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giovedì 29 febbraio 2024
Stasera su Virgin Radio lo speciale dedicato a "Liam Gallagher John Squire", l'album che sancisce la collaborazione tra i due rocker inglesi
Video sottotitolato: Liam Gallagher e John Squire intervistati a Parigi da Radio Deejay
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Liam Gallagher con John Squire a Rolling Stone Italia: "Questo è uno dei migliori dischi mai fatti. Se sto bene sono invincibile"
Ventisette maggio 1990. Gli Stone Roses all’apice del successo si esibiscono a Spike Island, nel Cheshire, nord-ovest dell’Inghilterra, davanti a 30 mila persone. Suonare in un ex polo della rivoluzione industriale, successivamente riconvertito in discarica di rifiuti tossici e poi bonificato, è una scelta perfettamente in linea con l’atteggiamento non conformista del gruppo di Manchester. Nell’epoca dei rave e delle feste negli edifici industriali, anche loro vogliono suonare in un luogo diverso dal normale. A Spike Island c’è anche un non ancora diciottenne Liam Gallagher.
«Ero là ed è stato bellissimo», ci racconta dalla sua casa di Londra. «Tutti si lamentavano del suono, del fatto che si sentiva male. Ma non era quello che mi importava. A me importava essere lì. Fanculo se non si sentiva. Non c’ero mica andato per sentire il suono perfetto. Ero lì perché volevo esserci. Eravamo tutti belli e quel giorno suonava la più grande band del pianeta. Questo era il punto».
Sul palco con gli Stone Roses c’era John Squire, che oggi assieme a Liam firma un album in uscita il 1° marzo, del quale ha scritto tutte le canzoni, invitando poi il cantante degli Oasis a registrarlo insieme a lui e al produttore Greg Kurstin, mentre la batteria è stata affidata a Joey Waronker, già con il Beck di Odelay, i R.E.M. del dopo Bill Berry e con mille altre collaborazioni all’attivo. «È stato John che ha avuto l’idea», conferma Liam, «è lui che ha scritto le canzoni e mi ha detto: senti, sto facendo un nuovo album, se ti chiedo di cantare ci stai? Certo, man, sì, perché no, basta che ci siano un mucchio di chitarre. Quindi non sono io che ho detto: oh, faccio un nuovo disco e John ci suona. È più il disco di John dove ci sono io che canto. Certamente è un sogno che diventa realtà: io che faccio musica con John Squire, d’you know what I mean? Gli Stone Roses mi hanno fatto appassionare alla musica, ai Beatles, agli Stones, a Jimi Hendrix. Gli devo un sacco, capisci? Quindi quando mi ha chiesto di cantare nel suo disco, ti puoi immaginare, era ovvio che gli dicessi di sì».Da Macclesfield, la cittadina a 30 chilometri da Manchester dove vive (e dove viveva anche Ian Curtis), John Squire è restio a intitolarsi la paternità dell’idea, ma è altrettanto prodigo di complimenti nei confronti dell’amico. «Non so chi abbia fatto la prima mossa», dice, «in realtà penso che i nostri manager abbiano discusso della possibilità di lavorare insieme. Ne abbiamo parlato tra di noi quando ci siamo trovati a fare le prove per i suoi concerti a Knebworth. Diciamo che tutti e due abbiamo saputo che l’altro avrebbe voluto fare qualcosa insieme. Ha senso, no? Quello che mi piace di più è la sua voce. Ha un dono incredibile. E poi a stare con lui ci si diverte molto. Mi è piaciuto fin dal primo giorno in cui ci siamo incontrati per strada in una delle vie principali di Monmouth, in Galles. Eravamo lì perché lui stava facendo il primo album degli Oasis e io il secondo degli Stone Roses. Mi disse che era un nostro grande fan e che era contento di incontrarmi. Mi è sembrato subito un tipo simpatico, poi per un po’ di tempo non ci siamo più incontrati e quando ci siamo visti la volta successiva gli Oasis erano diventati una band di grande successo».
Il primo incontro faccia a faccia, dunque, risale al 1994. Gli Oasis esistevano dal 1991, un anno dopo Spike Island, e stavano registrando Definitely Maybe. Gli Stone Roses stavano faticosamente rimettendosi in carreggiata dopo un paio d’anni turbolenti in cui, tra dispute legali e comportamenti individuali decisamente sopra le righe, c’era addirittura chi aveva messo in dubbio la prosecuzione della loro avventura. Liam ha sempre citato gli Stone Roses come primaria fonte di ispirazione degli Oasis. Ascoltando i dischi di questi ultimi, in realtà, non si trovano né le ritmiche scalpitanti della ditta Reni-Mani, né la versione baggy della psichedelia di cui John Squire è stato l’indiscusso campione.
«Anche secondo me l’influenza degli Stone Roses sugli Oasis non è che si senta più di tanto», dice il chitarrista quasi sottovoce, con il tono che manterrà per tutto il corso dell’intervista, in contrasto con quello squillante di un Liam particolarmente preso bene. «Ma Definitely Maybe è un grande album di rock’n’roll: grandi canzoni e una grande voce. La loro spavalderia e il loro atteggiamento mi hanno colpito fin dall’inizio».
Liam Gallagher John Squire è il primo album pubblicato dal chitarrista negli ultimi vent’anni. «Ho messo su famiglia e mi sono dedicato alla pittura», spiega. «Con figli così piccoli, la cosa migliore era lavorare da casa. A un certo punto avevo tre figli che avevano meno di due anni, quindi non ero più di tanto propenso a fare la vita on the road del musicista». I figli di Squire sono in tutto sei, tra i 12 e i 30 anni, ma non è solo perché sono cresciuti che il loro papa si è rimesso in pista. «Secondo me per Liam prima non era il momento giusto, adesso invece mi pare che tutto si sia allineato perché succedesse». Liam, dal canto suo, spiega che è stato «molto facile, molto naturale. Se non fosse stato naturale penso che non ce l’avremmo fatta. Per me si trattava di cantare le canzoni, di portarci un po’ di energia e di fuoco, d’you know what I mean? È quello che ho fatto e John ha fatto la stessa cosa con la chitarra, così come gli altri della band. È quello che so fare meglio, e se lo riesco a fare, e lo riesce a fare anche John, allora c’è da divertirsi».
Prima di entrare in studio i due si sono scambiati diversi video di YouTube, roba che andava da Jimi Hendrix ai Bee Gees, ma le cui sonorità non sono certo di immediata individuazione in un disco comunque variegato, che potrebbe essere scambiato per una raccolta di singoli e in cui trova spazio anche il blues. «Non penso che il sound di quelle band sia arrivato fino all’album, ma non è che l’intenzione fosse questa», dice Squire. «Ce li siamo scambiati per definire il tono del disco, ma più che altro è successo perché non eravamo stati molto insieme e volevamo in qualche modo riconnetterci e raccontarci cosa ci piaceva ascoltare in quel momento. Ci è sembrato un buon modo per recuperare il tempo perduto, ma non era necessariamente una traccia per quello che poi sarebbe venuto fuori».
«Non è che stessimo facendo la mappa dell’album», conferma Liam. «Quando ci siamo scambiati i video, John aveva già scritto le canzoni. Questa cosa di YouTube è partita una sera che stavo bevendo in albergo e stavo ascoltando vari pezzi. Così gli ho scritto: ascolta questa, sarebbe grandioso fare qualcosa del genere. E abbiamo iniziato a passarci dei video. Non è che gli ho scritto una cosa del tipo: dovresti fare qualcosa di simile a queste canzoni. In ogni caso non mi pare che siano venute fuori canzoni tanto simili a quelle che ci siamo scambiati». A domanda precisa, l’unico a citare un pezzo in particolare è Squire: «Senz’altro gli ho mandato qualcosa di Hendrix e degli Stones, e poi mi ricordo di avergli mandato 30 Days in the Hole degli Humble Pie».
«Se ti piacciono cose come Björk, probabilmente odierai questo disco»
A parte la notevole differenza di età (Liam è del 1972, Squire dieci anni più anziano) l’incontro tra i due musicisti è anche un incontro tra personalità decisamente diverse. «La prima cosa che mi viene in mente» dice il chitarrista «è che io sono un introverso e lui è un estroverso. Viene dipinto dai media come una persona grezza? Non saprei, perché non seguo molto la stampa, in particolare quella musicale. Senz’altro ha un lato tenero. Con me è una persona calorosa, generosa e divertente. Molto educato e socievole».
«Non lo conosco così bene da poter descrivere il suo carattere», dice Liam, «però è molto rilassato, molto tranquillo, ma ha anche un non so che negli occhi, qualcosa che gli brilla. Un po’ di malizia e di sfacciataggine, d’you know what I mean? Ma l’ho sempre trovato molto piacevole. La differenza più grossa tra noi due è che lui tifa per lo United e io per il City».
Proprio il Manchester United, che prima delle partite casalinghe spara This Is the One degli Stone Roses dagli altoparlanti dell’Old Trafford per incoraggiare i giocatori nel momento in cui entrano in campo, ha recentemente prodotto una linea di magliette e pantaloncini da calcio ispirata alle grafiche realizzate da Squire per la sua band. «Non mi sento un musicista che fa anche le copertine dei suoi dischi», dice il chitarrista a proposito del suo interesse per le arti visive. «Per me la musica e l’arte ci sono sempre. A volte rendo pubblica la musica che faccio e a volte no. Con l’arte è lo stesso. Ma non è sempre necessario fare musica per poi trasformarla in un prodotto e venderlo. Comunque non potrei mai smettere con nessuna delle due: farò sempre sia musica sia arte, anche se non necessariamente per un consumo pubblico».
Squire ha realizzato anche la copertina del nuovo album, oltre che di Just Another Rainbow e Mars to Liverpool, i due singoli che lo hanno preceduto. «Per la copertina del disco ho collaborato con un grafico perché non sono molto bravo con il computer, ma l’idea di usare dei finti prodotti e di mettere i titoli delle canzoni nelle loro confezioni è stata mia». Riguardo alle canzoni, Squire è decisamente entusiasta del risultato finale. «Volevo che fosse un gran disco, ma la mia sarebbe anche potuta rimanere solo una speranza. Mi aspettavo tanto, ma non che fosse un album tanto bello che amo e ascolto in continuazione. Ieri sera sono andato in macchina a Manchester per accompagnare mio figlio agli allenamenti di basket. Quando siamo tornati, una volta arrivati a casa sono rimasto seduto in macchina per ascoltarmi Raise Your Hands fino alla fine. Faceva un freddo cane, ma sono rimasto là fuori al buio perché non volevo fermare la canzone». Il figlio di Squire, 12 anni, gioca nel ruolo di playmaker, quello che deve creare il gioco, decidere quale schema usare e mettere i compagni nelle condizioni migliori per andare a canestro. Anche Squire come musicista è un playmaker, no? «Mi piace pensare che sia così».
«È diverso dagli altri dischi che ho fatto perché ha un suono cool», dice Liam. «Mi piace la chitarra di John e penso che il mio modo di cantare su questo disco sia molto cool, e anche le canzoni. Penso che stia lassù con le cose degli Stone Roses e degli Oasis, molto in alto». Quando parla del disco nuovo, Gallagher mette in pista una delle sue doti principali: quella di esprimersi in maniera decisamente diretta. «È musica fatta con le chitarre con un feeling rock’n’roll e penso che sia una cosa fatta bene. Se ti piacevano gli Stone Roses, amerai questo disco. Se ti piacevano Björk o chi cazzo vuoi tu, probabilmente lo odierai. Questo è quanto. Però ascolta, non l’abbiamo fatto per la fama o per i soldi, quelli ce li abbiamo già. Non voglio comprarmi un’altra casa o un altro yacht, di queste cose ne ho abbastanza. L’abbiamo fatto perché è quello che amiamo».
Intanto però le guitar band, soprattutto fra il pubblico dei ventenni, non hanno più il successo degli Oasis dei tempi d’oro. «Eh, lo so. Mi dispiace per loro, per i giovani che non si entusiasmano per le chitarre. Si perdono qualcosa, ma sai, sono cicli. Noi adesso stiamo riportando indietro questo tipo di musica, che in realtà non se n’è mai andata. La chitarra è così un bello strumento e può fare cose talmente belle che non morirà mai. La musica con le chitarre non morirà mai. Il fatto è questo: se io e John avessimo pubblicato questo disco vent’anni fa, la gente si sarebbe bagnata le mutande. Adesso invece siamo molto più vecchi e il pubblico si è abituato al fatto che ci siamo, capito? Se oggi questo album lo pubblicasse una band all’esordio, direbbero che è la cosa migliore dall’invenzione della cazzo di ruota. Invece lo facciamo noi e diranno che è una cosa già sentita. Be’, sapete che c’è? La sentirete di nuovo!».
L’uscita del nuovo album prelude anche ad alcune date dal vivo, una delle quali è in programma per il 6 aprile al Fabrique di Milano. I biglietti sono andati esauriti in pochi minuti. «Non voglio spoilerare troppo», premette Squire, «ma senz’altro oltre al nuovo album faremo un pezzo dei Beatles e forse uno degli Stones». «Il live sarà come ha detto John», conferma Liam, «una cover ci dovrebbe essere, ma per il momento non diciamo niente. Faremo tutto l’album e magari la cover di una canzone di culto che non abbiamo ancora deciso. Ma non suoneremo cose degli Stone Roses o degli Oasis, quello no».
Oltre a dirsi felice di suonare in posti piccoli, il cantante conferma la strategia del less is more anche per quanto riguarda la durata del concerto, che sarà di circa un’ora. «Va bene perché in un’ora puoi fare un sacco di cose, no? Puoi centrare il punto e farti capire. Certe volte i concerti durano troppo e l’attenzione cala, capito?» Non faranno una cosa alla Springsteen, insomma. «No, niente nonsense da tre ore», chiude il discorso Liam.
Sono ormai trent’anni che il cantante è al centro della scena. La profezia della prima canzone del primo album degli Oasis si è avverata e persiste: è ancora una rock’n’roll star. Sono anche trent’anni che la stampa lo dipinge in un certo modo. Ma ci sarà qualcosa di diverso da un cliché non sempre simpaticissimo, qualcosa che ci tiene a far sapere al pubblico riguardo al vero Liam? «Be’, ascolta, io ho molte frecce al mio arco. Posso essere un po’ aggressivo quando me le fanno girare. Ma il più delle volte sono una persona di cuore, socievole. Sono molto spiritoso e mi piace che la gente con me si senta a proprio agio, mi piace star bene con gli altri. Però se qualcuno si comporta da stronzo e vuole una sberla, io lo accontento».
In passato gli Oasis e lo stesso Liam hanno chiesto ad alcuni elder statesmen del rock britannico di partecipare ai loro dischi o ai loro concerti, un invito che serviva anche a riconoscere pubblicamente il ruolo di personaggi come Paul Weller e lo stesso John Squire quali fonte di ispirazione. E come la mettiamo ora che, 52 anni in arrivo a parte, anche Liam Gallagher è un elder statesman? «Di fatto è così. È dal ’91 che sono in pista, quindi da più di trent’anni, e riguardo a questo non ho problemi. È così e non è una cosa brutta, anzi. Sono fortunato a essere ancora qui a fare le cose che mi piacciono e che piacciono anche ad altri, a quanto pare. È bello essere ancora vivo, a cantare canzoni, a fare musica e concerti. Altroché, è quello che amo fare».
Oltretutto, nonostante un passato non esattamente salutista, anche l’aspetto di Liam è decisamente da rock’n’roll star. «Senti, io sto bene. Quando sono in salute e ci sto attento, sono invincibile. Il problema è quando esco un po’ dai binari e bevo troppo, fumo troppo ed entro in un ciclo che non mi fa stare bene. Ma con la maggior parte delle piccole teste di cazzo che ci sono in giro io ancora ci pulisco il pavimento. Quando sto bene sono intoccabile, meglio di tutti gli altri». Sarebbe bello sapere come fa a essere così figo. «Qualcosa faccio. Cerco di andare un po’ in bici, cose così. Faccio una camminata con il cane, ma non sono uno di quelli che diventano matti per la salute. Ci sono momenti in cui sto bene e altri in cui dico: vaffanculo, ora vado al pub e mi bevo tutto. E altri ancora in cui ritorno a fare il bravo. Vado a momenti. Certo, chi vorrebbe essere Sting che fa yoga per nove ore della sua cazzo di giornata? Fanculo quella roba».
«Non l’abbiamo fatto per la fama o per i soldi, quelli li abbiamo già»
Dopo i concerti assieme a John Squire, quest’estate Liam sarà impegnato anche nel tour che celebra il trentennale di Definitely Maybe e che, ci assicura, passerà anche per l’Italia. Quindi verrai due volte? «Sì, sicuramente, man. Presto annunceremo le date. Faremo l’album per intero e alcune b-side. Più I Am the Walrus, magari alla fine del concerto, perché mi piace ed era quello che facevamo ai tempi. Sarà fantastico. Ci saranno persone di una certa età, quelli che c’erano fin dall’inizio, ma spero anche gente più giovane che magari non ha mai sentito alcune di quelle canzoni. Non vedo l’ora, ci faremo anche delle belle risate. Sarà una bella celebrazione di uno dei dischi più belli che siano mai stati fatti… secondo me».
Due tour diversi, e di una certa importanza. Sarà decisamente una primavera-estate impegnativa. «Mi piace quando sono molto occupato, altrimenti rischio di sprofondare nel divano e perdermi tra le molliche». E non gli dispiace che questo tour non si possa fare con gli Oasis al completo, compreso un certo chitarrista che sin qui siamo riusciti a non nominare? «In realtà no. Cioè, ovviamente mi sarebbe piaciuto che gli Oasis non si fossero mai sciolti e fossero andati avanti, come sarebbe dovuto essere. Però queste cose succedono, le persone cambiano e le cose stanno così. Molte volte ho chiesto a Noel di far tornare la band e lui ha detto di no, quindi farò da solo. Ci saranno Bonehead e la band che suona nei miei concerti, e mi va bene così. Non mi si può mettere in panchina. Se Noel non lo vuol fare, lo faccio io. Capito? Non è il mio cazzo di boss».
Source: Rolling Stone
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mercoledì 28 febbraio 2024
Leggi Liam Gallagher sul Corriere della Sera: "Io e Squire, con orgoglio rock. Noel ha deciso di non fare più la rock star"
PARIGI - Se Liam Gallagher è diventato ed è ancora una Rock’n’Roll Star, come cantava quasi trent’anni fa nella prima canzone del primo album degli Oasis, è in virtù di una rivelazione, un’apparizione, l’aver visto in concerto la persona che gli siede accanto adesso, nell’hotel parigino. «Avevo 16 anni e sono andato a un concerto degli Stone Roses — racconta Liam —. Era la prima volta che li vedevo ed è stato il massimo. John (Squire, ndr) era il loro chitarrista, il migliore. Ho sentito che avevo trovato il mio posto nel mondo e chi era intorno a me provava la stessa cosa, non ero solo io, capisci cosa intendo? È stato uno choc per tutti noi del pubblico, fantastico. Per quanto mi riguarda, quella sera ho capito che dovevo anche io fare parte di una band e che la musica sarebbe stata la mia vita». Oggi Liam Gallagher e John Squire dopo la fine degli Oasis e degli Stone Roses pubblicano un album che è esattamente quello che ci si potrebbe aspettare dalla migliore voce e dalla migliore chitarra del rock inglese degli ultimi anni. I singoli Just Another Rainbow e Mars To Liverpool sono già in testa alle classifiche, il Brit-pop colpisce ancora con una sorta di supergruppo.
«Ma non mi è mai piaciuta la definizione Brit-pop per la musica degli Oasis e per questa — dice Liam —. Brit-pop va bene per Blur, Elastica, Menswear, non per noi, che eravamo più classici, più rivolti alla tradizione dei Beatles, Kinks, Faces, The Who». Anche John Squire rivendica radici che sono più rock che pop: «Da quando ho cominciato a suonare la chitarra, attraverso Jimi Hendrix mi sono appassionato ai grandi chitarristi di blues rock inglese, Jeff Beck, Jimmy Page, Eric Clapton, ho sempre amato gli Stones. Li ho ascoltati così tanto che viene fuori dal modo in cui suono». Per esempio in pezzi come I’m a Wheel o You’re Not The Only One, omaggi al rock psichedelico degli anni 60 e 70 più che al brit-pop di inizio 90.
Liam e John sembrano fatti l’uno per l’altro, da un punto di vista musicale e non solo. Sarà l’età (51 e 61), saranno gli eccessi nei gruppi passati, ma oggi sono due rockstar gentiluomini e tra un fucking e l’altro Liam quasi si scusa di trovare l’album favoloso: «Direte che sono il solito arrogante ma non mi sorprende che l’album stia andando bene, perché non bisogna essere scienziati spaziali per capire certe cose. Abbiamo dei gran pezzi, John suona alla grande, io canto bene, il basso (del produttore Greg Kurstin, ndr) è eccezionale, la batteria (di Joey Waronker, ndr) pure. Non sono io a essere arrogante, è proprio l’album che è venuto bene». John dice di avere mandato i primi demo «con la chitarra fuori tempo» a Liam e di averli ricevuti indietro con la voce sopra, «lì mi sono convinto che dovevamo andare avanti, perché anche su quelle registrazioni di fortuna la voce di Liam sulle mie canzoni era perfetta».
La collaborazione potrebbe continuare perché «la gente continua ad amare la musica vera, suonata e cantata davvero, anche se YouTube è pieno di fake fatti con l’intelligenza artificiale. Ma è come guardare una partita vera allo stadio, o giocare a Fifa sulla playstation», dice Liam. Per John «è una questione di respiro. Nella voce vera c’è qualcosa che si connette con l’ascoltatore a un altro livello».
La storia degli Oasis è ferma a quel 28 agosto 2009, quando l’ennesima lite tra Liam e il fratello Noel fece saltare il concerto qui a Parigi, e la band. Da allora le possibilità di una reunion sono un tormentone. Ultime puntate: «Chiami lui», «no chiami lui», «sì, bevevo, e anche lui, ma a un certo punto Noel si è trasformato in Ronan Keating (l’ex cantante perfettino dei Boyzone, ndr) e ha deciso che la vita da rockstar non andava più bene», «e tutto per andare in tour adesso con il cantante dei Kasabian, Tom Meighan» (accusato nel 2020 di avere aggredito la fidanzata). Qui a Parigi, la città della fine degli Oasis, inevitabile rifare il punto. Reunion? «No». Neanche in agosto per i trent’anni di Definitely Maybe? «No, niente da fare purtroppo». Si va avanti, c’è il tour con John Squire. «Andremo a Milano — dice Liam —, uno dei posti che mi piacciono di più perché i fan sono pazzi. Forse anche in America, ma io adoro suonare in Italia, Francia, Irlanda, Gran Bretagna. Mi piace la vecchia Europa».
(Corriere della Sera, 28 febbraio 2024, pag. 38)
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martedì 27 febbraio 2024
Il ritorno di Liam Gallagher: "Gli Oasis li ho vissuti e respirati. Quando sono finiti mi chiedevo chi fossi davvero. La vita è un grande nastro trasportatore"
"Quando sei più giovane non te ne frega un cazzo della natura, vero? Fare una passeggiata? Vaffanculo, amico! Vado al pub, barcollo verso casa e basta. Poi, però, a invecchi e pensi: quanto siamo fortunati ad essere in questo meraviglioso mondo. Ho un cane e adesso sto sempre nel bosco a vagare come un piccolo… come si chiamano?"
Hobbit?
"No, non i fottuti hobbit. Cappuccetto Rosso, ma non ascolto mica Mother Nature's Song e poi dico: oh mio Dio, devo abbracciare un albero!".
Come vedevi l'appassionato medio di musica quando avevi 15 anni?
"Ho sempre pensato che il ragazzo che girava per le strade con una chitarra fosse un po' un cazzo di mostro, a dire il vero. Eravamo fuori a giocare a calcio e c'era sempre un vecchio con una giacca di pelle, una pettinatura da folle e jeans attillatissimi e pensavo: chi cazzo è quello strambo?". Poi ho visto i Roses e tutto è cambiato".
"Ho preso un paio di birre, mi sono fatto un paio di canne, sono andato in prima fila e ho pensato: la sai una cosa? Sono lassù che suonano e sono vestiti come noi: jeans, scarpe da ginnastica, giacchetti'. Non devi assomigliare al tizio dei Cure. È stata la mia epifania. La mattina seguente non ricordavo un cazzo del concerto, ma ho pensato: è quello che voglio fare nella mia vita”.
John Squire, come mai non hai registrato nuovo materiale con gli Stone Roses?
"Abbiamo fatto due nuove canzoni nel 2016, ma la scintilla non c’era".
E la reunion degli Stone Roses?
"Le persone cambiano, le relazioni cambiano. Essere in una band è come un matrimonio e molti matrimoni falliscono. Quando funziona è perché sei nel posto giusto al momento giusto, con le persone giuste nella fase giusta della loro vita. Non può rimanere così per sempre".
Noel Gallagher l'anno scorso sarebbe stato pronto a prendere in considerazione una reunion degli Oasis se Liam lo avesse chiamato.
"Sa che non lo chiamerò, è lui che ha diviso la band, quindi sarà lui a chiamare, e se non ci saranno chiamate non torneremo insieme. Ad essere onesti, però, riesco a immaginare che ciò accadrà. Ora che le cose sono cambiate nella sua vita personale, riesco a vederlo guardare indietro, non guardare indietro con rabbia, e dire: 'La sai una cosa? Sono stato davvero cattivo con il mio fratellino. Adesso è giunto il momento di mandargli una scatola di cioccolatini' ...".
Stai dicendo, chiedo, che se Noel dovesse presentarsi con una scatola di Milk Tray, allora la più grande band degli anni novanta tornerà tra noi?
"Oh, senza dubbio. Voglio bene a mio fratello, voglio bene alla mia famiglia e di tutta quella merda successa con gli Oasis non c'era bisogno, capisci cosa intendo? Forse qualcuno può diventare un po' irascibile durante il tour, forse qualcuno beve un po' troppo, ma non abbiamo dovuto dividerci per questo. Non serbo rancore, amico, e se gli Oasis tornassero insieme sarebbe fantastico perché dovrei cantare solo 15 canzoni e lui potrebbe fare il resto. Potrei farlo stando in equilibrio sulla testa (facilmente, ndr)".
"Quella era la mia band e quello era tutto ciò che conoscevo. L'ho vissuta e respirata, quindi una volta che è finita mi sono chiesto: chi cazzo sono io davvero? Tutti mi conoscono come quel tizio degli Oasis. Se gli Oasis non ci sono più, sono solo un cazzo di tizio vuoto ed errante degli anni novanta. Ma tu vai avanti. La vita è solo un grande nastro trasportatore, vero?".
Durante il tuo tour suonerai vicino a casa tua.
"Suoneremo al Forum di Kentish Town, dietro l'angolo da casa mia, quindi quando John inizierà [un assolo] io andrò a farmi la barba, il bagno, un cambio di vestiti, un drink e io tornerò e sarà ancora lì, a fare l'amore con la sua chitarra".
traduzione di oasisnotizie
Source: The Times
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Liam Gallagher: "Una reunion degli Oasis? Riesco a vedere che avverrà, ma dovrà essere Noel a telefonarmi, altrimenti niente"
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sabato 24 febbraio 2024
Liam Gallagher racconta il disco con John Squire: "Mother Nature's Song è bellissima. Non sniffo più, ora ho una missione"
La nostra traduzione in italiano della nuova intervista concessa da Liam Gallagher alla rivista irlandese Hot Press.
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Il sedicenne Liam starà pensando, dodici volte al giorno, "Porca troia! Come è successo questo?"
Sei consapevole del fatto che ti esibirai al 3Olympia di Dublino il 16 marzo, alla vigilia del giorno di San Patrizio con tutta la follia che questo comporta?
Amico, non faccio più quelle cose. Ora quando sono in tour non sono più un grande bevitore, devo comportarmi bene. Posso infilarci una cosetta sfacciata e cose così, ma dovrò fare attenzione, cazzo, perché le ruote possono venire via molto velocemente! Sarò in fermento, però, per la folla che è sempre matta a Dublino. Non hanno bisogno di nessun cazzo di incoraggiamento da me!
I programmi per l'album sono nati Knebworth. Hai preso come una cosa naturale il fatto che John sarebbe venuto di nuovo a suonare Champagne Supernova per te?
Assolutamente no, amico, non sono così presuntuoso da dare per scontata una cosa del genere. Penso che quello che è accaduto è che qualcuno che lavora con me ha contattato qualcuno che lavora con lui. Penso di non averglielo neanche chiesto la prima volta. Qualcuno ha detto che John era disponibile a venire e io ho fatto: "Figo, amico, fantastico, cazzo!".
Quindi non c'è stato qualcuno che ha bussato alla porta del camerino di Knebworth per dirti: "C'è John Squire nel parcheggio con la sua chitarra"?
No, non si è semplicemente presentato in giornata! Qualcuno ha detto che era disponibile e io ho pensato: "Be', anche io sono disponibile, cazzo!". È venuto e ha provato con noi per un giorno o due - non che abbia bisogno di provare, ma per vedere la band e cose così. Abbiamo iniziato a parlare della vita - sai, "cosa mi racconti? E bla ba bla", "bella giacca, dove l'hai presa?", quel tipo di cosa. Non mi interessava chiedere dei Roses perché so che fanno un po' i preziosi e non voglio fare il ficcanaso sulle band degli altri e cose così. Comunque gli ho chiesto: "Cosa mi racconti?" E lui mi ha risposto: "Ho scritto delle canzoni". Gli ho domandato: "Chi le canterà?" E mi fa: "Be', eccoci, sei disponibile a cantarle?" E io ho fatto: "Sì, a condizione che ci siano molte chitarre sulle canzoni e che le scriva tu le cazzo di canzoni, perché io non faccio niente. Devo andare a sottopormi a un'operazione".
Ho sentito che sei stato fuori dai giochi per un po'. Ora stai bene?
Sì, avrei dovuto prendermi un intero anno di pausa dopo questa operazione al bacino. Non riuscivo a camminare e cose così (a causa dell'artrite, ndr). Quello era il programma, ma poi John ha mandato queste canzoni e lo ha rovinati, cazzo.
L'ultima volta in cui abbiamo parlato avevi fatto 15mila metri e speravi di fare una maratona piena. Ora quella cosa è andata in fumo?
Non riesco più a correre, ma riesco ad andare in mountain bike, quindi faccio molta bicicletta e un po' di pugilato.
Prima di continuare, c'è qualcosa su cui ho bisogno di conferma. John è uno zozzo Red (Devil), no?
Sì, è uno zozzo Red (Devil), nessuna scappatoia su questo.
E hai visto la varietà di merchandise dello United che ha fatto?
Sì, potrei fargli fare qualcosa per noi e dirgli: "Togli quel cazzo di gagliardetto!"
Quando vi siete incontrati per la prima volta tu e John?
I Roses registravano Second Coming ai Rockfield e noi registravamo Definitely Maybe a Monnow Valley e quei due studi distano circa due miglia e sono di proprietà di due fratelli. E non penso che loro si parlassero. Stavamo andando al pub di mattina - penso che ci fosse Phil Smith, che faceva il roadie per gli Stone Roses. Ian e John uscivano da Boots o qualcosa del genere e andammo a incontrarli sulla strada principale, abbiamo detto "ciao", tutto qui. Mark Coyle, che ha registrato Definitely Maybe, abitava nella vecchia casa di Mani, quindi conoscevamo persone che li conoscevano e loro conoscevano persone che ci conoscevano e roba così.
Ho dovuto chiedere dieci sterline a mia madre. Le ho detto: "Devo andare a vedere questa band. È importante. Sarà una cosa unica, sarà una cosa che mi cambierà la vita". Lei mi ha fatto: "Quando li riavrò?", ma me li ha dati. Ero con un mio amico e fuori c'era un bagarino che vendeva biglietti a dieci sterline l'uno. L'ho fatto scendere a cinque sterline, così sarei riuscito a prendere un paio di drink, sono entrato e non ricordo molto del concerto, a parte Ian Brown che arriva all'inizio con queste campane e fa I Wanna Be Adored. La cosa buffa è che quando mia madre e mio padre si incontrarono lì quel posto si chiamava The Carousel. Ho avuto la mia epifania in quella stessa pista da ballo. Bizzarro, no?
Immagino che i Roses a Spike Island sia stato un altro momento da "eureka!".
Spike Island era la grande adunata, ma noi eravamo fuori di melone allora, non ascoltavamo la musica, facevamo solo: "wahaaaaaaay!". Il momento clou per me è stato il concerto dei Roses all'Empress Ballroom di Blackpool, quando siamo rimasti chiusi dentro e tutto quello.
Sei mai stato in scaletta insieme a John?
Gli Oasis e i Roses? No, ma i Seahorses ci hanno fatto da gruppo spalla in Europa. Erano una band eccezionale.
Che, come i Beady Eye, erano verso un punto di non ritorno, provavano a venire dopo a una cosa accaduta subito prima.
Sì, i Seahorses erano una band eccezionale e i Beady Eye erano una band eccezionale. Penso che la gente faticasse con i nomi. Se i Roses avessero fatto uscire quell'album (Do It Yourself, l'unico album dei Seahorses, ndr) sarebbe stato salutato come dannatamente grandioso. Se gli Oasis avessero pubblicato alcune delle canzoni dei Beady Eye, stessa cosa. In fin dei conti era meglio di quello che tutti gli altri stronzetti facevano nello stesso periodo, quindi mi va bene.
Tornando al 2022, cosa è accaduto dopo che le acque di Knebworth si sono calmate?
John mi ha mandato un paio di demo con queste parti vocali multitraccia, perché lui non ama la propria voce. Non riuscivo a capire la sua pronuncia, ma ho colto la melodia - era solo chitarra, di cui io ero ossessionato. Ho detto: "Senti, puoi mandare le parole, così riesco a scegliere dei pezzetti?". Me le ha mandate e ho pensato: "Porca troia, queste sono proprio belle!". Prima di rendermene conto ne ha mandata un'altra, poi un'altra. Sono andato a casa sua a Macclesfield - ha un piccolo studio lì - ed è stato allora che le canzoni hanno davvero iniziato a prendere forma.
Poi sei andato in tour con C'mon You Know, ma sei riuscito a ricongiungerti con John a Los Angeles.
Ero tornato dal Giappone e avevo un'infezione polmonare presa sugli aerei e tutta quella roba. Mi frego sempre su quei voli - l'aria condizionata mi ammazza. Ho trascorso una settimana riposandomi e rimettendo a posto le vie respiratorie e poi ho trascorso tre settimane in studio a fare la registrazione.
È stato proprio veloce.
Io non cazzeggio! Non ascoltare cosa dice il fratellone sui giornali di me, che sono pigro, amico. Io non perdo tempo e Squire non perde tempo e Greg Kurstin, il produttore, non perde tempo.
In precedenza Greg ha lavorato ai tuoi album da solista e con gente come Adele, Paul McCartney e Harry Styles.
La cosa di Greg è che sa suonare anche gli strumenti - è bravissimo alla batteria, al basso e al pianoforte. Non hai proprio bisogno di essere lì con una band, chiaro? Inoltre tutta la sua strumentazione è proprio figa e funziona. Sei in uno di quegli studi e pensi: "Tiriamo fuori il mellotron!", per poi sentirti dire: "Il tizio che ne capisce è in vacanza a Benidorm e non tornerà prima della prossima settimana". Tutti quei giorni in cui eri seduto in studio a bere e sniffare la cazzo di cocaina e andare fuori di melone sono finiti, amico. Il tempo è denaro. Devi fare le cose.
È il vecchio mantra: entra lì, fai il danno ed esci prima che qualcuno se ne accorga.
Esattamente. Più invecchi, più la cosa ha i caratteri di una missione. Quando sei giovane ti trastulli per giorni, settimane e mesi. Non più, cazzo.
"Avresti dovuto scoparmi quando ne avevi la possibilità", verso di One Day At A Time, urla "verso di Liam Gallagher", ma in realtà è del signor Squire.
Sì, lui ha scritto tutte le parole e fatto tutte le canzoni. È un autore migliore di me, amico. A volte devi prendere un sedile posteriore. Mi sento molto più a mio agio a cantare che a dovermi preoccupare dei testi. Io scrivo canzoni a denti stretti. Avevo sempre Noel che lo faceva per noi. Sono un autore part-time, ma, per tornare a quel verso, mi piace cantare "avresti dovuto scoparmi quando ne avevi la possibilità", di sicuro.
Una delle mie canzoni preferite dell'album è One Day At A Time, che comprende l'ugualmente irriverente verso "Grazie per i tuoi pensieri e le tue preghiere ... e vaffanculo pure a te!".
(ride, ndr) Non sono gli U2, la band ... (la pronuncia inglese di U2 è uguale a quella di you too, "pure a te", ndr)
Hai avuto modo di vedere l'one man show di Bono?
No, non vado ai concerti, amico. A meno che non sia io a cantare, me ne sto a casa. Si chiama "compiere cinquant'anni"!
No, amico, no. Siamo ancora qui. Ho un aspetto piuttosto decente e speriamo di continuare a lungo, cazzo, a vivere e a respirare.
Sembra anche che tu te la stia spassando su I'm a Wheel, che è una canzone blues sporca e scabrosa.
Non so molto di blues a parte la squadra di calcio (i blues del Chelsea, ndr), ma non ho mai cantato qualcosa di simile in passato. Non ho pensato: "Porca troia, non so fare questo", però. Semplicemente ci sono entrato dentro a tutto gas e l'ho azzeccata in pieno.
Mi ricorda Mick e Keith che ci danno dentro in The Rolling Stones Blues in Hackney Diamonds.
Ah sì? Non ascolto niente di successivo ai cazzo di anni '60 e '70.
Hai detto di recente che il brano di chiusura dell'album, Mother Nature's Song, ti ha fatto piangere - e posso capire perché. Intendo: il cazzo di lavoro di chitarra ...
Le melodie e la voce e il sentimento della canzone ... è bellissima.
L'unica parola per il riff all'inizio di Just Another Rainbow è "biblico!" Cosa ti è passato per la testa quando l'hai ascoltato per la prima volta?
Per me quel riff di chitarra è come una chiamata alle armi. È come essere sulla luna e piantare la tua bandiera: "Bene, siamo qui!". Anche il testo ... Immagino che sia la canzone con cui apriremo i concerti. Non vedo l'ora di cominciare a provare tra qualche settimana.
Non ce l'ho, amico. Devo procurarmelo. Continuo a minacciarlo, ma non ne ho ancora trovato il tempo. Quindi sarò bloccato in coda come una ciambella.
Fai richiesta ora e lo avrai in tempo per l'inizio del tour.
D'accordo, dolcezza!
Infine cosa direbbe il maturo, casalingo, mite 51enne Liam Gallagher all'adolescente che negli anni '80 è rimasto a bocca aperta di fronte a John Squire e al resto dei Roses?
Non prenderti troppo sul serio, amico. Divertiti, prova a fare la cosa tua. Non stiamo curando il cancro, stiamo solo facendo musica. E non essere neanche troppo duro con te stesso.
Source: Hot Press Magazine, Dublino - traduzione di oasisnotizie - foto di Tom Oxley
(Continua con l'intervista a John Squire, nei nostri prossimi post)
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venerdì 23 febbraio 2024
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giovedì 22 febbraio 2024
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martedì 20 febbraio 2024
Il Guardian: "Liam Gallagher John Squire è il disco migliore del periodo post Oasis e Stone Roses"
traduzione di oasisnotizie
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sabato 17 febbraio 2024
Liam Gallagher e John Squire, galeotte furono le scarpe e le chitarre. "Mancavano nella mia vita", dice Liam
Nell'intervista alla rivista Mojo, Liam Gallagher e John Squire hanno raccontato com'è nata la loro collaborazione musicale. Eccone un'altra anticipazione.
Come accaduto per molte altre partnership musicali, tutto è nato da un reciproco apprezzamento sulle scarpe. "Le calzature ci hanno messo insieme", spiega Squire.
Nel giugno 2022 Squire ha suonato Champagne Supernova sul palco di Knebworth con Liam Gallagher e la sua band. Liam ha ringraziato l'ex chitarrista degli Stone Roses regalandogli dei mocassini nuovi di zecca. Il cantante sapeva che in quel modo avrebbe fatto breccia nel cuore del ritroso chitarrista. "Fatti a mano in Portogallo, con i tasselli. Aspetto un po' folle, ma bellissimi", dice Gallagher con la reverenza del conoscitore.
I due si incontrarono per la prima volta di persona nel 1994. Liam si trovava negli studi di Monnow Valley, in Galles, con gli Oasis per registrare Definitely Maybe. Squire era poco distante, negli studi di Rockfield, per registrare il secondo album degli Stone Roses, Second Coming. Si imbatterono l'uno nell'altro nella vicina cittadina di Monmouth. "Ogni volta che mi sono imbattuto in lui da allora, ha avuto sempre delle domande sulle mie scarpe", osserva Squire.
"Ricordo di aver visto il video di Fools Gold degli Stone Roses e di aver pensato: Squire ha le Vans! Quelle nere senza lacci. È stato un momento fantastico. Allora prenditi un paio di Vans!", dice Liam.
Quali scarpe indossava l'ex Oasis la sera di Knebworth nel 2022? "Le Claks Caravans. Bellezze". Fu allora che Liam decise di donare a Squire un paio di mocassini. Anche John aveva dei regali per Liam.
"Mi ha detto: ho due canzoni che ho scritto, vorresti cantarle? Certo. Le canzoni di John sono il motivo per cui mi appassionai inizialmente alla musica. Avevo bisogno di riavere le chitarre nella mia vita. C'era stata una mancanza di chitarre in ..." C'mon You Know? "Sì, quello! Gli ho detto che l'avrei fatto solo se ci fossero state molte chitarre nelle canzoni".
"Per fortuna molte chitarre è il mio nomignolo", ridacchia Squire.
Source: Mojo
traduzione di oasisnotizie
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Liam Gallagher: "Ho offerto a Noel di riformare gli Oasis, ha detto di no. Mi divertirò senza di lui nel tour 2024 di Definitely Maybe. Amo la nostalgia!"
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martedì 13 febbraio 2024
Liam Gallagher contro la Rock and Roll Hall of Fame: "Fanculo, è una massa di minchiate. Non ho bisogno di premi da vecchi col cappello da cowboy"
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