di Antonio Lodetti
Grande attesa alla Fiera di Milano per il concerto d’addio della storica band britannica Dopo anni di guerre mediatiche, i due fratelli Gallagher incideranno dischi separatamente
S i scrive «I-Day. Milano Urban Festival» ma si legge ultimo concerto degli Oasis. Non è solo la data conclusiva del tour mondiale; forse non è neppure il tanto annunciato e sbandierato stop ai concerti per almeno cinque anni. Lo show milanese di dopodomani all’Arena Concerti della Fiera Milano Rho potrebbe essere il vero canto del cigno della band.
«Sembra che quello di Milano possa essere il concerto finale degli Oasis. Speriamo che gli italiani apprezzino», ha strombazzato il Sun, dopo che la band dei fratelli Gallagher ha dato forfait al Festival di Essex. Ufficialmente per una laringite che ha colpito Liam; ma Liam e Noel a stare insieme non ce la fanno proprio più. La band ha subito seccamente smentito ribadendo: «Dopo il tour europeo prenderemo, come annunciato da tempo, una lunga pausa prima di pensare al prossimo album e al prossimo tour». Il che vuol dire tutto o niente. Nel frattempo i due fratelli potrebbero anche pubblicare album separati. È vero che è Noel a scrivere le canzoni, ma Liam - con l’aiuto della premiata coppia Gem Archer e Andy Bell - potrebbe maturare la sua vena compositiva.
Le liti dei due Gallagher non fanno più notizia. Nel 1994 hanno cominciato a fare in pubblico, in giro per il mondo, quello che prima facevano a casa a Manchester: ovvero suonare e mandarsi reciprocamente a quel paese, e così sono diventati delle star. Ma stavolta potremmo essere alla rottura. Non sono più due ragazzini; Noel ha 42 anni, Liam 37. Avranno pure esagerato qualche volta a dirsene e farsene di tutti i colori a scopi promozionali, ma le loro scazzottate e i discorsi al vetriolo. Recentemente Liam ha detto del fratello: «Non è mai venuto a casa mia a vedere mio figlio. È sempre arrabbiato, villano, pigro, fa spaventare la gente». Ma incrociamo le dita e dal gossip passiamo alla musica, perchè sul palco gli Oasis non si tirano certo indietro. Potenza e melodismo del rock’n’ roll. Non per nulla sono gli eroi del Brit Pop anni Novanta quando, da singoli come Supersonic, Some Might Say (il loro primo singolo ad arrivare al numero uno delle hit parade) fino al vigoroso Definitely Maybe, sfondarono nelle classifiche bacchettando i loro rivali, definiti da Liam «gruppi smorfiosi che giocano a fare gli intellettuali». Non sono «I più grandi», come li definisce il titolo della loro biografia ufficiale. Hanno comunque segnato le coordinate del rock moderno - che poi non è diverso da quello del passato - melodico, bizzoso, ruvido e al tempo stesso gagliardo e friabile. Un rock sempre in bilico tra i loro amori beatlesiani e la rabbia punk (maturata ascoltando i Damned), seppur mai completamente esplosa. «Il rock è un flusso sonoro in continua evoluzione - è il motto di Noel - bisogna coinvolgere i giovani, fargli venir voglia di prendere in mano la chitarra».
Se qualcuno li definisce poco originali o ripetitivi replicano piccati: «Chi vuole il rock sperimentale è meglio che si rivolga a Radiohead e affini». Anche l’ultimo lavoro, Dig Out Your Soul, così, grezzo, immediato ed ossessivo, è in linea con i loro lavori, anticipato dall’efficace singolo The Shock of the Lightning. «Suonaimo diversi da prima? Non è vero. Noi siamo rock, niente chitarre acustiche solo giacche di pelle», una frase che vale mille interviste.In concerto rivivono la loro carriera - con un pizzico di nostalgia in più da parte dei fan - toccando capitoli come What’s the Story Morning Glory, Be Here Now, Standing on the Shoulder of Giants, Heathen Chemistry, Stop the Clocks. Nove album in cui pescare, sperando che sull’entusiasmo e sulle buone vibrazioni non prevalga la nostalgia. Ma «I-Day. Milano Urban Festival» non è solo Oasis. Loro sono le star che saliranno sul palco alle 22,30. Prima di loro gruppi da non sottovalutare come i Kooks (inglesi di Brighton, il cui primo album inside In Inside Out ha venduto oltre un milione di copie) e i Kasabian (anche loro inglesi, vicino a Leicester, si sono guadagnati un posto di tutto rispetto nell’indie rock) con il chitarrista e cantante è di origine italiana e si chiama Sergio Pizzorno. Prima ancora, a partire dalle 16,25, altre tre band come The Hacienda, Expatriate e Twisted Wheels.
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