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giovedì 30 novembre 2017
Video - Noel Gallagher si confessa: "Odio lo streaming: il mio talento non è in affitto, ma solo in vendita"
Noel Gallagher: "Liam? Musicalmente vigliacco, si fa scrivere le canzoni. Il rock 'n' roll non è chitarre elettriche, ma libertà di espressione. Non mi frega dei social network"
Noel Gallagher a Milano, 29.11.2017 (foto di @luca_lpl) |
Perché mi tormenterai?
Be', di solito ti riempiono di interviste l'agenda di impegni. Allora, ti stai divertendo a fare di nuovo tutte questi incontri con la stampa?
Ha! Non direi che mi sto divertendo, ma non me la sto neanche passando male. Sto rilasciando molte interviste. Non sono male. Questa sarà la migliore però.
Quella l'ha scritta un mio amico. È un uomo molto spiritoso. Si chiama Matt Morgan ed è uno sceneggiatore.
Allora, adesso hai appena pubblicato Who Built the Moon?, il tuo terzo album come solista. Ti sei dato delle regole da seguire quando l'hai creato? Cose da evitare, cose su cui spingere?
Oh, sì. Ho lavorato con un produttore e la regola principale che abbiamo stabilito era che non avrei scritto nulla al di fuori dello studio. Sarei entrato in studio senza canzoni completate e l'avrei semplicemente fatto in studio. L'intero disco è costruito su lampi di ispirazione e sul fatto di essere un po' scemi. Una delle canzoni ho deciso di scriverla come Kanye West, solo per vedere cosa sarebbe successo. E alla fine suonano tutte fantastiche.
Fort Knox è quella che daremo a Kanye, sì.
Suona fantastica, cazzo. È strana: il tuo primo album, l'eponimo Noel Gallagher's High Flying Birds, era più cinematografico ed era fatto con un produttore. Poi sull'ultimo album, Chasing Yesterday, ricordo che abbiamo chiacchierato dicendo come somigliasse più ad una serie televisiva che anche tu avevi prodotto da te. Come si colloca Who Built the Moon?
Ero semplicemente arrivato ad un punto in cui mi ero annoiato del procedimento che si seguiva in studio. Ci entravo per 16 canzoni, con la consapevolezza precisa di quale sound avrebbe avuto. E poi uscivo con 16 canzoni che suonavano esattamente come volevo che suonassero. E quello l'ho fatto per 25 cazzo di anni. Ho incontrato questo tizio, David Holmes, che mi ha incoraggiato a guardare attraverso le cose, a seguirle, per provare cose diverse, cantare in modo diverso e provare diversi strumenti. Lui è l'influenza più grande per questo album.
Davvero?
Quando hai smesso di fumare?
Ora potrebbe essere un pensiero strano, ma la musica parla tutta di te? Perché ne fai ancora? So che molte delle canzoni di questo album parlano di relazioni e amore, come Holy Mountain, She taught Me How to Fly, If Love is the Law. È bellissimo, ma quando scrivi queste canzoni il cuore siete tu e le tue esperienze, tua moglie, il tuo rapporto con gli amici?
Be', è indefinibile. È semplicemente dove mi trovo ora come persona. Quando scrivevo le backing track, mi suggerivano semplicemente che sarebbero state spiritualmente incoraggianti. Penso che a quest'epoca se muori dalla voglia di imbracciare una chitarra sei quasi acciecato e scrivi sulle notizie del giorno. Giusto? È noioso, cazzo! Questi coglioni che scrivono canzoni sulle notizie del giorno sono noiosi. È noioso, cazzo! Non dicono mai niente. È tutta merda oscura e del tipo: "Il mondo è una merda". Ma il mondo non è una merda, amico. L'unica cosa merdosa del mondo sono le cazzo di persone che ci vivono. Il mondo è fantastico. Holy Mountain è quasi una dichiarazione rivoluzionaria. Parla della gioia della ragaza che ami. È quasi rivoluzionaria. Ecco quanto è folle il mondo: l'amore è diventato rivoluzionario. Cos'è successo?
Sei stanco di quel legame con il tuo passato? Mi chiedevo se avresti fatto musica senza gli High Flying Birds, semplicemente come 'Noel Gallagher'. E ovviamente c'è la narrazione di te e tuo fratello che pubblicate due album nello stesso tempo, con tutti che consultano il suo profilo Twitter dove lui parla di te e di lui. C'è mai un momento in cui pensi: "Cazzo, voglio parlare solo della mia musica"?
Traduz. di oasisnotizie - Source: Consequence of Sound
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Noel Gallagher a Paste: "Spero che Liam stia vivendo il periodo più merdoso della sua vita. Gli manco? Falso, non me la bevo"
Be', io opero al di fuori del music business e non ho un contratto con nessuna casa discografica. Quindi faccio quello che voglio sotto quell'aspetto. E ho estrema libertà di creazione, per sempre. E non avrei potuto fare questo disco se fosse stato sotto un'etichetta major, perché qualcuno sarebbe venuto in studio a metà delle registrazioni e avrebbe detto: "Davvero? Questo non è un album di Noel Gallagher, quindi non lo pubblichiamo!". Quindi provo a non farmi coinvolgere nell'industria. E una volta che il disco è fatto, dai semplicemente la licenza ad altre persone ed eviti completamente il music business. La mia casa, la Sour Mash, è stata fondata interamente da me e non è affiliata con nessun'altra etichetta. Pago di tasca mia per averla, pago da me i frutti del mio genio. Quindi non ho il desiderio di farmi coinvolgere nel music business. E tutte queste cerimonie di consegna dei premi sono solo il riflesso delle chart, perché sembra che ormai nessuno si scriva la propria musica da solo. Vanno in queste fattorie di composizione dove hanno un negoziante di canzoni personale che entra e dice: "Puoi farmi quella in rosso? E io prendo quella nera, poi prendo quella, quell'altra e quell'altra". Capisci cosa intendo? Sono tempi tremendi. È questo che rende questo disco così rivoluzionario.
Hai utilizzato molti suonatori di archi, un flauto a fischietto e una marea di voci di supporto per Who Built the Moon? Inoltre Paul Weller ha aggiunto l'organo in Holy Mountain e Johnny Marr ha suonato la chitarra e l'armonica in If Love Is the Law. Hai iniziato a farti prendere la mano, come Brian Wilson?
Porca troia, odio Brian Wilson! E sai una cosa? Se nel music business c'è una persona più sopravvalutata di me è quel tizio, ma questi esperimenti sono stati fantastici. Dal momento in cui abbiamo iniziato a registrare Holy Mountain - e ho inventato io il campionamento su cui si basa il riff di flauto - sapevo che stavo facendo la cosa giusta. Lo sapevo e basta. E il mio produttore mi guardava e mi diceva: "Davvero? Ne sei sicuro?". E ho detto: "Amico, questo sarà il primo singolo! Questo è rock 'n' roll!". Non ero preoccupato di andare troppo lontano, non ero in quello stato d'animo. E non me ne fotteva un cazzo. Finché le canzoni sono ottime il resto va da sé. Se c'era l'essenza della canzone, la spingevamo più avanti possibile. E sapevo che Holy Mountain sarebbe stata divisiva una volta uscita: lo sapevo ed è stato così. Quindi non mi ha sorpreso, ma penso semplicemente che ora la mia fiamma arda un po' più forte: sono ad un picco creativo. E la band che ho fondato sei o sette anni fa non è la stessa band di cui faccio parte ora. Ho persone diverse e ho ragazze nella band.
E a bordo hai il tuo vecchio chitarrista con gli Oasis, Gem Archer, fresco di Beady Eye, la defunta band di Liam.
Gem è tornato. Sì. L'ho perdonato per essere passato al lato oscuro per un po' di anni, quindi va tutto bene.
Parlando di perdono, ho appena intervistato Liam per Paste e sotto tutta la spacconeria e le bravate raccontava in modo commovente come gli mancasse far parte di una band con te e che gli mancava semplicemente essere tuo fratello. Sembrava piuttosto sincero.
Be', forse la prossima volta dovrebbe fare un respiro profondo prima di premere il pulsante "manda" sul suo profilo Twitter. Non pensi che tutto quello sia stato a tuo beneficio? Be', io lo so, cazzo. È più a beneficio dei fan degli Oasis, ecco cos'è. Quindi mi dispiace, ma non me la bevo. Non me la bevo, cazzo, e non me ne importa. Ha detto troppo. Quindi spero che stia vivendo il periodo più merdoso della sua cazzo di vita.
Invece tu perché ti senti così in vena di far festa?
Be', sono sempre stato così. Guardo sempre il quadro generale. E vedo sempre il bello in ogni cosa. Be', okay, in realtà non è vero, ma provo sempre a migliorare quanto più è possibile qualcosa. Il mio bicchiere è sempre mezzo pieno. Sempre. L'unica cosa brutta del mondo sono le persone.
Ma non ti capita oggi di sintonizzarti sul telegiornale e di scrollare le spalle?
No. Non guardo il telegiornale. Le notizie sono dannatamente noiose. Quindi se il mondo finirà non voglio saperlo. Non voglio rivedere la fase preparatoria. Se il cielo prenderà fuoco perché un piccolo e grasso idiota nordcoreano lancia in cielo un missile, facciamolo finire, cazzo. Non voglio saperlo. Preferirei fare qualcos'altro.
Quindi non hai opinione sulla Brexit, su Trump, neanche su Jeremy Corbyn? Hai detto che "il 99% delle persone sono stupide come la merda" quando nel Regno Unito hanno votato per la Brexit.
Fanculo Jeremy Corbyn. È un comunista. E Trump è un ... un ... non voglio neanche nominarlo, ma non influenza la mia vita. Be', Donald Trump, forse, dato che la sua visione dell'ambiente è piuttosto spaventosa, cazzo, e quello influenzerà i miei figli. Ma i politici? Sono dei cazzo di idioti. Sono economisti, ecco cosa sono tutti. Dicono un sacco di stronzate e dovrei saperlo, perché ne ho conosciuti un bel po'.
Traduz. italiana di oasisnotizie - Source: pastemagazine.com
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mercoledì 29 novembre 2017
Noel Gallagher in Francia: "Liam e gli altri non meritavano la gloria: non scrivevano le canzoni. Liam pensa che il rock sia la giacca di pelle, io faccio parlare la musica"
Noel Gallagher : Me ne offrono tante, ma preferisco pagarle, ma è un po' triste per un uomo che ha superato i 50 anni comprare tonnellate di scarpe da ginnastica, non credi? Sono un accumulatore. Non butto via mai nulla. Indosso la stessa maglietta da vent'anni.
PP : Collezioni altre cose?
NG : Ho molti dischi, occhiali da sole e chitarre ...
PP : Niente auto?
NG : Non so guidare! A scuola, quando ai miei amici interessavano le auto, io preferivo suonare la chitarra. Penso che abbia avuto un certo successo ... ma che faccia infuriare mia moglie!
PP : Collezioni opere d'arte?
NG : Ne ho alcune, ma non mi definirei un collezionista. Avrei preferito comprarne di più, onestamente, ma non ne so molto. Se mi mostrano un Picasso lo trovo bellissimo, ma non riconosco l'artista.
PP : Sei buon amico di Damien Hirst ... (Noel ha visitato tempo fa anche due sue mostre allestite a Venezia, ndr)
NG : Damien è un amico. I miei due figli sono ossessionati dai suoi squali!
PP : Fate entrambi parte della generazione della Cool Britannia!
NG : Londra è stata il centro dell'universo tra il 1994 e il 2000. Era una città divertente e libera ... Colpisce in modo particolare pensare a questo oggi. Con il terrorismo, la guerra, Donald Trump ... Penso che allora l'arte fosse migliore.
PP : Di recente hai cantato per l'album dei Gorillaz, la band di Damon Albarn. Ti sei riconciliato con lui per nostalgia?
NG : Per molto tempo non abbiamo parlato! Una sera mi sono imbattuto in lui in un piccolo club privato di Londra. Io mi dirigevo verso il bagno e Damon camminava al mio fianco. Non ci siamo potuti evitare. Non ci siamo ignorati, ma è stato molto strano. Una volta nel bagno, ho pensato che fosse ora di seppellire la cazzo di ascia di guerra. Quando sono uscito lui era al bar. Mi sono sistemato vicino a lui. Mi ha detto: "Sai, in comune abbiamo più cose di quante vogliamo ammettere: abbiamo entrambi sperimentato qualcosa di incredibile negli anni '90 ...". Qualche minuto dopo abbiamo riso quando abbiamo rievocato i bei giorni passati. Da allora siamo amici. Inoltre lui vive vicino a casa mia e abbiamo molti amici in comune!
NG : Gli Oasis erano i rivali dei Blur, ma in realtà i membri dei gruppi non si conoscevano. La verità è che l'alcol e le droghe hanno giocato un ruolo importante in questa storia ... Eravamo sempre sballati e dovunque andassimo c'era lì qualcuno pronto a puntare il microfono di fronte alle nostre bocche e a provocarci. Siamo vent'anni più vecchi, eravamo troppo giovani e stupidi per prestare attenzione a quello che dicevamo.
PP : Tuo fratello è anche più linguacciuto di te ...
NG : Liam pensa che il rock and roll sia solo una questione di mentalità, di giacca di pelle, di camminata. Io lascio parlare la musica al posto mio. Nessun altro membro degli Oasis ha scritto una nota di una canzone a parte me. Per loro la gloria e il successo sono stati un fardello, perché non se li meritavano: a malapena suonavano! Un cantante che aspetta tutto il giorno a casa che qualcuno scriva un album per lui non ha nulla a che vedere col diventare una rock star. È pronto a fare qualsiasi cosa purché duri. All'inizio questa differenza tra me e lui era fantastica perché costituiva l'identità degli Oasis, ma quando sei un coglione di 50 anni è semplicemente ridicola. La mentalità muore man mano che invecchi. Quanto a me, invece, la gente canta sempre le mie canzoni, quelle durano per sempre. Anche se smettessi di essere famoso avrei ancora canzoni da scrivere.
PP : Dopo l'attentato di Manchester Don't Look Back in Anger è divenuta l'inno della città.
NG : Quando scrivi canzoni trascorri tutta la tua vita sognando di scrivere un giorno una canzone che tutto il mondo canterà. Ed è quello che è successo, ma in un contesto di morte e orrore ... Da un lato sono molto orgoglioso e dall'altro mi intristisce.
PP : Sarebbe stato un bellissimo segno di pace tornare sul palco con gli Oasis per cantarla otto anni dopo la separazione della band ...
NG : Non ci ho mai pensato.
PP : Sei ottimista?
NG : Insopportabilmente ottimista. Spesso voglio solo vedere il bello di una situazione, il che fa venire a mia moglie voglia di strangolarmi! Quando ho lasciato gli Oasis la gente mi diceva: "Ma hai appena lasciato il più grande gruppo del mondo, cosa farai ora?". Dicevo:: "Gli Oasis erano tristi. Questo sarà fantastico".
PP : Su questo album possiamo sentire anche Johnny Marr (ex chitarrista degli Smiths), di cui sei caro amico. Ti ha dato qualche consiglio quando hai lasciato gli Oasis?
NG : Abbiamo molte cose in comune: siamo della stessa generazione, veniamo dallo stesso posto, i nostri genitori sono irlandesi, tifiamo per la stessa squadra di calcio, abbiamo entrambi fatto parte di rock band leggendarie con cantanti complicati, con cui abbiamo litigato e che non riformeremo mai. Ma né io né Paul Weller (ex cantante dei Jam, ndr), anch'egli su questo album, possono darmi consigli: ho venduto più dischi io di loro due messi insieme! In ogni caso non ho bisogno dei consigli di nessuno: conosco i miei difetti.
PP : Quali sono i tuoi difetti?
NG : Non sono un animale da palcoscenico come Jim Morrison, Nick Cave o Dave Grohl.
PP : Credi in Dio?
NG : Non credo né in Dio né nei fantasmi.
PP : Il tuo peccato più grande?
NG : La gola. Perché acquistare una chitarra quando posso acquistarne 50?
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Liam Gallagher sul palco a New York: "Voi americani degli Oasis conoscete solo una canzone". Poi si esibisce in TV con Come Back to Me
Il più piccolo dei fratelli Gallagher è attualmente impegnato con il tour nordamericano in supporto al suo album solista As You Were, uscito lo scorso ottobre, e lunedì 27 novembre si è esibito sul palco del Terminal 5, sala da concerti newyorkese. Il tour è partito il 13 novembre da San Francisco.
Verso la fine del concerto l'ex Oasis ha permesso ai suoi fan di scegliere quale canzone avrebbe dovuto suonare e ha detto loro: "Quale avete intenzione di scegliere? A quanto pare voi americani conoscete solo una canzone degli Oasis".
Poi, subito dopo, ha chiesto di scegliere tra Wonderwall e Live Forever: alla fine ha suonato la seconda, lasciando fuori dalla scaletta Wonderwall.
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Noel Gallagher dice la sua su Kanye West, Ed Sheeran, libri, baffi, Twitter, umiltà, ciambelle ...
Quello che davvero mi infastidisce, cazzo, dei libri è quando vai in libreria, vedi un libro e si intitola 'La felicità dello scoiattolo omosessuale'. E fai: 'Di cosa parla questo libro?'. 'Parla di tossicodipendenti'. 'Perché che cazzo ha quel titolo allora?'. 'Come catturare un ippopotamo'. 'Di cosa parla questo libro?'. 'Oh, parla di un cazzo di viaggio erotico di una donna attraverso la cazzo di Europa dell'est'. Le persone che scrivono libri sono dei cazzo di idioti. Ne ho incontrate un bel po', si credono superiori a tutte le altre. Onestamente, pensi che io si arrogante? Cazzo, ne ho visti di esempi nella mia vita. Fai: 'Davvero?'. Hai scritto un cazzo di libro sulla felicità della giraffa.
Non bisogna mai tollerarlo, mai. La barba ... OK, quella è una cosa, significa "Fanculo, non me ne può fregare (di radermi, ndr)!". Il baffo, però, significa radersi attorno. È allora che cominci a pensare di avere l'aspetto di un cazzo di moschettiere francese del XIV secolo e pensi: "C'è un certo tipo di donna cui piacerà questo". Il baffo è dannatamente sopravvalutato ed è roba da sfigati.
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martedì 28 novembre 2017
Video (sottot. ITA) - Noel Gallagher risponde al gioco delle alternative con Matt Morgan
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Video (sottot. ITA) - 44 minuti con Noel Gallagher intervistato da Noisey: "Liam? Twitter è intossicante per lui, ma basta che mi paghi le royalties"
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lunedì 27 novembre 2017
Liam Gallagher si confessa a Zeit Magazin: "Temo il dolore per la morte di mia madre. Noel? Sta diventando un mini Bono.Tra poco andrà a pregare in chiesa, aspettate e vedrete!"
Gallagher: Vado a camminare ogni mattina perché mi fa bene. Sono stato in tour in Asia per un mese e non ho quasi mai potuto alzarmi per andare a correre, perché faceva troppo caldo. Mi ha fatto capire quanto abbia bisogno di fare sport. Se non faccio esercizio per molto tempo divento una casalinga nevrotica.
ZEITmagazin: Nella canzone canti: "Sono stato crocifisso per il sol fatto di essere vivo". Il tuo umorismo è stato frainteso?
Gallagher: Fermate quel dannato idiota. Comunque sì, anche a me piace commentare su Twitter, è il punk che c'è in me. Se un giornalista mi dà sui nervi posso rispondere immediatamente, oppure se qualcuno, come l'altro giorno, mi ruba i dannati occhiali al concerto. Qualcun altro l'altro giorno mi ha rubato il parka. Non è un segreto che mi piaccia sfogarmi, ma nessuno controlla i miei tweet, questa cosa me la sono persa.
ZEITmagazin: Cosa pensi che sia particolarmente britannico di te?
ZEITmagazin: Dopo l'attentato di Manchester, la canzone degli Oasis Don't Look Back in Anger è divenuta un inno di riconciliazione. La canzone ha assunto un significato consolatorio che era inaspettato anche per te?
ZEITmagazin: Essendo il più giovane eri un caso particolarmente problematico?
Gallagher: Lo si può dire? Non facevo molte cose da bambino. A scuola ero un fallimento, come in ogni cosa, le mie prospettive erano buie. Avevo questa ferma convinzione. Sapevo che il rock 'n' roll mi avrebbe salvato. Chiamala spiritualità! Che tu ci creda o no, non mi era chiaro che gli Oasis un giorno avrebbero avuto molto successo. Questo è ottimismo, giusto?
ZEITmagazin: Credi negli angeli?
Source: Zeit Magazin - traduz. di oasisnotizie
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Noel Gallagher a Zeit Magazin: "Liam? Mi vede come un padre sostitutivo. Da piccolo ero un sognatore solitario. Il '95 e il '96? Anni terribili, sballottati da elicotteri a campi isolati in cui suonare"
Bella intervista concessa da Noel Gallagher in Germania a Zeit Magazin. Traduz. italiana di oasisnotizie. Zeit Magazin ha intervistato questo mese anche Liam (leggi qui).
--- Gallagher: Mi sentivo adulto già a 16 anni. Quanto alla mia visione della vita, da allora sono cambiato poco. All'epoca iniziavo a vedere le cose in maniera più rilassata. Accettavo che non si può resistere al corso delle cose e da allora sono stato meno agitato. Sono più calmo di tutte le persone che conosco. ZEITmagazin: Con gli Oasis festeggiavi alla grande. Anche quello corrispondeva alla tua nozione di relax?
ZEITmagazin: Cosa ti distingue da una rock star sgradevole?
Gallagher: Non aver mai perso il mio senso dell'umorismo. Nella merda peggiore so scoprire qualcosa di divertente. Ho trovato meraviglioso il fatto di aver compiuto 50 anni. Guarda i miei capelli: non ne cade nessuno e non devo tingerli: fantastico! Inoltre non ho tatuaggi, orecchini o piercing, niente di tutte questi ninnoli che la gente indossa per sembrare giovane e alla moda. Richiedimelo tra dieci anni, però. Magari avrò una parrucca e un po' d'oro addosso.
ZEITmagazin: Il tuo 50° compleanno l'hai festeggiato con un party i cui ospiti si sono travestiti da personaggi della serie televisiva statunitense Narcos, ricevuti alla corte di Pablo Escobar. Dopo tutto era un trafficante di droga molto violento, noto per i suoi omicidi. Cosa ti collega a lui?
Gallagher: Questo party
è stato un'idea di mia moglie. Questa cosa di Escobar va avanti da un po', perché i miei amici mi hanno dato alla fine il soprannome Escoba, che dovrebbe essere buffo.
ZEITmagazin: Come sono arrivati a soprannominarti Escobar?
Gallagher:
(silenzio molto lungo, ndr) Non ne ho idea, forse me lo sai spiegare tu? Be', in questa serie televisiva Escobar è ritratto come un mecenate minimalista. Ho degli amici che sembrano aver fatto i conti con me. Soprattutto mia moglie trova questo paragone divertente e quindi ha programmato il party. L'evento era solo uno scherzo sul fatto che ad un altro Gallagher, che non è stato invitato, la cosa sarebbe andata di traverso.
ZEITmagazin: Tra gli invitati c'erano Madonna, Stella McCartney e il tuo amico Bono. Poi hai trascorso le vacanze estive con Calvin Klein, Bruce Springsteen e Jade Jagger a Ibiza. Non sembra surreale per un ex ragazzo della classe operaia come te?
Gallagher: Non c'è nulla di surreale in questo. Questi ora sono tutti amici miei. Ho rapporti alla pari con ognuno di loro. Nessuno di questi tizi è più importante, se vogliamo. Be', con Madonna sono diventato così intimo solo di recente, ma abbiamo un caro amico comune. Lei era in città quando era in corso la mia festa e ha chiesto se poteva venire anche lei. Ovviamente è stata la benvenuta. Mia moglie fremeva per l'entusiasmo e festeggiare con Madonna è stato davvero qualcosa di surreale. A proposito, donna molto spiritosa con un pazzesco senso dell'umorismo, di cui ora sono amico anche io.
ZEITmagazin: Anche tu hai 'parcheggiato' dei soldi in paradisi fiscali? E quanti dei tuoi nuovi amici lo hanno fatto?
Gallagher: Purtroppo non mi beccano mai con niente. Non sono ancora così importante. Nessuno mi hackera il profilo Instagram o il profilo Facebook né il mio dannato telefono. Nessuno mi hackera i pensieri. Cosa sto facendo di sbagliato? Ma fiuu, sono felice che il mio nome non compaia in questi documenti!
ZEITmagazin: Potresti fornire conforto al tuo amico Bono? Mi sembra una cosa molto spiacevole.
Gallagher: No, sinora la questione non è stata sollevata, perché io non ne sono dentro per nulla, ma sostanzialmente non riesco a capire tutta l'eccitazione per i paradisi fiscali. Penso che tutti noi paghiamo troppe tasse, dall'edicolante alla rock star, ma lasciamo perdere questo. Dirò di più se mi beccheranno.
ZEITmagazin: Hai appena fatto un tour negli stadi con gli U2. Ti ha ricordato il tuo periodo con gli Oasis?
Gallagher: No, mi ha solo confermato che non mi piaceva suonare negli stadi. Mi era risultato chiaro negli ultimi periodi con gli Oasis e mi è risultato di nuovo chiaro ora quando ho aperto i concerti degli U2. Non sono il tipo per quelle cose lì. Alla fine ho accettato l'offerta di Bono sol perché mi dava l'opportunità di promuovere il mio nuovo album. Altrimenti non l'avrei fatto. Comunque alle persone che sono nella mia band non è piaciuto, perché, a differenza mia, non sono fan degli U2. È stato davvero spassoso viaggiare per il mondo con un team di 50 irlandesi. Fanno bisboccia ogni dannata sera. Ecco perché con questo tour sono invecchiato di anni, ma è valsa la pena.
ZEITmagazin: Era così anche con gli Oasis.
Gallagher: No, non spreco nessun pensiero per gli Oasis. Be', nei miei concerti ho suonato anche alcune vecchie hit, perché la gente se lo aspettava, ma a parte quello non penso mai agli Oasis, neanche per un secondo. Vivo nel presente, non nel passato.
ZEITmagazin: Il periodo che una volta definisti i tuoi "anni sull'elicottero" è stato così brutto?
Gallagher:
Gli anni terribili sono stati il 1995 e il 1996, quando suonavamo solo in arene enormi e in campi isolati e ci portavano ad ogni concerto con l'elicottero. Non mi piaceva più. Andare sul palco dopo essere stato sballottato con forza in un elicottero così traballante nel cielo non era affatto una gioia. Nel contempo gli Oasis avevano assunto una dimensione tale che non sarebbe potuto essere altrimenti. Non un bel periodo.
ZEITmagazin: Ti manca qualcosa degli Oasis?
Gallagher:
No, niente. Mi interessano solo le canzoni, e sono mie. Sento e risento dire che gli Oasis sono una faccenda in sospeso. Per quanto mi riguarda è tutto finito.
ZEITmagazin: Alcune delle tue nuove canzoni sorprendono per i loro beat techno e i fan che le criticano li hai già liquidati come "scimmie con il parka". Ma sono proprio loro il pubblico cui devi tutto, no?
Gallagher: Non dovreste prendere tutto quello che dico letteralmente. Non pensavo che avrei causato tutto quel casino con un termine buttato rapidamente lì. Era solo una battuta. Non tengo traccia di quello che accade sui social network, ma mia moglie e mia figlia erano eccitate e mi facevano: "Oddio, guarda qui, guarda lì!". Sì, accadeva qualcosa. Era una battuta sui genitori di quelle scimmie con il parka, che avevano insultato Bob Dylan quando prese in mano la chitarra elettrica e si eccitavano per i capelli lunghi dei Beatles e per Yoko Ono, la diabolica donna giapponese. Nessuno di loro ha senso dell'umorismo. Gallagher: Hai voglia! Migliaia di commenti che ho fatto sono stati stupidi.
ZEITmagazin: Quante volte ti sei scusato?
Gallagher: Tutte le volte che l'ho ritenuto opportuno. Non ho conti in sospeso. Il mio errore più grande è stato augurare a Damon Albarn di prendere l'AIDS. Be', è stato molto tempo fa ed erano gli anni folli del Britpop. Di sicuro ho esagerato, ma mi sono scusato e oggi io e Damon siamo buoni amici.
ZEITmagazin: Da quando litighi con tuo fratello Liam?
Gallagher:
È stato mio fratello a inaugurare tutta questa insulsaggine del "Noel o Liam". Quando ha pubblicato il suo primo album da solista con la sua band di allora, i Beady Eye, ha annunciato che uno dovesse scegliere di stare da una parte: dalla sua o dalla mia! Questa scemenza la porta avanti ancora oggi. Se ha bisogno di saperlo: dalla mia!
ZEITmagazin: C'è stato un periodo in cui tu e Liam andavate più d'accordo?
Gallagher: Certo. Quando eravamo giovani le cose non finivano in litigio. La frattura si è verificata quando io mi sono trasferito da Manchester a Londra all'età di 26 anni. Da allora ha dato di matto completamente. Non me l'ha mai perdonato. E quando ha sentito le prime persone che lo convincevano che era una star è partito completamente. È andata così, che gli piaccia o no.
Gallagher: Perché mi ero stufato a morte di Manchester. Andavo a Londra sempre più frequentemente, quindi per me è stato ovvio ad un certo punto trasferirmi lì definitivamente. E quando ho comunicato la mia decisione alla famiglia Liam è impazzito.
ZEITmagazin: Si è sentito abbandonato da suo fratello?
Gallagher: Ma non rimaneva mica da solo! C'era il resto degli Oasis, loro vivevano tutti a Manchester.
ZEITmagazin: Dopo tutto sei il suo fratello maggiore.
Gallagher: (lungo silenzio, ndr) Penso che in me veda molto di più.
ZEITmagazin: Cosa?
Gallagher: Forse un padre sostitutivo. Ma lasciamo perdere questo. Io comunque mi sono trasferito a Londra e mio fratello è divenuto un completo idiota a Manchester.
ZEITmagazin: Non hai mai provato a chiarirti con lui?
Gallagher:
No, perché? È stato detto tutto. E io ero impegnato a scrivere altre canzoni per gli Oasis. Non c'era tempo per questo 'circo di anime'. E tutti i cantanti delle band sono comunque degli idioti insensibili, no?
Gallagher:
Ha! Non ho bisogno di dirglielo, lo fa sempre il suo batterista Larry, ma seriamente: Manchester era noiosa e non aveva nient'altro da offrirmi. A Londra era iniziata l'ondata del Britpop e sapevo che avrei recitato un ruolo da protagonista. Non avevo proprio tempo per Manchester. E non mi sono perso nulla, proprio nulla di quella città.
ZEITmagazin: Nulla?
Gallagher:
Okay, Manchester è casa mia e il posto della mia infanzia. Ci sono anche la mia squadra di calcio, il Manchester City, e la mia famiglia, ma negli anni '90 non mi mancavano per nulla.
ZEITmagazin: Quando è stata l'ultima volta in cui tu, i tuoi fratelli e tua madre vi siete trovati insieme in una stanza?
Gallagher: Fiuu. (lungo silenzio, ndr) Molto tempo fa. Molto, molto, molto tempo fa. Proprio non ricordo.
ZEITmagazin: Più di dieci anni fa?
Gallagher: Sarà un'eternità. Forse ad un funerale. Di mio zio, penso. O di mia nonna? Di sicuro è stato molti anni fa. Sai, non siamo mai stati una famiglia unita. Non c'era vicinanza tra i Gallagher. ZEITmagazin: Neanche quando eravate piccoli?
Gallagher:
No, mai. Almeno io non ricordo nulla di tutto questo. La nostra famiglia era più un aggregato sciolto di individui messi insieme a caso dal fato. Almeno è questa la visione che ho della mia famiglia, ma forse è perché sono rimasto particolarmente isolato dagli altri. Mi sentivo un lupo solitario. Era quello il mio ruolo nella famiglia Gallagher. Sono stato anche il primo ad andarmene via.
Gallagher: Dalla tenera età. Molto prima di imparare a suonare uno strumento avevo questa sensazione di essere una cosa a sé. Anche se la casa pullulava di gente, da bambino cercavo sempre un angolino tranquillo. Mia madre allora mi diceva: "Noel, dove ti sei cacciato? Non troverai mai te stesso".
ZEITmagazin: E cosa facevi tutto solo?
Gallagher: Ero un sognatore. Mi piaceva leggere fumetti e ascoltare musica.
ZEITmagazin: Tua madre ha lavorato per un po' alla mensa della scuola. È vero che andavate a trovarla ogni giorno?
Gallagher: Sì, è vero, e poi sparivamo subito. Erano visite fatte meramente per avere un'alibi. La scuola per me sono stati dieci anni sprecati. Non mi andava di imparare quello che la scuola offriva e l'ho lasciata senza la laurea. Mia madre non mi ha mai perdonato il fatto di non essere interessato alla scuola. Ancora oggi mi dice che a scuola ero proprio una mina vagante.
Gallagher: Due, forse tre volte alla settimana. Vive lontano da Londra, per lo più in Irlanda.
ZEITmagazin: Quando tua madre si è separata dal tuo padre violento, questi ha lasciato una chitarra con cui hai scritto le tue prime canzoni. Ce l'hai ancora?
Gallagher: No, è andata persa. Non ricordo neanche che chitarra fosse. È stato molto tempo fa.
ZEITmagazin: Ma senza quella chitarra oggi faresti qualcos'altro, giusto?
Gallagher: Non he ho la più pallida idea. Mi ci è voluto molto tempo per credere in un futuro per la nostra band, gli Oasis. Le nostre prime canzoni erano decenti, ma niente di più. Non saremmo andati molto lontano con quelle. Ad un certo punto mi sono reso conto che avremmo ottenuto un contratto discografico, ma non me ne importava proprio, perché anche senza grande musica quello non ci avrebbe portato da nessuna parte. Lavoravo come muratore e scrivevo canzoni nel tempo libero. Dopo un infortunio al piede ebbi più tempo per la musica e un giorno mi venne in mente Live Forever. Fu quella la canzone che cambiò tutto, perché non era semplicemente buona, era ottima. Lo capii immediatamente. "Buone" possono essere tante, "ottime" solo alcune, e Live Forever era ottima.
Gallagher: In realtà ho imparato tutto registrando e registrando di nuovo. La canzone su cui ho indugiato in modo interminabile è stata House of the Rising Sun di Eric Burdon. Così ho imparato a suonare i primi accordi. Una volta perfezionato questo, mi consideravo già un genio. E poi c'erano sempre dei tizi che ammiravo ancora di più. Era spassoso, ma da piccolo non ho mai voluto essere una rock star.
ZEITmagazin: Perché?
Gallagher: Perché sono sempre stato realista. Vengo da una casa popolare della periferia di Manchester. Non è un posto che produce rock star.
ZEITmagazin: Siete stati la prova del contrario.
Gallagher: Perché poi all'improvviso è arrivata la speranza. All'epoca c'è stata subito questo sensazionalismo sulle band di Manchester. Vedere gli Smiths in TV a Top of the Pops ha cambiato tutto per me. Era la prova che tizi come noi potevano sfondare. Da quella sera in cui li guardai alla TV sognavo di essere Johnny Marr, il chitarrista degli Smiths. Poi sono arrivati gli Stone Roses e gli Happy Mondays, tutti di Manchester. Così ho lasciato il mio lavoro di muratore e sono divenuto un roadie degli Inspiral Carpets, band con cui ho viaggiato per il mondo. Portavo le loro custodie per chitarra, allestivo il sistema audio per i loro concerti e pensavo di essere arrivato nel paradiso del rock 'n' roll.
ZEITmagazin: Qual è stata la primissima musica che ti ha colpito?
Gallagher: I Sex Pistols. Il loro album di debutto, Never Mind the Bollocks, mi parlava direttamente. Negli alloggi popolari dove vivevamo all'epoca, all'improvviso si diffuse ovunque. Il fratello maggiore di un amico aveva l'album, lo ascoltammo in preda ad un'eccitazione mozzafiato. All'epoca eravamo colpiti dalle parolacce che i Sex Pistols inserivano nelle loro canzoni. Gridammo: "Incredibile! Ha davvero cantato 'cazzo'!". Non c'era mai stato un disco in cui si potesse sentire la parola 'cazzo'. Per noi era davvero una questione importante, non dimenticare quanto ero giovane. All'epoca eravamo entusiasti di noi stessi. L'album di debutto dei Sex Pistols è stato anche il primo disco che ho comprato. È ancora il più grande album di tutti i tempi per me, dico sul serio.
ZEITmagazin: La tua canzone
Don't Look Back in Anger è da molto tempo considerata un classico. Due settimane dopo l'attentato di Manchester è stata cantata al concerto benefico One Love Manchester da Ariana Grande come una sorta di inno di speranza.
Gallagher: Quando è successo l'attentato non ci ho pensato, si parlava di altri argomenti. Tuttavia ho trovato interessante che, in un momento di dolore inimmaginabile, non siano stati i politici o rappresentanti di una religione a fornire conforto. Non hanno ricambiato molto quando si aveva bisogno di loro. È stata la musica a riempire questo vuoto e a dare conforto a coloro che ne avevano bisogno. Che sia stata una mia canzone a farlo è stata una pura coincidenza.
Gallagher: So cosa intendi. E di solito ho qualcosa di viscido da dire per tutti, ma quell'attentato è stato una delle poche, pochissime situazioni nella mia vita che mi hanno lasciato proprio senza parole. La mia mente si è fermata, guardavo con shock, shock totale quello che era successo a Manchester.
ZEITmagazin: Tra le vittime dell'attentato ci sono stati tuoi parenti o conoscenti?
Gallagher: Fortunatamente no. Erano lì amici di amici. E poi ad un certo punto ci sono andato io, perché a Manchester hanno ascoltato e cantato in lungo e in largo la mia canzone. Dopo vari mesi mi sono chiesto cosa hanno trovato così tante persone in quella canzone in una situazione simile. Non volgio essere civettuolo: mi rendo conto che è un gran bel pezzo musicale, ma ovviamente c'è stato molto di più. Sai cos'è incredibile? Poco prima dell'evento di Manchester (la riapertura della Manchester Arena il 9 settembre, ndr) avevo rimesso la canzone nella scaletta dei miei concerti. E dato che molti testi di canzoni degli Oasis non ricordo come li abbia ideati - ero sempre ubriaco - mi sono scervellato per capire cosa significasse il testo di quella canzone.
ZEITmagazin: E quindi?
Gallagher: È una canzone che parla di una donna che riesamina la propria vita. Brinda e dice a se stessa: non ho rimpianti! Come quella canzone di Édith Piaf. Non avere rimpianti su niente, non essere arrabbiato con nessuno. E quando ho ricordato tutto questo, è successa la tragedia di Manchester. Da allora la canzone ha acquisito una carica di ribellione. Dice che non lasceremo che questi fanatici religiosi ci obblighino a inginocchiarci. Che li affronteremo con forza e uniti quando ci attaccheranno e che non avremo paura. Non è quello che intendevo io, ma che intendeva la gente di Manchester. È, comunque, un'interpretazione meravigliosa che posso accettare di buon grado.
ZEITmagazin: La gente che vive a Londra e prende di frequente la metro quanto spesso ti riconosce?
Gallagher: Quasi mai. E le poche persone che mi riconoscono di solito pensano che io sia Liam.
ZEITmagazin: Non ci credo.
Gallagher: Sì, sul serio. Di recente sono stato a Manchester con una troupe cinematografica. Siamo andati nell'appartamento dove ho scritto i primi due album degli Oasis. Mi sono seduto su una scalinata di fronte alla casa e ho aspettato il tizio che ora vive nel mio vecchio appartamento. Poi è arrivato un gruppo di turisti, in tour musicale a Manchester. C'erano circa un centinaio di persone che mi fissavano, mentre la loro guida diceva: "In questa casa Noel Gallagher ha scritto i primi due album degli Oasis". E nessuno di loro mi ha riconosciuto. Mentre camminavano una donna è venuta dietro di me e mi ha detto timidamente: "Sei Liam Gallagher, giusto?". E ho risposto: "Purtroppo no, vorrei essere Liam Gallagher: sarei ricco e non sarei qui seduto come uno stupido".
Source: Zeit Magazin - traduz. di oasisnotizie
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