sabato 3 luglio 2021

Noel Gallagher: "Alle case discografiche piacciono gli yes men come Harry Styles. E la cultura dello stare all'erta ha ristretto le libertà dei giovani"

Intervenuto l'11 giugno ad Absolute Radio, Noel Gallagher ha parlato dello stato attuale del mondo della musica, criticando le etichette discografiche ed esprimendo un'opinione negativa sull'attuale panorama musicale. Poi ha sottolineato come, a suo dire, ci siano molte meno opportunità per i giovani di oggi rispetto alle generazioni precedenti.

"La band è al suo picco assoluto, Liam è al suo picco assoluto. Guardi questo documentario sugli Oasis a Knebworth nel 1996 (di prossima uscita, ndr) ed è una vera istantanea di un'epoca passata: un quarto di milione di persone, niente telefoni cellulari, niente Internet, tutti che vivono il momento con la band. Nessuno che fa così (con il telefono in mano, ndr), tutti che cantano a perdifiato, un pubblico molto giovane ... e pensi: 'Ah, gli anni '90 ...'. Sì, sono stati l'ultimo grande decennio". 

"Penso alla generazione dei miei figli e penso che questa sia la prima generazione di ragazzi che avranno meno dei loro genitori. Quando eravamo giovani noi, avevamo più libertà e più possibilità, stili di vita migliori. I miei figli, che hanno dieci e quattordici anni, avranno meno libertà per via di questa ridicola 'cultura dello stare all'erta' (woke culture, la cultura dello 'stare all'erta' di fronte alle emergenze sociali come razzismo e discriminazioni sessuali, ndr; woke è entrato come lemma nell'Oxford English Dictionary e vuol dire "essere vigile nei confronti delle ingiustizie sociali, specialmente del razzismo", ndr) e di Internet, avranno meno opportunità perché l'economia si è sfasciata, avranno meno posti dove andare per via del COVID, che penso che non sparirà mai del tutto. Mi dispiace per loro".

"Quando la gente vede questo film (su Knebworth) ... io mi emoziono per via di quello che abbiamo perso, ma è un grande documentario su grandi band in una grande epoca. Alan McGee c'è ancora? Sì, c'è ancora, ma le etichette major hanno cacciato tutti questi tizi: lui, Alan MacDonald fondarono tutte queste etichette discografiche nelle loro camere da letto e poi le venderono per 30 milioni".

"All'industria musicale non piacciono gli anticonformisti. È successo questo, ma gli anticonformisti ci sono ancora, solo che non sono nel mainstream. E purtroppo noi siamo cresciuti con Top of the Pops e le classifiche musicali erano tutto. E ora le chart sono imbarazzanti: i pezzi in classifica li ho ascoltati una volta dopo tanti anni e mi sembra sempre la stessa canzone, con molta gente che la canta. Non hanno manco nomi, hanno numeri e lettere attaccate ai numeri, dei codici a barre o qualcosa del genere, perché molti di questi pezzi sono scritti dalle stesse persone. È triste per i ragazzi, ma che ci vuoi fare?".

"Il motivo per cui oggi non ci sono band è che negli anni '90 gli Oasis, i Primal Scream, i Blur, i Pulp e tutte queste grandi band erano il mainstream. All'industria musicale non piace il mainstream, un sacco di tizi che si drogavano, ubriachi per metà del tempo di martedì ... A loro questo non piace, piacciono tizi come Harry Styles, a cui dicono: 'Indossa questo vestito e chiudi il becco! Indossa questo, canta quello e vai a casa' ...". 

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