lunedì 6 ottobre 2014

Lars Ulrich: "Gli Oasis sono stati la colonna sonora della mia vita, hanno forgiato il mio io"

Il più grande fan degli Oasis? La risposta potrebbe essere difficile da indovinare, visto che a quanto pare si tratta dell’insospettabile Lars Ulrich. Il batterista dei Metallica ha in più di una circostanza parlato della sua ammirazione per la band, ormai sciolta, dei fratelli Gallagher, ma in questo caso la sua è proprio una dichiarazione da fan sfegatato. Nel corso di un’intervista concessa al quotidiano inglese The Guardian, il musicista ha raccontato come nacque la sua passione per gli Oasis e cosa la band di Manchester ha rappresentato nella sua esistenza. 

"Era il 1994 e sfogliavo un numero di una rivista di nome Select. C’era la storia di una band inglese con dei tizi dall’aspetto insolito di cui non avevo mai sentito parlare. Diedi un’occhiata all’articolo e rimasi divertito dal fatto che ogni parola era “fuck” e “cunt”.  C’era una descrizione piuttosto dettagliata di una conversazione tra uno dei tipi della band, Noel Gallagher, e Paul Weller, particolarmente volgare e molto, molto buffa. Dava l’idea dell’atteggiamento e di come non gliene fregasse un cazzo, il che all’epoca – all’apice degli atteggiamenti dei tipi shoegazing del tipo ‘non riesco a gestire il fatto di essere una rockstar’ – era una gran bella ventata d’aria fresca. 

Un po’ di settimane dopo ero alla guida della mia macchina, ascoltavo la stazione radio Live 105 qui a San Francisco quando partì una canzone diversa da qualunque altra avessi sentito prima. Dalle casse trasparivano l’atteggiamento, il distacco, i tratti tipici del ‘non me ne fotte un cazzo’. E quando era finito il primo verso/bridge/ritornello, mi ero convinto che quello che avevo ascoltato fosse della band di cui avevo letto su Select un po’ di settimane prima. Ed ero abbastanza sicuro di avere ragione. Erano gli Oasis ed era il singolo Supersonic. Così iniziò un lungo viaggio molto gratificante con un sound, un approccio e un modo di guardare il mondo che ha avuto un enorme impatto su di me e che ha aiutato a forgiare quello che sono io oggi … per quanto possa valere. 

Se all’epoca non si viveva in Inghilterra, potrebbe risultare difficile comprendere veramente l’impatto culturale e l’importanza che gli Oasis hanno avuto su tutte le cose inglesi a metà degli anni ’90. Ovunque o con chiunque fossi quando questo succedeva, lo sentivi … nelle strade, nei pub, sulla stampa musicale, alla radio, sui giornalini di gossip, nelle sale concerti, e influenzava ogni cosa, dal modo di vestire della gente, dai tagli di capelli alla squadra di calcio per cui fare il tifo, dal modo in cui la gente comunicava alla parlata … la lista può andare avanti. Il fenomeno Oasis spaziava tra tutte le forme, le dimensioni, i confini e le classi. Ogni persona conosceva gli Oasis e in qualche modo gli Oasis avevano avuto impatto su chiunque. E se non li amavi, spesso eri sul polo opposto. Ma la cosa più importante era che non c’era nessuno a cui non importassero. Ognuno aveva un’opinione a riguardo. Ognuno aveva un parere. Nessuno li ignorava. Nessuno. 

Gli Oasis sono stati la colonna sonora della mia vita negli ultimi vent’anni su questo meraviglioso pianeta. Ho delle storie e delle immagini nella mia testa che vanno insieme a ogni cosa, dalla prima volta che ho sentito quella specifica canzone a quando ho letto un determinato articolo, fino ad arrivare a tutte le volte che ho sentito parlare delle bravate e dei festeggiamenti della band. E per fortuna mi sono goduto la mia buona dose di incroci sul cammino e di condivisioni di spazi con questi ragazzi nel corso degli anni. La maggior parte di quelle storie, però, forse è meglio che rimangano per una notte di incredibili racconti, mezze verità e vivide immaginazioni. In ogni caso dico che far loro da addetto alle luci per un concerto in un club nella primavera del ’95 in un buco dimenticato da Dio a Cittàdinessunluogo nel New Jersey fu uno dei momenti chiave dei miei primi incontri. Non avevano un incaricato a gestire l’impianto luci ed io ero l’unico in quel palazzo che conoscesse tutte le loro canzoni …"
Lars Ulrich, The Guardian, 2014
Qualche mese fa Ulrich aveva rivelato che era stata un’intervista di Noel Gallagher a spingerlo a chiudere con il mondo della droga: "Ho letto le parole di Noel e le ho trovate così sincere e pure che anche io mi sono svegliato da quella realtà ed ho deciso di dire basta".

oasisnotizie via The Guardian

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