Chi ha bisogno di una reunion degli Oasis? Sicuramente non Liam Gallagher. Sicuramente non oggi. Oggi è il giorno della rivincita, della vendetta. Con una campagna stampa tutta giustamente impostata sul livore - "Io non piaccio a Noel e Noel non piace a me", "Noel è una testa di c***o" sono le considerazioni più morbide nei confronti del fratello - As you were, il primo album solista del fratello minore Liam dopo la breve esperienza con i Beady Eye, è un successo. Primo posto nel Regno Unito, dove è il nono album degli ultimi dieci anni a vendere così velocemente. Quarto posto anche in Italia. Pubblicato solo qualche giorno prima del singolo con cui è tornato anche Noel (che ha scelto il compleanno di John Lennon per pubblicarlo), in attesa del suo terzo album. Tutti solisti, tutti di successo, tutti contenti.
E quindi perché sperare tanto nella reunion degli Oasis? Se mai succedesse i due Gallagher sarebbero in grado di realizzare un album migliore di questo As you were? Probabilmente no. As you were è l'oasisismo all'ennesima potenza. Da Don't believe the truth, album che la band di Manchester pubblicò nel 2005, è probabilmente la collezione di canzoni più compatta e più Oasis che uno dei due fratelli Gallagher abbia pubblicato. È la cosa più vicina a un seguito di Be here now che ci sia mai stata. Nel bene e nel male. Di più: è forse l'album che contiene il brano più Oasis dall'epoca dei classici degli Oasis. For what it's worth è una ballata che ricorda inni da stadio come Don't look back in anger e Stand by me.
Ci sono anche l'arroganza di Wall of glass, il glam rock di Greedy soul, le melodie di Paper crown e Chinatown, frutto anche di collaborazioni con produttori infallibili (c'è anche Greg Kurstin che ha firmato Hello per Adele). Al primo ascolto sembrano già note? I ritornelli sapresti già dall'inizio come vanno a finire? Nessuno ha mai detto che gli Oasis fossero i maghi della sorpresa. Il problema non è se queste canzoni sembrano familiari al primo ascolto: il problema è se non arrivano al centesimo ascolto.
Se l'Oasisometro è alle stelle, cosa dice l'altro famoso metro di giudizio per i Gallagher? Il Beatlesometro? Che siamo a un livello altissimo. Lennon sbuca ovunque, McCartney poco meno. Ma questo era nelle regole di ingaggio dal primo giorno. L'importante è che venga usato bene, non quanto sia usato.
E la sua Manchester? Ancora lo ama. Al grande concerto contro il terrorismo One love Manchester è stato una delle star, ospite dei Coldplay, anche se poi il brano simbolo per l'unità della città è diventato Don't look back in anger che, beffa, del repertorio degli Oasis è uno di quelli cantati dal fratello.
Però Liam Gallagher ci piace, perché è un frontman perfetto a modo suo, diretto, semplice, quasi un cartoon, ultimo paladino di quel rock che è rivalsa sociale e status symbol, sempre arrabbiato, però divertente e divertito. Ed è l'egocentrismo fatto music business: As you were non si fa distrarre dalla contemporaneità, in mente ha solo Liam Gallagher, e rilancia ancora una volta il brand Gallagher-litigiosi-Oasis. Con quell'idea del "siamo ancora qui, siamo ancora noi, siamo ancora quelli che quando i pub chiudevano negli anni Novanta si trattenevano fuori a cantare ubriachi noncuranti del vicinato".
Non ha mai chiesto di più, Liam. E niente di più dovremmo chiedere noi a Liam. Questo vuole da lui chi affida la propria fede a Liam Gallagher nel 2017. E questo Liam gli dà. Quindi no, Liam oggi non ha bisogno di una reunion degli Oasis. Domani si vedrà. Tomorrow never knows.
Gianni Santoro
Source: LaRepubblica.it
Ci sono anche l'arroganza di Wall of glass, il glam rock di Greedy soul, le melodie di Paper crown e Chinatown, frutto anche di collaborazioni con produttori infallibili (c'è anche Greg Kurstin che ha firmato Hello per Adele). Al primo ascolto sembrano già note? I ritornelli sapresti già dall'inizio come vanno a finire? Nessuno ha mai detto che gli Oasis fossero i maghi della sorpresa. Il problema non è se queste canzoni sembrano familiari al primo ascolto: il problema è se non arrivano al centesimo ascolto.
Se l'Oasisometro è alle stelle, cosa dice l'altro famoso metro di giudizio per i Gallagher? Il Beatlesometro? Che siamo a un livello altissimo. Lennon sbuca ovunque, McCartney poco meno. Ma questo era nelle regole di ingaggio dal primo giorno. L'importante è che venga usato bene, non quanto sia usato.
E la sua Manchester? Ancora lo ama. Al grande concerto contro il terrorismo One love Manchester è stato una delle star, ospite dei Coldplay, anche se poi il brano simbolo per l'unità della città è diventato Don't look back in anger che, beffa, del repertorio degli Oasis è uno di quelli cantati dal fratello.
Però Liam Gallagher ci piace, perché è un frontman perfetto a modo suo, diretto, semplice, quasi un cartoon, ultimo paladino di quel rock che è rivalsa sociale e status symbol, sempre arrabbiato, però divertente e divertito. Ed è l'egocentrismo fatto music business: As you were non si fa distrarre dalla contemporaneità, in mente ha solo Liam Gallagher, e rilancia ancora una volta il brand Gallagher-litigiosi-Oasis. Con quell'idea del "siamo ancora qui, siamo ancora noi, siamo ancora quelli che quando i pub chiudevano negli anni Novanta si trattenevano fuori a cantare ubriachi noncuranti del vicinato".
Non ha mai chiesto di più, Liam. E niente di più dovremmo chiedere noi a Liam. Questo vuole da lui chi affida la propria fede a Liam Gallagher nel 2017. E questo Liam gli dà. Quindi no, Liam oggi non ha bisogno di una reunion degli Oasis. Domani si vedrà. Tomorrow never knows.
Gianni Santoro
Source: LaRepubblica.it
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