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lunedì 15 luglio 2024

Liam Gallagher ristruttura la sua villa londinese da 4 milioni, previsti una superpiscina, un bar e un tributo a Elvis

Liam Gallagher ha deciso di ristrutturare la sua villa a North London prevedendo l'installazione di una gigantesca piscina.

Il rocker di Manchester ha acquistato la sua dimora di Highgate nel 2019. Il grande rinnovamento ha incontrato qualche difficoltà da parte dei suoi vicini per quanto riguarda l’idea della piscina e dei sistemi di sicurezza, ma Liam è determinato a rendere la sua proprietà la migliore della zona.

L'ex Oasis possiede la casa da più di cinque anni e non è l’unica dimora di lusso di cui è proprietario. A marzo del 2023 Liam ha acquistato un castello in Francia per 4 milioni di sterline dopo che il presentatore di Deal or No Deal Noel Edmunds lo aveva messo in vendita. All'interno della villa di Londra Liam ha rivelato di avere anche un’enorme foto del leggendario Elvis. Al momento i lavori  includono una piscina, un cancello per la sicurezza più grande e altre curiose caratteristiche, tra cui un enorme forno per le pizze in giardino.

Qualche mese fa aveva reso note anche le sue volontà di costruire un bar dentro la sua villa, ma il vicinato di Highgate non sembra essere molto contento, preoccupato di creare “sfortunati precedenti” e che le costruzioni del quartiere possano risentire della deviazione del sistema idrico nel sottosuolo.

La casa, acquistata prima della pandemia, ha dato la possibilità a Liam e alla fidanzata Debbie Gwyther di fare molte feste in giardino. Liam sarebbe anche alla ricerca di una siepe da un metro e ottanta per la recinzione del 19esimo secolo per tenere lontani i curiosi. Inoltre, nonostante ha dichiarato di aver adottato da anni uno stile di vita più sano, vuole costruire all'esterno della dimora un enorme bar per le feste: “Devi rimediare a tutto il cattivo lavoro che hai fatto per cercare di non pensare e queste robe qui. È tempo di smetterla e tornare nella realtà. Tutte le cose che pensavi fossero fighe all’inizio, non lo sono. È il momento di vivere in modo salutare”.

Source: Virgin Radio e The Sun


Veduta esterna della villa londinese di Liam Gallagher

sabato 13 luglio 2024

Noel Gallagher: "Vorrei che Dave Grohl si facesse gli affari suoi sugli Oasis"

A colloquio con l'amico Matt Morgan per il suo podcast, Noel Gallagher ha rilasciato alcune dichiarazioni riguardo a Dave Grohl.

"In realtà ho incontrato Dave Grohl", ha detto il musicista di Manchester. "Era a circa un metro di distanza da me quando stavo guardando gli LCD Soundsystem (al Festival di Glastonbury, ndr) e alloggiava nello stesso hotel in cui alloggiavo io. Vorrei solo che si facesse gli affari suoi sugli Oasis. Non ho più tempo per quella cazzo di folla. Non ho un cazzo da dirgli".

Da anni Grohl è amico del fratello Liam e spinge pubblicamente per una reunion della band. Nel 2000 i Foo Fighters avevano supportato gli Oasis in tour e proprio Grohl nel 2022 ha definito Liam Gallagher "una delle ultime rockstar viventi".

Nel 2019 Grohl, sul palco del Festival di Reading, aveva detto di voler una petizione per una reunion degli Oasis, a cui Noel aveva risposto di voler lanciare una petizione per lo scioglimento dei Foo Fighters.

Source: Uproxx



lunedì 1 luglio 2024

Liam Gallagher chiude il tour inglese a Manchester: concerti sold out che riuniscono tre generazioni

Succede che a un certo punto della storia l’edonistico inno alla vita di Cigarettes & alcohol diventi un canto quasi politico, un inno sociale per una nuova generazione che si ribella al mito dell’efficienza ad ogni costo che ha stritolato le precedenti. “Vale la pena dannarsi per trovare un lavoro quando non c’è nulla per cui valga la pena lavorare?”, sibila Liam Gallagher oggi come trenta anni fa, quando la band che aveva formato in un grigio quartiere popolare alla periferia di Manchester stava per dare alla luce il disco di debutto per una etichetta indipendente.

Mamma Gallagher vive ancora nella stessa casa di Burnage, periferia operaia di Manchester, gli Oasis non esistono più, ma quello che ha rappresentato Definitely maybe per una città, una nazione, la scena musicale, si respira nell’aria di questo nuvoloso centro industriale del nord dell’Inghilterra che ha dato i natali a un sorprendente numero di band tra le più importanti della storia del rock. Gli Oasis ne sono stati la rappresentazione più popolare nel senso di successo ma anche di vicinanza al proprio popolo e Liam Gallagher è oggi il working class hero che alla Co-op Live Arena da profeta in patria chiude a Manchester un tour da 250mila spettatori e ogni data sold out (per ora solo inglese, c’è da augurarsi che anche l’Italia possa avere la sua parte in inverno) che riporta sui palchi quel disco davanti a tre o quattro generazioni, perché forse sorprendentemente il suo pubblico oggi è formato anche di ragazzi che all’epoca degli Oasis ancora non erano nemmeno stati concepiti.

I singoli, i classici, le b-side, demo mai ascoltate live prima di ora, canzoni tradizionalmente cantate dal fratello e ora fatte sue, nuove-vecchie versioni come l’incredibile “Columbia” ripescata dagli archivi delle sale prove di quando gli Oasis non li aveva mai ascoltati nessuno, in cui Liam - perché tutti qui lo chiamano solo per nome, come uno di famiglia, adorato figlio della città - finisce persino a cantare una strofa quasi rap. Chi mai lo avrebbe pronosticato, chi mai avrebbe solo osato sperare di sentire tanto ben di Dio dal vivo ancora una - o per la prima - volta quel giorno di agosto 2009 quando gli Oasis si separarono bruscamente. Oggi che i rumors di reunion si fanno più insistenti, vien da dire che non se ne sente il bisogno, il verbo è in buone mani così.

Definitely maybe può essere come no il miglior disco degli Oasis, ma di certo è il manifesto di tutto quello che sono e hanno rappresentato, nell’espressione più spontanea, onesta, la nemesi delle grandi star patinate americane e del rock intellettuale alla Radiohead, un’attitudine più vicina al punk che ai Beatles. E alla loro gente, virtualmente ancora quella della classe operaia e dei quartieri popolari, anche se il pubblico è diventato enorme e trasversale. Ma il suo essere in tutto diverso da ogni altra pop e rockstar globale Liam Gallagher lo mantiene, dall’outfit (abituati a vedere popstar che si cambiano d’abito dieci volte a concerto, lui per tutto il tour ha indossato lo stesso impermeabile nero) alla mancanza totale di diplomazia verso i colleghi, all’urgenza espressiva di far felici i fan senza bisogno di arruffianarseli (“Questa è l’ultima canzone davvero, mica siamo a un concerto dei Foo Fighters", dice prima dell’epica conclusione con la cover di I am the walrus, alludendo alla durata fiume degli show della band dell’amico Dave Grohl). Qui invece si tratta di 90 minuti più recupero, ma trovatelo in giro chi possa permettersi di suonare un’ora e mezza di soli brani da un unico album e le canzoni che da quel disco vennero escluse, trovando davanti a sé ventimila persone a sera che ne cantano ogni parola.

Così a Liam puoi pure perdonare una scenografia un pochino pacchiana tra mappamondi giganti e fenicotteri rosa, che ricorda più gli scatti d’estro drogato del tour di Be here now che l’essenzialità di Definitely maybe. Ma con tutte quelle canzoni messe lì in fila, suonate una dopo l’altra davanti a tre generazioni di pubblico, ti rendi conto che alla fine quello non era altro che un inconsapevole concept album sul passaggio all’età adulta, e forse per questo è dentro alle viscere di così tante persone, anche fuori da questa città orgogliosa e gelosa della sua diversità. Inizi dallo spirito sbruffone dell’adolescenza di Rock’n’roll Star, passi da una gioventù d’eccessi, sbronze, vita notturna, verso la ricerca di un lavoro, al precariato, perché in fondo Cigarettes & Alcohol è appunto anche questo. Poi trovi l’amore, da quello leggero e spensierato di Digsy’s Dinner, a quello solenne di Slide Away, fino a diventare una coppia che un tempo s’amava ma ormai s’è detta tutto e si fa bastare l’abitudine del volersi bene di Married with children. Sia un finale lieto o meno, difficile dirlo. Perché, in fondo, posso anche lamentarmi di te, dei tuoi libri, della tua musica, dei tuoi amici. Ma tanto “lo so che poi tornerò qui da te”. Come la sua gente torna sempre da Liam, e Liam dalla sua gente. 

 Luca Bortolotti

(Source: La Repubblica)