Intervista davvero bella concessa da Liam Gallagher in Germania a Zeit Magazin. Traduz. italiana di oasisnotizie. Clicca qui per leggere l'intervista che Zeit Magazin ha fatto a Noel.
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ZEITmagazin: Signor Gallagher, sei considerato l'ultimo selvaggio del rock britannico, ma a quanto pare fai jogging ogni giorno e ascolti musica classica. Voci erronee?
Gallagher: Vado a camminare ogni mattina perché mi fa bene. Sono stato in tour in Asia per un mese e non ho quasi mai potuto alzarmi per andare a correre, perché faceva troppo caldo. Mi ha fatto capire quanto abbia bisogno di fare sport. Se non faccio esercizio per molto tempo divento una casalinga nevrotica.
ZEITmagazin: Che?
Gallagher: Una casalinga nevrotica, hai sentito bene. Con quello intendo che i nervi ti saltano se non puoi neanche sfogarti ogni giorno. Se non potessi più correre sbatterei porte, sfascerei piatti o appiccherei fuoco a qualcosa. Quando corro sento che posso sopportare meglio il mondo, ma devo correre da solo, quello mi aiuta ad organizzare le cose nella testa. Comincio sempre alle 5 del mattino. Anche se a quell'ora è ancora quasi buio, purtroppo mi riconoscono troppo spesso.
Gallagher: Ho un'andatura molto speciale e cammino nel modo in cui cammino (salta e balla con i piedi rivolti verso l'esterno e le braccia curve, ndr). Non c'è molta gente in giro, ma la maggior parte delle persone che mi riconosce grida semplicemente: "Liam, stai bene, amico?". Le persone sono in realtà tutte carine con me.
ZEITmagazin: E davvero ascolti musica classica?
Gallagher: Sì, ma solo di domenica. La musica classica fa bene anche ai miei nervi. Non possiedo nessun CD di musica classica, ma ogni domenica abbiamo una stazione radiofonica che passa musica classica. Tutta questa cosa che sta andando avanti è figa. Questa musica è come una medicina, posso consigliarla a tutti.
ZEITmagazin: Non corrispondi più al cliché del ruggente brontolone che hai coltivato per anni. Sei giunto alla crisi di mezza età?
Gallagher: Non esagerare adesso! Amo ancora i Sex Pistols e mi piace bere qualche birra al pub. Non in modo sfrenato come prima, però. Non lascio ballare le bambole, quello è vero. Negli ultimi quattro anni sono cambiato. Negli anni '90 ho partecipato a tutte le feste e al gossip sino alla fine, ma onestamente non mi sono mai sentito a mio agio in quegli eventi. Ci arrivavo di fretta, in modo concitato, davo la sveglia (salta sul pavimento, ndr), mi facevo scattare delle foto come un idiota e poi tornavo indietro. Sembrava spassoso, ma non lo era. Di recente mi è mancato andare in tour con una band. Per anni, invece, me ne sono stato seduto a casa assonnato, a fissare i dannati muri. Ero talmente annoiato che mi faceva male fisico. Stare in piedi su un palco e cantare canzoni è una cosa che amo in ogni aspetto. Dopo la fine degli Oasis e della mia band successiva, i Beady Eye, non avevo né nuove canzoni né un palco. Poi c'è stato un brutto divorzio e altre merdate private. Non andava bene, in qualche modo la mia vita mi stava sfuggendo di mano, sia dal punto di vista professionale che da quello privato. Avevo bisogno di una pausa ed ero talmente depresso che mi chiedevo perfino se il mio tempo nel mondo della musica fosse finito.
ZEITmagazin: Ora esageri.
Gallagher: No, neanche un po'. Ho davvero considerato l'idea di smettere. Non mi si addiceva più. Amo la musica, è stata sempre buona con me. Ho bisogno della musica, anche se non sono un musicista in senso classico. Quando mi guardo allo specchio non vedo un compositore. Non so suonare bene nessuno strumento, però mi piace proprio cantare e sono bravo a farlo. Ho scritto delle buone canzoni, ma spesso ho bisogno di un po' di aiuto. Ho comunque evitato la musica per un po' e ho rimesso ordine nella mia vita. E un giorno ero seduto a casa e ho preso la chitarra, è stata una sensazione meravigliosa. E ho scritto una canzone. E poi un'altra ed è stata una sensazione bellissima. La mia fidanzata mia ha quindi suggerito di bussare alla porta di una casa discografica. Ed ora eccoci seduti qui.
ZEITmagazin: Nella tua nuova canzone For What It's Worth ti scusi per alcune affermazioni fatte in passato. Cosa ti ha spinto a farlo?
Gallagher: Ho fatto arrabbiare un po' di persone negli anni e mi dispiace davvero per alcune di loro. Ma non tiratemi fuori Noel Gallagher adesso! Non ho nulla di cui scusarmi con Noel Gallagher. Molta gente pensa che questa sia una canzone su mio fratello, ma non è così, errore! Se mi viene in mente qualcosa in particolare, se devo scusarmi con qualcuno allora dico i miei figli. Devono sopportare moltissime cose con me: due matrimoni falliti e così via. Ho scombussolato la loro vita troppo spesso e la cosa mi dispiace davvero un sacco. Neanche mia madre con me ha avuto vita facile.
ZEITmagazin: Nella canzone canti: "Sono stato crocifisso per il sol fatto di essere vivo". Il tuo umorismo è stato frainteso?
Gallagher: Giusto. Molte persone non capiscono il mio senso dell'umorismo. Tutti danno di matto quando spontaneamente dico qualcosa che mi passa per la testa. Che non si dovrebbe prendere tutto alla lettera è un fatto chiaramente e beatamente ignorato dai media. Non preoccupatevi per me, però. Il punto è più l'amore che l'odio. I giornalisti mi "crocifiggono", e allora? Sono adulto e lo sopporto.
ZEITmagazin: Come il presidente degli Stati Uniti Donald Trump, hai una passione per Twitter. Ad entrambi piace diffondere commenti controversi. Qualcuno legge i tuoi tweet in anticipo?
Gallagher: Fermate quel dannato idiota. Comunque sì, anche a me piace commentare su Twitter, è il punk che c'è in me. Se un giornalista mi dà sui nervi posso rispondere immediatamente, oppure se qualcuno, come l'altro giorno, mi ruba i dannati occhiali al concerto. Qualcun altro l'altro giorno mi ha rubato il parka. Non è un segreto che mi piaccia sfogarmi, ma nessuno controlla i miei tweet, questa cosa me la sono persa.
ZEITmagazin: Ti sei mai pentito di uno dei tuoi tweet?
Gallagher: Certo, ma non te lo dirò mica quali erano. Ciononostante non consento a nessuno di filtrarmi. La mia fidanzata a volte mi parla in coscienza: "Sei pazzo? Non puoi scrivere quello!". E ne scrivo ancora di più. Non ho veri segreti, non sono un alcolista segreto o cos'altro. Attacco solo chi mi attacca. A volte quando salto fuori dalla stanza con un umore buono lei mi dice: "Hai twittato di nuovo qualcosa?". "No", le mento. "Vuoi annusarmi le dita? Non ho scritto nulla".
ZEITmagazin: Sei una figura pubblica, specialmente in Inghilterra. Quanto ti ci è voluto per abituarti a questo?
Gallagher: Non mi ci sono mai abituato. Ovviamente quando faccio un concerto sono una persona pubblica, ma dietro le quinte ho bisogno di un po' di tempo anche per me. Quando vado a fare compere e viaggio con i miei figli non voglio posare per i selfie. Chi non lo accetta vada al diavolo.
ZEITmagazin: A casa sei diverso rispetto a quando sei in pubblico?
Gallagher: Nella mia vita privata faccio le cose in maniera più calma. Non vivo una dannata vita da celebrità né frequento feste alla moda o club alla moda. Non vivo nel centro di Londra, ma in un piccolo, calmo villaggio molto verde di nome Highgate, in periferia. Ci sono dei vecchi pub dove puoi startene da solo.
ZEITmagazin: Su YouTube si vede un video divertente in cui canti canzoni folk in un pub con degli anziani. Come è successo?
Gallagher: È stato proprio bello a Montreal l'altro giorno. Ancora una volta ero andato a fare una camminata da solo, ero arrivato in un grande pub e avevo bevuto in po' di Guinness. Erano le undici del mattino e c'era una pace divina quando sono entrati questi tizi con le chitarre e hanno iniziato a cantare. Mi sono seduto, ho ascoltato le loro canzoni folk e ho offerto loro delle birre. Ad un certo punto mi sono unito nel cantare ed è stato uno spasso divino fino a che il locale non si è riempito e alcuni hanno tirato fuori i loro stupidi cellulari. Allora sono fuggito via, ma preferisco una sessione del genere in un pub a qualunque party glamour.
ZEITmagazin: Negli ultimi anni è risultato sempre più chiaro quanto la musica britannica sia diventata priva di sorprese e senza i vostri caratteri volubili. Ecco perché mancate a molti.
Gallagher: Per me il rock 'n' roll è diventato più che musica. Non sono entrato in una band per fare carriera il più velocemente possibile e fare un sacco di soldi. Innanzitutto volevo spassarmela! La musica rock è una grande fortuna: dà una forza che significa qualcosa per molte persone e che va oltre la musica. Okay, la tua vita un disastro, anche la musica rock sarà un disastro, ma forse un po' di canzoni eccitanti ti daranno un po' di tregua dalla merda che altrimenti ti opprime. Mi sono sempre aspettato che le stelle del rock 'n' roll fossero qualcosa in più rispetto alla musica. Ammiravo tipi folli come il batterista degli Who Keith Moon, che prometteva una vita abbagliante. Invece di recente siamo stati circondati da tizi che ti dicono, con espressione pensierosa, che si sono ritirati per un anno in un dannato capanno sull'Himalaya per creare il loro nuovo album. Quando sento qualcosa di quel tipo penso semplicemente: (urla, ndr) Vaffanculo! Non mi importa di come questi tipi noiosi hanno scritto una canzone, quello importa solo a quei tipi noiosi. Per inciso credo che la musica provenga da una sfera superiore. Tutta la musica appartiene all'universo! Semplice.
ZEITmagazin: Tui fratello Noel una volta disse qualcosa di simile.
Gallagher: Non litighiamo mica su tutto. Per quanto mi riguarda siamo proprio in accordo, ma d'altro canto siamo persone molto diverse. Lui ora si sta trasformando in un mini Bono. Ben presto pregherà in una chiesa. Aspettate e vedrete! Noel vive davvero una vita completamente diversa dalla mia.
ZEITmagazin: Tornerai mai sul palco con tuo fratello?
Gallagher: Non voglio fallire, ma sono anche felice se qualcun altro vuole fare musica con me.
ZEITmagazin: Quando è stata l'ultima volta in cui sei stato in una stanza con lui? A Natale con tua madre?
Gallagher: No, comunque noi Gallagher non abbiamo mai celebrato il Natale. Siamo sempre stati una famiglia strana o, per meglio dire, una famiglia divisa. Vedo regolarmente mia madre e anche il mio fratello più grande, Paul. Molti anni fa, quando i figli di Noel e i miei erano piccoli, abbiamo persino provato i ricongiungimenti familiari un paio di volte, ma erano sempre eventi molto strani, freddi, che davano la sensazione di essere qualcosa di molto forzato per tutti quelli che ne erano coinvolti. I festeggiamenti in famiglia hanno avuto sempre l'effetto contrario in casa Gallagher.
ZEITmagazin: Qual è il primo momento importante della tua vita che ricordi?
Gallagher: Quando abbiamo firmato un contratto discografico con gli Oasis, quello per me ha cambiato tutto. È stata la cosa migliore che avessi sperimentato sino ad allora. Non era affatto una questione di soldi, significata molto, molto di più: mi apriva un nuovo mondo, un universo che fino ad allora avevo solo sognato. Quando ci fu detto che saremmo potuti andare in uno studio a registrare un disco vero quasi morii per l'entusiasmo. Perché non avevo mai visto uno studio dall'interno. Sapevo che eravamo una buona band dal vivo. Ed ero desideroso di dimostrare al mondo che eravamo bravi anche in studio. Quella prima eccitazione mi accompagna ancora oggi.
ZEITmagazin: Avevi un piano B all'epoca?
Gallagher: Non avevo neanche un piano A. Ero sempre guidato dal rock 'n' roll. Questa fede mi ha aiutato nei quattro anni bui che ho alle spalle, ma al rock 'n' roll ho dato sempre qualcosa in cambio. Lui mi ha dato forza e io gli ho dato una voce.
ZEITmagazin: Il tuo figlio 18enne Lennon, che sta celebrando il suo primo successo come modello, è stato fotografato con indosso una maglietta dei tuoi disprezzati Blur. È un segno di ribellione?
Gallagher: Quella cosa non aveva nulla a che vedere con quello, perché il povero ragazzo è stato ingannato da gente che ha provato ad eliminarmi. Lennon è agli esordi nel mond odella moda e non ha ancora idea di cosa si faccia e di cosa sia meglio non fare. Lascia che te la faccia breve: quando incontrerò questo stronzo gli spaccherò le cazzo di gambe e i Blur glieli faccio a botte. Chiunque utilizzi i miei figli per infastidirmi se ne pentirà. Però di nuovo chiaramente: non sono arrabbiato con mio figlio, perché è stato ingannato.
ZEITmagazin: Cosa pensi che sia particolarmente britannico di te?
Gallagher: Il mio stile! E in ogni aspetto. La moda per me è importante, ma è britannico anche dire onestamente quello che ti passa per la testa. Non mi tengo nulla. Anche i miei gusti musicali sono britannici in tutto e per tutto.
ZEITmagazin: Cosa pensi della Brexit?
Gallagher: Penso che la maggior parte della gente che ha votato al referendum non avesse idea di cosa stesse facendo. Ho già sentito "Rivogliamo il nostro paese!". Qual è il tuo programma? Qual è il miglioramento? Per quanto mi riguarda posso dire chiaramente che penso che l'Europa sia fantastica. Mi sento parte dell'Europa e mi piace viaggiare qui. Se immagino di dover ottenere il visto per raggiungere un paese europeo durante il tour che farò a breve, impazzisco.
ZEITmagazin: Finora hai sempre vitato affermazioni politiche. Perché?
Gallagher: Perché? Non ne ho idea. Ecco perché per lungo tempo non ho votato. Nell'ultimo anno, però, alla fine ho ridato il mio voto, perché mi sono anche reso conto che le cose devono cambiare. Non lo so ancora, ma almeno sento che devo dare una mano perché qualcosa cambi. E che sei un idiota ancora più grande se non voti, ho capito anche quello.
ZEITmagazin: Dopo l'attentato di Manchester, la canzone degli Oasis Don't Look Back in Anger è divenuta un inno di riconciliazione. La canzone ha assunto un significato consolatorio che era inaspettato anche per te?
Gallagher: Il potere della musica può essere enorme, ma non dovresti esagerare. Il male insito nel viaggiare per il mondo in questo momento non può fermare il rock 'n' roll, ma dopo tutto il rock 'n' roll mette insieme le persone e porta conforto, il che è già tanto. Mi auguro con tutto il cuore che il rock 'n' roll possa fermare quei bastardi che decapitano le persone, ma dopo tutto il rock 'n' roll infonde coraggio. Al concerto benefico di Ariana Grande a Manchester dopo l'attentato, mentre mi incamminavo verso il palco una donna mi ha chiesto se fossi agitato. Le ho detto che non sono mai agitato quando mi è concesso di andare su un palco. È a quel posto che appartengo e so sempre cosa devo fare. Di questi tempi sono solo preoccupato per la gente che viene ai miei concerti.
ZEITmagazin: Ti definiresti un ottimista?
Gallagher: Certo! Guarda da dove vengo, dal nulla, e quel nulla era a Manchester. Il vento contrario durante la nmia giovinezza era feroce. La mia infanzia può essere descritta come difficile. Ovviamente c'è sempre gente che vive cose più difficili, ma io ho già avuto tanto. Non è stato facile con mio padre, ma ho avuto una madre forte, che ha sempre creduto in se stessa. Aveva tre bambini con cui era rimasta sola e ad un certo punto faceva tre lavori per farci andare avanti. Avrebbe potuto semplicemente mollare. Si sarebbe potuta consolare con droghe e alcol, sprofondando nell'autocommiserazione, ma non si è mai lamentata, si è solo assicurata che i suoi tre ragazzi avessero da mangiare e andassero a scuola.
ZEITmagazin: Essendo il più giovane eri un caso particolarmente problematico?
Gallagher: Lo si può dire? Non facevo molte cose da bambino. A scuola ero un fallimento, come in ogni cosa, le mie prospettive erano buie. Avevo questa ferma convinzione. Sapevo che il rock 'n' roll mi avrebbe salvato. Chiamala spiritualità! Che tu ci creda o no, non mi era chiaro che gli Oasis un giorno avrebbero avuto molto successo. Questo è ottimismo, giusto?
ZEITmagazin: Quanto spesso chiami tua madre?
Gallagher: Ogni giorno, ovviamente! Le ho parlato stamattina, è di buon umore. Vorrei farle visita più spesso, ma il mio lavoro non me lo consente. Per me è la donna più figa che abbia mai camminato su questo pianeta. Sai di cosa ho timore?
ZEITmagazin: No.
Gallagher: Che mia madre muoia prima di me. Non sarò in grado di impedirlo, ma non ho idea di come sopportarlo. Sarà molto difficile per me. Ovviamente dovrò riprendermi perché anche io ho figli, ma sarà un giorno dannatamente terribile per me.
ZEITmagazin: Cos'ha di bello l'invecchiare?
Gallagher: Non lo so. Sto diventando sempre più rugoso e forse un giorno sarò anche più saggio. La cosa buona dell'invecchiare è che trovi il tuo posto nel quadro generale della vita e lì ti senti bene. E tutti dobbiamo morire, quello non lo temo. La vita è dannatamente estenuante e non diventa mica più facile quando hai venduto qualche milione di dischi. Il mondo in cui viviamo mi terrorizza sempre. Penso che sia proprio una prova che ci impongono degli strani esseri. Forse alieni? O angeli? Chi lo sa?
ZEITmagazin: Credi negli angeli?
Gallagher: Dipende dal giorno. A volte credo negli angeli e il giorno dopo non credo più in nulla. E il giorno dopo credo in Dio e l'indomani negli alieni. Cosa difficile. C'è solo una persona in cui credo, e sono io!
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