Durante un suo concerto a Carcassonne, in Francia, il 28 luglio, Liam Gallagher ha cambiato un verso del singolo Shockwave dedicandolo al fratello Noel e a Bono degli U2.
Da "backstabbed all your friends/And yes it’s all about who you know", letteralmente "ho pugnalato tutti i tuoi amici/e sì, dipende da chi conosci" si è passati a "backstabbed all your friends/And yes it’s all about you and Bono".
Ieri BBC Radio 1 ha mandato in onda la Piano Session con Liam Gallagher, che ieri sera era in concerto a Carcassonne, in Francia. Accompagnato solo dal pianoforte e dal contrabbasso, l'ex Oasis ha eseguito due emozionanti versioni di Once, suo nuovo brano, e Champagne Supernova. Ecco i video della performance.
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Il famosissimo MTV Unplugged torna in grande stile nel Regno Unito alla City Hall di Hull con un ospite d'eccezione: Liam Gallagher. Il concerto in acustico dell'ex Oasis, che il 20 settembre pubblicherà il suo secondo album solista, Why Me? Why Not, sarà registrato il 3 agosto e mandato in onda su MTV UK alle 21 (ora inglese) del 27 settembre. Durerà un'ora, in cui si alterneranno vecchie hit e brani della carriera da solista del più piccolo dei fratelli Gallagher.
"Sono onorato di esibirmi per leggendario programma MTV Unplugged. Eseguirò canzoni del mio album di debutto come solista, salito al primo posto, oltre a classici senza tempo dei grandi Oasis e alcune delle mie nuove canzoni tratte dal mio secondo album da solista Why Me? Why Not, che uscirà a breve. Mi piacerebbe molto se poteste unirvi a me, di sicuro sarà una serata biblica. P.S. Amo Hull!"’d love it if you could join us as it’s sure to be a biblical evening. P.S. I Love Hull!”
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Noel lancia frecciate al fratello Liam ("lurido coglioncino misogino e sessista che non riesce a tenere lontana la propria lingua da Twitter e poi mi chiede di usare le mie musiche degli Oasis nel suo docufilm, ma vaffanculo!"), a Lewis Capaldi e alla "musica pop di oggi", definita "una cazzo di cavolata", oltre che ai cantautori di oggi, "coglioni che non si scrivono da soli le canzoni", e ai nostalgici degli Oasis, "di cui non me ne fotte un cazzo". Il "re del Britpop" spiega inoltre come essersi liberato della chitarra sia per lui un grande passo avanti.
Hai detto che stai pubblicando tre EP, l'ultimo dei quali verso Natale. Lo stai facendo solo perché è il modo prevalente in cui la gente "consuma" la musica ora?
Ero ancora in tour, avevo un sacco di materiale, ma era troppo presto per pubblicare un album. Ho pensato: pubblichiamo tre EP e vediamo cosa succede. Per fortuna ho una mia etichetta discografica, quindi si fa come cazzo dico io. Quando questi tre EP saranno svelati, alla fine dell'anno, ci saranno 9. 10 nuove canzoni, quindi è come pubblicare un album senza avere il peso di pubblicare un album. Hai detto che Black Star Dancing è il risultato di molte ore trascorse a vedere Top of the Pops tra il 1983 e il 1987. È un periodo di tempo piuttosto specifico.
Be', in realtà provavo ad usarlo solo come un punto di partenza temporale. Era l'epoca d'oro del pop, no? In Inghilterra per lo meno. Bowie era fantastico, gli U2 erano fantastici, gli INXS erano fantastici, i New Order erano fantastici, gli Smiths erano fantastici, gli Echo and the Bunnymen erano fantastici e i Talking Heads ti lasciavano a bocca aperta. Potrei andare avanti per tutta la giornata se vuoi. Quando ripensi a quel periodo, è proprio triste che la musica pop sia diventata così dannatamente merdosa e "formalizzata". È un processo interminabile di "special guest featuring un cazzo di qualcun altro featuring questa ragazza, scritto da questo tizio, scritto da questi tizi in un cazzo di capannone". La gente non si scrive neanche da sola la propria musica ormai. Quando ripenso a quei Top of the Pops, è un po' triste, anche se mi fa sentire benissimo pensare che all'epoca io ci fossi e che l'abbia sperimentato, quando erano tutti nuovi artisti. Ho sempre amato la musica pop, ma nel senso degli anni '60. La musica pop oggi è una cazzo di cavolata.
Il titolo della tua nuova canzone Black Star Dancing, stella nera danzante, fa riferimento al titolo dell'album finale di Bowie, anche se non è quello il periodo cui ti riferisci musicalmente.
Sono titoli, capisci cosa intendo? Sto lavorando ad una cosa e giungo ad un punto in cui non ho ritornello e passo vicino alla mia collezione di dischi e vedo Blackstar di David Bowie e faccio: "Aspetta un attimo" ... Ma non è affatto un omaggio a quell'album. Il periodo di David Bowie che preferisco, se ce n'è uno, è quello di Ashes to Ashes e Scary Monsters fino a Let's Dance. Stavo ascoltando quei dischi e pensavo: "Aspetta un attimo, non c'è chitarra ritmica in nessuno di questi dischi, quindi la prima cosa che voglio fare è mettere da parte la chitarra ritmica". È incredibile come la gente dica: "Oh, amo la tua nuova direzione" e io penso: "Be', tutto ciò che ho fatto è togliere la chitarra ritmica da tutto". Udite udite, mi sono reinventato e penso: "Se avessi saputo che era così dannatamente facile l'avrei fatto 20 anni fa". Si trattava solo di sentirsi un po' libero. Ora ho 52 anni e non me ne fotte un cazzo di quello che la gente pensa di me o di dove stia andando. Non me ne fotte un cazzo di quello che pensano i fan degli Oasis. Loro hanno i dischi degli Oasis. Io d'ora in poi posso compiacere me stesso.
Hai detto a Radio X che uno dei due rimanenti EP suona "mancuniano".
Be', chiunque andasse all'Haçienda (locale notturno di Manchester, ndr) dal 1987 al 1989 riconoscerà il sound. È più acid house che disco, ma degli altri brani del prossimo EP uno suona come gli Smiths, uno come gli Stone Roses e uno non so che sound abbia. Penso, però, di essermi finalmente liberato degli Oasis, dal punto di vista musicale. Il mio primo impulso è non cercare la chitarra. Non è il mio primo pensiero al mattino. È più una cosa del tipo: "Bene, qui ci voglio mettere il basso e le tastiere; non abbiamo bisogno di nessuna chitarra". La gente sembra aver acquisito familiarità con le tue deviazioni, come una conseguenza della direzione in cui si stavano dirigendo gli Oasis negli ultimi tempi.
Be', bene. Quando faccio pezzi che hanno una vaga, puoi inserire questo tra due virgole, vaga influenza dance, se usano questo come una critica, scelgono di dimenticarsi di Fuckin' in the Bushes o Go Let It Out o What a Life! o Ballad of the Mighty I. Tutte queste canzoni derivano da una sorta di musica dance, ma io la mia opinione la formulo sulla base del pubblico quando suono ogni sera, e la gente lo ama. Se dovessi andare su un sito di fan degli Oasis, la storia sarebbe diversa, ma non sto provando a vestirmi come un 19enne, parlando metaforicamente. Ho voltato pagina e non importa se alla gente non piace, perché a me non fotte un cazzo. Mi piace; in realtà lo amo. È questo tutto ciò che conta.
Hai composto canzoni con il basso solo per cambiare un po' le cose, giusto?
Compongo molto con il basso, sì. È molto liberatore e ti porta in un'area musicalmente diversa. Basso, batteria e una linea vocale: in realtà è questo tutto ciò di cui hai bisogno. Può essere faticoso quando suoni dal vivo, perché io suono la chitarra e ho un altro chitarrista e devi provare a inserire due chitarristi in un brano che non ha chitarra, ma ti fa stare in guardia. Suppongo che sia quello il motivo per cui le rock star, quando compiono 50 anni, mollano un po', perché a loro non può essere chiesto, cazzo, di reinventarsi o provare a farlo. Quindi fanno solo dei facsimile di quello che erano ... C'è abbastanza gente che prova a fare quella cosa alla Oasis e trovi gente che dice che è rock and roll. Be', magari sarà rock 'n' roll, ma è fottuta merda. È musica non sofisticata per gente non sofisticata. Può darsi che suoni come i cazzo di Stooges, ma è merda. Di recente hai suonato a Manchester il giorno del decimo anniversario del concerto degli Oasis in quella città e la gente ha pensato che non potesse essere solo una coincidenza.
Era una coincidenza in realtà. Che hanno 'sti giornalisti? La coincidenza non esiste nel mondo del giornalismo. Deve essere sempre così: "Oh, di sicuro l'hai fatto per via di questo". E a volte ti siedi lì a leggere cose pensando: "Onestamente la vita è proprio casuale, cazzo. Pensi che prenoterei un concerto il giorno del decimo anniversario di un concerto degli Oasis solo affinché qualcuno ne scriva? Non me ne fotte un cazzo di quelle cose. O qualcuno dirà: "Pubblichi un singolo il giorno in cui Liam si fa un nuovo taglio di capelli. Era intenzionale?". Cosa? Ho cose migliori da fare con il mio tempo che sedermi a consultare calendari della gente e vedere cosa posso fare. La vita è troppo breve per cose così.
In America andrai in tour con gli Smashing Pumpkins. È una cosa casuale o c'è un motivo che rende la cosa sensata?
Ho già fatto il mio tour americano vero e proprio di sei settimane l'anno scorso e mi è piaciuto molto. Più vado in tour negli States, più invecchio e più mi piace. Ora è proprio uno dei miei luoghi preferiti per suonare. Comunque qualcuno ha detto agli Smashing Pumpkins: "Chi vorreste che aprisse per voi?" e loro hanno risposto: "Oh, be', che ne dite di questo cazzo di tizio?". Qualcuno mi ha chiamato e mi ha detto: "È una cosa che prenderesti in considerazione?" e io ho fatto: "Cosa farò ad agosto? Sì, ci sono un po' di festival, ma se qualcuno può raggiungere la cifra magica allora lo farò". E ce la spasseremo. Non direi che ero un grandissimo fan degli Smashing Pumpkins,
ma sono belle canzoni. Non li ho mai visti ai loro tempi d'oro, ma non vedo l'ora, e non vedo l'ora di andare in America ad agosto, se il tempo sarà bello, se non altro.
Non hai ancora visto il film Yesterday, ma c'è una battuta sugli Oasis. Sostanzialmente poche cose nella realtà alternativa del film sono diverse, perché i Beatles non sono mai esistiti, escluso il fatto che lui prova a cercare gli Oasis e non compare nulla. Quindi la battuta è che se i Beatles non fossero mai esistiti gli Oasis non sarebbero esistiti? È quella la battuta? Okay, bene, questa cosa potresti dirla sicuramente del 99% dei gruppi chitarristici, no? Quando fu fatto quel film, un paio d'anni fa, qualcuno mi ha raccontato l'antefatto del film e ho pensato: "Be', mi sembra ridicolo come un cazzo di episodio di Avengers", ma vi partecipa una mia cara amica, Lily James, che adoro. Forse un giorno avrò modo di vedere il film. A quanto pare è piuttosto buono, però, no? È quello che sta dicendo la gente.
Non tutti. Sembra offensivo per i Beatles dire che tutta la musica sarebbe come la conosciamo ora anche se i Beatles non fossero mai esistiti, ad eccezione degli Oasis.
Be', i Beatles in qualche modo saranno stati coinvolti. Di sicuro sarà stato coinvolto Paul McCartney, perché avrebbe dovuto ripulire le sue canzoni, no? ... Non lo so. Ci sono molti film musicali in giro al momento, no? A quanto pare è la cosa che va di moda: i Queen e Elton John. E ho visto un trailer di un altro film l'altro giorno, una cazzo di cosa su qualcun altro.
Non so se tu ti stia riferendo al nuovo documentario su Liam, As It Was, ma si è detto che tu ti sei rifiutato di concedere l'utilizzo delle canzoni degli Oasis. È vero?
Oh, sì, ho rifiutato, sì. Se un cazzo di idiota fa un film in cui mi insulta, chiama mia moglie "stronza" dopo aver provocato i miei figli su Internet, dopo aver fatto il lurido coglioncino misogino sessista che non riesce a tenere lontana la propria lingua da Twitter, e poi chiama me per chiedermi un favore, io faccio: "Wow. Sei proprio stupido come sembri". A me non fotte un cazzo di quale musica tu abbia nel tuo film; non usi nessun pezzo della mia. È qualcosa del tipo: "Posso chiederti un favore?". "No, non puoi. Vai a fare in culo". Non usi le mie canzoni per vendere il tuo cazzo di film. Tu l'hai visto? No, non è ancora arrivato in America.
A quanto pare è avvincente.
Hai in programma di dargli un'occhiata, giusto per divertimento?
Uh, no. Non riuscirei a pensare a una ragione che mi farebbe venire voglia di guardarlo, considerato che ogni volta che vedo la faccia di quel coglione mi viene voglia di distruggere un McDonald con una mitragliatrice. Quindi non penso che andrò al cinema sotto casa a vedere lui che riscrive la cazzo di storia di quanto sia un gran tipo, di che meraviglioso uomo di famiglia sia. Ho cose migliori da fare con il mio tempo. Tu dovresti andare a vederlo, però. A quanto pare c'è molto jogging nel film. Non so a te, ma a me piace vedere le mie rock star preferite che fanno jogging. A te no?
Certo, tutti dovreste darvi una calmata o due.
Certo che sì, cazzo!
La stampa si sta divertendo con te e Lewis Capaldi. Hai lanciato delle frecciate alla sua musica e poi lui a Glastonbury è andato sul palco indossando una maglietta con su la tua faccia e ha detto: "Essere insultato da Noel Gallagher è stato un momento che mi ha cambiato la vita". Poi hai postato un video di uno dei tuoi figli che singhiozza mentre sente una delle sue ballate.
Trauma terribile. Quindi sei davvero intristito da tutte queste canzoni tristi che sono pubblicate nell'universo? A me sembra semplicemente che ogni cantautore diventi più merdoso del successivo. È una gara verso il basso. E se analizzi a fondo questi coglioni, non sono neanche cantautori, perché non si scrivono le canzoni da soli, cazzo. Ma c'erano molte persone che parlavano di me dal palco principale di Glastonbury in questo finesettimana (Liam durante la sua esibizione ha lanciato una frecciata a Noel, dicendo dopo Roll With It: "Non è assolutamente merda questa ... Tu ne sei la prova . Quindi la prossima volta che vedi la scorreggina diglielo", ndr). La gente è ossessionata da me. Dovrebbero smettere di essere ossessionati da me, perché poi in realtà io non sono neanche così bravo. È fantastico che tu possa essere una stella a Glastonbury senza neanche essere presente al festival.
Be', lo so, ma è una maledizione. Cosa posso farci? Ho un cazzo di finesettimana libero e sono ancora una delle migliori cose a Glastonbury. Mia moglie era lì e ha detto: "Tutto ciò che riuscivi a sentire erano persone che intonavano il tuo nome. Era incredibile". Io ero nella cazzo di Olanda, sballato come una cazzo di scimmia.
Può darsi che tu non sia neanche fan di Taylor Swift, ma c'è una storia di business che si racconta. Ti importa mai di riavere indietro i diritti musicali o quell'aspetto degli affari? (Dopo che Scooter Braun ha acquistato la Big Machine Label Group, che
possiede il catalogo musicale di Tay Tay pubblicato precedentemente al
singolo Me!, la cantante lo ha accusato a inizio luglio di essere
stato un bullo nei suoi confronti e di non averle dato la possibilità di possedere la propria musica, ndr).
No, è sempre la stessa storia. Non possiedi la tua cazzo di roba, ecco perché quando finalmente ho lasciato gli Oasis ho fondato la mia etichetta discografica, perché volevo riappropriarmene. Ma conosco la storia di Taylor Swift e di quel cazzo di idiota di nome Scooter? È pure un nome reale? (Fa l'accento di un surfer americano, ndr). "Scooter. Cazzo di Scooter". Uhm, non sono un fan di Taylor Swift, ancor meno di Scooter Brown o come cazzo si chiama. Sono solo idioti americani di cui, in realtà, mi vergognerei se fossi in te.
C'è qualcosa che sta accadendo alla musica che ti rende orgoglioso?
Sì, ogni tanto senti cose strane, ma sembra che non ci sia mai un seguito a queste cose. Arriva una band come gli Jungle e fa un grandioso primo album, poi scompare dalla faccia della terra per cinque anni. O gli Young Fathers, che arrivano e pensi: "Questo è incredibilem cazzo!", poi scompaiono per cinque anni. Sembra che nessuno riesca a sfruttare lo slancio. Sai, un po' del grime di Stormzy è grandioso. Guardavo la sua esibizione del venerdì a Glastonbury e mentre lo guardavo pensavo: "Ah, ecco a cosa si riferiscono i miei figli quando ballano in cucina alle 8 del mattino". Perché i miei figli amano il cazzo di grime e io li vedo con un occhio socchiuso pensando: "Cos'è un Vossi Bop? Di cosa sta parlando? Pazzi fottuti". E poi è tutto divenuto evidente, e prima che ne venissi a conoscenza facevo: "Ahhh, Stormzy". Quindi quello è grandioso. Non sono un esperto di quella cosa. Non parlano proprio a nome mio. È una sorta di gergo di strada, no? Ma sì, c'è della roba buona. C'è un gruppo gallese che si chiama Buzzard Buzzard Buzzard che ha un paio d ibuone canzoni, ma farà mai un album? Chi cazzo lo sa? L'industria discografica non è interessata per un cazzo alla guitar music. Tutto ciò che conta è quanti follower hai sui social media e quanti like ha questo e quanti stream ha quell'altro. Non si tratta di vedere se una cosas ha longevità. I produttori discografici hanno i loro fogli di calcolo e se i conti non tornano allora ingaggiano qualcun altro per fare quel lavoro, mentre penso che quando iniziai io nel mond odella musica le etichette discografiche lavoravano per me, giusto? Venivano da me e dicevano: "Per favore, possiamo pubblicare i tuoi dischi dato che sei incredibile?". E io facevo: Hmmmmm. Fai pure, allora". Ora la gente va dalle case discografiche e chiede: "Per favore, pubblicare i miei dischi? Sono disposto a fare di tutto, cazzo". Ed è quella la differenza fondamentale: la gente è proprio contenta di far parte del mondo della musica. Sono proprio felici di trovarsi sul palco di Glastonbury ... Chi era il tizio scozzese di cui parlavi prima?
Lewis Capaldi. Oltre ad aver indossato la maglietta con il volto di Noel, la giovane stella ha fatto proiettare sul maxischermo di Glastonbury un video con i tuoi insulti. Nei giorni precedenti aveva pubblicato un video in cui diceva: "Noel Gallagher mi ha appena insultato. È un sogno che si avvera. È la Festa del Papà e io sono insultato da un uomo che è vecchio abbastanza da poter essere mio padre e io non sono mai stato tanto felice".
Il cazzo di Chewbacca dovrebbe godersi i suoi 15 minuti. Il giorno più bello della sua vita quello in cui l'ho insultato o l'ho chiamato idiota. È il giorno più bello della sua cazzo di vita finora. Sta pensando: "Wow!". Be', so che sei scozzese e tutto il resto, ma porca troia! È come un paese del terzo mondo, ma che cazzo, amico, di sicuro avrai avuto un giorno migliore di questo. Di sicuro! Quindi non lo so. I giovani di oggi: dei cazzo di coglioni idioti, se me lo chiedi … Incontro giovani e al momento sono culturalmente persi. Tutto ciò che sanno fare è farsi foto l'un l'altro. Perché non c'è nient'altro. Sai, quando una band sale su un palco potrebbe benissimo essere anche per un servizio fotografico. Nessuno vive il momento. Tutti condividono qualunque cosa con tutti.
Tua figlia, Anaïs Gallagher, 19 anni, semrba aver ricevuto una frecciata sarcastica da te quando ha twittato che vorrebbe essere lui quando sarà grande. Che ha detto? Che vuole essere me quando sarà grande?
No, no, ha twittato: "Voglio essere Lewis Capaldi quando sarò grande".
Quando sarà grande? Be', lei è più bella di quel coglione! Speriamo che non abbia il suo aspetto. O il suo girovita. Non lo consentirò. Passerà presto una brutta giornata se vuole essere Lewis Capaldi quando sarà grande.
Questo ultimo EP è uscito a metà giugno, ma sai quando uscirà il prossimo?
Fine settembre, credo. Be' ... che significa? Nei negozzi in cui puoi comprarlo? Chissà ... Penso che mi sarà consegnato tutta la cazzo di cosa intera entro lunedì. Dico che uscirà entro la nostra partenza in tour con gli Smashing Pumpkins.
I fan statunitensi non vedono l'ora di vederti qui ad agosto. Il tour inizia l'8 agosto a Camden, New Jersey, e termina il 31 agosto a Mountain View, California. Il tuo tour europeo ha avuto ottime recensioni in questi mesi, con la giustapposizione tra vecchia e nuova roba che se l'è cavata bene. Penso che con gli Smashing Pumpkins non avremo modo di suonare molto a lungo; avremo modo di suonare solo per un'ora, ma i miei concerti sono migliorati sempre di più man mano che il tour è andato avanti. Sai, la prima metà dei miei concerti è fatta esclusivamente da materiale nuovo, il che può essere un po' delicato, ma per fortuna il mio nuovo materiale ha un'energia piuttosto alta, quindi se la cava bene in attesa che sia suonato, sai, l'inevitabile. Ma le ho scritte tutte io, quindi non mi dispiace affatto. Guardo la scaletta e penso: (sospira, ndr) "Almeno le ho scritte tutte io". Source: Noel Gallagher interview on Variety. Traduzione by oasisnotizie.
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Virgin Radio ha diffuso un primo video dell'intervista che Andrea Rock ha fatto a Liam Gallagher il 5 luglio a Milano, all'indomani del concerto dell'ex Oasis a Barolo (qui la prima anteprima audio che il canale aveva fornito). Il video integrale sarà pubblicato prossimamente. Eccolo qui.
Liam è tornato sul periodo difficile tra lo scioglimento dei Beady Eye (2014) e l'avvio della carriera da solista (2016-2017) e di che rapporto ha con il microfono e il palco.
"Questo è stato un album terapeutico per me? Sì, senza dubbio", dice Liam a proposito di Why Me? Why Not, in uscita a settembre. "Tutto ciò che conosco è la musica ed era come se qualcuno avesse provato a tirarmela da sotto i piedi, capisci? Per vent'anni sono stato negli Oasis e tutto d'un tratto la cosa non funzionava più. Non sarò un veterinario né lavorero in un ufficio. L'unica cosa che so fare è cantare musica, quindi avevo bisogno di prendere possesso di alcune buone canzoni. L'ho fatto ed è andata bene".
"Per me il microfono è il nemico. È come un pugile. Il microfono non lo guardo come un oggetto carino, ma qualcuno che mi vuole causare dolore, quindi voglio dannatamente essere io a causarglielo, capisci? Non chiedermi perché. Vedo molte persone che sta lì a coccolare il microfono come se ne fosse innamorata. Quel microfono mi fissa, quindi devo mangarmelo, capisci? È qualcuno che provoca e che le vuole prendere in testa. Devi attaccarlo, amico".
Liam
Gallagher ha rilasciato alcune dichiarazioni sul suo prossimo tour nel corso di un'intervista concessa il 5 luglio a Radio 105, a Milano. Ecco il video della chiacchierata.
"Sì, abbiamo molti festival", ha detto Liam, "poi faremo da supporto agli Who ad ottobre in America, il che è grandioso. Non vedo l'ora. Poi abbiamo il tour di novembre nel Regno Unito e torniamo in Europa nel 2020, a febbraio".
"In scaletta ci saranno venti canzoni", rivela Liam. "Dieci saranno degli Oasis, cinque di As You Were e cinque del nuovo disco Why Me? Why Not. Quindi venti canzoni in generale. Penso che sia un bel mix".
Dopo la breve esibizione al concertone del Primo Maggio, Noel Gallagher torna in Italia in compagnia degli High Flying Birds per due attesi concerti, qualche giorno dopo il passaggio dalle nostre parti del fratello Liam.
La splendida cornice di Piazza Sordello a Mantova accoglie il 9 luglio 3500 fan accorsi per ascoltare l’ex Oasis sotto un cielo che si limiterà a minacciare pioggia per tutta la serata.
Come accade ormai da qualche tempo, l’inizio del concerto è tutto dedicato alle nuove produzioni. Sembra una dichiarazione di intenti: la vita artistica di Noel Gallagher dopo gli Oasis ha un suo percorso ben preciso.
Così “Fort Knox”, “Holy mountain”, “Keep on reaching”, “It’s a beautiful world” e “She taught me how to fly” sono presentate nello stesso ordine della tracklist di “Who built the moon”, l’ultimo disco sulla lunga distanza risalente oramai a due anni fa. Dal vivo, però, i brani sono più diretti ed elettrici rispetto alle atmosfere elettroniche che si respirano sul disco.
Atmosfere che si sposano bene anche con “Black Star Dancing”, title track dell’ultimo EP, e la successiva “Rattling Rose”, pubblicate qualche settimana fa e primo capitolo di un nuovo progetto che prevede altre due uscite nei prossimi mesi. “Black star dancing” mantiene quei suoni dance che hanno sorpreso alla sua uscita e che Noel, in modo provocatorio, dedica ai fan degli Oasis presenti nel pubblico.
Una versione acustica e struggente di “Dead in the water”, forse il punto più alto della serata, è la cesura tra la prima e la seconda parte del concerto. Da questo punto Noel Gallagher inizia a pescare a piene mani dal suo passato, scatenando l’entusiasmo dei fan nostalgici dei tempi in cui divideva il palco con il fratello Liam.
Le note di “Little by little” e soprattutto di “The masterplan” sono accolte da un boato e il pubblico spesso si sostituisce alla voce di Noel, apparsa qua e là un po’ affaticata. Inutile sottolineare come sulla spensierata “Whatever” e soprattutto su “Stop crying your heart out” si senta la mancanza di Liam. E tutti si chiedono se mai ci saranno un riavvicinamento tra i due fratelli e la tanto agognata reunion.
L’inizio dei bis prevede la travolgente “AKA…What a life!”, unico episodio della prima parte della sua carriera solista, e il grande classico “Don’t look back in anger”, anche questo con il pubblico protagonista assoluto e il sodale Gem Archer che esegue degli eleganti ricami alla chitarra.
Il tutto si conclude con la consueta cover dei Beatles “All you need is love”, quasi volesse ricordare le sue radici e unire in una sola serata presente, passato e futuro di uno dei più importanti songwriter britannici degli ultimi vent’anni.
Simone Bianchi - rockol.it
Scaletta
Fort Knox
Holy mountain
Keep on reaching
It’s a beautiful world
She taught me how to fly
Black star dancing
Rattling Rose
Dead in the water
The importance of being Idle
Little by little
Whatever
The masterplan
Half the world away
Wonderwall
Stop crying your heart out
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AKA…what a life!
Don’t look back in anger
All you need is love
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Dopo il concerto al Pistoia Blues, ritroviamo Noel Gallagher penella elegante e blindatissima Piazza Sordello di Mantova per la seconda e ultima data italiana
Il fratello maggiore dei mai dimenticati Oasis è salito sul palco accompagnato dalla sua fantastica band, gli High Flying Birds. La set list dello spettacolo prevede all’inizio i pezzi della carriera solista di Noel negli ultimi dieci anni, a cominciare dalla ritmata Fort Knox, per poi proseguire con i grandi successi degli Oasis, concludendosi, prima del bis, con Wanderwall e Stop crying your heart out, intonate a gran voce da tutti i presenti in piazza. Gallagher si congeda dal pubblico con All you need is love, il consueto omaggio ai Beatles.
Noel
convince, porta inaspettatamente sul palco anche pezzi che permettono
al pubblico di scatenarsi ed offre uno show eccezionale. Tutti però
speriamo che, prima o poi, ritorni sul palco con suo fratello.
Silvia Saponaro - spettakolo.it
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In 3500 hanno affollato piazza Sordello per il primo concerto di Mantova
Estate Live quello di Noel Gallagher. Non un gran pienone, ma il
pubblico che ha cantato in piazza Sordello è stato comunque entusiasta,
trascinato per 90 minuti dalla verve dell’ex Oasis. PHOTOGALLERY (110 FOTO) - CLICCA QUI
Noel Gallagher e i suoi High Flying Birds in concerto in Piazza Sordello a Mantova. Novanta minuti di concerto davanti a un pubblico entusiasta. Non sono mancati i brani degli Oasis e un omaggio ai Beatles. Torneranno in Italia il 15 e 16 febbraio 2020 a Roma e a Milano. LA RECENSIONE
(@BassoFabrizio - inviato di SkyTG24 a Mantova)
Ti appare dietro un angolo, Piazza Sordello, con tutta la sua storia e le sue storie, la tua storia e le tue storie. Ieri sera, 9 luglio, era vestito a festa, questo luogo fascinoso di Mantova. Sul palco Noel Gallagher e i suoi High Flying Birds che aprono la rassegna di concerti dell’estate mantovana in una delle più suggestive piazze della città. Aspettando il nuovo album, la band naviga per il mondo sulla scia del successo degli ultimi anni. Puntuale come sempre, il maggiore dei fratelli Gallagher sale sul palco insieme alla band e parte subito alla carica con Fort Knox, brano d’apertura del loro ultimo album Who built the Moon? del 2017. Con Holy Mountain Noel presenta la sua crew, ma è una introduzione veloce, il ritmo dello show resta alto e arrivano Keep On Reaching, It’s a Beautiful World e She Taught Me How To Fly. Gli High Flying Birds hanno eseguito i primi cinque pezzi nella medesima successione dell’album e le pause tra un brano e l'altro sono dettate unicamente dai continui cambi di chitarre del frontman.
L’ex Oasis spiaccica a stento qualche parola e con un "This song is for you" presenta al pubblico il nuovo singolo della band, Black Star Dancing, con sonorità decisamente più disco e dunque molto lontane dal brit-pop a cui siamo stati abituati. Segue Rattling Rose, brano anch’esso contenuto nell’EP Black Star Dancing, uscito il 14 giugno di quest’anno (il nuovo album si intitola Why Me? Why Not. ed è in uscita il prossimo 20 settembre). Dopo le due novità la band si ritira e lascia Noel solo sul palco, illuminato da un fascio di luce per l’intensa Dead in the water. Ed ecco finalmente ciò che tutti aspettavano: una carrellata di pezzi all’insegna della nostalgia, una profonda, intensa incursione nell'epica degli Oasis. Liam e Noel Gallagher sono molto spesso sotto i riflettori a causa delle loro continue baruffe e degli insulti che si scambiano sui social, ma in Piazza Sordello Noel lascia spazio solo alla musica e pare quasi divertirsi nel vedere la gente così coinvolta a cantare insieme a lui canzoni che hanno fatto la storia. The importance of being Idle, Little by Little, Whatever, The Masterplan, Half the world away, Stop crying your heart out non hanno certo bisogno di presentazioni ma solo di essere accompagnate da un immenso, spontaneo coro.
I musicisti si concedono qualche minuto di pausa dietro le quinte e rientrano per la chiusura del concerto che prevede Aka...What a life! del 2011 e poi l'immensa Don’t look back in anger, in cui Noel Gallagher ha voluto far cantare per un po’ il pubblico da solo. Per il gran finale The Chief omaggia i Beatles, forse la band inglese che più ha ispirato la carriera degli Oasis e che accomuna i litigiosi fratelli: All you need is Love è un inno all’amore e alla semplicità, un pezzo che non stanca mai, il giusto tributo a una delle band che più hanno cambiato il corso della musica negli ultimi 50 anni. Novanta minuti di concerto, come una partita del suo Manchester City, che sono volati e che ci hanno fatto cantare tanto e hanno riacceso la voglia di una serata tutta...Oasis.
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Quando sale sul palco per un concerto, Noel Gallagher ha con sé un bagaglio pesante. Dentro ci sono dieci anni passati a togliersi di dosso un’etichetta, quella di ex Oasis, ma anche l’orgoglio di aver definito il suono del Brit-pop, e poi i desideri dei fan nostalgici, le liti, le frecciate e le incazzature con Liam, e un carattere ombroso che da sempre è il suo marchio di fabbrica. Il pubblico del Pistoia Blues lo sa, si presenta in piazza Duomo per mettersi faccia a faccia con un simbolo del rock inglese degli ultimi venticinque anni, ma anche per ripassare insieme a lui i pezzi scritti e cantati dopo la fine della band. Tutti si aspettano i flashback, sanno che ci sarà modo di cantare “Don’t look back in anger” a squarciagola, magari pensando ai cori spontanei dopo l’attentato di Manchester, che hanno trasformato quella canzone in una specie inno laico.
Noel arriva puntualissimo con i suoi High Flying Birds e comincia con l'attacco percussivo di “Fort Knox”, uno scossone che valorizza il lavoro di backing vocal della corista. La prima coloritura soul emerge quando trombone e tromba spingono su “Holy Mountain”, anche se il suono un po' impastato limita la riuscita dei primi pezzi. Noel si sgola per dare energia a “Keep On Reaching”, e le prime aperture melodiche vere arrivano sul refrain di “It’s a Beautiful World” e di “She Taught Me How To Fly”, con una batteria post punk a far marciare il pezzo.
Mentre i tecnici sono alla ricerca dei livelli migliori, Noel chiede "Ci sono fan degli Oasis?". Il pubblico esplode in uno scontato sì e lui scherza stupito: "Siete fan degli Oasis? Allora questa è per voi" e spara il suo ultimo singolo, “Black Star Dancing”.
Dopo “Rattling Rose” alla chitarra folk, la gag si ripete per “Dead In The Water”, con dose doppia: "Oasis fans, this fucking song is for you". Quando un pezzo degli Oasis arriva davvero, “The Importance Of Being Idle”, naturalmente lui non lo annuncia, ma i fan cominciano a canticchiare illuminando la piazza con i telefonini cattura-ricordi, come faranno poco dopo per “Little By Little” e “Whatever”.
“The Masterplan” parte piano con l'intimità degli accordi iniziali e poi si allarga nell’ennesimo refrain stregato. Prima di “Half The World Away” Noel chiede se c'è nessuno arrivato da Manchester. Un tiziorisponde di sì, lui dà un’occhiata e chiosa: "Fuck! You're not from Manchester", e poi sogna una fuga dalla sua città, come faceva in quel ‘94 in cui cominciò tutto.
L'apoteosi sta per arrivare: l'assaggio è “Wonderwall”, salutata con boato fin dal secondo accordo. “Stop Crying Your Heart Out” è dedicata a uno spettatore della prima fila e cantata da tutta la piazza, con i fiati che aggiungono sostanza all’attacco minimalista.
Dopo un primo "ciao" a cui non crede nessuno, arrivano i bis, e c'è spazio per un'ultima incursione nel repertorio solista con “AKA... What A Life”.
Poi, prima dell'omaggio ai Beatles con “All You Need Is Love” che manda tutti a casa, quel coro che non poteva mancare arriva liberatorio, scaccia via le angosce di un decennio e prova a smaltire mille sbornie: “Per favore non mettere la tua vita nelle mani di una rock band, che te la butterà via” e infine “Don’t look back in anger. Non guardare indietro con rabbia. Almeno non oggi”.
Lorenzo Mei
Scaletta
Fort Knox
Holy Mountain
Keep On Reaching
It's a Beautiful World
She Taught Me How to Fly
Black Star Dancing
Rattling Rose
Dead in the water
The Importance of Being Idle
Little by Little
Whatever
The Masterplan
Half the World Away
Wonderwall
Stop Crying Your Heart Out
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AKA... What a Life!
Don't Look Back in Anger
All You Need Is Love
(rockol.it)
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Quarta serata dedicata al re del 'Britpop', Noel Gallagher, per la quarantesima edizione del Pistoia Blues, il festival musicale in corso da venerdì nella piazza principale della città toscana.
Il maggiore dei fratelli Gallagher è salito sul palco di piazza Duomo in perfetto orario alle 21.30 con i suoi High Flying Birds collettivo musicale che lo accompagna nella seconda vita da cantante solista, dopo la fine della storica esperienza con gli Oasis. Dopo la breve comparsata sul palco romano del primo maggio, quello di ieri sera è stato il primo vero concerto di Gallagher in Italia per il 2019, oggi la popstar si esibirà a Mantova nell’ambito del festival Arte & Musica. Vestito con abiti scuri su un palco allestito in modo spartano, che non lascia spazio a niente che non sia la musica, Noel scalda subito la piazza intonando Fort Knox, opening track di 'Who Built the Moon?' ultimo album della band uscito nel novembre 2017.
Prima di lui ad aprire la serata del Pistoia Blues i Ramona Flowers, una delle band di punta della nuova scena indipendente britannica, guidata dal frontman Steve Bird. Ma la vera star della serata non può che essere Gallagher, uno degli artisti inglesi più amati di sempre e uno degli autori più talentuosi, vera e propria icona degli anni '90. Dopo i trionfi ottenuti con gli Oasis, Noel Gallagher ha fatto sognare i suoi fan con tre album da solista, protagonisti della performance pistoiese di fronte a 3.500 spettatori. Noel rivolge pochissime parole al proprio pubblico, mentre i fan approfittano degli intervalli tra una canzone e l’altra per intonare cori e richiamare l'attenzione della star. Dietro Gallagher soltanto uno schermo su cui sono proiettate immagini in pieno stile anni '90.
Nella prima parte del concerto il re del Britpop regala al pubblico una carrellata di brani come Holy Mountain, il primo singolo dell’ultimo album, ma anche Keep on Reaching, Black star dancing e She taught me how to fly tutte provenienti dall’esperienza musicale maturata con gli High Flying Birds. Poi accade l’inevitabile: l’attualità lascia spazio alla storia. Gallagher cambia registro sulle note di The Importance of Being Idle, la prima canzone dell’indimenticata rock band fondata dai fratelli Gallagher. Da qui parte una serie di brani degli Oasis, da Little By Little, suonata con un arrangiamento che fa impazzire i fan, ad Half the World Away, passando per la mitica Wonderwall e Don't Look Back in Anger che rappresentano il momento più alto ed emozionante della serata.
Dopo circa un’ora e mezzo, e 17 canzoni, Gallagher si congeda dalla platea di Pistoia, rimasta incantata di fronte alla voce e alla presenza scenica della popstar inglese. Non prima però di aver intonato la cover dei Beatles All You Need Is Love con cui dallo scorso anno Noel si diverte a chiudere i suoi show. Oggi Pistoia si riposa, riprende fiato, in attesa, mercoledì 10 luglio, di ascoltare Ben Harper e i suoi The Innocent Criminals che chiuderanno questa 40esima edizione del festival.
(La Gazzetta di Parma)
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Per fortuna le occasioni per vedere il nostro The
Chief dal vivo non stanno mancando negli ultimi mesi. Esattamente un
anno fa raccontavo la sua performance al Noisy Naples Fest, di cui era
uno degli headliner. Una serata che definire magica è davvero riduttivo.
È seguito il concertone del Primo Maggio di Roma e lo “scherzetto”
della pubblicazione del primo singolo del nuovo EP nella mezzanotte
successiva, anziché presentarlo in esclusiva per il pubblico italiano.
Ma noi lo abbiamo perdonato e ieri sera eravamo di nuovo ai suoi piedi,
alla corte di Noel Gallagher. Atteso dai nostalgici degli Oasis, dai
seguaci della scuola Beatlesiana fino ai moderni amanti del mondo dei
primi Depeche Mode, Noel Gallagher è davvero per tutti.
Noel Gallagher’s High Flying Birds al Pistoia Blues
Fresco di pubblicazione del primo dei tre EP previsti in uscita entro l’anno – Black StarDancing – The Chief in full band (anche se mancava la “ragazza con le forbici”,
come ama chiamarla Our Kid Liam) nel nuovo assetto elettronico del suo
lavoro, Noel Gallagher compare sul palco in perfetto aplomb inglese.
Silenzioso, nemmeno una parola, solo una chitarra e quei “quattro accordi” che hanno scritto la storia della musica degli anni ’90. Fort Knox è il brano che tradizionalmente Sir Gallagher usa per rompere il ghiaccio, e cavallo che vince non si cambia.
“Hey hey
Continuo a resistere
A tenere duro…
Devi riprenderti
Devi riprenderti
Devi riprenderti…”
Ripete con un certo impeto il mancuniano ed
eclettico artista e la cosa crea in me un certo disorientamento. La
musica ti salva la vita, inizia a parlare al tuo posto, riuscendo
addirittura ad azzeccare momenti e situazioni. Un mese e mezzo fa
scrivevo la mia tesi di master dedicandola proprio a The Chief (oltre
che ad Amerigo Vespucci) riconducendolo all’inizio di tutto. Quando una
passione riesce ad entrarti dentro, sa anche cosa dire quando tu stai
per mollare. E lui da li sopra, quasi indicandomi ha detto “Devi Riprenderti”,
perché in fondo che sia io poco conta, che il fuoco della passione deve
essere il motore delle nostre vite invece è essenziale.
Secondo brano, come la stessa posizione nell’album che lo contiene – insieme al precedente – è Holy Mountain,
alla “sacralità” appunto dei suoi oscuri riff di chitarra da cui sembra
non volersi proprio staccare. Al momento dell’uscita del disco “Who Built The Moon?”
colpì la scelta di non lanciare come primo singolo la title track, ma
questo brano, una scelta che Noel ha motivato come affettiva: prima
canzone scritta con il suo produttore e brano preferito dei suoi figli.
Insomma, nonostante sul palco sembri così eccessivamente concentrato ed
imbolsito, Sir Gallagher nasconde una profonda anima sensibile e
sentimentale (ragazzi lui è l’autore di
Wonderwall, che insieme a La Cura di Battiato, sono le colonne sonore di
almeno un amore di ognuno di noi…). C’è un salto di un brano dall’ultimo album, per arrivare alla volta di It’s A Beatiful World,
caratterizzato dai suoi temi ambientali, che ci pone da sempre
l’interrogativo su quale sia il destino del nostro mondo, forse quello
di tornare da “chi ha costruito la luna”? L’ordine perfetto dell’album prosegue con She Taught Me How to Fly che chiude la fase Noel ex Oasis, per catapultarci poi in una discoteca a cielo aperto con la coinvolgentissima Black Star Dancing,
title track dell’EP appena pubblicato, e brano che rompe con la
tradizione brit pop di cui The Chief è il capostipite ed un new entry
rispetto alla scaletta delle precedenti date di questo tour, Rattling Rose.
Mi approccio a questi due brani in maniera un po’ scettica, riusciranno
The Chief e i suoi a rendere elettronico un set così acustico? Ma Noel
può tutto, anche grazie al fidato Gem Archer che – col piedino sulla drum machine – rende il tutto perfettamente organico e ben riuscito.
Altro grande classico è Dead in The Water, brano
che ho imparato ad apprezzare ascoltandolo dal vivo lo scorso giugno e
che ricollego sempre alla potenza dell’acqua, da dove noi proveniamo. La sera del primo ascolto
live di questo brano era il compleanno del ragazzo con cui uscivo –
mollato da li a poco per inseguire una chimera – e i nostri incontri
sono sempre stati al mare. Ho sempre amato il mare, ho sempre pensato
che la linea dell’orizzonte così irraggiungibile, che più avanzi per
inseguirla più essa si allontana spostando il confine tra te e tutto
quello che puoi toccare, sia la metafora perfetta di come bisognerebbe
vivere, non accontentandosi e spostando sempre più avanti l’asticella
dei propri sogni. E forse ho a cuore questo brano per questo motivo, la
scelta – anche in quella circostanza – di non farmi bastare il poco e di
meritare il tanto e per il mare, che resta comunque il filo rosso di
quelle settimane.
Vi sembra abbastanza come racconto della preponderanza di Noel Gallagher nella mia vita? No, ancora non siamo arrivati al momento che tutti noi attendiamo: la mezzora nostalgica dei capolavori targati Oasis.
Un inizio affidato a brani che vedono Noel come unico protagonista, una
setlist che sbatte subito in faccia ai presenti la carriera solista del
grande dei Gallagher, quasi a ribadire che lui è qualcosa di solido anche dopo gli Oasis.
Quando mi fermo a riflettere sul perché certi artisti hanno bisogno di
rinnegare il loro brand di fabbrica per dare un taglio nuovo alla
propria arte e se il rischio di mandare tutto il successo del passato in
fumo per un passo falso, un eccesso di megalomania, mi ricordo sempre
di quando scrivevo i primi articoli alla fine del liceo, a rileggerli
quindici anni dopo provo sicuramente tenerezza, ma non mi riconosco in
vocaboli, sintassi, semplicità dei contenuti. È come quel vestito che
hai nell’armadio, di cui eri follemente innamorata, che dopo anni di
utilizzo, a provarlo oggi ti sembra un sacchetto dell’indifferenziato.
Sono sicura che Noel non paragoni le sue iconiche canzoni a del pattume,
ma ad uno che ha interrotto un tour a due date dalla fine (per
quanto ti ami, non ti perdonerò mai di avermi negata la possibilità di
vedervi per la prima volta dal vivo a Milano, a due giorni dal concerto), decidendo di lasciare il gruppo, puoi mai chiedere se ha paura di toppare?
Un tuffo nel passato: le hit degli Oasis
A proposito di digressioni sul passato, ecco il momento amarcord. The Importance of Being Idle, quinto brano del penultimo album della band (Oasis) “Don’t Believe The Truth”
è il gancio perfetto per passare dai successi solisti ai grandi
classici del gruppo di cui era fondatore e mente. Questo brano rientra
già nella fase più adulta della band, cantato anche ai tempi da Noel e
non dalla graffiante quanto profonda voce del reale frontman, Liam.
“Non posso farmi una vita se il mio cuore non è pronto”
È questa la frase che ho sempre amato in questo
brano. Se è vero che il cuore è come il biscotto della fortuna, che devi
romperlo per vedere cosa c’è davvero dentro, è anche vero che ha una
serratura e se questa è occupata da un sentimento, è inutile forzare
l’ingresso di una nuova chiave (pensiero), essa non entrerà. Avevo
sedici anni nel 2005, quando questa canzone fece il suo ingresso negli
scaffali dei negozi di dischi, prima che nel mio mp3. Nessuno mi aveva
ancora spezzato il cuore, ma questo l’ho capito dopo. Eppure i piccoli
rifiuti, le piccole attenzioni mancate, lo sguardo non incrociato del
più bello del liceo sembravano fare così male, bruciare così come il
limone su una ferita, e lo sport ufficiale dei tempi sembrava davvero
essere quello di forzare la serratura pur riconoscendone l’impossibilità
di ciò. Noel era molto più adulto di me quando ha composto questo e ad
oggi questa frase la sento ancora più mia, ed è forse questo il motivo
per il quale ho trattenuto il fiato, respirato a pieni polmoni l’aria di
questa notte e ammesso a me stessa che i sentimenti non hanno un
pulsante di on/off, e che Sir Gallagher ha – di nuovo – ragione.
Nella cronologia artistica a ritroso è la volta di “Heathen Chemistry”,
che lo scorso primo luglio ha compiuto diciassette anni e che abbiamo
festeggiato con voi, album omaggiato con la celeberrima Little By Little.
Un brano che non molto tempo fa ho dichiarato essere la colonna sonora
della mia vita. Poco a poco, passo dopo passo. Ad ogni incrocio col
destino.
“Poco a poco
i desideri della tua vita sono lentamente diminuiti
poco a poco
devi dare tutto in tutta la tua vita
e ogni volta mi chiedo perché
sei veramente qui”
Se finora tutti i brani in ascolto nascono già dalla voce di Noel, non è questo il caso delle prossime due: Whatever in combo con The Masterplan.
Esse sono sicuramente marchiate dalla timbrica di Liam, eppure
nell’arrangiamento proposto dal Chief, la sua voce riesce quasi a far
dimenticare la versione originale (peraltro quella di Whatever non è mai
stata pubblicata in alcun album, grande escluso di What’s The Story Morning Glory non troverà spazio nemmeno negli album del futuro) per anni propinataci anche dal centralino della Vodafone.
Finalmente è arrivato il momento della “mia” canzone, Half The World Away.
Lo scrivevo sui miei social qualche giorno fa: gli Oasis mi hanno
rovinato la vita, riuscendo ad incasellarsi a perfezione nei miei stati
d’animo, o me l’hanno salvata, in quei momenti così bui in cui fare la
più grossa delle cazzate sembrava l’unica soluzione, quando le crisi di
panico prendevano il sopravvento e ascoltarli risultava più efficace che
soffiare in un sacchetto.
Wonderwall e Stop Crying Your Heart Out: due hit senza tempo
La cosa che mi fa più sorridere e compiacere per la bellezza di eventi come questo del Pistoia Blues
è la stratificazione del pubblico. In mezzo a una buona fetta di
persone che i mancuniani Gallagher li ha visti anche più volte insieme
dal vivo, c’è una buona percentuale di ragazzi che quando queste canzoni
hanno visto la luce ancora non erano nati. Forse la vera potenza della
musica resta ancora questa, rompere le barriere di età, ceto sociale o
nazionalità e unire tutti in un solo coro, quello del brano del cuore.
Noel, finora molto composto (dove sei finito ragazzaccio della periferia britannica?) accenna un sorriso sornione al suo pubblico dicendo: “questa la conoscete?”, ed è il momento della blasonatissima Wonderwall.
La storia di questo brano, che parla di un ragazzo così innamorato
della sua donna da incitarla dopo che lei ha perso il lavoro a non
mollare, definendola “il muro portante” della sua vita. Guardo il
telefono, lo prendo nell’intento di mandare un audio con questa canzone
ad una persona. Deve essere bello quando quella frase arrivi ad una
persona. Non a tutte. A una. Lo riposo, stasera non c’è spazio per
nessun altro, siamo solo io e Noel. Il mondo fuori può aspettare, al di
la di queste note. Segue Stop Crying Your Heart Out, che avrebbe
meritato molto più spazio nella mia vita in questi anni, che è sempre
stato recluso nel cassetto delle canzoni “che conoscono tutti”, come se
l’essere pop(olare) fosse un difetto, un deficit di fabbrica. Una piazza
intera stretta in coro sulle note dell’iconica doppia voce che
simbolizza il dialogo fra qualcuno che sta mollando e una persona amata
che lo incoraggia a tenere duro.
Dopo un apparente fine concerto, la ricomparsa sul palco della band di Noel Gallagher è targata ritorno al futuro con Aka… What a Life!; a chiudere il momento best ’90s è Don’t Look Back in Anger con in coda il classico omaggio ai Beatles con All You Need Is Love. Grande assente l’ultima creatura di Noel “Sail On”, ma sarà questa la scusa buona per ritornare in Italia nei prossimi mesi solo per farcela riascoltare?
La musica non è solo un’attività artistica ma è
anche e soprattutto una forma di comunicazione in grado di evocare e
rinforzare le emozioni. La
musica possiede un grande effetto evocativo, è in grado di entrare in
contatto con la nostra sfera più intima in modo del tutto naturale. L’importanza di un singolo artista nelle nostre vite gli esperti lo descrivono con una frase: “L’incontro, attribuito al caso, viene spesso presentato come un momento fondamentale che ha aperto una nuova vita”.
Fan non si nasce, lo si sceglie e poi lo si
diventa. E Noel Gallagher riesce a ricordarmi ogni volta, che ho fatto
proprio la scelta giusta.
Fabiana Criscuolo
(insidemusic.it)
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È la suggestiva cornice di Piazza del Duomo ad accogliere il ritorno in Italia di Noel Gallagher e dei suoi High Flying Birds, in occasione del quarto appuntamento del Pistoia Blues 2019, previsto per la serata dell’8 luglio.
Nella celebre venue toscana, ai piedi dell’imponente campanile,
inizia a radunarsi la prima schiena di fan, non appena arrivato il “via
libera” dell’apertura dei cancelli, nel tardo pomeriggio. Con mia grande
sorpresa, lo “zoccolo duro” della transenna e delle file immediatamente
successive è composto da ragazzi che non superano, di sicuro, i
venticinque anni. La dimostrazione che, da una parte, l’impronta degli Oasis ha suggellato (e continua a farlo)
anche le generazioni a venire, a partire dai gloriosi anni Novanta;
dall’altra, che la nuova e più personale direzione musicale intrapresa
dal maggiore dei fratelli Gallagher ha trovato un suo
terreno fertile, finalmente, nel presente. E poi i nostalgici che
sfoderano le vecchie maglie della band, famiglie, coppie di mezza età
che forse si sono innamorate su quelle canzoni prevenienti da
oltremanica, amici di lunga data del fan club e persino una
rappresentanza di tifosi del Pistoia che ricreano una familiare
atmosfera da stadio. C’è tutto. Ci siamo tutti.
Alle 21.30, puntualissimo, Noel Gallagher sale sul palco, capitanando
tutto il gruppo di musicisti affianco a lui e alle sue spalle.
Abbracciata la Fender bianca, in contrasto cromatico con l’elegante mise
total black, il set si apre sulle note magnetiche di Fort Knox. Alla traccia d’apertura dell’ultimo disco Who Built The Moon?, seguono in perfetto ordine di tracklist, Holy Mountain, Keep On Reaching, It’s A Beautiful World e la super radiofonica She Taught Me How To Fly. La miscellanea di sound e di arrangiamenti, la presenza dei fiati, il talento della corista YSEE come voce complementare e le cinque corde del fido Gem Archer trasportano il pubblico in una dimensione parallela, come uno dei paesaggi surreali della copertina del disco.
“Ci sono fan degli Oasis qui?” – boato – “Questa canzone è per voi”. Un’introduzione che spiazzato l’intera piazza ai primi accordi di Dead In The Water, appartenente al repertorio più recente dello Chief. Una ballata la cui versione ufficiale è quella registrata live at RTÉ 2fm Studios di Dublino e qui riproposta nella sua essenza: chitarra, voce impeccabile ed emozioni.
Un’anticipazione, in realtà, della sezione forse più attesa, quella dedicata ai successi degli Oasis. Su Little By Little i 3500 presenti esplodono in un applauso per poi cantare a memoria ogni singolo verso. Accade lo stesso con la dolce Whatever, mentre qualcuno vicino a me, all’annuncio di The Masterplan, afferma: “Ok, adesso si piange!”. A Manchester e a chi è giunto direttamente dalla città inglese è dedicata Half The World Away, metà di quel mondo che scompare all’inconfondibile intro di Wonderwall, il capolavoro del 1995
che Noel Gallagher canta in modo del tutto personale, quasi parlato. Ci
sono migliaia di voci ad accompagnarlo, una per ogni ricordo che questo
classico porta con sé, una per ogni foto, certezza, rimpianto attaccati
alla parete delle meraviglie. C’è chi si abbraccia, chi piange. E
proprio alle lacrime di un fan in prima fila, Chris, l’artista dedica Stop Crying Your Heart Out, per un’apparente chiusura da brividi.
Se, nell’encore, AKA… What A Life! si trasforma in un inno al Manchester City,
le cui sciarpe e maglie sventolano come bandiere tra i sostenitori, le
pennate decise sull’acustica dipingono i contorni di quello che sarà il
gran finale. È la volta di Don’t Look Back In Anger, del coro di “so Sally can wait”,
del monito di non affidare il proprio cuore a una rock band e della
consapevolezza di caderci sempre. Perché, in fondo, quello che torna
indietro è qualcosa di positivo, che conforta e unisce. L’ha
sottolineato anche Noel, scegliendo All You Need Is Love dei Beatles per salutare il pubblico italiano, definito il migliore di tutti. Un saluto, un “arrivederci”, un “grazie”
nel sorriso accennato che racchiude tutta l’emozione, tutta la
riconoscenza verso chi è, ancora, lì davanti ad applaudire. E non
servono altre dichiarazioni per lui che, scrivendo la canzone d’amore
per eccellenza, non mai menzionato l’amore come termine. Perché oltre
ogni “ti amo”, ci sono due parole che, insieme, hanno un immenso potere.
“After all”. Dopo tutto.
Laura Faccenda
(onstageweb.com)
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Dopo essersi esibiti in qualità di super ospiti internazionali sul palco
del Concertone del Primo Maggio 2019, Noel Gallagher e i suoi High
Flying Birds stanno per tornare in Italia per due imperdibili date: lunedì 8 luglio al Pistoia Blues Festival e martedì 9 luglio a Mantova in occasione di Arte e Musica.
Concentrandoci sull’imminente tappa toscana, ecco qualche info utile per
arrivare preparati al concerto. Il live dell’8 luglio si terrà sul main
stage allestito in Piazza Duomo a Pistoia, dopo l’opening act degli
inglesi The Ramona Flowers. Sarà possibile acquistare e ritirare i
biglietti presso la biglietteria sita all’entrata principale della
Piazza, su via Roma, e aperta dalle ore 18:00. L’orario di apertura dei
cancelli è fissato per le 19:30, i Ramona Flowers saliranno sul palco
alle ore 20:30, mentre il concerto di Noel Gallagher inizierà alle ore
21:30. Biglietti attualmente disponibili anche su circuito Ticketone e
Tickermaster, online e nei punti vendita autorizzati, ai seguenti
prezzi: parterre a 35 euro + diritti di prevendita, tribuna numerata a
45 euro + d.p. e in tribunetta gold a 50 euro + d.p.. La location del
festival è facilmente raggiungibile in auto o con i mezzi pubblici.
Pistoia è collegata alla provincia e alle vicine città toscane con linee
autobus e treni: per la tratta di ritorno, ogni giorno di festival,
sarà disponibile anche un treno straordinario con partenza alle ore
01:00 dalla stazione di Pistoia e fermata a Montale Agliana, Prato
Borgonuovo, Prato Porta al Serraglio, Prato Centrale, Calenzano,
Pratignone, Il Neto, Sesto Fiorentino, Zambra, Firenze Castello, Firenze
Rifredi, Firenze S. Maria Novella (orario di arrivo ultima stazione
02:05).
L’ex Oasis, conosciuto in tutto il mondo come pioniere del britpop,
arriverà in Italia col suo progetto solista Noel Gallagher’s High Flying
Birds. Nella scaletta dei suoi concerti, seguita durante il tour 2019,
sono presenti molte canzoni dell’ultimo disco pubblicato, Who Built The
Moon? (2017), tra cui Holy Mountain, Dead In The Water, Fort
Know e Keep On Reaching. Presenti anche brani dell’omonimo debut
album solista come AKA… What A Life! e, ovviamente, tanti pezzi degli
Oasis: Wonderwall, The Masterplan, Stop Crying Your Heart Out, Don’t Look Back in Anger, Talk Tonight e molte altre hit
indimenticabili. Immancabile anche il nuovo singolo Black Star Dancing,
pubblicato lo scorso maggio come anticipazione dell’omonimo EP uscito
il 14 giugno 2019. Di seguito potete trovare la scaletta seguita dai
Noel Gallagher’s High Flying Birds durante i precedenti concerti del
tour 2019; le canzoni presentate a Pistoia potrebbero subire delle
variazioni in base alle scelte dell’artista.
Il 6 luglio Virgin Radio ha mandato in onda una parte dell'intervista concessa da Liam Gallagher ad Andrea Rock qualche ora prima a Milano. Potete ascoltarla nel video qui sotto. Si tratta di un estratto: la versione integrale sarà diffusa nei prossimi giorni.
"Sì, è buffo, no? Ci sono molti robot in giro e io non sono uno di quelli. La vita è noiosa senza di me. Penso di dare l'impressione di essere arrogante, ma guardo a tutte queste nuove band di oggi o alla gente ... sai, a queste cosiddette "rock star vere" che si scrivono da sole le canzoni e trovo anche loro noiose, capisci? Il solo fatto di fare ogni cosa da te non ti rende elettrizzante. C'è molta gente noiosa nel mondo, c'è molta gente noiosa anche nel mondo della musica".
"Non sono un performer, capisci? Non performo. C'è molta gente là fuori che saltella e cerca la partecipazione della folla, ma io sono più punk, capisci? Io canto e basta e provo a non saltellare in giro come un idiota. Non ho nessuna mossettina, quindi sono un po' un antiperformer. Là fuori ci sono abbastanza persone che fanno la figura dell'imbecille con le loro mossettine di ballo, capisci? Io sono più bravoa starmene fermo e semplicemente fronteggiare il microfono. E non penso che in giro ci siano molte persone che lo fanno, capisci? Tutti fanno le mossettine, mentre io sono semplicemente bravo a essere un cantante aggressivo. Sono più alla Johnny Rotten che alla Freddy Mercury, come si suol dire".
Thanks to Devoti di Liam Gallagher (Facebook) for recording this interview.
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In questo video che abbiamo sottotitolato in italiano Noel Gallagher riflette sul primo periodo dell'avventura con gli Oasis ("Non c'era volta che un concerto non finisse in rissa tra di noi o con il pubblico") e racconta la battaglia del Britpop con i Blur.
È un estratto dell'intervista che Noel ha concesso a Dermot O'Leary per Reel Stories, in onda su BBC 2. Seguiranno altri video dell'intervista con subs ITA nei prossimi giorni.
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Arriva nelle Langhe il tour mondiale dell’ex leader degli Oasis: tra
storici successi e nuove canzoni del suo secondo album da solista, il
più giovane dei fratelli Gallagher ha anche dedicato al pubblico
italiano una versione speciale di Wonderwall
Microfono inclinato verso il basso, braccia dietro la schiena, occhiali
da sole, giubbotto in perfetto stile Oasis (già indossato al Festival
di Glastonbury lo scorso 29 giugno) e quel particolarissimo timbro di
voce, quasi trascinato: Liam Gallagher e il suo inconfondibile carisma
british restano immutati al passare del tempo. Anzi, sono tornati, sul
palco, ancora più forti rispetto agli Anni Novanta.
Tanti successi - vecchi e nuovi - per la prima data del tour
La conferma che il tempo, per il più giovane dei Gallagher, sembra non
essere passato, è proprio il concerto di Barolo, una prima volta per il
cantautore di Manchester, che inaugura nella cittadina patrimonio
dell’Unesco un tour che lo porterà in tutto il mondo. Un piccolo centro
che, per una sera, diventa il centro di quel brit pop, intramontabile,
che ha animato le scene musicali di un periodo che difficilmente può
essere dimenticato. Lo aspettavano da tempo questo concerto, i suoi fan.
Che conoscono ogni nota di ciascuna canzone, comprese quelle dei
singoli Shockwave e The River, brani del nuovo album Why me? Why Not,
annunciato il 12 giugno e in uscita il 20 settembre. E che arriva dopo
due anni di silenzio che seguirono l’uscita del suo primo fortunato
debutto da solista con il disco As You Were del 2017. È inutile, però:
quando Liam canta i vecchi successi, proprio quelli di una band di nome
Oasis, come lui spesso la definisce durante il suo concerto, la musica
prende un’altra strada. Da Rock’n Roll Star a Morning Glory, passando
per Slide Away e Roll with it e Cigarettes & Alcohol, con qualche
riferimento alle nuove canzoni, che descrivono al meglio il suo stile,
che non cambia mai.
La dedica al pubblico italiano
La magia
del concerto, però, diventa estremamente forte quando si sentono le
prime note di Wonderwall, successo targato Oasis, pubblicato nel 1995.
Ed è proprio in quel momento che, ancora una volta, Liam Gallagher
stupisce i suoi fan, con una versione-dedica: “There are many things
that I’d like to say to you but…I don’t speak Italian", dice guardando i
presenti che, quasi increduli, continuano a cantare. E lo continuano a
fare anche quando, dopo una brevissima pausa e il timore che il concerto
si fosse già concluso, Liam e la sua band si ripresentano sul palco per
la conclusione, in bellezza, della serata: tocca alle note di Champagne
Supernova salutare e dare l’appuntamento al prossimo concerto. Con la
stessa magia, lo stesso carisma e lo stesso rock ‘n roll di stampo Oasis
che, nonostante il tempo, fanno di Liam Gallagher un riferimento,
musicale, per tante generazioni. Passate e future. Definitely (maybe). La scaletta del concerto
Manchester City Champions Chant Fuckin' in the Bushes (Oasis song) Rock 'n' Roll Star (Oasis song) Morning Glory (Oasis song) Wall of Glass Greedy Soul For What It's Worth Shockwave Columbia (Oasis song) Slide Away (Oasis song) Roll With It (Oasis song) Bold Universal Gleam The River (Live Debut) Cigarettes & Alcohol (Oasis song) Wonderwall (Oasis song) Supersonic (Oasis song) Champagne Supernova (Oasis song)
(SkyTg24.it)
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Liam Gallagher sa come alleviare la nostalgia
di Cristina Torti
Our Kid arriva sul palco con occhiali da sole e parka a quadrettoni,
lo stesso con cui pochi giorni fa è salito sul Pyramid Stage del
Glastonbury Festival di fronte a qualcosa come centocinquantamila
spettatori. Come sempre asciutto, non esattamente empatico, ma con un
carisma invidiabile ed una voce inconfondibile attacca con Rock &
Roll Star (e la sudatissima ed iperaccalcata folla di fan non aspettava
altro). In fondo al palco, del resto,
campeggia l’ormai immancabile scritta “rock & roll” che Liam
abbraccia e riabbraccia durante tutto il live. In scia arriva Morning
Glory, un altro evergreen della band più uncorrect d’Inghilterra.
D'altronde, quando hai fatto parte di una band come gli Oasis, implosa
sotto il peso di una guerra fratricida, hai due scelte: quella di
portare avanti il baluardo della tua storia oppure quella di cambiare
del tutto direzione. Liam ha scelto la prima e porta sul palco una
versione 2.0 degli Oasis, senza Noel, sì, ma comunque fedele
all’originale. E gli riesce bene, dannatamente bene: è quello che vuole
il suo pubblico ma è anche quello che vuole lui e proprio come allora si
lascia andare a quel gioco di mosse e sguardi che tre decadi fa lo
hanno reso l’uomo più influente del rock inglese anni novanta.
Wall of Glass, Greedy Soul, Bold, For What It’s Worth arrivano una
dietro l’altra per poi lasciare spazio al riff alla T-Rex di Shockwave
(settimo pezzo in scaletta). “It’s coming round like a shockwave”, canta
Liam nel primo singolo estratto dal nuovo album in uscita il 20
settembre a cui seguirà un altro tour in giro per l’Europa che farà
tappa in Italia in inverno per due date (il 15 febbraio al Palazzo dello
Sport di Roma e il 16 al Mediolanum Forum di Milano). «C’è qualcuno di
Manchester, il centro dell’Universo?», chiede a quelle che definisce più
volte beautiful people. I settemila rispondono con “Liam! Liam!” che
risuona nella piazza piemontese con una potenza degna di una finale tra
il City e lo United. Perché si tolga gli occhiali da sole deve calare il
buio che arriva su Columbia. Un’ora e mezza di live, diciasette brani
in scaletta di cui ben dieci tratti dal repertorio dei classici degli
Oasis e il finale ne vede ben cinque di fila (Cigarettes & Alcohol,
Wonderwall, Supersonic, Lyla e Champagne Supernova) che arrivano come
fosse un antidoto alla nostalgia da Oasis. E funziona. Eccome se
funziona.