domenica 23 agosto 2009

Gli Oasis: "Coldplay e U2 fanno sermoni, noi suoniamo e ci godiamo la serata"

Ecco l'intervista a Noel pubblicata sul sito LaStampa.it
 «Lasciateci divertire. Coldplay e U2 fanno sempre sermoni, non si può suonare senza sensi di colpa?»

PAOLO MADEDDU
EDIMBURGO

Tutto sembra, fuorché un rocker. Ha il magnetismo di un venditore di fish and chips. È la prima volta che lo incontro, parto prendendola larga. «Avete pubblicato il primo disco l'anno in cui è morto Cobain, e i Guns N'Roses collassarono. I Take That erano al top, i Soundgarden cantavano Black Hole Sun. 15 anni fa. Che cos’hai imparato?» Noel Gallagher tace a lungo. «Non saprei davvero. Forse niente. Non sono arrivato alla verità».

Perché siete arrivati così in alto, e ci siete rimasti?

«Oh, i nostri fan si somigliano molto, penso siano soprattutto della working class e che vogliano stare tra loro, come tifosi di una squadra. I dischi sono una buona cosa, ma credo che sia più esaltante ascoltare gli Oasis con altri 50mila fan degli Oasis».

Potrebbe esserci una forte identificazione perché non siete mai stati cool, ma siete sempre stati diretti, onesti.

«Di certo non abbiamo un Bono o un Chris Martin che predica, e non invitiamo la gente a cantare in coro. Noi saliamo e suoniamo queste fottute canzoni e poi finiamo sbronzi. Sono stato a tanti concerti, e parlano tutti di politica fino allo sfinimento. E suonate 'sta cazzo di musica, la gente è lì per quello! Quando vedi U2 o Coldplay, sai che prima o poi ti arriva un sermone sui poveri o su un fottuto popolo che muore di fame. Sì, lo so che sono cose vere, ma non possiamo solo avere una bella serata invece che sentirci in colpa?».

C'è stato un periodo in cui i politici portavano all'occhiello voi e altri musicisti.

«I media avevano coniato questa cosa della cool Britannia, che era anche un modo per disprezzarci. La stampa inglese è middle class, e non ama noi proletari. Preferiscono Radiohead e Coldplay. Comunque, non mi interessa la politica, non mi ispira. Sono cresciuto con i laburisti all'opposizione, combattevano per i disoccupati. Sentivi i loro discorsi su salari minimi, scuola, sanità e gli davi ragione. Li ho votati per anni. Poi quando sono andati al governo li ho conosciuti e ho scoperto che sono come tutti gli altri. È come scoprire che non esiste Babbo Natale. Non erano il cambiamento. E io non voterò più».

State sul palco come quando suonavate nei pub.

«Sì, lo spirito è quello, solo che non possiamo più esibirci in un club perché rimarrebbero fuori in troppi. Ma siamo una stadium pub band. Odio i set acustici, odio le scenografie pretenziose, non siamo come gli U2 che usano marchingegni alla James Bond. Ancora mi imbarazza ricordare quando mettemmo la cabina telefonica e la Rolls Royce sul palco, ma ero pieno di cocaina e mi sembrava figo».

Senti, ma perché la droga?

«Perché è una figata».

A me rock, donne, successo e soldi basterebbero e avanzerebbero per andare fuori di testa.

«Io invece non capisco chi non si droga! Chris Martin dice di non averlo mai fatto in vita sua: che fottuto idiota, che gusto c'è a essere in una rockband se non vai in orbita? Non prendo droga dal 1998, ma ne ho presa tanta. Ci avrò speso almeno un milione di sterline e sono stati i soldi meglio spesi. Mentre ero fatto, ho avuto le conversazioni più brillanti e le idee migliori della mia vita!».

Allora perché hai smesso?


«Perché fa male alla salute, al cervello, alla vita, a chi ti sta attorno».

È stata dura, smettere?

«La cosa più dura è stata mollare quelli che si facevano con me. Non conoscevo nessun altro a Londra, e con loro attorno avrei ricominciato. Ma non rimpiango nulla. Ai ragazzi direi: prendete tutto, ma solo per provare. Le droghe sono un'invenzione favolosa, è la dipendenza che ti crea casini pazzeschi. D’altronde da quasi tutto è difficile venir fuori. Se bevi troppo diventi alcolista, se fumi troppo ti viene il cancro. Se mangi troppo cioccolato diventi obeso, se fai la rockstar diventi successodipendente. Le rockstar sono soggette alle dipendenze: da fama, soldi, adulazione. È per questo che stiamo lì sul palco. I Rolling Stones vanno avanti da anni perché sono dipendenti dall'essere i Rolling Stones».

In che rapporti sei con tuo fratello?

«I soliti. Ma è irrilevante. Facciamo funzionare gli Oasis, con i dischi e i tour, il resto non conta, non serve essere amici. Jagger e Richards non lo sono più».

Hai detto che gli Oasis si fermeranno 5 anni. Il resto della band è d'accordo?

«Siamo in giro da 15 anni, abbiamo fatto sette album, cazzo, proviamo altro. Non puoi continuare per sempre, diventa noioso. La band non si scioglierà, ma io farò qualcosa di diverso per mantenere vivo il mio interesse. E non penso a un album solista. Picasso ebbe un periodo blu. Forse lo avrò anch'io! Ma non lascerò mai gli Oasis. Del resto, IO sono gli Oasis».

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