Andy Bell dei Beady Eye per BBC Radio 5 Live (audio alla fine del post - audio at the end of the post).
Sono stati mesi difficili per i Beady Eye. Ci spieghi perché?
Sono stati mesi difficili per i Beady Eye. Ci spieghi perché?
"Abbiamo fatto e finito il minitour a giugno e ci siamo presi una pausa per stare con le famiglie e i figli. Poi a Gem sono successi quei due infortuni piuttosto gravi, il primo una brutta caduta. Eravamo off the road e aspettavamo notizie sul suo recupero. Non è tornato con noi se non tre mesi dopo, era casa a recuperare. Non sapevamo se e dopo quanto sarebbe riuscito a reggersi di nuovo in piedi, ma devo dire che da quando ha iniziato a fare fisioterapia intensiva ha fatto progressi molto rapidi e ci ha messo molto impegno. Dalla prima prova che abbiamo fatto quando è tornato è stato il più entusiasta di tutti e siamo stati tutti carichi per ripartire".
Esattamente quattordici anni fa entrasti a far parte degli Oasis, che ricordi hai di quel dicembre 1999 quando entrasti nella sala con loro per la prima volta?
"Ero in Svezia in quel periodo. Mi telefonò Noel e mi disse ... lo sapevo già, avevo letto che due membri storici, Bonehead e Guigsy, avevano lasciato la band. Fui invitato a suonare con loro e lo feci. Abbiamo improvvisato un po' con loro in studio, poi siamo andati al pub per farci qualche drink. E a quanto pare superai la prova, perché in quel giorno stesso mi invitarono ad entrare nella band".
Di sicuro eri già fan degli Oasis.
"Assolutamente sì. Ero andato a vedere gli Oasis forse quindici volte negli anni Novanta. Io c'ero a quello che credo fosse uno dei loro primi concerti, alla Powerhouse (Londra, 4 novembre 1993, ndr), dove erano presenti solo alcune persone legate alla Creation e alla Sony che capitarono in città e ci andarono. Credo che mi trovassi proprio con Alan McGee a Los Angeles quando mi fu data per la prima volta l'audiocassetta Live Demonstration, non ricordo da chi, forse da Johnny Marr. Alan la metteva su di continuo e ricordo che io ne ero entusiasta quanto lui e pensai: 'Questa è una grande band'. Quindi sì, ero fan dal primo giorno e dal giorno zero. C'erano Married With Children, Bring It On Down, mi sembra mancasse Live Forever. Due o tre pezzi suonavano come una versione 'camera da letto' di Married With Children. Poi Alan mi passò la cassetta con la versione demo di Live Forever con l'intro di chitarra. Mi ci volle un po' per abituarmi alla versione studio che conosciamo, quella con l'intro di batteria, perché sentivo spesso quella della cassetta e con l'inizio di batteria non mi sembrava Live Forever".
Di recente avete rimesso in scaletta Live Forever con i Beady Eye e l'intro è nuovamente di chitarra. La scelta è opera tua?
"No, non è stata mia. L'abbiamo fatto alla Royal Albert Hall di Londra in occasione di A Night for Jon Brookes (il batterista dei Charlatans morto per un tumore a 44 anni e celebrato il 18 ottobre 2013, ndr). Per noi è stato un giorno molto speciale perché Bonehead e Liam hanno suonato per la prima volta dopo tanto tempo. L'abbiamo inserita in scaletta perché Liam pensava che funzionasse alla grande e l'abbiamo fatta con l'intro di chitarra perché lo voleva Bonehead. È una bella versione, perché non è solo la versione originale riproposta. Non è un tentativo di competere con la versione originale, è una cosa che va per conto proprio".
Com'è stato approcciarsi alle canzoni degli Oasis con questa band, dato che avete provato e state provando a forgiare la vostra identità con questa nuova band?
"Quando facciamo le canzoni degli Oasis con i Beady Eye io faccio per lo più le parti che faceva Noel, perché negli Oasis Gem faceva la sua parte di chitarra e io suonavo il basso. Quindi, riprendendo in mano la chitarra, per me la cosa naturale è stata fare le parti di Noel. Non provo a mettere il mio timbro sulle parti di Noel né altro, provo solo ad incanalarmi nel solco di Noel G. Quello del 2009, l'ultimo, per me è stato il migliore tour che abbiamo fatto. Quando devo rifare un pezzo degli Oasis vado sempre su YouTube e cerco quel concerto che abbiamo fatto in uno stadio in Argentina e provo ad imparare quella parte lì e a rifarla. So che l'assolo di una canzone come Live Forever è epico".
Sì, credo fosse nella top 50 degli assoli di chitarra di tutti i tempi su una rivista rock di qualche anno fa.
"Era molto più in alto, amico ... e quindi suonarlo è prendersi un peso sulle spalle, fai tipo: 'Farei meglio a non sgarrarlo'. È tutto fatto con grande rispetto per Noel e l'esecuzione originaria, la versione originale incisa su disco. È per i fan degli Oasis che vengono a vedere i Beady Eye. È difficile, perché stiamo provando a forgiare la nostra identità come band. Per un anno abbiamo suonato solo canzoni dei Beady Eye, ma ora l'abbiamo fatto e, avendo pubblicato il secondo album, abbiamo abbastanza canzoni da cui pescare. Abbiamo pensato (l'esordio di una canzone degli Oasis 'coverizzata' dai Beady Eye fu a Warrington il 28 giugno 2012, ndr): 'Se ci infiliamo un paio di canzoni degli Oasis, che problema c'è? La gente le vuole sentire, noi vogliamo suonarle'. Sono una grande parte della nostra vita, sai".
È stato un po' un decidersi a prendere il toro per le corna.
"Sì, abbiamo pensato una cosa del tipo: 'La vita è troppo corta per non farlo. Abbiamo voglia di farlo. Siamo ancora i Beady Eye'. Abbiamo pensato che per noi non sarebbe stata minaccia grande come lo sarebbe stata se l'avessimo fatto agli esordi dei Beady Eye".
A sei mesi dall'uscita di BE, il vostro secondo album, siete ancora orgogliosi quanto lo eravate quando avete finito il mixaggio e lo avete mandato per la pubblicazione?
"Sì, è di sicuro un album che più lo ascolti e più migliora. Ne vado proprio fiero. E sono fiero del primo disco. Credo che abbiamo fatto due cose diverse con i due album ed è una sensazione figa. E con il terzo album penso che riproveremo a fare qualcosa di diverso dalle due. Forse qualcosa a metà tra le due, forse più eccentrica o più tradizionale, ora è difficile dirlo. BE, però, è proprio una cosa di cui andare fieri, specie Flick of the Finger, Second Bite of the Apple, Soul Love. È stato difficile scegliere i singoli. Sapevamo solo che Flick of the Finger sarebbe dovuto essere il primo singolo, ma per il resto ... non ho neanche idea di cosa sia un singolo ormai".
Quando pubblicavi un singolo con i Ride o gli Hurricane Number 1 ti aspettavi almeno un ingresso nella top 40 o nella top 20. Ora quando una guitar band pubblica un singolo, anche se il singolo è molto popolare, a malapena entra nella top 40. Sembra che tutta l'industria musicale sia cambiata. Che ne pensi?
"Già negli ultimi anni con gli Oasis guardavamo la classifica dei singoli e facevamo: 'Non la capisco, non la capisco più'. Quindi sapevamo già che oggigiorno i singoli sono tracce da passare in radio per promuovere l'album o qualcosa del genere, non te lo so dire. Le pop band famose hanno ancora i singoli che sono hit, ma non credo che i singolo facciano ancora al caso di una band come la nostra. I vecchi come ricordano i tardi anni Ottanta, quando era così: c'erano solo pop band e sembrava non ci fosse speranza. La scena underground stava ribollendo lentamente, poi prima ancora che ce ne accorgessimo la guitar music era tornata in tutte le radio. Ogni cosa era figa, fu un crescendo di cui furono parte anche i miei Ride, una fase in cui la guitar music tornò nella testa della gente e che culminò nell'epoca degli Oasis, quando esplose".
I lati b sono morti oggi.
"No, non sono morti. Sono una cosa da boutique, che se vuoi fai. Noi proviamo a mantenere vivi i lati b, facciamo i vinili. Almeno con il primo album abbiamo messo come lati b tutte quelle canzoni che non si potevano sentire sull'album. Stavolta abbiamo fatto diversamente: abbiamo reso disponibili vari formati dell'album, uno dei quali arriva a diciassette tracce con le tracce extra. Avendone fatte diciassette, avevamo esaurito le canzoni da dare, così ci restavano solo i normali canzoni da inserire come lati b. Una sorta di compromesso, infatti i 45 giri hanno quelle tracce come lati b".
Nasci come chitarrista, negli Oasis hai suonato il basso per nove anni e con i Beady Eye sei tornato alla chitarra. I Ride erano noti per avere un gran bel guitar sound, con molti pedali. Come hai approcciato il ritorno al ruolo di chitarrista principale nei Beady Eye?
"È proprio diverso. Dagli anni Novanta ad oggi sono stati fatti enormi passi avanti con i pedali e gli effetti per chitarra. Senz'altro i nuovi effetti me li gusto. Nel primo tour dei Beady Eye in tour portavo con me dodici chitarre e cambiavo chitarra ad ogni canzone, ora sono tornato a due sole chitarre, che scambio tra una canzone e l'altra. Ho molti pedali".
Qual è il tuo pedale per chitarra preferito al momento?
"È un pedale della Eventide che si chiama Space Factor. Lo si incontra in tutto l'album. Lo abbiamo usato per voce, batteria, chitarra, ovunque nel disco. Ne ha portato uno Dave Sitek e ne avevamo anche un altro a Marleybone. E un altro pedale della Eventide, il Time Factor. Lo Space Factor lo uso in modalità Black Hole, se qualcuno vuole saperlo. Se suoni Different Gear, Still Speeding con quel pedale suona come BE. L'abbiamo usato molto nei finali di canzone, come in Soul Love. Dave ha fatto robe che noi non capivamo. Spesso noi finivamo di suonare e ci siedevamo sul divano, mentre lui armeggiava ancora con quei suoni per rielaborare il finale, un fade out che durava dieci minuti con continui cambi. Avveniva su Soul Love, Soon Come Tomorrow, Don't Brother Me. Usava la band come effetto".
"Non vedo l'ora di fare questi sei mesi di tour, fare i festival e oltre. Detto questo, non ho ancora visto una nostra data sui giornali. Non ho ancora informazioni concrete da darti".
Ci sarà un altro disco?
"Non pensiamo così oltre, stiamo ancora lanciando BE, ma non c'è motivo per cui in futuro non debba esserci un altro disco".
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Nel gennaio 2014 i Beady Eye suoneranno per la prima volta in Australia e a febbraio inizierà il tour europeo, che toccherà l'Italia con due date. Clicca qui.
Ascolta l'intervista ad Andy Bell qui sotto.
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