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domenica 28 febbraio 2010
Pretty Green sponsor del Manchester City?
Dan Wooten si scusa con Noel
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I Courteeners fanno una cover acustica
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Dieci anni fa usciva Standing on the Shoulder of Giants
Cosa pensate di quei tifosi che chiamano i figli con il nome dei propri idoli calcistici? Niente di molto diverso da quello che si può pensare quando uno come Liam Gallagher chiama suo figlio Lennon (di nome, per giunta). Un tributo, certo, e spesso l'assenza di ogni obiettività, ma anche un riferimento preciso. Così come un secondo preciso indizio è anche il titolo dell’album, “In piedi sulla spalla di giganti” – la frase, seppure in una versione corretta dove si legge “spalle” e non “spalla”, è riportata sulle nuove monete da due sterline inglesi ed è attribuita ad Isaac Newton - perché i giganti di cui si parla, tra gli altri, sono proprio loro, i quattro di Liverpool. Allora è superfluo andare a cercare originalità o novità dove ciò non è richiesto, o auspicato, neanche dagli autori. Gli Oasis fanno i Beatles e li fanno così bene che su questo disco, a tratti, sono i Beatles. E probabilmente, in the back of their minds, chissà cosa gli racconta il cervello... i Beatles di “Standing...” sono quelli del 1967-68, quelli di John Lennon e George Harrison, di “Strawberry fields forever” – il cui mellotron campeggia in “Go let it out” – e quelli di “The inner light”, orientaleggianti e mistici. Ma anche quelli dell’esperimento trance-dance di “Tomorrow never knows”, brano in anticipo sui tempi di decenni, e che i fratelli Gallagher utilizzano come riferimento continuo di molte delle composizioni presenti su questo album. Chitarre piene di riverberi, loop montati al contrario, echi di flower power e i cantati di Liam che abbandonano la loro aria strafottente per diventare più ruvidi, quasi più spessi. Gli Oasis del 2000 subiscono l’uscita di due pietre portanti del gruppo, Paul “Bonehead” Arthurs e Paul “Guigsy” McGuigan, e li rimpiazzano con Gem Archer (già Heavy Stereo) e Andy Bell (Ride, Hurricane #1), ma il disco lo scrive e lo suona quasi tutto Noel Gallagher. L’anima beatlesiana si incontra con quella dance del produttore Mark “Spike” Stent (U2, Madonna, Bjork, Massive Attack) e allora l’album lascia affiorare, ascolto dopo ascolto, groove ritmici presi in prestito dalla scena dance, su cui ha buon gioco il mimetizzarsi da canzone pop delle armonie dei Gallagher. E’ tutto molto fluido, canzoni fatte di pochi accordi, ritornelli tirati all’infinito, cambi di armonia che sembrano trascinarsi dietro orchestre e pianoforti. Sono stati ben attenti a crearsi un suono sufficientemente minaccioso, gli Oasis, almeno al momento giusto, giocando sulla voglia che hanno di sorprendere di continuo e di far parlare di sé altrettanto. Per cui, come da copione, “Fuckin’ in the bushes” vi lascerà perplessi. “Sono questi, dunque, i nuovi Oasis?”, penserete, ma in realtà l’opening track non è altro che uno strumentale a metà strada tra un guazzabuglio geniale di suoni e una tipica coda estratta da una jam in studio. Per il resto, già da “Go let it out” si torna al sound tipico della band, appena spruzzato di tecnologia nella ritmica e con un bell’omaggio di basso a McCartney. “Who feels love?” è forse, nella sua solare e strafottente psichedelia, il momento più alto dell’album, sicuramente quello in cui gli Oasis sono se stessi a 360 gradi. Ma c’è spazio anche per un semistomp un po’ “Rock show” degli Wings e un po’ “Roadhouse blues” dei Doors (“Put yer money where yer mouth is”), prima che “Little James” arrivi a fare incetta di sentimentalismo, come sempre si conviene ad una canzone dedicata ad un bambino (in questo caso al figlio di Jim Kerr e Patsy Kensit). E’ bello sentire Liam cantare versi come: «canto questa canzone per te e la mamma/e questo è tutto/ perché non passerà molto tempo e nessuno ci sarà più...», niente male per tenere tranquillo un bambino... La seconda metà del disco è puro Oasis sound al 100%, con un mezzo-tempo come “Where did it all go wrong?” che rimanda alle simpatiche atmosfere di “Wonderwall”, un’ottima e sferzante “I can see a liar” (un suono tra la chitarra di Paul Weller e la batteria di Keith Moon) ispirata alle mille menzogne del successo, e la conclusiva, corale, pastorale, eroica, epica e che più ne ha più ne metta “Roll it over”, più che una canzone un tentativo (riuscito) di far resuscitare un tipico finale alla “Hey Jude” dopo una partenza tutta floydiana. Le sorprese più piacevoli arrivano dai testi, che come ha detto molto acutamente Noel Gallagher, riguardano più la capacità di scendere a patti con l’idea di darsi una calmata che la voglia di continuare a celebrare eccessi e sfarzi. Si normalizzano con serenità, i fratelli Gallagher, dopo una stagione fatta di risse, fughe, litigi, eccessi di alcolici, stupefacenti e ogni altro genere di amenità. E raccontano di questa voglia di pace, e delle mille solitudini del successo, e dell’importanza dell’amore, e insomma di tutti quegli argomenti che – di riffa o di raffa- riempiono i dischi rock da una cinquantina di anni a questa parte. Insomma, i maestri del pop sono tornati, ma nel frattempo il mondo sembra aver girato più in fretta di loro, e l’impressione è che il nuovo pop mondiale parli già una nuova lingua, diversa in parte da quella parlata in Oasislandia. “Standing on the shoulder of giants” in questo senso non riesce a non provocare anche un po’ di malinconia per il sound che ospita, e che a tratti sembra il fratello maggiore di quanto girerà intorno a breve. Se tra il pubblico i fans degli Oasis sono tanti, i musicisti hanno già scelto di seguire altri gruppi per passare al futuro, e tra questi, in vetta, ci sono i Radiohead e non gli Oasis. Con “Standing...” gli Oasis hanno partorito il disco che pensavano il mondo si aspettasse da loro, cercando con noncuranza di svecchiare al tempo stesso il loro suono. Il risultato è un perfetto album di pop’n’roll energico e convulso, semplice e immediato, che cerca di stare al passo con i tempi - ma non sempre ci riesce - e capace di offrire alle radio 10 singoli su 10. Basterà tutto questo a riconfermarli campioni?(rockol.it, 08 Feb 2000)
TRACKLIST
01. Fuckin' In The Bushes
02. Go Let It Out
03. Who Feels Love?
04. Put Yer Money Where Yer Mouth Is
05. Little James
06. Gas Panic!
07. Where Did It All Go Wrong?
08. Sunday Morning Call
09. I Can See A Liar
10. Roll It Over
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sabato 27 febbraio 2010
Video di Paul Weller e Gem live agli NME Awards
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Noel costruisce una casa per l'estate
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giovedì 25 febbraio 2010
Niente premi per gli Oasis, ma Gem è sul palco
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mercoledì 24 febbraio 2010
Liam collabora con il brand Clarks
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Un anno fa gli Oasis a Firenze
Una notte indimenticabile per chi, come il sottoscritto, vedeva per la prima volta dal vivo la band più grande del mondo.
Del resto non può essere un caso che il concerto sia stato seguito in diretta da RTL 102.5 ...
Date un'occhiata a questi bellissimi istanti catturati dai potenti mezzi (tsk!) di chi scrive e della sua 'troupe', anche se siamo arrivati a destinazione con un piccolo ritardo! (qualcuno, leggendo, saprà di cosa parlo ...)
Segue, dopo i video, un articolo di Paolo Ceragioli pubblicato su loschermo.it
FIRENZE — Il ciclone Oasis si è finalmente materializzato ieri sera (24 febbraio) in un Mandela Forum esaurito da mesi e che ha conosciuto una grande serata di rock, come forse da tempo non accadeva. Si vedono in giro quindicenni accompagnati da genitori a loro volta fans e cinquantenni, fans degli inizi. Ma l’atmosfera è rilassata, anche se piena di aspettative.
L’ultima volta che avevo visto gli Oasis era stata la performance del luglio 2002 al Summer Festival di Lucca: ottanta minuti scarsi che scatenarono l’ira dei fans “traditi”. Ma oggi gli Oasis hanno abbandonato gli atteggiamenti da “divetti”, preoccupandosi esclusivamente della musica: l’ultimo ottimo disco, “Dig out your soul”, e questo tour lo testimoniano pienamente.
Intanto, si comincia puntualissimi alle 21: il palco è ricchissimo di luci e sul fondo quattro schermi verticali diffondono immagini a commento dei brani o i primi piani dei membri della band. Liam si presenta con una giacca nera, con doppia fila di grossi bottoni luccicanti, capello corto e basettona d’ordinanza: “stasera sono una rock’n’roll star”, attacca l’ex-fratello terribile della famiglia Gallagher, ed è immediatamente grande rock con il pezzo tratto da “Definitely Maybe”. “Lyla” e “The shock of lightning” fanno definitivamente decollare lo spettacolo.
La scaletta è rispettata al 100%, ma lo show sembra tutto fuorché il compitino da svolgere. Ecco “Cigarettes & alcohol”, “The meaning of soul” e la nuova, bellissima, “To be where there’s life”, dall’attacco orientaleggiante. Il microfono passa a Noel (Liam si ritira) e arriva “Waiting for the rapture”, altro brano nuovo che i fans salutano con entusiasmo, che diventa molto di più per “The masterplan”, uno dei classici della band. Con la suggestiva “Songbird” finisce la parentesi semiacusitica e riappare Liam: “Slide away”, “Morning glory” e “Ain’t got nothin’” riportano il clima del concerto a temperature elevatissime. Poche parole dalla band, ma grinta e talento da vendere: il primo “grazie” in italiano lo dà Noel, dopo “The importance of being Idle” e prima di una struggente versione di “I’m outta time”, dove appaiono (pochi) accendini e (soprattutto) cellulari accesi. Il set è chiuso da altri due pezzi da novanta, “Wonderwall” e “Supersonic” e l’uscita della band, dopo un’ora e un quarto, rievoca in qualcuno i capricci del passato.
Ma stavolta il bis c’è, eccome: dopo tre minuti di odioso effetto elettronico tritaudito, la dolcezza e la poesia di "Don’t look back in anger” suona come sinfonia. Noel lascia cantare il ritornello ai fans davvero senza gigioneria e il risultato è da brividi. E ancora, “Falling down” e “Champagne supernova”, prima che una straordinaria, torrenziale e devastante cover della onirica e beatlesiana “I am the walrus” metta fine allo show, chiudendo idealmente il cerchio tra il brit (si fa per dire...) d’antan e quello di oggi. Grande musica, quella, ma anche questa.
Paolo Ceragioli
Lo Schermo di Lucca
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martedì 23 febbraio 2010
Noel attacca John Terry
E Noel esprime tutta la sua disapprovazione per il personaggio. Da buon tifoso del Manchester City, Gallagher, intervistato da people.co.uk, non usa mezzi termini nel definire il comportamento di Terry: «John Terry è uno stro*zo! Il tizio non mi è mai piaciuto tanto, ma quello che ha fatto a Bridge dimostra quello che è. Che deficiente! Se mai dovessi vederlo non oso immaginare cosa succederebbe! Tutti sanno che tipo è Wayne ed è un piacere incontrarlo. Quando il Chelsea viene a giocare da noi, invece, Terry fa sempre un sacco di merdate, per questo si merita tutto questo. Spero che i nostri giocatori lo maltrattino con tutte le loro forze e lancio un messaggio ai tifosi: 'Date tutto quello che avete'».
Già a luglio, quando si vociferava con insistenza su un possibile trasferimento di Terry al City, poi mancato, Noel aveva detto che non ingaggiarlo era la cosa migliore che il club potesse fare, aggiungendo: «Terry non mi piace per niente e non mi è mai piaciuto. Ha due occhi ridicoli ed è un piagnone. È pure un cockney», termine spregiativo per gli abitanti di East London.
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Un anno fa gli Oasis a Bolzano
In 7 mila hanno gremito il Palaonda per assistere al concerto dei fratelli Gallagher. A Bolzano non sono mancati brani come Rock'n'Roll Star e The Meaning of Soul. Il pubblico ha accolto con entusiasmo i classici come Wonderwall e Don't Look Back in Anger. Gli Oasis hanno chiuso il concerto con I'm the Walrus dei Beatles. (ANSA)
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lunedì 22 febbraio 2010
Un anno fa gli Oasis a Treviso
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Video - 22 febbraio 2000, gli Oasis a Sanremo: "Siamo più Stones che Beatles". E quei vizi da rock star ...
Dalla strada al successo, la band inglese stasera all'AristonAttesissimi gli Oasis: "Siamo più Stones che Beatles"Noel Gallagher racconta le chiacchiere e i vizi da rockstardi Ernesto AssanteSANREMO - La prima domanda è la più ovvia e la risposta di Noel Gallagher, chitarrista degli Oasis, è giustamente ironica: "No, non credo che suoniamo come i Beatles, se vogliono fare paragoni bene, non mi offendo. Ma secondo me noi assomigliamo di più ai Rolling Stones".Gli Oasis a Sanremo rappresentano, assieme a Bono, la punta di diamante del rock di oggi e sono certamente il gruppo più atteso della foltissima pattuglia di star straniere presenti al festival. Simpatici proprio non sono, e nemmeno godono dei favori della stampa internazionale, soprattutto per i loro atteggiamenti fuori dalla scena, per le dichiarazioni "pepate" che rilasciano volentieri, per la loro vita privata, che arriva spesso all'attenzione delle cronache. Alla conferenza stampa sanremese si è presentato Noel Gallagher, pronto a tranquillizzare tutti sul futuro della band: "Non ci scioglieremo quest'anno, faremo ancora un altro disco poi chissà, non sappiamo. Non facciamo mai piani a lungo termine".Al festival arriverà Bono per sostenere la campagna di Jubilee 2000. È una campagna che coinvolge anche voi?"Sono convinto che la causa di Jubilee 2000 sia importantissima, ma non è nelle nostre priorità. Non siamo tipi da messaggi altisonanti, non fa parte del mio modo di essere. Comunque chiunque sostenga cause così importanti ha il nostro sostegno".Vi piace soprattutto mettervi in gioco con la musica?"Ogni volta che fai un disco metti in gioco la tua credibilità artistica. Il prossimo disco con due componenti nuovi nel gruppo, accrescerà certamente la qualità della scommessa. Ma sarà divertente vedere come andrà anche questo disco".Lei ha iniziato come "facchino" per una rock band e oggi è una star. Ci pensa mai a come è cambiata la sua vita?"Qualche volta mi siedo e non riesco a credere che tutto questo sia accaduto. Ma ero felice anche facendo il roadie, giravo il mondo, mi divertivo. Qualcuno poi un giorno mi ha convinto che potevo essere un buon autore, un buon musicista. Ancora non credo di essere un buon chitarrista, sono un mediocre chitarrista in una ottima rock'n'roll band. Non sono mica Eric Clapton. All'inizio non ci siamo resi conto di quello che accadeva, abbiamo iniziato nel 1991 a Manchester davanti a quattro persone e sei anni dopo eravamo a Knebworth davanti a 125.000 persone. Solo allora ci siamo resi conto di cosa eravamo diventati, solo diciotto mesi fa, quando ci siamo presi una pausa, ci siamo fermati a renderci conto cosa era accaduto negli anni precedenti. Fino ad allora avevamo soltanto lavorato, in studio, in tour, suonando e scrivendo canzoni".Com'è cambiata la vostra vita con la nascita dei figli suoi e di suo fratello? Vi piace avere una famiglia?"I bambini sono fantastici, ma sono troppo piccoli, la mia ha due settimane, quello di Liam ha due mesi, non li porteremo con noi in tour. Mi mancheranno? Si, ma non staremo via più di cinque settimane di seguito e resteremo in contatto. La famiglia? Certo che è importante. Mia moglie in realtà suona la chitarra e compone, l'accordo tra noi è che io prendo il merito e in cambio gli compro un bel vestito".(La Repubblica, 22 febbraio 2000)
Oasis, sulle grandi spalle del Festival La band inglese è stata confermata Superospite al prossimo Festival di Sanremo. Il gruppo dei fratelli Gallagher proporrà almeno un brano dal nuovo album, in uscita a febbraiodi Tiziano Toniutti Standing on the shoulder of giants (stare sulla spalla dei giganti) è il titolo del nuovo album degli Oasis, e la band ha deciso di prenderlo alla lettera, almeno per quanto riguarda la promozione in Italia. Il gruppo dei fratelli Gallagher sarà infatti ospite al prossimo Festival di Sanremo. Una tradizione ormai per la famiglia Gallagher, almeno da parte di Liam: qualche anno fa infatti l?attuale moglie di Liam, Patsy Kensit, fu ospite del festival. E complice una spallina lenta, la penisola intera ebbe modo di ammirarne il seno.
Gli Oasis potrebbero, visto il gemellaggio tra il Festival del 2000 e l'operazione Jubilee 2000, entrare a far parte di una serie di testimonial d'eccezione. Nomi d'oro del pop internazionale, dagli U2 a Sting. Passando - forse - anche per i fratelli Gallagher. Che intanto però rimangono concentrati sulla musica: Go let it out, il primo singolo estratto dal nuovo album che arriverà in febbraio, è già pluriprogrammato sulle radio italiane. Il secondo singolo sarà Who feels love, e non è escluso che sia questo l'altro brano che gli Oasis proporranno al festival. Il primo, già confermato, sarà proprio Go let it out.
Mentre i "gossip" su Noel e Liam continuano (Noel è diventato da poco padre e starebbe comprando ogni nuovo modello di scarpe per bambini che Adidas e Nike mettono sul mercato), la stampa inglese è impegnata a distruggere Standing on the shoulder of giants prima dell'uscita. Secondo alcuni giornalisti infatti "gli Oasis sono rimasti incatenati al passato e in questo album non c'è nulla che possa far pensare il contrario". Liam, dal canto suo, dice che "il nuovo album non è una bomba ma è un buon disco", alimentando la curiosità e qualche veleno. Le ordinazioni del singolo Go let it out comunque finora smentiscono le malelingue. La prevendita ai negozi è stimata sulle 500 mila copie. La band non è comunque preoccupata per i risultati che avrà il disco. Noel è ad esempio "molto preso dalla cura dei suoi due pesciolini rossi". I nomi, neanche a dirlom sono Lennon e McCartney.
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domenica 21 febbraio 2010
Notizie false, Noel pensa di denunciare il News of the World
La replica di Noel non si è fatta attendere. Un comunicato di oasisinet ha bollato come «pure falsità» le notizie pubblicate dal giornale e ha annunciato che il cantante sta consultando i propri legali per studiare l'eventualità di citare in giudizio il News of the World, definito «un infimo quotidiano che fabbrica bugie sugli ex componenti degli Oasis».
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Video: Liam ai Brit Awards con sottotitoli in italiano
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Noel chiede il risarcimento a Sullivan
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sabato 20 febbraio 2010
Stasera i Brit Awards su Sky
Tra gli altri premi anche Lily Allen, Dizzee Rascal e i JLS, reduci da 'X Factor', premiati per il miglior singolo, con Beat Again. E ancora: gli Oasis con (What's The Story) Morning Glory? hanno vinto come miglior album del passato. Miglior gruppo, I Kasabian e premio della critica a Ellie Goulding. L'Outstanding Contribution Award è andato, infine, a Robbie Williams. Si esibiranno Cherryl Cole, Dizzee Rascal, Florence & The Machine, Jay-Z, JLS, Kasabian, Lady Gaga, Lily Allen e Robbie Williams.
I Brit Awards sono i premi musicali che ogni anno vengono conferiti ai migliori artisti del panorama musicale pop dalla British Phonographic Industry, l'associazione di categoria dell'industria discografica Britannica e sono riconosciuti a livello mondiale. La prima edizione si è tenuta nel 1977 e la musica fu scelta per onorare i 25 anni sul trono della regina Elisabetta II. Nel 1989 sono stati nominati Britannia Awards o Brit Awards.
(virgilio.it)
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Alan McGee e il segreto degli Oasis
Alla rivista Nylon ha detto: «Nel 1994 smisi con tutt'e due (alcol e droghe, ndr) ... Anche se a volte sento che sarebbe stato più facile se fossi stato fuori di testa. La sobrietà mi ha aiutato a tenerli sotto controllo (gli Oasis, ndr) ... Avevo bisogno di essere una persona dalla mente sobria per poter badare agli Oasis».
McGee ammette di aver avuto «una breve ricaduta nell'alcol» nel 2002, ma di esserne uscito di nuovo perché sua moglie gli fece capire che la situazione stava diventando «imbarazzante». «Cominciò con un bicchiere di vino e finì con due bottiglie al giorno».
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Un anno fa gli Oasis a Roma
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venerdì 19 febbraio 2010
Gli Who a Liam: "Canta con noi"
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Noel ad American Idol?
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giovedì 18 febbraio 2010
Niente ritorno negli Oasis per Bonehead
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Liam preoccupato dal Manchester City
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mercoledì 17 febbraio 2010
Liam in TV, altre polemiche
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Finisce su eBay il Brit Award degli Oasis
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Liam risponde a Peter Kay
Il gesto di Ourkid aveva spinto Kay ad apostrofarlo in modo non proprio amichevole ("knobhead", cioè "testa di ca**o") a microfono aperto, suscitando le risate della folla. Per fugare eventuali dubbi Kay ha poi scritto sulla sua pagina di Facebook: «E così ieri era la serata dei Brits e ho avuto l'onore di presentare la cerimonia, speciale perché coincideva con il trentennale. Congratulazioni a tutti i vincitori, compreso Noel Gallagher, che purtroppo non è stato menzionato (e che, per fortuna, non è un testa di ca**o)».
Questo pomeriggio Liam ha replicato tramite Twitter con queste parole: «Ascolta grassone del ca**o, io, da vero uomo del nord, sono stato educato a dire le mer*ate in faccia, non alle spalle. Live forever, LG».
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Nicole intervista Robbie e Liam si arrabbia
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Noel canzona Liam dopo i Brit Awards
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Video: Liam dietro le quinte dei Brit Awards
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martedì 16 febbraio 2010
Video: Liam ai Brit Awards 2010
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Liam ritira il Brit Award vinto dagli Oasis
Clicca qui per vedere il video
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Tregua in vista tra i Gallagher e Jay-Z
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lunedì 15 febbraio 2010
Robbie Williams: «Gli Oasis meritano il premio»
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Il Vaticano elogia gli Oasis
A metà degli anni Novanta riesplode il pop britannico, fenomeno di cui sono protagonisti gli Oasis dei terribili fratelli Gallagher, figli inquieti - per usare un eufemismo - della working-class. (What's the story) Morning glory? (1995) rimane il loro piccolo capolavoro, mai eguagliato anche per le continue scazzottate con cui i due Gallagher amano affrontare le loro questioni domestiche e musicali. Merito del gruppo è certamente quello di aver raccolto la grande tradizione beatlesiana, riproponendola con accenni punk e un sound inequivocabilmente molto rock. Le chitarre distorte, uno dei marchi di fabbrica degli Oasis, offrono una sonorità satura, talvolta fin troppo accentuata. Come del resto le esperienze non certo specchiate dei componenti del gruppo. Ma come la storia del rock insegna, dal tormento spesso nascono gioielli come Don't look back in anger.
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domenica 14 febbraio 2010
Morning Glory «piccolo capolavoro», parola del Vaticano
Bisogna prepararsi: «l’onda canora, invece di sommergere a mo’ di castigo le isole frequentate da ex famosi restii alla rassegnazione, inonderà implacabile l’etere fino alla prossima estate». Che fare, allora, per non restare completamente travolti e per ricordare che un’alternativa esiste? Semplice, tenere a mente una specie di decalogo musicale, il «prontuario della buona musica» appunto. Un sentiero idealmente segnato da alcune pietre miliari, «ovvero da alcuni dischi di cui non si può fare a meno per ritemprare gli esausti padiglioni auricolari dell’uomo mediatico». Ecco il decalogo musicale degli ever-green. Revolver, dei Beatles, si legge sul giornale della Santa Sede, è senz’altro la prima opera da consigliare. Il disco è stato pubblicato dai fab four nell’ormai remotissimo 1966.
Quarantaquattro anni portati egregiamente a cominciare dalla elegantissima copertina in bianco e nero di Klaus Voorman. Ma l’attualità del disco non si limita certo alla veste grafica. «Il disco segna una netta cesura con la produzione precedente e un punto di non ritorno per la musica leggera contemporanea. Alcune canzoni come Taxman e Got to get you into my life sembrano composte ieri».
Infine il decimo posto è riservato a Bob Dylan al quale viene riconosciuta una «grande vena poetica che sconfina spesso nel visionario e, dopo la conversione, nel messianico». Tuttavia ha una «grandissima colpa» quella di aver dato il via a intere generazioni di cantautori «belle parole più tre note», che «in tutto il mondo - ma soprattutto in Italia - hanno messo a durissima prova le orecchie e la pazienza degli ascoltatori, pretendendo che a qualcuno potessero interessare i loro tortuosi percorsi».
Franca Giansoldati
(ilmessaggero.it)
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sabato 13 febbraio 2010
Liam e Noel Gallagher e le citazioni più belle dei Brit Awards
Oltre mille appassionati di musica hanno votato la loro citazione preferita tra le tante ironiche, dissacranti e graffianti che sono state proposte nel sondaggio commissionato da MySpace Music per celebrare il trentesimo anniversario dei prestigiosi riconoscimenti britannici.
Liam e Noel hanno una citazione ciascuno nella top ten e sono protagonisti di altre due citazioni di Mel C e Robbie Williams, che ai Brit Awards del 2000 invitò Liam a una rissa in televisione: "Così a qualcuno piacerebbe vedere me fare a botte con Liam? Pagherebbe per vederlo? Liam, centomila sterline tue e centomila mie (da devolvere in beneficenza, ndr): saliamo sul ring, facciamo a botte e potrete vederlo tutti in diretta televisiva, che ne pensi?".
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venerdì 12 febbraio 2010
Definitely Maybe miglior album d'esordio?
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giovedì 11 febbraio 2010
(video) Liam Gallagher il miglior frontman di tutti i tempi?
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Noel non andrà al processo per Sullivan
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mercoledì 10 febbraio 2010
NME Awards, Gem Archer suona con Paul Weller
(thanks to live4ever)
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Liam e Noel diserteranno i Brit Awards
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martedì 9 febbraio 2010
Tony Blair e la Cool Britannia di Noel e Liam
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lunedì 8 febbraio 2010
Tutti puntano sugli Oasis: scommesse chiuse
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domenica 7 febbraio 2010
(Video) Dieci anni fa usciva Go Let It Out
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sabato 6 febbraio 2010
(Audio) Noel Gallagher su Manchester City e calcio
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Memorabilia del 2000 in vendita su Oasisinet
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- Il CD singolo Go Let It Out, il primo a uscire sotto l'etichetta Big Brother
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Il tutto è contenuto in una borsa di cotone con laccetto. E in più 10 fortunati clienti riceveranno un articolo speciale relativo alla campagna promozionale di Standing On The Shoulder Of Giants.
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Toronto, sentenza posticipata: Noel vuole esserci
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