martedì 2 maggio 2023

Noel Gallagher a Vanity Fair: "Avrei successo se formassi una band simile agli Oasis, ma non è nella mia natura. Col nuovo disco torno a sognare a occhi aperti"

La copertina del suo nuovo disco Council Skies, firmata da Kevin Cummins, ritrae la sua Manchester.

«Non ci sono persone ritratte perché non mi piace stare sulla copertina dei miei dischi, preferisco scegliere una location».

E Manchester torna sempre.

«Sto tornando alle mie origini. Sognare a occhi aperti, alzare gli occhi al cielo e chiedermi cosa potrebbe essere la vita. Questo vale per me oggi come nei primi anni '90. Quando la musica mi ha salvato. Allora non c'era internet ed eravamo costretti a inventare il nostro mondo. Penso che se si guarda al passato si può imparare dal passato. E oggi torno a Manchester regolarmente, la scena musicale è ancora vibrante e molto eclettica».

Le piace la musica di oggi?

«Regna il pop, in tutte le sue varianti. Nessuno suona più la chitarra, al massimo i ragazzi di oggi la indossano sul palco. Ora le classifiche sono tutte di musica pop commerciale. La musica, come la maggior parte delle cose della vita, è dettata dall'economia. Quindi ciò che vende è ciò che viene dato alla gente. E con l'avvento di Spotify e simili è tutto lì. Hai nove milioni di canzoni a portata di mano e qualcuna è pure buona. Così nessuno la mattina deve più alzarsi dal letto per andare a comprare un disco».

Cosa pensa dei Maneskin?

«Non li conosco …. Oh, sì, sono quei ragazzi che hanno vinto l’Eurovision! E io adoro l'Eurovision. Quella sera che hanno vinto lo stavo guardando e ho visto che uno di loro si è drogato in TV. Sì, sì, so che poi non era vero… non ho un'opinione su di loro, a dire il vero, ma ricordo di averli guardato quella sera e di aver pensato “Wow, sono belli”. Non ricordo la canzone, ma credo racconti la loro storia».

Com’è stata la sua vita fin qui e com’è quella che verrà?

«Dovrei essere ormai a occuparmi di una fattoria, invece sono ancora qui. Fare ancora nuova musica dopo 30 anni è incredibile. E sì, è una cosa che non dò mai per scontata. Sarebbe molto facile per me mettere insieme una band che suoni come gli Oasis e suonare quattro nuove canzoni e 25 fottute canzoni storiche degli Oasis ogni sera. Sono sicuro che avrei molto successo, ma non è così, non è nel mio DNA».

Preferisce musica nuova e rischio?

«Non capisco chi si ritira e non fa più canzoni. Sa, c'è abbastanza merda nel mondo, se sei un artista e puoi creare dovresti condividere cose buone con il mondo, dovresti farlo perché faresti felice qualcuno da qualche parte».

Comporrebbe una colonna sonora?

«Non me l'hanno mai chiesto e non mi dispiacerebbe, ma oggi anche per le colonne sonore si sceglie l'artista più commerciale». 

Suonerebbe all'incoronazione di re Carlo?

«Non credo sia molto popolare Carlo. Non credo che le persone della mia generazione abbiano un interesse per la famiglia reale. Appartiene alle generazioni precedenti, come la religione. Si sta estinguendo. Tutti amavano la regina, è stato un grande punto di riferimento. Certo a Londra per l'inaugurazione ci sarà un gran parlare e sarà pieno di turisti e di americani».

Film preferiti?

«Non quelli horror. Non sono un esperto, ma li odio. Sono fottutamente ridicoli. Il mio preferito di tutti i tempi è Il buono, il brutto e il cattivo, diretto da Sergio Leone e musicato da Ennio Morricone. Per me quello è un film perfetto ed è stato girato nel 1967, l'anno in cui sono nato».

Da dove nasce il titolo dell'album, Council Skies?

«È il titolo della traccia che ho scritto stranamente a Ibiza, quando ero in vacanza. C'era una sezione nel mezzo che aveva bisogno di essere rielaborata così mi è capitato di tornare a Londra e ho visto un libro sul tavolo. Appena ho letto il titolo ho pensato che si adattasse a questa canzone, così ho chiamato il tizio che l'aveva scritto e gli ho chiesto il permesso di usare il titolo. La maggior parte delle cose che faccio sono d'istinto. Se è un qualcosa che mi fa sentire bene in quel momento. Se mi fossi seduto a pensare a quel titolo per una settimana, probabilmente avrei detto "occhi"».

Come vedono la musica le nuove generazioni?

«Penso che l'attuale generazione guardi ancora ai vecchi, al passato, mentre quando siamo arrivati noi era tutto nuovo. I nostri eroi avevano la nostra età, insomma, e credo che questa sia la cosa più importante. Ma credo anche che se gli Oasis non fossero arrivati, qualcun altro sarebbe arrivato, perché ogni generazione ha bisogno di avere una band tutta propria e noi avevamo deciso di essere quella band».

Che ricordi ha delle canzoni degli Oasis?

«Live Forever l'ho scritta in un appartamento di Manchester. Era un martedì pomeriggio e ricordo di averla portata alle prove la sera stessa. Oggi c'è chi registra di nuovo le vecchie canzoni, le arrangia in modo diverso, ma io non ne sono sicuro. Preferisco registrare musica nuova. Il tempo è prezioso quando arrivi a questo punto della vita e sarebbe come tornare indietro e fare cose che hai già fatto anni fa, è un po' come dire: “che cazzo di senso ha?" Non ne capisco il senso».

All'album seguirà un tour che arriverà l'8 novembre in Italia per un'unica data al Forum di Milano.

«Penso che sarà fantastico. Il trucco sta nel capire quante canzoni suoneremo dal nuovo disco, perché potrei suonarle tutte ma non lascerei spazio alle altre. Non voglio entrare nel territorio di Bruce Springsteen suonando per quattro ore».

Nel 2024 ricorreranno i 30 anni dell'album culto Definitely Maybe.

«Ho trovato nel caveau della Sony molti nastri che pensavamo persi dalle session di Definitely Maybe e sono fantastici. C'è un sacco di roba, tutte outtakes». 

Potrebbe essere l'occasione per una reunion con suo fratello Liam?

«Oh sì, ci riuniremo in un grande tour. E faremo anche Morning Glory. E anche i Beatles si riuniranno e John Lennon tornerà dall’aldilà».

Source: Vanity Fair

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