, no, no, no, no, ci stai prendendo per il culo". E poi quando arrivammo all'assolo nella sala ci fu uno sguardo come a dire: "Porca troia, questo è fantastico".
Si trattava solo di aspettare che la gente venisse da noi. "Perché non avete diramato alcun fottuto demo?". Io direi: "Ascolta, questo tipo di musica non può non essere ascoltato dal mondo. È proprio fottutamente impossibile".
Una volta ottenuto un contratto discografico, il mio modus operandi fu: vado a Londra e mi ci farò coinvolgere. C'è un posto di nome Camden, ci andrò e mi farò coinvolgere in ogni sorta di merdata. Ed ero proprio disposto a farlo. Salii sul treno con un borsone e non tornai più indietro. Mai, mai più. Pensavo: "Datemelo, lo voglio, cazzo!". Non ce l'ho fatta finché non mi sono fatto di 27 anni, quindi in termini di rock 'n' roll ero vecchio. Ero molto preparato a spassarmela fottutamente.
Metaforicamente nel 1993 la cultura giovanile era morta. La acid house si era esaurita. Il palco era pronto per qualcos'altro. E arrivammo noi. E la gente disse: "Sì". E, ragazzo, noi portammo la cosa a compimento. E poi la cosa esplose.
C'è quell'elemento magico quando inizi il viaggio. Dura solo circa sei mesi fino a quando diventi ricco. È quando indossi gli stessi vestiti che indossa il tuo pubblico e sei nelle stesse circostanze in cui si trova il tuo pubblico. E forse c'è gente tra il pubblico che se la passa meglio di te, ha un lavoro migliore del tuo. Quindi è un momento di verità. Non sei una rock star. Sei in una rock band, ma non hai ancora la supermodella né la tossicodipendenza e tutto quello. Sei solo un cazzo di tipo con la chitarra.
Il nostro primo album è un vero e proprio fottuto momento chiave della cultura. Nessuno mi dirà mai qualcosa di fottutamente diverso. Allora eravamo solo un gruppo di ragazzi. Non avevamo un cazzo e lo avevamo trasformato in musica. Quanto al secondo album, Morning Glory, se ascolti le canzoni, il secondo verso di ogni canzone è semplicemente una ripetizione del primo. Ma era il nostro momento. E penso che quando eravamo bravi eravamo fottutamente fantastici e penso che quando scarsi eravamo pur sempre abbastanza bravi, cazzo.
Noel dopo un concerto all'Astoria di Londra, nel 1994
Gli anni belli sono quelli dal ’91 a Knebworth [1996, ndr]. Poi la cosa è andata verso il basso. Non c'era nessun altro posto dove andare. Cosa fare? Era l'apice e facemmo l'errore di scendere dal palco e andare in America per sei settimane, quando invece saremmo dovuti scendere dal palco di Knebworth e sparire.
Di solito io mettevo la mia band al settimo posto. Era così la classifica: Beatles, Stones, Sex Pistols, Who, Kinks … chi era sesto? Non lo so. Noi eravamo settimi. C'erano gli Smiths, gli Specials. Dove metterei gli Oasis adesso? Penso nella top 10. Non eravamo grandi quanto i grandi, ma eravamo i migliori del resto del lotto. Abbiamo fatto più di quanto gli Stone Roses potessero fottutamente anche solo immaginare. Siamo migliori dei Verve, che, cazzo, non riuscivano a rimanere insieme neanche per sei mesi ogni volta. Se tutti i grandi sono nella top 4, noi siamo in basso nella top 4, combattiamo costantemente per il quinto posto, ce lo lasciamo sfuggire. Ci lasciamo sfuggire la top 4, direi.
Morning Glory quando uscì fu stroncato. E poi quando divenne la cosa più famosa di sempre, e questo me l'hanno detto due direttori di giornali, quelli hanno pensato: "La prossima volta non ci faremo cogliere in fallo". E lodarono Be Here Now, che chiaramente era un fottuto album merdoso, pieno di fottute rock star grasse. E furono colti nuovamente in fallo. E non ce la perdonarono mai. Fecero: "Mezze seghe. Non riusciamo a venirne a capo, cazzo".
Non ho mai visto gli Oasis dal vivo, ma non ci sarebbero potuti essere molti altri migliori di noi. Sono stato a vedere molte band a Wembley, ma non ho mai visto l'intero stadio pogare. Mai, per il concerto di nessun altro. Eri sul palco e pensavi: "Sta per crollare. Lo stadio sta per crollare, cazzo!".
Ogni sera dai 30 ai 40 ragazzi dormivano fuori casa mia, tanto che l'amministrazione comunale mise due panchine, le inchiodò fottutamente al mio muro. E mise un cassonetto dei rifiuti su una fottuta strada laterale a Primrose Hill. I vicini diedero fottutamente di matto.
Noel Gallagher e Goldie ai BRIT Awards 1997
Facevamo party con supermodelle e gente di tutti i tipi. Era tipo: "Siamo a corto di sigarette. Chi va a comprarle?". "Assolutamente no. C'è la stampa fuori". Così semplicemente uscivi e dicevi ad uno dei ragazzi: "Facci un cazzo di favore: vai da Tesco's e prendici 400 Benson and Hedges, puoi?".
Negli anni Novanta tutti noi ci facevamo di brutto di fottuta cocaina, tutte le volte. Ce la spassavamo. L'ultimo party. A nessuno importava un cazzo.
Non ho una storia da "Il mio inferno con la droga", perché era fottutamente eccezionale, ma quello che successe fu che iniziarono a venirmi enormi attacchi di panico. Pensi di essere sul punto di morire. Così smisi. Non mi faccio dal ’98. Forse mi sono fatto una striscia, un paio d'anni dopo aver smesso, perché ero ubriaco e dovevo smaltire la sbornia rapidamente. E da allora non l'ho più toccata. È una droga di merda.
Può darsi che abbia avuto la mia crisi di mezza età a trent'anni. Iniziai a indossare pellicce, a farmi un casino di cocaina e a pensare: "Sono una rock star. Cazzo, procuratemi quella pelliccia". "Ma è fatta di coniglio". "Non me ne fotte un cazzo. Portatemela qui".
Fumo un po'. E bevo un po'. Troppo, in verità. Ma nient'altro. Anche ora, quando sono ad una festa, riesco a capire che la serata sta prendendo una svolta quando la gente va in bagno in coppie e all'improvviso non è più divertente. Diventano tutti molto severi.
Liam a 19 anni era in quella trasmissione The Word. Lasciò casa una settimana dopo e si trasferì in una nuova casa con Patsy Kensit.
Ti dico cosa penso di Liam e questa è solo un'opinione. Lui sarebbe in disaccordo in modo fottutamente aggressivo. Fu giustamente messo lassù come questa fottuta rock star, ma non scriveva una nota, neanche una parola. Dalla mia prospettiva non so quanto mi sentissi a mio agio con la mania che ci circondava, e con il fatto che in cuor mio sapessi che era merito mio se indossavamo quei vestiti. E questa non è una frecciata. Ma quando fai interviste su un album che non hai scritto tu ... so che il fatto che lui fosse soltanto il cantante lo faceva un po' ammattire.
Liam era un cantante fantastico e un fantastico frontman di una band fantastica. Quando era al meglio era il migliore. Penso che tra sé e sé dopo Knebworth Liam abbia pensato: "Ora ce l'hai fatta". Non durò molto, sai.
La fama certe persone le colpisce troppo forte. Io ci prosperavo. La amo. Non sono mai andato fuori strada per diventare famoso e non voglio risollevare una fottuta questione, ma se qualcuno vuole prestarmi il suo superyacht solo perché sono famoso, "grazie mille, amico". Quella parte della fama mi piace e dovresti godertela, cazzo.
Più a lungo durava più forte mi sentivo, perché nessun altro era responsabile del mio successo. Non un produttore, non un cazzo di tizio della A&R [una divisione dell'etichetta discografica che fa da tramite tra gli artisti e l'etichetta, ndr], non uno dei tizi che hanno fatto quei video, perché erano tutti merdosi. Ho scritto io tutte le canzoni, tutti i testi, ho inventato io tutte le parti, ho fatto io tutte le interviste. Mi sentivo a prova di proiettile perché facevo tutto io.
Odio fottutamente le rock star piagnucolose. E odio le pop star che sono proprio ... neh. Il nulla, capisci? "Oh, sì, il mio ultimo selfie ha preso 47mila milioni di mi piace su Instagram". Sì, perché non te ne vai a fanculo e ti droghi, coglione?
La fama non era sprecata su nessuno degli Oasis. Di sicuro non era sprecata su di me o su Liam. E la ricchezza, la notorietà e tutto quello non era sprecata su di noi.
Una volta qualcuno mi ha chiesto: "Di che cosa parla Champagne Supernova?". E io: "A chi cazzo frega di cosa parli?". E lui mi fa: "Be', se l'hai scritta di sicuro saprai di cosa parla, no?". Sul palco, due ore dopo, in Scozia, la suonavo con la chitarra acustica e c'era un ragazzino di 15 anni che si era tolto la maglietta e la cantava con le lacrime agli occhi, e ho pensato: "Ecco di cosa parla".Traduz. by O.N. - Fine parte quarta. Vedi i precedenti e i successivi post per le altre parti dell'intervista.
Vedi anche: Noel Gallagher racconta la sua infanzia: "Mia madre? Maestra di bestemmie. Mio padre? Inventò la rabbia al volante. Avessi avuto il cellulare non sarei diventato ciò che sono"
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