I critici scrivano ciò che vogliono, ma non si può sorvolare sul fatto che i segnali sullo scioglimento della più grande rock n roll band britannica di tutti i tempi ci sono tutti. Il breve comunicato di Noel si conclude non con un altro riferimento al fratello, ma con le scuse ai fan che non potranno assistere ai concerti di Milano e Costanza. Risultato: alla fine della giornata gli Oasis sono stati sempre una band per i fan più che per i critici, che sparano a zero su di loro sin dal 1991, anno della loro fondazione.
All’orecchio di un critico musicale navigato è sembrato piuttosto facile rimarcare gli accordi non ispirati, gli arrangiamenti rock tradizionale e propletario, i testi ingenui. Per un 14enne che ancora doveva provare come ci si sente quando il rock ti fa sentire in cielo, niente di tutto questo contava. Gli Oasis – la loro musica e i loro gesti buffi – hanno cambiato la vita a un’intera generazione a giovani fan della musica come me. Troppo giovani per la disperazione e il nichilismo del grunge, gli Oasis arrivarono per mostrarci come la musica potesse tirarti su, gonfiare il tuo ego, sottrarti temporaneamente al grigiore di ciò che ti circonda tutti i giorni. Rock'n'Roll Star, latraccia d’apertura dell’abum d’esordio Definitely Maybe, sciorinò questo manifesto alla perfezione: “Vivo la mia vita per le stele che brillano / La gente dice che è solo una perdita di tempo … Stanotte sono una stella del rock n roll”.
È stata questa la musica che ha capito l’importanza della fuga. E che dice anche che nessuna delle canzoni scritte da Noel dopo essere fuggito da se stesso, da una vita intrappolata nella classe operaia di Burnage, è andata vicino a eguagliare quei primi picchi euforici. I testi di Noel nell’album Definitely Maybe rispecchiavano perfettamente il clima che si respirava in Gran Bretagna alla metà degli anni ’90. Con l’allargarsi della morsa dei Tory sulla politica, volevamo sentirci bene con noi stessi. Volevamo Vivere per Sempre (Live Forever) e devastarci con Sigarette e Alcol (Cigarettes and Alcohol). Noel sapeva cosa significa essere intrappolato in un mestiere senza via d’uscita ma avere ancora sogni da scartare e liberare in un luogo più grande e migliore.
Non credo di aver amato genuinamente una canzone degli Oasis dopo quei primi classici. Il terzo album Be Here Now era una definizione gonfia di coca della parola ampolloso e il successivo aggrapparsi della band alla stessa struttura rock tradizionale è stato deprimente. Gli Oasis divennero sinonimo di prevedibilità, di mancanza di inventiva. Ciononostante conservarono la stessa magia nelle esibizioni dal vivo e le loro interviste spesso erano spassose. Rido ancora se ripenso a come Liam mi disse che i Bloc Party sembrassero più una gioria del programma televisivo University Challenge che una band. O come Noel disse scherzando che il problema con Keane era che "i tre idioti più grandi in una band sono cantante, tastierista e batterista ".
Di sicuro non tutti sono convinti che gli Oasis sono finiti. Adesso mi trovo al festival di Reading (questo è stato l’anno delle grandi rotture musicali ai festival – non hanno considerazione per le nostre ridotte capacità a banda larga?) e quando la notizie si è diffusa alcuni fan erano convinti che non si trattasse che dell’ennesimo battibecco tra fratelli. Non c’è dubbio, dicono, che è una decisione affrettata, resa nota quando Noel è ancora in preda alla rabbia. Ma niente – neanche quando Liam se ne andò alla vigilia di un controverso tour negli USA – è sembrato mai tanto ufficiale quanto questo. Come allora, la band e i media si sono crogiolati nella carneficina. Adesso Noel sembra proprio stufo. E una cosa è certa, gli Oasis continueranno con un solo Gallagher. Può darsi che abbiamo perso una delle migliori rock n roll band che il mondo vedrà mai.
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