LIAM GALLAGHER - L'ULTIMA GRANDE STELLA DEL ROCK 'N' ROLL | LA RECENSIONE DEL CONCERTO DI LEEDS (5 stelle su 5)
First Direct Arena, Leeds, 3 dicembre 2017
Il romanzo dello scrittore David Hepworth Uncommon People: The Rise e
Fall of the Rock Stars annuncia la fine dell'era delle rock star. Kurt Cobain dei
Nirvana - che si è suicidato nell'aprile del 1994, una settimana prima
che gli Oasis pubblicassero il loro primo singolo, Supersonic - è
descritto come "forse l'ultimo". Se è così, nessuno sembra averlo detto a
Liam Gallagher.
L'ex frontman degli Oasis si pavoneggia, con
spavalderia e carattere, come se fosse reduce da una discussione con un
vigile urbano. Nelle sue prime parole alla folla riecheggia I Am the
Walrus dei Beatles: "Sono lui come tu sei lui tu sei Leeds e siamo tutti
insieme". Poi inizia a cantare: "Stasera sono una stella del
rock 'n' roll". E per i successivi 90 esaltanti minuti è esattamente
questo.
Non è immediatamente evidente ciò che Liam Gallagher ha e
che tanti altri artisti non hanno. Insolitamente, per una star a
livello di arena, non accade molto in un suo concerto. A parte la strobo occasionale, l'unica vera concessione alla teatralità è la scritta
"Rock 'n' roll" imbrattata su un organo bianco (consapevole omaggio ad una
grande band di Manchester dimenticata , i World of Twist, la cui
scenografia dei live prevedeva lo stesso slogan negli anni '90). In
effetti, per quasi tutta la performance, stiamo guardando un uomo di 45
anni in un parka, che canta rimanendo con le radici piantate sul posto.
Eppure ogni movimento sembra irradiare potenza pura ed energia pura
mentre attorno a lui infuriano le chitarre e la batteria. L'occhio è
inspiegabilmente attratto da lui, tutto il tempo (il suo cappotto
scarlatto, mentre i musicisti sono tutti in nero, certamente aiuta).
Alla fine della canzone, sputa fuori la sua spiegazione della sua
alterità magnetica: "Nessuna delle fottute pop star di plastica!"
Essere in grado di attingere a un classico degli Oasis che definisce
un'epoca come What's the Story (Morning Glory)? già dalla seconda
canzone certamente aggiunge un brivido. Ma quando le persone - molte
della metà dei suoi anni - si avvicinano a Liam Gallagher nello stesso
modo in cui i bambini guardano uno scheletro di T-rex in un museo, lo
fanno sapendo che potremmo non vedere più uno come lui: un cantante rock
la cui band balzò dal suonare al personale del bar del vicino pub
Duchess fino a Knebworth, e ai più grandi concerti degli anni '90, in
tre anni volubili.
Ciononostante questo spettacolo non pare
nostalgico. Se la fiducia supersonica di Liam Gallagher ha subito un
brutto colpo con il flop della sua band post-Oasis, Beady Eye, ha
sicuramente avuto una nuova impennata dopo che il suo album di debutto
As You Were ha venduto più del resto della Top 20 messa insieme, in
ottobre (e ha venduto più del fratello Noel, attuale numero 1). La metà
del suo set consiste in canzoni degli Oasis, scritte dal fratello
estraniato, ma come Liam ha recentemente indicato su Twitter: "Lui le ha
scritte, io le ho fatte".
Con la sua voce che recupera un'ottava
perduta da tempo, pezzi del calibro di Some Might Say e Supersonic sono
dei jet ruggenti, ma le canzoni soliste reggono il loro. Con la voce di
Liam Gallagher, un perfetto mix di due John - Lydon e Lennon - sono
appuntite e al vetriolo (Greedy Soul, You Better Run e Wall of Glass) o
più malinconicamente emozionanti (Bold and For What It's Worth).
L'ultima - a quanto si dice una richiesta di scuse all'ex moglie Nicole
Appleton e già una delle più cantate dai fan - è un inno tanto grande
quanto quelli cantati in 20 anni. Dopodiché si trasforma in un
impeccabile curatore del proprio repertorio, trasformando un lato b del
1995, Rockin' Chair - tra tutte sicuramente la più grande "canzone degli
Oasis" dimenticata - in una celebrazione riflessiva della
sopravvivenza. Be Here Now viene recuperata da una discarica di brani
degli Oasis successivi e meno amati e trasformata in uno dei momenti
strappa-applausi, con la folla che ha intonato il ritornello "yeah
yeah yeah".
Per tutto il tempo si levano pinte, coppie (etero e
gay) si abbracciano intonando il canto "Liam! Liam!", che echeggia
nell'arena. Il mancuniano è di buon umore, commenta l'imperativo di non
imprecare ("Si fotta") e risponde a un canto "Yorkshire! Yorkshire!" con
una frase concisa: "Non ho nulla contro lo Yorkshire, ma calmatevi.
Avete del buon tè".
Il pubblico esplode per il bis di Cigarettes & Alcohol, e il verso "Vale la pena trovarsi un lavoro quando non c'è
niente per cui valga la pena di lavorare?" sembra più rilevante che mai
nell'era dei contratti a zero ore. Live Forever è eseguita con una
bellissimo e nuovo arrangiamento, completa di violoncello. Poi, quando
le luci dell'arena si accendono, la versione di My Way di Sid Vicious
trasmessa a palla e la folla che si assiepa, Liam Gallagher ritorna
all'improvviso. "Vi ho fatto divertire, no?", ridacchia, ed esegue una
Wonderwall perfetta prima di uscire come era entrato, applaudendo
l'applauso e in ogni centimetro stella del rock 'n' roll.
David Simpson - Source: The Guardian
(Traduzione a cura di Devoti di Liam Gallagher - Devotees of Liam Gallagher)
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